Monte Cārpano
Importante rilievo distante in linea d'aria 3 km da Bagno di Romagna direzione Ovest, fa parte di un lungo controcrinale che divide l'alta valle del Savio dall'alta valle del Bidente
Nei pressi del passo di Monte Carpano esisteva nell'antichità un'osteria al servizio dei numerosi viandanti che 'valicavano l'Appennino'.
Il fabbricato non esiste più da tempo, rinvenibili solo pochi ruderi.
Testo di Bruno Roba (30/04/2022) - Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto di Spartiacque Appenninico compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine, da cui segue la linea che inizialmente congiunge Il Poggiaccio, il Monte Càrpano, il Monte Castelluccio, il Monte Piano e il Monte Frullo, senza scendere sotto i 1000 m, per digradare con il Passo e Colle del Carnaio,i Monti Aiola, Calbano, della Faggia, Valnesta, Altello, e Navacchio; seguono le colline di S. Stefano, Rivoschio e S. Matteo, quindi i Monti Cavallo, della Rovere e dei Feriti, i Colli di Collinello, Madonna di Cerbiano e di Bracciano, infine declina a Casa Tomba, Massa e Monticino, verso Cesena, «[…] per finire sulla via Emilia presso Diegaro.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 16, cit.) dopo circa 53 km.
Con Cima del Termine, rilievo anticamente detto Terminone (dal contratto di vendita del 1857 delle tenute forestali dell’Opera al Granduca di Lorena :«vendono […] la tenuta forestale denominata “dell’Opera” composta, confinata e accesa sulle Tavole catastali delle dette Comunità come qui si descrive: Una vastissima possessione la quale percorrendo il crine dell’Appennino per circa 14 miglia dal cosiddetto Terminone […]» - A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 163, cit.) appunto “terminava” l’estensione della Selva di Casentino overo di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli donata (assegnata in perpetuo) tra 1380 e il 1442 dalla Repubblica Fiorentina all’Opera del Duomo di Firenze. Il primo tratto del contrafforte all’epoca era anche detto Le Rivolte di Bagno, infatti si “rivolge” bruscamente (il crinale vira nettamente ad angolo retto) e dà inizio al tragitto in tale direzione, divenendo improvvisamente impervio e precipitando fino a Prato ai Grilli, mentre un biforcazione montana dà origine ad una lunga dorsale anticamente detta Crinale o Raggio del Finocchio o, recentemente, Sentiero degli Scalacci. Nello specifico, al rialzarsi dei rilievi di Poggiaccio, Càrpano, Castelluccio, Macchia del Cacio e Piano, in sequenza si alternano le selle di Prato ai Grilli o dei Grilli, già del Grillo, Passo e/o Colla di Monte Càrpano, Colla dei Ripiani, Falce e Martello. In questo contesto le vette del Càrpano e del Castelluccio mostrano una morfologia ripetitiva a dente di sega, paesaggisticamente rilevante e di interesse geologico per l’esposizione di tutta la stratigrafia della Marnoso-Arenacea e un campionamento continuo dello Strato Contessa lungo tutto l'affioramento, che in particolare emerge tra il bosco presso il Monte Castelluccio, dando luogo alla classificazione del Geosito di rilevanza locale Crinale Macchia del Cacio, Monte Castelluccio, Monte Carpano. In mappa il picco del Monte Càrpano (fitonimo dal latino carpinus, càrpine o càrpino, ma in romagnolo carpê significa anche crepare, spaccarsi, fendersi, aprirsi, da riferire all'orografia quindi da classificare come oronimo) appare una piramide a base triangolare quasi regolare, dove lo spigolo settentrionale si dissolve presto nel contrafforte, lo spigolo orientale diviene dorsale che si proietta fino a Bagno di Romagna esaurendosi sul Fiume Savio delimitata, a Nord, dalle incisioni dei Fossi dell’Ancisa o Casaccia e della Cappella, a Sud dai Fossi dei Prati e delle Fonde che si riuniscono nel Fosso del Barco o Volanello. Lo spigolo occidentale diviene dorsale che presto si biforca e, mentre il suo ramo di libeccio si esaurisce a Pietrapazza sul Fiume Bidente dividendo la valle del Fosso di Rio d’Olmo da quella del Fosso delle Graticce, suo affluente, il ramo di grecale (detto Crinale delle Graticce), pure converge sul fiume, costituendo separazione dalla valle del Fosso del Lastricheto, la cui testata corrisponde alla faccia NO della piramide montana. La faccia SO corrisponde alla testata del Fosso della Capra, affluente del Rio d’Olmo.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio: «[…] in antico i movimenti delle popolazioni non avvenivano “lungo le valli dei fiumi, […] bensì lungo i crinali, e […] una unità territoriale non poteva essere una valle (se non nelle Alpi) bensì un sistema montuoso o collinare. […] erano unità territoriali il Pratomagno da un lato e l’Appennino dall’altro. È del tutto probabile che in epoca pre-etrusca esistessero due popolazioni diverse, una sul Pratomagno e i suoi contrafforti e un’altra sull’Appennino e i suoi contrafforti, e che queste si confrontassero sulle sponde opposte dell’Arno […].» (G. Caselli, 2009, p. 50, cit.). Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o conflitti tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra cui Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Comunque, nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Inoltre, «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi, 1992, p. 32, cit.). Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).
Sul contrafforte principlale da Cima del Termine, probabilmente già dal 1084, è documentata nel Regesto di Camaldoli la Via de Monte Acutum, come peraltro «[…] conferma un’opinione espressa nel 1935 dal Mambrini circa l’esistenza di una strada percorribile fra i boschi di quel perfetto triangolo, il Monte Acuto, costantemente rilevato nella documentazione medievale come punto di confine fra la Romània e la Tuscia […].» (C. Dolcini, Premessa, in: C. Bignami, A.Boattini, A. Rossi, a cura di, 2010, pp. 7-8, cit.). Il Mambrini fa un altro riferimento a tale strada nel trattare del Castello di Riosalso: «Il cardinale Anglico così lo descrive nel 1371: “Il castello di Riosalso è nelle Alpi in una certa valle sopra un sasso forte. Ha una rocca ed una torre fortissima ed è presso – circa un miglio – alla strada che mena in Toscana.” […] La strada qui ricordata era sul crinale del monte sopra il castello e per Nocicchio, passando a destra di Montecucco, per Badia Prataglia conduceva in Casentino. Qua e là restano gli avanzi di questa strada.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 288, cit.). Una relazione del 1652 conservata nell’Archivio dell’Opera del Duomo, che descrive la ripartizione delle aree in gestione in otto parti, è utile per ricavare un utile riferimento su tale sito: «L’ottava e ultima parte delle selve dell’Opera viene separata dalla precedente col Poggio della Bertesca e resta fra esso poggio e il Poggio delle Rivolte di Bagno ultimo termine di dette selve.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 263-271, cit.). L’Opera, avendo costatato che, sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove, si manifestavano numerosi disboscamenti e roncamenti non autorizzati, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Da uno di tali elenchi risulta: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenere allivellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] 65) Palestra o Rivolte, ronco tenuto da redi di Antonio detto Cordovano fu unito al podere della Buca […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 410-412, cit.). Nel Contratto livellario stipulato nel 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli si trova una descrizione di quel tratto di confine: «Comunità di Bagno. Una vasta tenuta di terre nell’indicata comunità, abetata, faggiata, frascata, lavorativa, prativa, massata, trafossata come più e meglio verrà descritta in appresso sia nella qualità che nella quantità, alla quale la circonferenza confina: primo, con la Comunità di Bagno incominciando dal luogo detto le Rivolte e precisamente dal termine giurisdizionale delle Comuni di Bagno-Poppi, da questo termine calando per la scesa delle Rivolte fino al Prato ai Grilli; […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 461-463, cit.).
In una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.) si ritrova il toponimo Rivolte (oggi sent. 201 CAI). Con il Catasto Toscano tale via diviene la Strada che da Montecarpano va alla Badia a Prataglia. Tra il XIX secolo e la prima metà del XX si assiste alla completa ri-organizzazione della viabilità locale e di crinale, che culminerà con la classificazione delle Mulattiere colleganti anche trasversalmente le vallate collaterali, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte di esse, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli (alcune strade forestali verranno realizzate solo al termine del ventennio successivo). A Pietrapazza si trova (restaurato) il piccolo Ponte delle Graticce o della Cantinaccia, alla confluenza dell’omonimo fosso nel Rio d'Olmo e prima che questo si immetta nel Bidente. Risale al 1898 ed è eseguito in pietrame con tipologia ad arco circolare leggermente ribassato e pavimentazione in pietra arenaria posta di taglio. Prima della sua costruzione la mulattiera guadava il fosso poco più a monte inizialmente aggirando il versante sx. Il ponte (nella sua versione originaria) costituiva snodo di collegamento con la citata Strada che da Pietrapazza va a Bagno, che ancora oggi risale sostando davanti alla Maestà della Casaccia fino a Rio d’Olmo o Ridolmo Vecchio, da dove è stata sostituita dall’ampia strada forestale. Tuttavia è ancora possibile ritrovarne lunghi tratti ormai abbandonati sul versante montano fino a valicare la Colla di Càrpano, laddove incrociava la viabilità di crinale consentendo una sosta alle Case di Monte Càrpano presso una nota (ma non documentata) Osteria: «Monte Carpano […] era un notevole luogo di transito: non a caso alla fine dell’Ottocento v’era un’osteria frequentata da quel piccolo mondo di mestieri e traffici col Casentino (fattori, sensali, mercanti di bestiame) e, soprattutto, con la foresta della Lama e Camaldoli per il rifornimento di legname per madiai e bigonciai, di “cime” d’abete per i coronai.» (G. Marcuccini, Le valli alte del Bidente: un cammino nella memoria, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, pp. 119, 120 cit.). Questo tratto viario era particolarmente impervio, infatti da Rio d’Olmo si inerpicava fino alla sovrastante sella che prelude allo stacco del Crinale delle Graticce seguendo il bordo orientale dell’ampio e caratteristico affioramento arenaceo, quindi seguiva il versante SO del Càrpano fino al suddetto incrocio viario, dal quale nuovamente precipitava nel versante opposto sul crinale tra le valli del Barco o Volanello e dell’Ancisa o Casaccia e Cappella, venendo nominata Strada detta della Lastra che va a Monte Carpano. Impraticabile per molti mesi dell’anno, solo nel 1841 è stato terminato il tracciato sostitutivo più a mezzacosta della Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridracoli, di cui si vedono alcuni tratti sotto la rotabile ed il cippo stradale presso il Passo di M. Càrpano, oltre che il tratto bagnese ricalcato dal sent. 189.
In merito alla conoscenza e alla descrizione di tali luoghi ha grande importanza la «[…] raccolta manoscritta relativa alla Romagna granducale e al Casentino prodotta dai “pittori paesaggisti” Antonio Fedi e Francesco Mazzuoli – sotto la direzione del matematico Pietro Ferroni – nel 1788-89, durante i lavori di progettazione della Strada di Romagna da Firenze ai porti dell’Adriatico per l’Appennino tosco romagnolo. La Raccolta delle principali vedute degli Appennini del Mugello, Casentino e Romagna osservati dai punti più favorevoli sì dalla parte del Mare Mediterraneo, sì dall’opposta dell’Adriatico […] tipica del vedutismo pittorico di matrice rinascimentale – come dimostrano le numerose, suggestive scene di vita e le gustose figurine antropomorfe […]» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p. 39, cit.); in particolare, nella Veduta dell’Appennino e Monti secondari dell’Opera e Camaldoli dalla parte della Casa-Nuova in Romagna, del Mazzuoli, compresa in tale raccolta (1788, BNCF, G.F. 164 - Cfr. G.L. Corradi, a cura di, 1992, pp. 50-51, cit. e N. Graziani, 2001; p. 875, cit.), tra le cime e i valichi individuati compare tra l'altro la Cima dell'Alpe chiamata le Rivolte di Bagno e, nella Veduta degli Appennini ed altri monti adiacenti alla Terra di Bagno (1788, BNCF, G.F. 164, II/27 - Cfr. G.L. Corradi, a cura di, 1992, pp. 50-51, 54-55, cit. e N. Graziani, 2001; p. 874, cit.) compare tra l’altro la Crine dell'Alpe detta Le Rivolte, la quale divide le tre valli del Savio, Archiana e della Badia a Prataglia e Valbuona, e per cui passa la Strada più breve, che da Bagno va in Casentino e il Monte Carpano dividente la Valle del Fiume La Pietrapazza o Strabatenza o di Valbona, che va nel Fiume Bidente o sia Ronco, da quella del Savio.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
C. Bignami, A. Boattini, A. Rossi (a cura di), AL TEMPE DEL COROJJE - Poderi e case rurali nel territorio parrocchiale di Bagno di Romagna - Immagini e storie di altri tempi, Edizioni Nuova S1 Il Girovago, Bologna 2010;
A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;
G. Caselli, Il Casentino da Ama a Zenna, Accademia dell’Iris - Barbès Editore, Firenze 2009;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Alpe Appennina – Storia e storie fra Romagna e Toscana, rivista on-line Vol. 03-2021, Raffaele Monti Editore, Cesena 2021;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Raggiungibile da Bagno di Romagna risalendo la mulattiera di Pietrapazza (CAI 189) fino a giungere al Passo del Monte Càrpano, seguendo poi sulla destra il sent. di crinale 201 per circa 500 m, oppure dalla S.P. del Passo dei Mandrioli, superata la frazione Ravenna Montana, in corrispondenza del tornante del Nocicchio prendere la sterrata sulla destra e seguirla fino alla sbarra, proseguire poi a piedi sulla sterrata per circa 1,5 Km.
Testo di Bruno Roba - Il Monte Càrpano è raggiungibile senza difficoltà tramite la S.F. Nocicchio-Pietrapazza (sterrata non transitabile di circa 6,1 km), dalla quale si stacca un ripido tratto di 550 m di sentiero di crinale fino alla vetta, in tutto circa 2,4 km dal bivio del Nocicchio (km 203+300 della S.P. 142 dei Mandrioli, ex S.S. 71 Umbro-Casentinese).
Foto dei ruderi della 'perduta' osteria del passo di Monte Carpano
inviata da www.ilgirovagotrek.it
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Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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00a1/00a6 – Dallo Spartiacque Appenninico tra il Monte Gabrendo e Poggio Sodo dei Conti, tra la scenografica sequenza di crinali immersa nelle nebbie mattutine si riconoscono i picchi gemelli dei Monti Càrpano e Castelluccio appartenenti al contrafforte principale che delimita le valli del Bidente (21/12/11).
00b1 - Dalla dorsale di separazione tra le valli dei Fosso Fondo Rignone e del Vallone-dei Poderini, già Raggio di Valprandola e Raggio da Rignuno o di Rignone, veduta del tratto di contrafforte con i nodi tettonici dei Monti Càrpano e Castelluccio e delle dorsali che si distaccano, tra cui i Crinali delle Graticce e del Finocchio (28/03/22).
00b2 – Dal sent. 221, tra Pietrapazza e Siepe dell’Orso, panoramica dei sistemi vallivi di Rio d’Olmo e Pietrapazza (9/05/13).
00c1/00c8 – Dalla S.F. del Cancellino, panoramica e scorci del Monte Càrpano, con segnalazione del tracciato antico della Strada che da Pietrapazza va a Bagno, che, risalito l’affioramento arenaceo, poi percorreva complanare il versante (11/05/11 - 24/08/11 – 16/07/12 - 17/09/12).
00d1 – 00d2 – 00d3 – Dallo Spartiacque Appenninico presso Cima del Termine, fotomontaggio panoramico in cui le vette dei Monti Càrpano, Castelluccio e Piano quasi si sovrappongono e si confondono in rapida successione prospettica, e scorcio del Càrpano con indicazione del sito delle Case e dei tracciati viari antichi (3/10/11).
00e1/00e10 - Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, tra il Poggiaccio e il viadotto, panoramiche e particolari dei suoi affioramenti rocciosi (3/10/11 – 18/10/11 – 27/11/11 - 1/01/12 - 8/03/17 – 11/04/22).
00f1 – Dalla SP 142 dei Mandrioli, presso Cantoniera Cisterna, oltre la valle del Fosso di Becca e il crinale Poggiaccio-Vetta alla Croce, emerge il Monte Càrpano con la dorsale che si si prolunga fino al Fiume Savio a ridosso di Bagno di Romagna (15/11/11).
00g1 – 00g2 – 00g3 – Dal sent. 201, sulla S.F. Nocicchio-Pietrapazza presso il Monte Càrpano, panoramiche della della valle del Fosso del Barco o Volanello, delimitata dalle dorsali che si staccano dal Càrpano e dal Poggiaccio, questa terminante con Vetta alla Croce (3/10/11 - 15/11/11).
00h1/00h6 – Dalla Strada detta della Lastra che va a Monte Carpano, sulla dorsale che si stacca dal Càrpano, panoramiche della valle del Fosso del Barco o Volanello, della dorsale che si stacca dal Poggiaccio e della sommità dello stesso Càrpano (11/04/22).
00h7/00h15 - Dal sent. 201 presso il Monte Castelluccio, dal crinale di Macchia del Cacio e, in ultimo, dal Monte Castelluccio, vedute della valle del Fosso della Casaccia, che poi diviene della Cappella, delimitata dalle dorsali che si staccano dal Castelluccio e dal Càrpano; il crinale dal Càrpano era percorso dall’antica Strada detta della Lastra che va a Monte Carpano (27/11/11 – 1/01/12 – 1/04/22 – 26/04/22).
00h16/00h24 - Dalla pista che lo aggira (instabilizzando il versante), sent. 201, vedute del Càrpano da N e da NE, inciso dai primi rami del Fosso della Casaccia (26/08/16 - 11/04/22 – 26/04/22).
00i1/00i10 – Dal Monte Castelluccio e dalla Colla dei Ripiani, alle pendici del monte, panoramiche del Càrpano e del Crinale delle Graticce, versante del Fosso del Lastricheto, dove si nota la traccia della mulattiera (evidenziata anche dall’innevamento) che discende il versante del Fosso del Lastricheto dopo aver valicato il crinale sopra il Pianaccio (3/10/11 – 1/01/12 – 26/08/16 – 26/04/22).
00i11 – 00i12 – 00i13 - Vedute del Càrpano dall’affioramento a monte di Ridolmo (24/02/22).
00i14/00i17 – Dal Crinale delle Graticce, vedute del Càrpano e dell’altra dorsale delimitante la valle del Fosso delle Graticce mentre si sviluppa verso Pietrapazza – 16/03/22).
00i18/00i24 – Dal sentiero che lo attraversa (permettendo, con difficoltà, di aggirare completamente il monte), vedute del versante Nord del Càrpano, inciso dalle ramificazioni di origine del Fosso del Lastricheto (11/04/22).
00l1/00l4 – Vedute del versante NE del Càrpano inciso dall’antico tracciato di crinale, oggi sent. 201 (11/04/22 – 26/04/22).
00m1 – Elaborazione da mappa ottocentesca che, con ottima resa grafica, evidenzia il sistema dei contrafforti che si distaccano dallo Spartiacque Appenninico, integrata con i rilievi del contrafforte che si diparte da Cima del Temine.
00m2 – Schema cartografico evidenziante il sistema morfologico del primo tratto di contrafforte tra Cima del Termine e il Monte Frullo.
00m3 – Schema cartografico del sistema morfologico del Monte Càrpano.
00m4 – Schema cartografico del Càrpano.
00m5 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, rappresentante il sistema insediativo e infrastrutturale precedente la realizzazione della viabilità moderna.
00m6 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.
00m7 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, che, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna, venne integrato con il sistema delle mulattiere.
00n1/00n15 – Vedute della sommità del Càrpano, raggiunta dalla via di crinale, della vetta occupata da tre cerri e del collegamento morfologico con il tratto iniziale del contrafforte (3/10/11 - 27/11/11 – 1/01/12 - 11/04/22 – 19/04/22)
00o1/00o11 – L’ultimo tratto dell’antica Strada che da Montecarpano va alla Badia a Pretaglia, sent. 201, si inerpica sul versante meridionale del monte transitando accanto ai resti delle Case di M. Càrpano (3/10/11 – 27/11/11 – 9/11/20 – 18/02/22 - 11/04/22)
00p1/00p7 – Tracce dimenticate dell’impervia Strada che da Pietrapazza va a Bagno, utilizzata fino al 1841, si trovano a monte di Ridolmo, dove si inerpicava fino alla sovrastante sella del versante occidentale del Càrpano, fitto incrocio di sentieri residuo della antica viabilità: oltre alla citata strada principale per Bagno (frecce rosse) vi transitava la mulattiera del Crinale delle Graticce e vi giungeva la mulattiera risalente dalla Valle del Lastricheto, oltre ad un tracciato che aggirava il Càrpano da settentrione raggiungendo, complanare, la Colla dei Ripiani, ovvero la sella tra i Monti Càrpano e Castelluccio (24/02/22 – 16/03/22 – 14/04/22).
00p8/00p21 - Dalla sella la via antica per Bagno si sviluppava sul versante SO del Càrpano, attraversando siti che rivelano tuttala fragilità geo-morfologica del versante; presto si trova un bivio dove il tracciato più antico risale più incerto fino alle Case (v. frecce), mentre un tracciato (si presume posteriore) prosegue più agevole e basso fino al crinale poco sopra il Passo di M. Càrpano (24/02/22 - 16/03/22).
00q1/00q26 – Vedute dell’antica Strada detta della Lastra che va a Monte Carpano procedendo da monte a valle; dopo aver superato con un difficilissimo tornante il tratto più impervio del crinale (forse la “lastra” da cui è derivata la toponomastica stradale), la strada discende verso Bagno di Romagna mentre un “trono” lapideo segna l’incrocio con la bretella di collegamento, che transita da Viamaggio, con la Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli (11/04/22 – 2/05/22).
00r1/00r5 - Poco sotto il tracciato della carrabile si notano i resti della Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli, che dal 1841 sostituì il tracciato più impervio, fino al cippo stradale presso il Passo (16/02/17 - 15/03/17).
00r6/00r21 – Dal Passo o Colla di M. Càrpano, ormai modificato dalla rotabile e dalle moderne sistemazioni, la Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli discende verso Bagno di Romagna (sent. 189), oggi staccandosi dalla pista che aggira il versante orientale del monte, detta Sentiero del Lupo; la mulattiera, che conserva diversi tratti di selciato, attraversa i Fossi dei Prati e delle Fonde con consistenti sistemazioni e gli insediamenti I Prati, Casa Nuova e Le Barche (3/10/11 – 18/02/22 - 11/04/22 – 2/05/22).