Rubicone, Uso e Marecchia
Sulle orme dei Malatesta

Piccole valli interne quasi dimenticate ma nelle quali è ancora oggi possibile sentire il fascino discreto di un antico potere ormai decaduto.
Rocche pievi e castelli che pur se oggi votati al turismo mantengono viva ed intatta la dignità regale di chi ha per lungo tempo governato.

gita di due giorni
Periodo consigliato - tutte le stagioni

Km 93

Case Missiroli - Longiano - Roncofreddo - Santa Paola
tratto di Km 12

Si parte da Case Missiroli, località posta sulla via Emilia fra Cesena e Savignano sul Rubicone.
Seguiamo le indicazioni per Longiano che raggiungiamo velocemente dopo aver superato nell'ultimo tratto alcuni ripidi tornanti.
Il paese, arroccato su di un colle a 179 metri sul livello del mare, presenta alcune particolarità di notevole interesse.
Appena giunti da notare uno di fronte all'altro l'ottocentesco teatro Petrella con l'annessa pittoresca piazzetta del teatro, e l'imponente settecentesco santuario del SS Crocifisso sopravanzato da una lunga ed ampia scalinata.
Il consiglio in questo, come in tutti i paesi visitati, è di parcheggiare il nostro mezzo di locomozione e percorrere a piedi il centro, anche in quei casi dove sarebbe permessa la circolazione dei veicoli a motore.
Proseguiamo quindi a piedi in direzione del castello, posto in posizione dominante e già ben visibile.
Lungo il percorso da non perdere la visita all'oratoro di San Giuseppe, edificio in stile barocco attualmente sede del museo di arte sacra.
Accediamo alla zona racchiusa dalle mura attraverso la ben conservata porta Girone e subito ci rendiamo conto di come questa parte di Longiano abbia conservato il tipico impianto urbanistico medioevale.
Una piccola e irta stradina sulla destra ci conduce velocemente in piazza Malatesta e alla porta pricinpale di accesso della ben conservata rocca.
Castello Malatestiano la cui costruzione risale all'XI secolo, circondato da una doppia cinta muraria, ristrutturato e rimaneggiato varie volte, è ora sede della Fondazione Tito Balestra, ricchissima collezione di opere d'arte figurativa raccolte dal poeta e giornalista omonimo (1923-1976).
Oltre al castello e alla slanciata torre, interessante nella piazzetta antistante una fontana del XVI secolo.
Dal balconcino a picco sul paese ottimo panorama sulla pianura romagnola e sull'ordinato impianto urbanistico di dorsale della zona esterna alle mura, sulle quali spiccano i tre edifici di culto principali del paese.
Una passeggiata lungo le selciate vie del centro storico, la visita al museo della ghisa ospitato nella settecentesca chiesa di Santa Maria delle Lacrime e l'interessante visita a Longiano può dirsi completata.
Riprendiamo il viaggio seguendo ora le indicazione per Roncofreddo, sono circa cinque chilometri di strada ben percorribile anche se caratterizzata da continui saliscendi che transitando su brevi crinali ci portano alla nostra prossima destinazione.
Roncofreddo fu nell'antichità un castello a lungo conteso fra la chiesa ed il comune di Rimini, purtroppo oggi del maniero non restano tracce evidenti.
Unico edificio parzialmente riconducibile all'epoca è la Torre civica costruita nel 1700 su un'antica porta.
Di un certo interesse nei pressi del centro (indicazioni in loco) le Fontane Malatestiane . Questo manufatto nonostante il nome, risale al 1800 ed era utilizzato per l'approvvigionamento di acqua. Oggi non è più in funzione (acqua non potabile).
Riprendiamo il viaggio con direzione Sogliano e in circa 2 chilometri giungiamo alla frazione Santa Paola.
Da visitare l' antichissima chiesa, probabilmente del VII secolo, intitolata a Santa Paola, pastorella del VI secolo, morta a 15 anni, alla quale la tradizione attribuisce vari miracoli fra cui la trasformazione in petali di rose dei sassolini tenuti in tasca per ricordare le preghiere.

Da Santa Paola è possibile prendere deviazione sulla destra seguendo le indicazioni Ciola Araldi - Sorgente del Rubicone
Dopo pochi chilometri ulteriore deviazione sulla sinistra con indicazioni Agriturismo del Farneto.
Si giunge così all' isolato Santuario Madonna del Farneto.
Piccolo edificio ecclesiastico del XVII secolo, restaurato nel 1996.
La denominazione deriva quasi sicuramente dal vicino boschetto di farnie (querce). Situata in posizione panoramica, ben visibile dal mare antistante, nell'antichità vicino alla chiesa venivano accesi fuochi per guidare i marinai dell'Adriatico nelle sere buie e tempestose.
Era un importante punto di riferimento per i marinai, che almeno una volta all'anno si recavano in pellegrinaggio alla chiesa per festeggiare la Vergine.
Proseguendo sulla strada del santuario l'itinerario si ricongiunge in pochi chilometri con quello principale

 

Longiano piazza del castello
Longiano - piazza del castello
Madonna del Farneto
Santuario Madonna del Farneto

Santa Paola - Sogliano al R. - Ponte All'Uso
tratto Km 11,5

Da Santa Paola proseguendo per la direttrice principale, si scende velocemente fino al fondovalle del torrente Rubicone, per poi risalire con alcuni tornanti fino all'arrocato paese di Sogliano sul Rubicone.
Un cartello informativo prima di entrare in paese ci ricorda una frase che il Pascoli coniò per questo luogo "piccolo grandemente amato paese di Romagna".

Ridente paese arroccato su di un colle, famoso per la produzione del formaggio di fossa, stagionato in ambienti sotterranei di origine medioevale scavati nel tufo dell'abitato soglianese.
Ogni anno nelle ultime due domeniche di Novembre e nella prima di Dicembre ha luogo la Fiera di questa antichissima specialità gastronomica.
Da non perdere la visita della cittadina che presenta alcuni interessanti palazzi fra cui si ricordano la seicentesca chiesa del Suffragio, l'ottocentesca slanciata torre civica, il teatro comunale fondato nel 1867, la più recente ex casa del fascio in Piazza Matteotti e di fronte a quest'ultima la pittorica fontana delle farfalle ideata da Tonino Guerra e inaugurata nel 2003.
Da non tralasciare infine la piazzetta Garibaldi con i suoi edifici porticati che conservano le fosse più antiche di origine malatestiana.
Sogliano, grazie alla sua posizione dominante a cavaliere fra due valli , presenta diversi punti da cui è possibile ammirare ampi panorami sulle vallate del Rubicone e dell'Uso.
Usciti dal paese ci dirigiamo decisamente verso il torrente Uso, al primo bivio prendere a sinistra in direzione Ponte all'Uso e percorrere i 4,5 chilometri che ci separano da questa località.
Come è facile intuire anche dal toponino, la piccola frazione posta sul fondovalle è facilmente riconoscibile dall'imponente ponte che scavalca il torrente, superiamolo e subito dopo deviamo sulla destra mantenendoci sulla strada che risale la valle costeggiando il corso d'acqua.

sogliano
Sogliano - palazzo comunale
sogliano
Sogliano - fontana delle farfalle

Ponte All'Uso - Pietra all'Uso - Montetiffi
tratto Km 5,3

Siamo in una delle valli forse più sconosciute dell'intero territorio, ma che forse conserva meglio di altre più note quel fascino discreto di un non lontano passato.
Si procede su strada stretta e "nervosa" che si incunea fra colline caratterizzate da vegetazione scarsa e a basso fusto, il letto del torrente, spesso lontano, è quasi costantemente nascosto dalla vegetazione.
Incontriamo una strettoia con il torrente incassato fra alte pareti rocciose, e subito dopo un ponte siamo a Pietra dell'Uso , già feudo dell'Abbazia di Montetiffi.
Alta su di uno sperone sulla nostra destra, si staglia la chiesa Medioevale della Natività di Maria, quasi posta a guardia della vallata.
Edificio sorto sui resti di un fortilizio e di una torre di avvistamento medioevali, causa lo spopolamento della valle è stata abbandonata da anni.
Originale la costruzione a ridosso di una roccia, dalla quale sembra emergere il bel campanile del XVII secolo.
Proseguiamo sulla Provinciale, le pendici della valle sono un continuo rimescolarsi di campi coltivati a erba medica, incolti e piccoli boschetti, intervallati da calanchi e formazioni rocciose.
Pochi chilometri e si erge alto l'abitato di Montetiffi , che dai suoi 400 metri di altezza sembra essere l'ultima sentinella di un passato ormai fuggito.
Antico borgo medioevale, forse anche insediamento romano, quasi "appollaiato" su di una roccia che che domina l'intera valle.
Sulla cima dello sperone si scorge anche da lontano l'aerea Abbazia Benedettina di San Leonardo (secolo XI).
La sosta è d'obbligo, sia per portarsi a piedi nei pressi del manufatto, sia per visitare l'interessante attiguo Museo Agostino Venanzio Reali.
Ricavato nella canonica recentemente ristrutturata, esposizione di ritratti e bozzetti, terrecotte raffiguranti personaggi e scene della Natività.
Nelle cantine è in fase di allestimento una mostra di teglie in terracotta dipinte e di teli stampati.
Interessanti alcuni utensili tipici della zona fra cui il tornio per modellare le teglie ed un'antica "spaccasassi".
Proseguiamo sulla provinciale, che dopo aver superato il colle di Montetiffi inizia a ridiscendere verso il fondovalle, e percorse poche centinaia di metri facciamo attenzione ad una deviazione sulla sinistra con indicazioni "Ponte Romanico e Mulino Tornani".
Seguire le indicazioni e su strada stretta ma asfaltata si raggiunge il torrente che si attraversa su un guado, parcheggiare e seguire la sterrata che in poco più di 500 metri conduce al ponte.
Caratteristico manufatto ad unica arcata di origine medievale, recentemente restaurato.
L'itinerario che scavalcava il torrente in questo punto era utilizzato anche in epoca romana.
Nei pressi del ponte i ruderi dell'antico mulino Tornani, anch'esso di origine medievale.
Interessante il letto del fiume con formazioni rocciose finemente lavorate e modellate dalle acque del torrente Uso.

Pietra all uso
Pietra all'Uso
Montetiffi
Montetiffi

Montetiffi - Talamello
tratto Km 10

Riportiamoci sulla Provinciale e raggiungiamo in circa 2 chilometri un bivio.
A destra per Serra e Perticara, noi deviamo a sinistra per Novafeltria.
La strada diventa ora sterrata, il fondo è comunque relativamente buono e la transibilità pur con la dovuta prudenza relativamente buona.
In circa 2 chilometri si raggiunge il crinale ed un cartello indica che siamo in via Belvedere.
Il nome rispecchia sicuramente il luogo, sella prativa dalla quale è possibile ammirare le valli dell'Uso e del Marecchia che degradano dolcemente verso la pianura, all'orizzonte il controcrinale del Marecchia e ben riconoscibili le rocche di Maioletto e di San Leo, il massiccio del monte della Perticara o Aquilone chiude l'orizzonte alle spalle.
Proseguiamo sempre su sterrata in gran parte su crinale, attraversando paesaggi agresti e calanchivi per circa 5 chilometri, fino a ritrovare la strada asfaltata che serpeggiando sulle pendici del Monte Pincio giunge in circa 3 chilometri a Talamello.

Talamello - Novafeltria
tratto Km 3,5

Si giunge al paese di Talamello nei pressi del cimitero con l'attigua celletta riccamente affrescata da Antonio Alberti da Ferrara (1427) con figure di Santi e Sante, dell'adorazione dei Magi e della presentazione al Tempio.
Poche centinaia di metri e siamo al centro storico, ridente abitato alle pendici del monte Pincio, balcone naturale su Novafeltria e la Val Marecchia.
Patria del prelibato "Ambra di Talamello" formaggio che viene stagionato per tre mesi in fosse scavate nell'arenaria su cui sorge il paese.
Da visitare il piccolo nucleo abitato, che conserva ancora l'impronta medievale.
Pittoresca la piazzetta centrale con la fontana del 1898 su disegno dell'architetto Botticelli Giuseppe, la parrocchiale ed il balcone panoramico su Novafeltria e la valle del Marecchia.
La visita della cittadina richiede pochi minuti, ma il tempo necessario sarà sicuramente ben ripagato.
Riprendiamo il nostro viaggio e in poco più di tre chilometri raggiungiamo l'antico Mercatino Marecchia, feudo dei Malatesta con privilegio di produrre polvere da sparo, asilo per contrabbandieri e briganti.
Dal 1941 denominato Novafeltria, oggi il maggiore centro commerciale/industriale dell'intera valle.

Caratteristica la piazza V. Emanuele sulla quale si affaccia il bel palazzo Comunale, edificio del 1600 fatto edificare dai conti Segni di Bologna, nei pressi l'interessante oratorio di Santa Marina , risalente al 1300, con facciata cinquecentesca , ed al centro della piazza la fontana, simile a quella già vista a Talamello, fatta edificare nel 1897 su disegno dell'architetto Botticelli Giuseppe.
Seguendo le indicazioni per Urbino si raggiunge il ponte sul fiume Marecchia, dal quale parte un percorso pedonale e ciclabile lungo il corso del fiume.

Talamello
Talamello - affreschi celletta del cimitero
Talamello
Talamello - fontana
Novafeltria
Novafeltria - Municipio
Novafeltria
Novafeltria - panorama

Novafeltria - Maiolo - San Leo
tratto Km 12,5

Superiamo il largo corso del Marecchia transitando sul ponte e subito entriamo nel comune di Maiolo.
Impossibile non notare sulla nostra sinistra in cima ad un poggio i resti dell'antico castello che ancora aggrappati allo sperone roccioso, sembrano sifdare la legge di gravità.
I ruderi sono raggiungibili con un faticoso sentiero che parte da Maioletto (subito a sinistra alla fine del ponte).
Un tempo sul colle esisteva un' imponente ed inespugnabile castello, lungamente conteso fra i Malatesta ed i Montefeltro.
Nella notte del 29 maggio 1700, dopo diversi giorni di piogge intense, una enorme frana interessò lo sperone roccioso sul quale si ergeva il castello, distruggendo il sottostante paese.
Secondo una leggenda sembra che nel castello si praticasse il "ballo angelico" e la distruzione del paese sia stata opera della punizione Divina.
Se al termine del ponte procediamo diritto, la strada lentamente risale il controcrinale aggirando il colle sul quale è costruita la rocca, fino a raggiungere la moderna Maiolo, sede comunale.
Una sosta nel piazzale a fianco del comune per un ultimo sguardo alla vallata del Marecchia e possiamo riprendere il viaggio.
Si continua a salire con belle viste su San Leo che sempre più nitido inizia a stagliarsi all'orizzonte, fino a giungere al bivio di Madonna di Pugliano.

Maiolo
Maiolo - resti del castello
Maiolo
Maiolo

 


Prendere a sinistra e in poco più di tre chilometri siamo ai piedi dell'impressionante scarpata di San Leo, l'antichissimo Montefeltro, altura sacra agli Dei, elevata a capitale del regno d'Italia da Re Berengario II nel 963, culla dei potenti duchi di Montefeltro.
Percorriamo la strada che, scavata nella roccia, entra in paese dall'unica porta di accesso conservata, percorriamo la pittoresca ed acciottolata Via Montefeltro che conduce a piazza Dante, che superiamo e ci portiamo al sottostante parcheggio per iniziare la nostra visita.
Ritornati alla pittoresca Piazza Dante concediamoci il tempo necessario per scrutarne ogni più piccolo particolare.
In questa piazza infatti si affacciano i più antichi e nobili palazzi della città, sul fondo della piazza a destra l'olmo sotto il quale predicò nel 1213 San Francesco, che qui ebbe in dono, dal conte Orlando Catani di Chiusi, il monte della Verna.
Sempre su Piazza Dante si affaccia l'abside della pieve alla quale si accede transitando davanti al palazzo Mediceo e svoltando a sinistra.
La pieve è la più antica chiesa del Montefeltro, probabilmente edificata nel 882 (iscrizione nell'abside) sul luogo dove sorgeva già un edificio religioso fondato dallo stesso San Leo.
Raro esempio di arte preromanica, è dedicata alla Vergine Assunta.

A poca distanza il duomo Romanico o (cattedrale di San Leone), ricostruito nel 1173 sul luogo dove esisteva un'antichissima fondazione religiosa, in parte inglobata nell'attuale.
Opera di maestranze romaniche, è interamente composto da arenaria concia e levigata.
Non ultima la slanciata torre civica del secolo XII. Riguadagnata Piazza Dante ci portiamo verso la famosissima e fortissima rocca. Posta in posizione elevata rispetto al centro abitato, vi si accede per breve sentiero in salita, oppure per rotabile.
Definita l'imprendibile per la sua posizione "aerea" sulla parte più alta della rupe di San Leo, già fortissima rocca durante le guerre fra Goti e Bizantini, viene assunta come rifugio e capitale del regno d'Ialia da Berengario II che qui resiste per lunghi mesi all'assedio di Ottone I'.
Rinforzata dai duchi di Montefeltro, su disegno di Francesco di Giorgio Martini, dopo il 1631 passa allo Stato pontificio che la degrada a ruolo di carcere.
Leggendaria la prigionia del conte di Cagliostro, che qui dovrebbe aver trovato la morte, ma il cui corpo non è mai stato ritrovato.
Fra i detenuti "illustri" va ricordato anche Felice Orsini, l'attentatore alla vita di Napoleone III.
Lasciamo questo scrigno di storia e leggenda e riprendiamo il nostro itinerario senza però tralasciare una brevissima deviazione. In uscita da San Leo, con direzione Rimini, ai piedi della rupe prendere deviazione segnalata a sinistra. Percorsi 800 metri prendere deviazione a destra (segnale Gessi) Si percorre questa strada per 600 metri circa (ultimo tratto non asfaltato) e siamo a Sant'Igne.
Antico convento francescano, secondo una leggenda San Francesco non potendo entrare a San Leo per l'oscurità, vide in lontananza un fuoco di pastori e passò la notte con loro. Da questa leggenda il nome Sant'Igne (fuoco sacro).
Il convento, circondato da ampi prati, è anche l'ideale per una sosta.
Da sant'Igne proseguendo verso valle è possibile raggiungere la Marecchiese all'altezza di Secchiano, oppure si può ripercorrere a ritroso l'ultimo tratto riportandosi a San Leo, poi svoltare a sinistra verso Rimini.
Riguadagnato il fondovalle proseguiamo quindi sulla Marecchiese con direzione Rimini, fino a trovare sulla destra la deviazione per Verucchio.

san leo
San Leo - Piazza Dante
San Leo
San Leo - il forte

San Leo - Verucchio
tratto Km 16,5

In circa 3 chilometri ci portiamo dal fondovalle fino al colle sul quale sorge il paese, in bellissima posizione panoramica, edificato su due scogli dominati dalla possente rocca del Sasso.
Verucchio è tutta da scoprire. Iniziamo la visita dalla centralissima piazza Malatesta sulla quale si affacciano alcuni interessanti palazzi, fra cui il palazzo comunale, riedificato nel 1895 al posto del preesistente detto "Ripa" andato distrutto.
Si può proseguire seguendo le indicazioni turistiche presenti in loco verso la Chiesa della Collegiata, imponente edificio costruito negli anni 1864-1874 in stile neoclassico e progettata da Antonio Tondini - dedicata a San Martino e San Francesco.
Dalla chiesa continuando a salire costeggiando la prima cinta muraria si giunge alle mura di San Giorgio, con il bel torrione finemente ristrutturato, e alla porta superiore del Passarello, struttura che risale al 1449, demolita in parte nel 1954, e ricostruita nel 2001.
Superata la porta sulla destra notiamo un imponente palazzo, il monastero di Santa Chiara.
Costruito nel XVII secolo sulla preesistente rocca del Passarello, ora convento di clausura delle Monache Benedettine.
L'edificio che fu residenza dei Malatesta, ancora in gran parte presenta le caratteristiche dell'antico castello.
Si ridiscende verso il centro cittadino percorrendo l'acciottolata via della mura di San Giorgio e giunti in piazza Malatesta seguendo le numerose indicazioni si sale alla rocca del Sasso.
Si oltrepassa l'antica Porta Malatestiana secolo XIII - che dà accesso alla prima cinta muraria - proseguendo su strada acciottolata in poco si arriva alle mura del castello.Complesso di edifici di varie epoche, edificato nel punto più alto del paese, fortezza imponente e imprendibile costruita fra il 1212 e il 1312 dalla potente famiglia dei Malatesta.
Ampliata e modificata da Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 1449.
Caratteristica è la torre dell'orologio, grande parallelepipedo ben visibile anche dalla sottostante piazza Malatesta.
L'interno è visitabile previo pagamento di un biglietto.
Lasciata Verucchio percorriamo a ritroso il tratto di strada che ci separa dalla Marecchiese, che attraversiamo prendendo la strada proprio di fronte con indicazioni ponte Verucchio - Torriana - Savignano.
Poche centinaia di metri e attraversiamo un lungo ponte sul Marecchia, al termine del quale sulla sinistra troviamo un parcheggio con grandi ed interessanti cartelloni turistici informativi.

Possibile deviazione Santuario di Saiano
Dal parcheggio proseguire in sponda sinistra del Marecchia, al primo vicinissimo bivio pendere la strada di sinistra. In circa 3 Km si giunge ad un piccolo piazzale sterrato. Lasciare l'auto e salire a piedi fino alla sommità della rupe di Saiano. L'antico Castrum Maricule, edificato su uno sperone roccioso che si innalza sul greto del Marecchia, documentato fin dal 962 quando Ottone I' lo concesse ai principi di Carpegna.
Passò poi ai Malatesta e dal 1463 ai conti Guidi di Bagno.
Dell'antico castello resta solo la torre cilindrica, sulla cui datazione gli storici non sono unanimi.
Il santuario, oggetto di restauro nel 1996, è stato riaperto al culto ed è sede di una piccola comunità di frati Francescani.

Riprendiamo il viaggio dal parcheggio attiguo al ponte sul Marecchia e dopo poche centinaia di metri troviamo sulla sinistra la deviazione per Torriana, che seguiamo. La strada si inerpica letteralmente sul fianco della collina e in poco più di tre chilometri raggiunge i 337 metri di Torriana.
All' inizio del paese prendiamo deviazione a sinistra con direzione Montebello, sono 2,7 chilometri su crinale per giungere al colle che ospita questo piccolo ma ancora quasi intatto borgo medioevale fortificato.
Le mura racchiudono un'imponente fortezza, di proprietà dei conti Guidi di Bagno ed in parte ancora stabilmente abitata dagli stessi, visitabile previo pagamento di un biglietto d'ingresso.
Nel periodo estivo le visite sono possibili anche in notturna. Interessante nell'ala rinascimentale l'esposizione di arredi e quadri del periodo 1400-1700
Attorno al castello aleggia una leggenda legata alla scomparsa di una bima mai più ritrovata soprannominata Azzurrina, si narra che il suo pianto ogni cinque anni riecheggi nelle stanze del castello.
Una passeggiata nel piccolo borgo per ammirare la tozza torre civica e i bei palazzi antichi, e la visita a Montebello può dirsi conclusa e si ritorna a Torriana ripercorrendo a ritroso il percorso.
L'antico Castrum Scorticata (l'attuale nome risale al 1938), il paese si trova su di un terrazzo ai piedi della rupe sulla quale è costruito il castello, raggiungibile con breve deviazione a sinistra al termine dell'abitato.
Fortilizio documentato dal 1141, appartenne al Vescovo di Rimini e successivamente ai Malatesta.
Secondo laleggenda nelle sue segrete fu ucciso Gianciotto Malatesta, ricordato da Dante nella Divina Commedia per aver ucciso la moglie Francesca da Rimini ed il fratello Paolo, amanti.
Recentemente ristrutturato, in parte sede di un ristorante, vi si accede tramite una ripida strada asfaltata che inizia a valle dell'abitato.
Sull'altura a fianco del castello la torre quadrata, risale al XIII secolo e probabilmente da questa deriva il nome attuale del paese.
Faceva parte di un antico sistema di borghi dotati di torri per segnalazioni luminose, che come un "moderno ponte radio", copriva tutto il Montefeltro.
Proseguiamo ora in direzione Poggio Berni - Sogliano, la strada scende velocemente verso valle e dopo aver oltrepassato una lunga zona artigianale/industriale giunge a Poggio Berni ultima località del nostro lungo itinerario.
Dal nuovo abitato costruito sulla provinciale che costeggia il Marecchia, seguire le indicazioni per Santarcangelo.
Percorse poche centinaia di metri deviazione segnalata sulla destra per Palazzo Marcosanti.
L'nteressante ed imponente edificio che risale alla fine del XIII Sec. fu dimora dei Malatesta, dei Della Rovere, dei Doria, dei Montefeltro, dei Gonzaga, dei Medici e degli Albani.
Nel XIX Secolo acquistato dall' Avv. Paolo Marcosanti.
Non ci resta ora che raggiungere la via Emilia, sulla quale ci immettiamo all'altezza di Sant'Arcangelo, per terminare questo lungo itinerario per valli selvatiche e solitarie, dolcemente ondulate e immediatamente dopo aspre e scoscese, dove in ogni colle, in ogni più piccola altura trovi ancora impavidi e fieri i simboli di un antico potere.

verucchio
Verucchio - la rocca
montebello
Torriana - Montebello
montebello
Torriana - il castello
Poggio berni
Poggio Berni - palazzo Marcosanti