Come
arrivare:
Da Auditore procedere in
direzione Monte Avellio-Mercatino Conca, dopo pochi chilometri
prendere deviazione sulla destra per Tavoleto, percorsi circa
2 chilometri prendere deviazione a sinistra per Piandicastello.
Poco più di 1 chilometro e prendere sulla destra
strada sterrata che conduce ad un agriturismo. Procedere
su questa strada fino a raggiungere l'agriturismo e poco
prima della struttura ricettiva notare una sterrata sulla
sinistra.
Attualmente (primavera 2006) occorre percorrerla a piedi in quanto all'inizio è posto un divieto di circolazione.
Borgo rurale risalente all' XI secolo, arroccato su di un’altura che domina la vallata del Ventena.
Già feudo
della Mensa Vescovile di Rimini, nel I332 venne dal ceduto
ai Malatesta che fecero costruire la cinta muraria
rendendolo così borgo
fortificato.
Dopo la sconfitta dei Malatesta ad opera di Pio II venne
aggregato al Ducato di Urbino conservando però l’indipendenza
comunale.
Attualmente fa parte del territorio comunale di Auditore.
La sterrata che sale dal fondovalle,
arrancando fra coltivi giunge a lambire l'antico borgo.
Giunti alle prime case si nota quasi subito un edifico ben conservato e recentemente
ristrutturato.
A fianco l'imponente facciata della chiesa parrocchiale e lo slanciato campanile
che, a prima vista sembrano ancora ben conservati.
Una lapide commemorativa sul campanile è l'unico indizio che ci consente di capire
che siamo finalmente giunti alla meta.
La prima impressione generale è di un borgo ancora stabilmente
abitato, perlomeno nei giorni festivi, del resto notiamo
che i fabbricati sono collegati alla rete di eneregia elettrica.
Fatti pochi passi però dobbiamo ricrederci.
Ci affaciamo alla porta della chiesa, chiusa da una grata
e scopriamo che l'edficio risulta pesantemente danneggiato.
Una lama di luce irrompe da un crollo parziale della copertura,
il sagrato invaso da macerie e laggiù nel fondo due
panche che sembrano attendere i parrocchiani.
Proseguiamo oltre e notiamo il grande edificio attiguo
alla chiesa, che giorno dopo giorno combatte la sua improba
sfida contro la legge della gravità.
Segue un alto muro, ancora ben conservato, dal quale parte
un viottolo in forte salita invaso da rovi e lassù, sul
piano spunta quel che resta di un altro fabbricato fortemente
lesionato.
Al termine della
cinta muraria folti rovi avvolgono altri fabbricati
ormai completamente crollati.
Fra il folto della vegetazione però possiamo notare, ma ormai
solo immaginare, la perizia e la cura con la quale questi edifici
erano stati costruiti.
Quasi al termine dell'ammasso di ruderi qualche timido tentativo
di recupero rende l'idea della tenacia degli antichi abitanti.
Ci riportiamo alla
chiesa, e proseguendo sulla piazzetta antistante ci accingiamo
a fare ritorno.
La gola secca per il sole e la polvere ci inducono a fermarci
all'osteria, ma... anche l'oste
è fuggito da questo poggetto sul Ventena sul quale ormai restano un
piccolo pugno di abitanti che assieme al loro campanile tentano
ancora caparbiamente di salvare la loro terra e la loro storia.
Gettiamo
l'ultimo sguardo da una finestra e ci accorgiamo che fuori
il cielo è sereno e il sole splende.
Ci allontaniamo da questo piccolo borgo lasciandolo immerso
nei suoi silenzi rotti soltanto dal vento che incuneandosi
fra i vecchi edifici si rincorre senza posa fischiettando.
Lungo la strada del ritorno però un dubbio ci assale, quando
abbiamo visto il cielo limpido dalla finestra noi eravami fuori,
non guardavamo il futuro, ma solo il passato.