Rocca di Spinello
comune Santa Sofia
Come
arrivare
Posizione N 43°55'39" E 11°59'22"
Percorrere
la SS 67 (Passo Calla) fino all'abitato di Santa Sofia.
Oltrepassato il ponte sul fiume Bidente prendere deviazione
a sinistra con indicazioni Spinello.
Seguire la strada per circa 10 chilometri, giunti all'abitato di Spinello transitare per il centro e proseguire su stretta strada asfaltata (indicazioni Rocca Malatestiana) per circa 2 km.
Giunti all'altezza di un alto ripetitore sulla sinistra si trovano i ruderi del castello (cartello informativo della comunità Montana)
I
ruderi si trovano sulla sommità di una collinetta, invasi
dalla vegetazione e seminascosti da un boschetto.
Resta soltanto un avanzo di torre o bastione dalla parte sud - ovest
>Potente
castello, si trovava in posizione tale da poter agevolmente controllare la strada che da Santa Sofia conduceva
alla valle di Bagno, oltre ad avere un completo controllo anche sulla parallela valle del Borello.
Posto a 927 mt. sul livello del mare, era il castello più alto dell'intera regione.
Riguardo al nome ed alle possibili origini, da un poemetto inedito di Girolamo Maria Volpini si rileva:
Ispello della famiglia Flavia, sarsinate, prima dell'era cristiana, fabbricò questa rocca che dal fondatore fu detta Spello e poi per corruzione Spinello, ed era la più vaga, la più forte della tribù.
Il popolo circonda di leggenda questi avanzi e racconta che fra' le rovine del castello fu scoperta una scala la quale conduceva ad un profondo sotterraneo, ma nessuno osò discendervi. E il sotterraneo, così pure si racconta, metteva in comunicazione il castello stesso, per mezzo d'una galleria lunga un chilometro, con una chiesa che sorgeva nel luogo dov' è ora una celletta o maestà.
La storia
Dalla sua posizione e dalla tradizione locale si presume che la rocca possa avere origini antichissime, forse romana, come asserisce Girolamo Maria Volpini nel suo poema satirico La Sampieraide.
Le prime notizie storiche certe sul castello risalgono al 1371, anno in cui era posseduto da Azzo e Farinata degli Ubertini per concessione dagli abati di Galeata, come risulta dagli annali Camaldolesi.
Nel 1404 contro gli Ubertini, di parte Ghibellina, si mosse Jacopo Salviati, capitano della Repubblica di Firenze, con un esercito di 2000 fanti e 600 cavalli.
Il suo esercito bruciò il borgo di Spinello posto ad oriente del castello, ma non riuscì ad impossessarsi del castello.,
Il 18 dicembre 1433 fu conquistato da Baldaccio da Citerna o d’Anghiari, uno spregiudicato capitano di ventura, che vi rimase fino metà del 1434.
Nel 1455 il territorio, ritornato nel frattempo sotto il controllo degli Ubertini, venne nuovamente devastato dalle truppe fiorentine, per passare poi alla morte del conte Bertino alla famiglia dei Malatesta.
L’enfiteusi sul borgo di Spinello viene rinnovata nel 1512 dal vescovo e abate di S. Ellero al conte Ramberto Malatesta, e successivamente rinnovata a favore di questa casata fino al 1601 quando, con concessione di Clemente VIII e col consenso di Sigismondo Malatesta, viene venduto a Francesco Aldobrandini per 1300 scudi, di giuli ciascuno.
Dagli Aldobrandini questi beni passarono per successione ai Pamphili, famiglia che mantenne l’enfiteusi fino alla rivoluzione francese.
Con la successiva caduta del dominio feudale, la rocca ormai abbandonata cadde in completa rovina.
Dal luglio 1815, Spinello inserito nel comune di Mortano tornò a far parte dello Stato della Chiesa, per rimanervi sino al 1859, anno dell’annessione della Romagna al Regno d’Italia
Spinello era la frazione più importante del comune, ma mentre nel 1923 si stava ventilando il progetto di trasferire la sede comunale, quell'antico comune fu soppresso e il territorio fu aggregato a S. Sofia.
Dalla relazione del Card. Anglico (1371) " «È nella sommità di un altissimo monte. Ha una rocca e torre fortissima, confina colla valle di Bagno, con Bobbio [il territorio di Sarsina] e Pondo. Vi sono 5 focolari, e chiamasi anche Eculis e paga prò talia ogni anno 54 libbre, 4 soldi e 6 denari. » '"
Mons. Mambrini nella sua opera
del 1932 :"Quassù a Spinello, sopra un asprissimo monte, rimangono pochi ruderi del castello, come compendio di una storia millenaria di tante gloriose famiglie.
Dai quei ruderi suggestivi, volgendo lo sguardo a mezzogiorno si scorge quasi tutto il crinale dell'Appennino tosco - romagnolo dal Falterona, dove nasce il fiumicello dantesco, al Fumaiolo, che dà le prime acque al Tevere biondo e sacro; e dalla parte di tramontana si domina, dopo amene vedute che s'allargano e si restringono per le fertili valli sottostanti, la pianura romagnola da Forlì di cui si vede la piazza ed il bel campanile, fino alla pineta ravegnana ed all'amarissimo mare."