Castello di Giaggiolo
comune Civitella
Come
arrivare
Posizione N 44° 1' 58" E
12° 3' 27 "
Da
Cusercoli (valle del Bidente) provenendo
da Forlì, prima del ponte prendere strada a sinistra
con indicazioni Voltre.
Un'erta salita di Km 1,800 seguita da un'altrettanto ripida discesa, ci portano
in poco più di 3 Km all'abitato di Voltre, piccolo nucleo abitato edificato
sulle sponde del torrente omonimo.
Proseguire diritto
attraversando il ponte, superato l'abitato inizia subito un'irta salta di circa
2 Km. (pendenze 14% e 15%),
al termine della salita prendere a sinistra, dopo circa 1 Km giungiamo a Giaggiolo.
Dell'antico
castello resta solo un ammasso di ruderi
a forma di bastione ottagonale, a guardia di un paio di case, di
una piccola chiesa e di una ripida strada che si perde in
piccole vallette interne.
La storia
Castello documentato
fin dal 1021 quando, appartenendo agli arcivescovi di Ravenna,
venne affidato a cinque fratelli nobili ravennati, figli di
tal Rodolfo da Sigio, che fondarono la vasta contea di Giaggiolo.
Estintosi il ramo maschile della famiglia la
contea fu investita ai Malatesta di Verucchio cui si contrapposero
immediatamente Guido da Montefeltro (cognato di Umberto ultimo
conte di Giaggiolo)
La disputa terminò nel 1266 quando Paolo Malatesta detto il
Bello decise di prendere in sposa Beatrice Orabile, l'unica
figlia del conte di Giaggiolo.
La tragica storia di Paolo, capostipite del ramo dei Malatesta
di Giaggiolo, invaghitosi della cognata Francesca, figlia di
Guido da Polenta e moglie del fratello Giangiotto, fu immortalata
da Dante nel V' canto dell'inferno.
La rocca rimase a lungo possedimento dei Malatesta assumendo
notevole potenza ed inglobando anche i territori di Cusercoli.
Nel 1471 i possedimenti vengono affidati ai conti Guidi di Bagno, che tennero il castello fino al XVI secolo, anno in cui ebbe inizio la sua decadenza.
chiesa di Giaggiolo
Nel 1371 ai tempi della relazione del cardinale Anglico così
viene descritta:
"E' in un altissimo monte, ha una rocca, un palazzo fortissimo
e bello, ed è atto alla guerra. Confina con Valdinoce e Aquilano"
Così la descrive il Mambrini
nel 1932:
Del castello rimane, in gran parte, intatta nel suo perimetro,
la cinta alta e ferrigna, che però non è quella antica, perchè
appare ricostruita con pietre regolari lavorate a scalpello
che portano tracce di antichi incendi.
Questo rudero imponentissimo che di lontano sembra una grande
nave abbandonata su di uno scoglio fra le onde, in un mare immenso
di valli contorte e di montagne altissime, affascina e conquide
per le grandi memorie che rievoca, per i misteri che nasconde.
Paolo e Francesca - Inferno canto V
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese
costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor
m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese
del costui piacer sì forte,
che, come vedi,
ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.
.......................................................
Noi
leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come
amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura,
e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato
da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la
bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu
'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi
leggemmo avante.
colle di Giaggiolo