Rocca di Monte Battaglia

(Casola Valsenio)

Posizione N 44° 13' 5 " E 11° 34' 48"
mappa

Come arrivare:
Dall'autostrada A14 (Bologna Taranto) uscire al casello di Castel Bolognese, seguire poi le indicazioni per Riolo Terme, Casola Valsenio (km 26.5 dal casello).
Poco prima di giungere al paese di Casola deviazione sulla destra per Fontanelice (strada della lavanda)
Percorsi circa 5,5 Km si giunge al passo del Prugno, qui prendere deviazione segnalata sulla sinistra da seguire per circa 2,5 km

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Monte Battaglia è un colle di 715 metri posto cavaliere fra le valli del Senio e del Santerno, punto strategico per il controllo del territorio, dalla sua sommità si può ammirare un superbo panorama circolare che spazia dalla pianura Padana alle più alte propaggini dell'Appennino.

L'origine del nome è ancora oggi un enigma irrisolto, fra le varie ipotesi le più accreditate individuano nel toponimo un'alterazione del termine longobardo pataia, cioè lembo di stoffa che sventola, ovvero vessilo o bandiera mossa dal vento sulla cima della torre di Monte Battaglia.
Un'altra ipotesi riconduce alla guerra tra Goti e Bizantini, quando Totila nel 542 battè sull'appennino in uno scontro sanguinoso le schiere imperiali, prima di sterminarle a Faenza.
Certo è che per il controllo di questa altura si sono succedute sin dai tempi remoti e fino all'ultimo conflitto mondiale diverse e sanguinose battaglie.

Giunti al piazzale sottostante la cima del monte, per breve ma ripida strada sterrata si giunge all'altopiano.
Prima di accedere all'area dei resti della rocca si transita per una piazzetta nella quale è stato posto un monumento bronzeo dello scultore Aldo Rontini a ricordo dei cruenti scontri avvenuti dal 27 settembre all'11 ottobre del 1944 fra Partigiani, Americani e Inglesi da una parte e Tedeschi dall'altra parte.
Le due grandi statue raffigurano Davide che sconfigge Golia a combattimento ormai concluso, richiamando il senso della vittoria e degli ideali sulla forza bruta, ma anche per la posizione dei combattenti, la pace che segue ogni guerra e il senso di umana pietà nei confronti dei caduti di tutte le parti.

Della rocca, posta sul punto più alto, resta ben poco, ad un primo sguardo si può pensare più ad una torre di vedetta che ad una vera e propria rocca, ma tutto intorno si possono ancora osservare i resti delle mura perimetrali e delle antiche fortificazioni.
Scavi archeologici effettuati nel corso degli anni '80 hanno riportato alla luce diverso materiale, consentendo la localizzazione di strutture al servizio della rocca risalenti al XV secolo, oltre al ritrovamento di diversi focolari e supellettili da mensa e cucina.
Tipica Rocca dell'appennino, strutturalmente semplice e con scopi esclusivamente militari, possiede un maschio quadrangolare di circa 6 metri di lato e originariamente con altezza di circa 18 metri, addossato ad una cortina muraria di 30 metri per 12 (pochi resti) che cingeva l'intera altura.
All'interno vi erano alloggi (oggi non più visibili) per alcune decine di uomini armati

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La storia

Le prime notizie certe sulla rocca risalgono ad documento del 1154 che cita il luogo come "castrum de Monte Battalla" .
Soggetta alla famiglia dei Campalmonte, ed al controllo degli Imolesi.
Nel 1390 viene conquistata e distrutta dai Bolognesi, convinti che il luogo fosse diventato rifugio di banditi.
Nel 1392 entra in possesso della famiglia degli Alidosi di Castel del Rio che la ricostruiscono nell'impianto ancora oggi in parte visibile.
Nel 1427 sotto il controllo della Santa Sede il possesso passa alla famiglia dei Buonmercati, e dal 1435 ai Manfredi di Faenza a cui succede la famiglia dei Riario e in seguito alla morte di Girolamo Riario avventa nel 1488 il possesso viene trasferito alla vedova Caterina Sforza, signora di Forlì e Imola.
Risale a questo periodo la costruzione di un poderoso bastione triangolare in parte ancora esistente posto a rafforzamento della torre principale.
Come la maggior parte delle rocche romagnole, anche Monte Battaglia subisce nel 1502 la conquista del Valentino, figlio del Papa Alessandro VI, inviato dal padre in Romagna per ricostituire l'ordine fra le signorie della regione che avevano sottratto al papa il potere temporale, ma avevano fatto precipitare la popolazione in uno stato di anarchia.
Così come dopo appena due anni cade sotto il dominio della Repubblica di Venezia che occupa tutti i punti strategici dell'entroterra fra Ravenna e Cervia.
Restituita al controllo della Santa Sede nel 1505, vi si insedia il commissario pontificio Giovanni Teodoli a cui succede il conte Vincenzo Buonmercati.
Aggregata al territorio di Casola Valsenio giurisdizione di Imola, con l'avvento delle armi da fuoco e di nuove tecniche di guerra la rocca perde interesse militare e viene abbandonata.
Divenuta ben presto rifugio di briganti e di una banda di falsari, attorno al 1550 i Casolani avanzano al Pontefice richiesta, rimasta senza esito, di demolizione.
Definitivamente abbandonata e parzialmente distrutta attorno alla metà del XVII secolo, negli anni successivi il luogo viene ceduto a privati e trasformato in podere condotto a mezzadria.
Definitivamente abbandonato nel 1941, all'inizio dell'autunno del 1944 è teatro di una delle più feroci battaglie fra Partigiani, Americani e Inglesi da una parte e Tedeschi dall'altra, con oltre duemila caduti.
Della rocca al termine dei bombardamenti restava solo il troncone della torre e parte della cinta muraria.

Nel 1983 a seguito di cessione del terreno al Comune di Casola Valsenio, hanno inizio una campagna di scavi archologici e un progetto di recupero che consente la ricostruzione dei solai in legno della torre e il consolidamento dei resti della cinta muraria.

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