Cā Filettino
nella vallata del Bidente delle Celle, lungo il sentiero 261 che dalla frazione Lago di Corniolo conduce a Celle
Preceduto da un lungo muretto a secco, il fabbricato risulta in avanzato stato di degrado, e l'ampio spiazzo antistante che un tempo costituiva l'aia e il campo della casa risulta ora invaso dalla vegetazione.
Fa ancora bella mostra di sè un noce, albero che facilmente si ritrova nei pressi di questi antichi poderi.
Testo inserito da Bruno Roba (5/02/18):
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente delle Celle riguarda il ramo occidentale del Bidente delimitata: ad Ovest, da un tratto del contrafforte principale dal Monte Falco fino al Monte dell’Avòrgnolo da cui si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val di Noce, disegnando quell’arco di rilievi che costringe il fiume a confluire con il Bidente di Campigna a Lago così contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo; ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che sempre staccandosi dal gruppo del M. Falco si dirige verso Poggio Palaio, quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago
Come gli altri vicini, il bacino idrografico mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante esposto ad oriente appare frastagliato mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare il tratto di contrafforte riguardante la Valle delle Celle evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati, inoltre qui la cresta non discende con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi tra il M. Ritoio e il M. Guffone (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento). Dal Monte Ritoio (che “indica la retta via”), nodo montano dell’assetto tettonico insieme al Guffone, la linea di cresta inizia a descrivere planimetricamente una serpentina da cui si distaccano due imponenti dorsali, orientate di 45° rispetto all’asse N/S ed imperniate sul Monte Cavallo - c.d. vuoi per la lunga schiena montana sormontata dall’evidente sella, completa di “pomo” e “paletta”, vuoi per i cavaglioni (cfr. il romagnolo cavaión), mucchi, di covoni, in passato ivi disseminati - una delle quali compenetra l’intera vallata, morfologicamente stretta e disomogenea nei versanti opposti, l’altra più ampia, sfrangiata in canaloni ma entrambe nelle parti più elevate interamente appoderate ed utilizzate a prato-pascolo, tranne una vasta area inaridita a causa dei processi erosivi innescati dagli utilizzi impropri. Nell’incisione tra le due dorsali scorre il Fosso delle Fontacce, che si immette nel Bidente delle Celle presso l’insediamento di bassa mezzacosta di Filettino. Gli insediamenti di alta quota sono Case Montecavallo di Sopra e di Sotto, la cui comune denominazione tradisce la reciproca lontananza, dislocati sul rispettivo versante a solatio di ognuna delle suddette dorsali, la cui favorevole esposizione ha permesso che questa parte della valle venisse utilizzata fino ai giorni nostri da allevamenti di bestiame allo stato brado così ritardandone il completo abbandono, a differenza di quelli posti a quota inferiore, più in ombra e svantaggiati, i cui poderi sono stati ormai riconquistati dal bosco naturale o di reimpianto. Gli insediamenti di mezzacosta sono Fossacupa o C. Fossacupa, il citato insediamento di Filetto o C. Filettino per completezza da distinguersi in di Sopra, di Mezzo e di Sotto, infine Costacci o Casa Gostaccio o C. Gorlaccio.
Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.
In questo contesto storico-geografico anche questo basso versante del M. Cavallo, come le parti più profonde della Valle delle Celle da sempre considerate periferiche e difficilmente raggiungibili quindi maggiormente segnate dall’abbandono, ha subito identico destino raramente conservando consistenti resti degli insediamenti, tra cui quello di Filettino, in passato composto da tre fabbricati distribuiti nel raggio di 330 m, oggi ridotti a due e distinti in –di Sopra e –di Sotto, posti l’uno lungo il sentiero 261 CAI l’altro come detto accanto al Fosso delle Fontacce.
Quanto noto si apprende dal confronto dei rilievi della cartografia antica disponibile, in rete e/o cartacea, ovvero il Catasto Toscano del 1826-34, la Carta storica regionale o Carta Topografica Austriaca del 1853, in scala 1:86.400, la Carta topografica d’Italia I.G.M. di primo impianto (per l’Emilia-Romagna rilevata negli anni 1877-95) scala 1:100.000 (vennero successivamente realizzate anche le tavolette 1:25.000 ma non sono disponibili in rete) e le tavolette I.G.M. del 1937 in scala 1:25.000 ancora in uso negli scorsi Anni ‘80. Riguardo questo insediamento, oltre rilevare nel tempo l’evoluzione toponomastica da Filetto a C. Filettino, si denota che il toponimo viene graficamente posizionato prima accanto al simbolo dell’odierno Filettino di Sopra poi accanto a quello inferiore ma, soprattutto, che nella mappa del 1877-95 viene rappresentato un terzo ed anonimo fabbricato, di cui ormai resta poco più di un cumulo di pietrame, posto a breve distanza dal fabbricato –di Sotto, dal confronto tra mappe posizionabile presso un tratto di sentiero ben distinguibile nella mappa più particolareggiata del 1937, nella quale però la titolatura toponomastica del fiume va a coprire il sito non consentendo di stabilirne alla data l’effettiva presenza. Se la cartografia topografica moderna conferma solo i due noti e citati, il moderno Nuovo Catasto Terreni oltre contenere il toponimo di entrambi fabbricati, conserva anche la planimetria del terzo fabbricato, benché semplificata in quanto da riferirsi a scarsi resti oltre che anonima. Volendo attribuire un toponimo, considerata la posizione in relazione ai vicini, si propone Filettino di Mezzo, mentre più scientemente se ne può supporre l’edificazione intorno a metà/fine Ottocento, ovvero nel periodo intercorrente tra la stesura del catasto antico e la prima cartografia I.G.M., che per prima riporta il fabbricato.
Riguardo l’assetto viario, la mappa I.G.M. di primo impianto mostra un tracciato della mulattiera costituente la viabilità più antica di mezzacosta riguardante l’intera Valle delle Celle e attraversante le Ripe Toscane (le cui stratificazioni rocciose formano gradonate ancora oggi funzionali alla percorrenza), costituente un ramo della Via Flaminia Minor, in parte diverso da quello oggi percorso dal sentiero 261 CAI, infatti posizionato più a valle, che pare coincidere con la rappresentazione del catasto di inizio Ottocento, così che solo il fabbricato di Filettino di Sotto veniva toccato mentre gli altri due conseguentemente risultavano situati distanziati da essa, rispettivamente a monte e a valle, comunque tutti raggiungibili: il raffronto tra mappe storiche rende databile la modifica tra la seconda metà del XIX sec. e l’inizio del XX.
Filettino di Sopra, per la precisione è posto accanto al sentiero CAI, lato monte, e a circa 500 m Ovest dallo stretto tornante che supera a guado il Fosso delle Fontacce, preceduto dalla Fonte di Fossacupa e, come gli altri, ricade tra “Cerrete ed ostrieti del versante romagnolo su suoli marnoso-arenacei”, comprendente anche le faggete di transizione verso la fascia montana, al margine di limitate aree di “Rimboschimento di conifere” derivato da piantagione su terreni agricoli o pascoli, così rivelando la principale attività economica dell’insediamento.
Filettino di Sotto è collocato a valle del sentiero CAI dal quale, a breve distanza dallo stretto tornante con cui supera a guado il Fosso delle Fontacce si stacca una traccia che scende a tratti ripida a tratti vaga parallelamente al fosso, ritrovando in fondo tratti più evidenti della vecchia via che rapidamente lo raggiunge. In base alla cartografia sia storica che moderna infatti l’area, oltre a quella principale di mezzacosta, risulta infrastrutturata da un reticolo viario sia verso l’alto sia verso il Bidente. Il fabbricato è collocato sul bordo di uno stretto promontorio che precipita brusco verso il fiume. Probabilmente ignoto ai frequenti escursionisti che vi transitano poco distante, mostra ormai scarsi resti delle sue vecchia mura, che consentono tuttavia di riconoscere la posizione della cucina per la presenza delle mensole del camino e la suddivisione in due livelli, mentre la sussistenza di un ampio sottotetto sfruttante la parte più alta sotto il colmo del tetto e dotato di finestra in asse, è attestata da una foto di inizio millennio reperibile in rete. Peraltro niente è noto della sua storia salvo quanto deducibile dalla mappa ottocentesca, che disegna un grosso fabbricato dalla planimetria regolare con delle appendici, mentre la cartografia particolareggiata odierna mostra una struttura rettangolare coerente con la sopracitata foto, precedente al collassamento, che evidenziava una grande copertura a due falde.
Filettino di Mezzo, come detto era collocato presso un’ampia mulattiera che si staccava da Filettino di Sotto scivolando verso Ovest in direzione del Bidente, in un ampio pendio che conserva ancora le caratteristiche del prato-pascolo, non riconquistato dalla vegetazione. I resti non consentono di formulare ipotesi riguardo l'utilizzo del fabbricato, ovvero se avesse solamente le funzioni di stalla o contenesse anche un'abitazione.
Per approfondimenti generali si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a insediamenti citati.
N.B. - Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, con analisi storico-tipologica e metodologica o semplice censimento; per i fabbricati di Costacci, Filettino di Sopra e di Sotto, compresi nell’elenco ma esclusi da approfondimenti analitici, senza successo, comunque documentandone una qualche sussistenza e/o utilizzo ancora a metà del secolo scorso. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto della citata pubblicazione specifica.
- in base alle note tecniche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) le abbreviazioni per troncamento possono prevedere la sostituzione con un punto di tutte le lettere dopo la prima o l’eliminazione solo di alcune lettere finali, tra cui troncamenti (C.) relativi a Ca (casa), abbreviazione evidentemente comparente quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa; inoltre deve essere scritta senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che esso è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
- Filettino è un diminutivo dal toponimo alquanto diffuso e antico di origine controversa, che alcuni ritengono qui importato dai bizantini (P.L. della Bordella, cit.), dal fitonimo collettivo latino filectum = felceto, a sua volta da filex, icis = felce, altri riferiscono di assimilazioni a Filattiera (G. Caselli, cit.) con derivazione dal greco filakterion ed il significato di luogo fortificato, in questo caso trovando attinenza, con alcuni insediamenti i cui toponimi hanno come elemento base Campo (Campo di Fuori) che, per ubicazione e epoca di documentazione, «[…] potrebbero essere ricollegati al periodo della forte contrapposizione bizantino-longobarda […]» (M. Massaini, 2015, p. 28, cit.) e «[…] probabilmente restano ad indicare piccoli presidi lungo strade di valico o comunque in punti atti a sbarrare il passo agli invasori […]» (A. Fatucchi, 1975, p.14, cit.). I longobardi, occupato il Pratomagno e l’alto Casentino entrandovi dalla Consuma e Montemignaio, fecero ingresso nella Romagna vincendo le resistenze dei bizantini di Ravenna valicando l’Appennino ai Passi della Calla e delle Crocicchie, presso il Falterona (M. Massaini, 2015, cit.), quindi penetrandovi attraverso gli storici assi viari sopra ricordati. La collocazione strategica nell’ambito vallivo, quale ottimale punto di osservazione, e le caratteristiche di morfologiche del sito di Filettino di Sotto, per la protezione che offre il precipizio sul fiume, non sono in contraddizione con l’ipotesi di un antico presidio fortificato.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G. Caselli, Il Casentino da Ama a Zenna, Accademia dell’Iris - Barbès Editore, Firenze 2009;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
P.L. della Bordella, Pane asciutto e polenta rossa, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2004;
A. Fatucchi, La viabilità storica, in: AA. VV., Il Casentino, Octavo Franco Cantini Editore – Comunità Montana del Casentino, Firenze – Ponte a Poppi 1995;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
M. Massaini, Alto Casentino, Papiano e Urbech, la Storia, i Fatti, la Gente, AGC Edizioni, Pratovecchio Stia 2015;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Carta della vegetazione e itinerari botanici, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Carta dei sentieri Alpe di S. Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/CST2.html;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf.
Testo inserito da Bruno Roba
Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Lago si segue la strada di servizio che risale il Bidente delle Celle, sostando presso il cancello. Percorsi circa 450 m è agevole ritrovare il Sent. 261 CAI il cui innesto è segnalato da nuovo segnavia. Di esso si percorrono circa 250 m corrispondenti all’antica mulattiera per giungere al ponte in legno sul Fosso di Lavacchio oltre il quale, dopo circa 1,6 km, superata la Fonte di Fossacupa e guadato il Fosso delle Fontacce, si prosegue per circa 500 m raggiungendo senza problemi Filettino di Sopra. Il simbolo del fabbricato si trova indicato sulla cartografia escursionistica, accanto alla segnalazione di un punto panoramico.
foto del 2006
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.
001a/001g – Dal Crinale del Corniolino sono possibili alcuni punti di osservazione ravvicinati del M. Cavallo che evidenziano la morfologia delle sue dorsali con la profonda incisione del Fosso delle Fontacce. Dai pressi del Castellaccio è possibile inquadrare panoramicamente le aree di Filettino di Sopra e di Fossacupa nel contesto vallivo, individuabili per trovarsi all’interno di aree di rimboschimento di conifere. L’indice fotografico specifica i siti di Filettino di Sopra e di Sotto e di Fossacupa, stagionalmente riuscendo ad individuare i rispettivi fabbricati, tranne Fossacupa sempre occultata dal bosco (30/11/16 – 24/01/18).
001h – 001i – 001l – La vista più frontale delle dorsali di M. Cavallo che si ha sempre dal Crinale del Corniolino, pressi Tre Faggi (si nota in alto il riflesso solare della Casa di Montecavallo di Sopra, mentre la profonda incisione del Fosso delle Fontacce crea ombre dove si nascondono le due case di Montecavallo di sotto), evidenzia i resti del fabbricato di Filettino di Sopra che stagionalmente emergono dalla macchia (30/11/16).
001m – 001n – 001o - Il versante del Monte della Maestà che si affaccia Fosso delle Mandriacce e sul Bidente delle Celle è tagliato da sentieri in abbandono ad uso forestale, spesso interrotti, da cui si scorge in lontananza il rado impianto di conifere dove sorge Filettino di Sopra, ricoperto dall’edera (24/01/18 – 29/01/18).
002a – 002b – 002c - Di seguito: neografia ingrandita da mappa topografica di primo impianto (1877-95) da cui, per quanto approssimativamente, si rileva la presenza dei tre fabbricati di Filettino (il quarto è Costacci) e l’assetto infrastrutturale; mappa schematica dedotta da cartografia storica successiva (1937) evidenziante infrastrutture e insediamenti del versante meridionale del M. Cavallo con sentieristica corrispondente all’antica mulattiera per le Celle attraverso le Ripe Toscane (nella mappa comprese tra i Fossi dei Fondi e di Roncheto) e alle derivazioni risalenti a raggiungere i vari insediamenti; schema particolareggiato di mappa moderna con gli insediamenti ricadenti tra bassa mezzacosta e fondovalle, integrata al fine di dare testimonianza di tutti i fabbricati.
002d/002p – Percorrendo la strada di servizio delle opere di presa idraulica, adducenti all’invaso di Ridràcoli, che da Lago risale il Bidente, si notano caratteristiche stratificazioni marnoso-arenacee che, da un lato, emergono da un laghetto artificiale, dall’altro sorreggono un tratto dimenticato dell’antica mulattiera, peraltro in uso fino alla realizzazione della rotabile, di cui rimangono consistenti tracce. Proseguendo si trova l’innesto, di recente ben segnalato, del Sent. 261 CAI, che consente di percorrere la stessa mulattiera che a volte si inerpica, a volte consente scorci panoramici, raggiunge e supera Capria di Sotto e il Fosso di Lavacchio tramite ponte in legno, quindi, dopo aver rasentato consistenti terrazzamenti, scansa i pochi e misconosciuti resti di Costacci che precedono di poco la Fonte di Fossacupa ed il guado del Fosso delle Fontacce (11/09/16 - 12/12/16 – 4/01/18 – 30/01/18).
002q – 002r - 002s – Appena superato il guado del Fosso delle Fontacce tratti di mulattiera meglio tracciata accompagnano fino a Filettino di Sopra, sommerso da rovi che ostacolano il transito (4/01/18).
002t – 002u - Confrontando il catasto dei primi decenni dell’Ottocento ed il moderno catasto digitale si ricavano dettagli schematizzati negli occhielli, con riutilizzo della toponomastica originale. Mentre il catasto antico non registra la presenza del fabbricato “battezzabile” Filettino di Mezzo, quello moderno ne riporta la traccia, cui corrispondono evidenti resti.
003a/003g – Da Est il fabbricato appare strutturalmente solido e accurato nella fattura ma frontalmente, oltre i rovi, rivela la realtà delle rovine che riguardano soprattutto l’ala Ovest (4/01/18).
003h/003o – Riuscendo a superare i rovi si raggiunge il lato a monte del fabbricato, disimpegnato dal dislivello del terreno, la cui ala Ovest probabilmente ospitava la cucina e la parte abitativa, preceduta da una loggia (con forno) di cui si vedono i resti; l’ultima foto riguarda l’interno del locale sottostante (4/01/18).
003p/003z – L’ala Est è quella staticamente più solida, mancante solo delle strutture orizzontali (tetto e solai); la tipologia e la dimensione delle aperture esplicitano la destinazione a stalla con fienile al piano superiore. Le ultime due foto riguardano l’interno (4/01/18).