Il Palazzo - Palazzo Giovannetti - Le Case
A pochi metri dal fabbricato si trova l'Oratorio della Madonna della Neve.
Ristrutturato da Romagna Acque ospitò un museo naturalistico fino alla costruzione del Museo delle Acque IDRO.
inizialmente si chiamava Le Case, poi a seguito dell'ampliamento e della ascesa della famiglia Giovannetti il corpo maggiore del fabbricato assunse l'attuale denominazione, mentre le case è rimasto il nome della più modesta abitazione attigua.
Nel fabbricato trovarono ospitalità personaggi illustri frai quali Leopoldo II granduca di Toscana, Aurelio Saffi e Antonio Fratti.
Testo di Bruno Roba (12/05/2021 - Agg. 27/04/2023) - La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli con il Fiume Bidente di Corniolo. Ad Est la valle è delimitata dall'intero sviluppo del contrafforte secondario (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274, cit.).
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Ridràcoli e Ridràcoli.
La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), la nota Carta Geometrica della TOSCANA di G. Inghirami (1850 – scala 1:200.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere, tra l’altro, il tracciato della viabilità antica che riguardava la Valle di Ridràcoli.
Il tracciato principale della viabilità storica diretta a Ridràcoli attraversava il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo dell’odierno Ponte dell’Isola, mantenendosi in sx idrografica e risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove terminava con un lungo rettilineo al cui termine si trovava il Ponte di Ridràcoli, caratteristica struttura in pietrame con profilo ad arco a sesto ribassato, risalente al 1817-19 e sostitutiva della precedente in legno su spallette in muratura secondo la classica tipologia in uso, distrutta almeno tre volte nel ‘700 e una nel 1815. Aderente ad una spalletta del ponte e pressoché contemporaneo si trova il fabbricato detto Ponte o Capoponte o C. Ponte (Casa Ponte) dove, almeno dal 1872, venne aperta una locanda e, dall’inizio del secolo scorso, la nota Osteria del Terrore, dal soprannome del gestore. Tale viabilità, che nel 1850 era rappresentata come Strada comunitativa non rotabile (quindi solo barrocciabile), anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Isola-Biserno e Strada Comunale Ridràcoli-Biserno; in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso la prima verrà ristrutturata e ampliata diventando la S.P. n.112, mentre la seconda è rimasta per uso locale riutilizzata anche come percorso escursionistico. Dopo lo storico rettilineo finale che dal Casone porta al Palazzo Giovannetti e adiacente Oratorio si ritrova l’unico residuo di selciato che scende ripido al Ponte di Ridràcoli. Da qui partiva la Strada che da Ridracoli va al Poggio alla Lastra che risaliva la Valle del Corneta quale porzione della successiva e rinomata Mulattiera di Ridràcoli, diretta a S. Sofia tramite Strabatenza. Prima del ponte, un altro antico e anonimo tracciato diretto a S. Paolo in Alpe tramite la valle del Rio Bacine, divenuto Mulattiera di Ridracoli-S.Paolo in Alpe (poi detto S.Vic.le Rio Castagno-Ridracoli), di cui in passato si trovava un cippo abbattuto presso la chiesa, mantenendosi in sx idrografica e transitando dal sito del museo, poco dopo trova ancora la restaurata Maestà delle Galvane prima di raggiungere il podere Le Galvane. Un tratto viario a mezzacosta, oggi sent. 231, collegava il centro religioso con il Castello da cui partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, costituendo prima parte della futura Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli (su una pietra cantonale della chiesa di Casanova sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli). Dai piedi del centro religioso si staccava un percorso che giungeva fino alle pendici della Seghettina … «[…] praticabile solamente nella bella stagione, quando le acque del fiume erano scarse, e si snodava lungo il corso del Bidente che veniva attraversato ben 33 volte […]» (C. Bignami, 1995, p. 90, cit.). Dalla citata via castellana si staccava la strada comunale, sempre percorribile, che risaliva il Bidente per un lungo tratto (fin quasi a Lagacciolo) correndo accanto all’alveo fluviale, per la parte fino alla diga oggi sostituito dalla viabilità di servizio, per il resto ormai sommerso. La via scavalcava il Fosso dei Tagli, presso lo sbocco nel Bidente, forse sul luogo oggi occupato dall’asfalto stradale, con il Ponte dei Tagli, subito dopo la mulattiera passava sotto un arco del Mulino di Sopra costeggiandone il bottaccio. Con la costruzione della diga e con il riempimento dell’invaso, è scomparso pressoché l’intero tracciato viario e sono scomparsi mulini, insediamenti (le Celluzze – che a volte riemerge, la Forca, Lagacciolo, Verghereto), ponti e guadi che, come sopracitato, attraversavano 33 volte il Fiume della Lama o Obbediente (come era anticamente classificato), come il Ponte alla Forca e il Ponte a Ripicchione, quest’ultimo comparente in una mappa dei possedimenti dell’Opera del Duomo di Firenze del 1637, nota in quanto allegata ad una relazione del 1710, documentato nell’Estimo del Comune di Ridràcoli del 1704 come Ponte Arpicchione e citato nel Contratto livellario del 1840 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli: «N. 8 - Podere di Lagacciolo […] Terreni. Un solo tenimento di terra […] riconosciuto per i vocaboli: […] Ponte Ripicchione […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 519, cit.) (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, l’originale a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.). Il ponte, nella mappa rappresentato con profilo ad arco con spallette (tipologia possibile solo con struttura in pietra), era posto subito a valle della confluenza del Fossato del Ciregiolo (oggi Fosso del Molinuzzo) nel fiume, proprio nel luogo dove oggi sorge la diga, consentendo di risalire la riva sx del fosso verso Le Celluzze e il Molinuzzo (nella mappa compare La Poderina, posto ancora più a monte); nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) compare il simbolo detto pedanca, corrispondente ad un ponte ligneo pedonale, non più presente nella successiva e particolareggiata mappa del 1937. Noto per la sua precarietà e pericolosità, prima di metà del secolo scorso non fu più ripristinato venendo sostituito da una teleferica rudimentale che consentiva di recarsi ai fabbricati posti oltre il fiume … «In quel punto il fiume era particolarmente ricco d’acque e per raggiungere la riva opposta i ridracolini avevano studiato un particolare marchingegno che chiamavano “la teleferica”. Salivano infatti su di un carrello portante, una specie di rudimentale funicolare composta da due fili d’acciaio […]. Situata qualche metro sopra il livello dell’acqua non era poi troppo scomoda e neanche troppo pericolosa. Vi si saliva in tre o quattro persone per volta ed era necessaria per recarsi alle Celluzze ed alle altre case poste oltre il fiume […]» (C. Bignami, 1995, pp. 91-94, cit.). La mulattiera, sorpassata la Fonte dei Bisernini, dopo Lagacciolo abbandonava l’argine fluviale, risaliva a Case di Sopra e attraversava il fosso detto Il Fossone, in un’area ormai sommersa, con una palancola lignea, nota solo per scarni ricordi letterari (cfr. C. Bignami, A. Boattini, 2022, cit.) sostituito più a monte da una moderna struttura in legno utilizzata dal sent. 237. Di seguito giungeva a La Forca, da cui con il Ponte alla Forca o della Seghettina, attraversava il Bidente: la sua struttura in base all’elenco stradale del 1939 era costituita da spallette in pietra con travi in ferro e impalcato ligneo, ma sostituiva le precedenti strutture lignee più volte rifatte: il ponte originario risale al 1843. Oltrepassato il ponte con un lungo tragitto si poteva risalire fino a S. Paolo in Alpe oppure si imboccava l’importante e sopracitata Strada che dalla Seghettina va a Stia valicante il Passo Sodo alle Calle o La Scossa. Dalla Seghettina un percorso ridiscendeva fino a La Lama, per risalire fino a valicare lo Spartiacque Appenninico.
Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna di Ridràcoli riguardanti i fabbricati, procedendo verso monte fino all’area direttamente scolante nell’invaso, si possono riassumere come di seguito elencato:
- Il Casone nel Catasto Toscano, o il Casone nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937) e in quella moderna, o nuovamente Il Casone nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- Ridracoli nel Catasto Toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Ridràcoli nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937) e in quella moderna, o Ridracoli e Mulino nel N.C.T. (Nuovo Catasto Terreni, 1935-1952), o Ridracoli nella C.T.R. (Carta Tecnica Regionale della Regione Emilia-Romagna);
- Ridracoli nel Catasto Toscano, o Castello nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937) e in quella moderna, o il Castello nel N.C.T., o Castello di Ridracoli nella C.T.R.;
- Il ponte di Ridràcoli nel Catasto Toscano, anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937), o Pal.zo Giovannetti in quella moderna, Le Case e il Ponte nel N.C.T., o Le Case nella C.T.R.;
- Le Calvane nel Catasto Toscano, o Calvane nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) o Galvane nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937) e in quella moderna, o Le Galvane nel N.C.T., o Galvane nella C.T.R.;
- Il Molino nel Catasto Toscano, o M.° di sopra nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937), o anonimo in quella moderna ma è sempre presente il simbolo Opificio a forza idraulica nell’I.G.M. di impianto, o anonimo nel N.C.T., o Molino di Sopra nella C.T.R.;
- Le Colluzze nel Catasto Toscano, o le Celluzze nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna, o Le Celluzze nella C.T.R.;
- Verghereto anonimo nel Catasto Toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894),erroneamente detto la Casetta nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937), area lacustre in tutta la cartografia moderna;
- La Casetta nel Catasto Toscano, o la Casetta nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937) e in quella moderna (in quella del 1937 toponimo erroneamente posto su Verghereto), di nuovo La Casetta nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- Il Lagacciolo nel Catasto Toscano, anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937), area lacustre in tutta la cartografia moderna;
- Cà di sopra nel Catasto Toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Ca di sopra nella Carta d'Italia di impianto (1937) e in quella moderna, o Cà di Sopra nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- La Forca, anonimo nel Catasto Toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937), area lacustre in tutta la cartografia moderna;
- Molino della Forca, mai rappresentato in tutta la cartografia il simbolo Opificio a forza idraulica, area lacustre in tutta la cartografia moderna;
- La Palestrina nel Catasto Toscano, o Palestrina nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), non presente nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937), e in quella moderna, non presente nel N.C.T. e nella C.T.R., nel N.C.T. rimane la S. Vic.le del Pratolino che vi giungeva;
- Casamentino nel Catasto Toscano, non presente nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937) e in quella moderna, rimane il simbolo del sentiero che lo raggiungeva nell’I.G.M. di impianto, non presente nel N.C.T. e nella C.T.R., nel N.C.T. rimane la S. Vic.le del Casamentino che vi giungeva;
– Le Faltelle nel Catasto Toscano, anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o le Faitelle nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937) e in quella moderna, o Faitelle nel N.C.T., o Le Faitelle nella C.T.R.
Il sistema insediativo di Ridràcoli si suddivide in tre nuclei vicini, quello politico-militare del castello, quello religioso seicentesco della chiesa e quello economico-residenziale e religioso cinquecentesco (se non duecentesco) compreso tra Pian del Ponte il Campo de’ Fabbri e S. Lorenzo. Secondo la Descriptio Romandiole del 1371 il nucleo del Castrum Ridiracoli era un villaggio fortificato composto da appena 6 focularia. Nell’Archivio comunale al 1548 è documentata l’esistenza di 16 abitazioni ripartite in un numero non definibile di fabbricati distribuiti intorno alla rocca. Il fulcro del nucleo religioso è ovviamente la Chiesa dei SS. Martino e Lorenzo, ma storicamente Ridràcoli possedeva due chiese separate dal fiume (una villam Ridraculi cum omnibus ecclesiis - con tutte le chiese - è così documentata già dal 1213, forse in riferimento alle due chiese già presenti) infatti il titolo attuale è dovuto alla soppressione nel 1652 dell’Eremo di S. Lorenzo e alla rovina della chiesa annessa che, se fa fede la toponomastica di inizio ‘800, doveva trovarsi sotto l’estrema pendice rocciosa di una delle diramazioni provenienti dal contrafforte secondario allora detta Ripa del Casone, che separava le proprietà ecclesiastiche dal Fosso di Canforchisio, come risulta dalla descrizione del quel tratto di strada verso nord che passava «[…] di contro il podere del Casone […] il Campo della Maestà, San Lorenzo e la Ripa del Casone […]» (C. Bignami, A. Boattini, 2022, p. 236, cit.). Il Catasto Toscano pare rappresentare lo stato storico del nucleo religioso e del suo podere, detto Chiesa di Sotto, al massimo della sua espansione, quando giunse a comprendere tre fabbricati colonici. Di lato alla piazzetta della chiesa, si trova il fabbricato abbandonato delle ex Scuole Rurali, costruito nel 1961 per trasferirvi l’attività scolastica istituita a fine ‘800, prima svolta privatamente in canonica, dal 1913 in forma pubblica senza una sede fissa e dal 1922 a Palazzo Giovannetti, dove operò fino al trasferimento.
Il nucleo economico-residenziale di Ridràcoli trae le sue antiche origini da un villaggio di una dozzina di case documentate dal primo censimento del 1548 nell’area, detta Campo de' Fabbri, compresa tra il ponte e la sopracitata area ecclesiastica di S. Lorenzo, di cui forse facevano parte i fabbricati antichi del Casone. Si è successivamente sviluppato attorno alla principale infrastruttura della valle, il Ponte di Ridràcoli (toponimo del Catasto Toscano). Dal 1789 accanto al ponte si trovava il Molino di Sotto. Sul poggetto sovrastante il ponte si trovano il grande edificio di Palazzo Giovannetti - Le Case, derivante dalla ristrutturazione e ampliamento di fine Ottocento, quando viene attribuita la denominazione Il Palazzo al complesso edilizio nel Settecento detto Le Case de' Fabbri (dal toponimo antico del luogo) composto, in base al Giornale di Campagna del 1829, da una porzione colonica e una parte padronale che comprendeva al P.T. tinaia, cantina, stalla, due stanze, loggia e forno, al P.I° 5 stanze e al P.II° altre 5 stanze. Una mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna datata 1888-1913 (cfr. C. Bignami, a cura di, 1995, e C. Bignami, A. Boattini, 2022, cit.), riguardante l’attribuzione delle numerazioni civiche, assegnava alle Case e al Palazzo rispettivamente i nn. 37 e 38, quando, a seguito dell’ampliamento, il fabbricato padronale risultava composto di 22 stanze. Acquistato negli anni ’80 dalla Romagna Acque-Società delle Fonti S.p.A, già ospitante un museo naturalistico, oggi viene riutilizzato a fini turistico-ristorativi. Complesse vicende lo hanno interessato, come la presenza di tre importanti ospiti commemorata dalla lapide sopra l’ingresso principale: Leopoldo II Granduca di Toscana, Aurelio Saffi e Antonio Fratti (Saffi, 1819-1890, fu mazziniano e figura del Risorgimento, Fratti, 1848-1897, fu un politico e garibaldino). Adiacente è l’Oratorio della Madonna della Neve, detto anche Oratorio sotto l'Invocazione di S. Maria della Neve mentre, più in alto, sorge una torretta. L’oratorio, di diritto privato, risale al 1705, ma l’epigrafe soprastante l’ingresso, recante il simbolo stilizzato della croce sul monte e la data 1814, fa presumere una completa ristrutturazione o ricostruzione, cui ne sarebbe succeduta un’altra negli anni successivi, conseguente ai danni del terremoto del ’18, come si deduce dalle visite pastorali degli anni ’40 e come risulta dalle modifiche planimetriche derivanti dal confronto tra catasti. Oggi è utilizzato come magazzino. Accatastata nel 1829 come colombaia ad uso dell’insediamento padronale, la torretta a metà del secolo scorso è stata adibita ad abitazione di tre stanze, una per piano, rientrando oggi nel generale riutilizzo turistico. Tra gli edifici a carattere produttivo si ricorda una Gualchiera, risalente alla prima metà del XIX sec. e collocata tra il fiume e il mulino, cui era collegata quale opificio idraulico, nel 1872 venne però ristrutturata e suddivisa in due abitazioni, certificata dall’attribuzione del n. civico 40 nella mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna. L’utilizzo è cessato nel 1922 con la demolizione da parte del Genio Militare, forse per l’ostacolo che creava al flusso fluviale: del fabbricato la cartografia non riporta alcuna traccia. Oggi inserita nel muro di sostegno del tratto di Strada comunitativa verso Il Casone, si trova la Maestà del Casone, documentata già dall’inizio del XVIII secolo quando, come sopracitato, veniva descritto un Campo della Maestà.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie ai rapporti della Descriptio provinciae Romandiole e delle visite pastorali o apostoliche.
- La Descriptio è un rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della “Cattività avignonese” (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- La visita apostolica o pastorale, che veniva effettuata dal vescovo o suo rappresentante, era una prassi della Chiesa antica e medievale riportata in auge dal Concilio di Trento che ne stabilì la cadenza annuale o biennale, che tuttavia fu raramente rispettata. La definizione di apostolica può essere impropria in quanto derivante dalla peculiarità di sede papale della diocesi di Roma, alla cui organizzazione era predisposta una specifica Congregazione della visita apostolica. Scopo della visita pastorale è quello di ispezione e di rilievo di eventuali abusi. I verbali delle visite, cui era chiamata a partecipare anche la popolazione e che avvenivano secondo specifiche modalità di preparazione e svolgimento che prevedevano l'esame dei luoghi sacri, degli oggetti e degli arredi destinati al culto (vasi, arredi, reliquie, altari), sono conservati negli archivi diocesani; da essi derivano documentate informazioni spesso fondamentali per conoscere l’esistenza nell’antichità degli edifici sacri, per assegnare una datazione certa alle diverse fasi delle loro strutture oltre che per averne una descrizione a volte abbastanza accurata.
- Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Case di Sopra, Casone, Lagacciolo, Le Celluzze, Galvane e Vergherete divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo tranne il riutilizzo di Case di Sopra e Casone. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
RIFERIMENTI
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C. Bignami, A. Boattini, La gente di Ridràcoli, Monti editore, Cesena 2022;
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A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Piano Strutturale del Comune di Bagno di Romagna, Insediamento Storico di Ridràcoli, Analisi e Disciplina Attuativa, 2004;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Carta dei sentieri, Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Carta dei sentieri, Comune di Bagno di Romagna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
ai margini della frazione di Ridracoli (vedi)
Testo do Bruno Roba - Ridràcoli Il Palazzo sono facilmente raggiungibili tramite la S.P. 4 del Bidente da cui si stacca la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7.
2010 - foto inviata da http://tracceinappennino.blogspot.com e qui riprodotta con il consenso dell'autore
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Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
00a1/00a8 – Dalla S.P., vedute della Valle di Ridràcoli verso monte nel tratto dove si allarga dopo Biserno; mentre in p.p. si notano a mezzacosta Casetto e presso il fiume il Molino di Biserno, oltre il vasto podere delle Case di Monte di Valle in dx idrografica e i campi di Canforchisio in sx, in lontananza si nota il fondovalle del borgo di Ridràcoli con i prati e il fabbricato del podere Il Casone e uno scorcio di Palazzo Giovannetti con la piccola abetina che risale il pendio (21/04/18).
00a9 – 00a10 – Dalla strada che risale alla diga, veduta verso la strettoia della valle del Bidente all’imboccatura del fondovalle del borgo di Ridràcoli tra Il Casone, in basso a sx sotto il costone roccioso, e Canforchisio, più a dx (21/04/18).
00a11 - 00a12 - 00a13 – Dalla S.F. Grigiole-Casanova dell’Alpe-Poggio alla Lastra l’incisione del Fosso Corneta guida lo sguardo verso la profondità del fondovalle dove si intravedono gli edifici storici e moderni di Ridràcoli (16/10/16).
00b1/00b8 – Dalla mulattiera che da Lavacchio scende a Ridràcoli, vedute del centro di Ridràcoli; una piccola abetina ridisegna il contesto paesaggistico de Il Palazzo (19/07/18).
00c1 – 00c2 – 00c3 - Elaborazioni pittoriche di foto d’epoca. Particolarmente interessante la prima, probabilmente risalente agli Anni ’50, prima dell’inizio della costruzione dell’invaso e della viabilità moderna, quando le case erano ancora abitate ed era ancora utilizzato il Molino di Sotto, di cui si nota il berignale di presa idraulica e lo scarico nel Bidente; si nota inoltre il tracciato della Mulattiera di Ridràcoli che dal ponte, risalito il poggio e superata la chiesa, attraversa il Fosso Corneta su un ponticello. La seconda e la terza foto risalgono agli Anni ’70-’80: dall’’alto, quando i lavori stradali sono in ultimazione, Chiesa di Sotto è fatiscente e Chiesa di Sopra non è stato ancora ampliato; dal basso, il tratto di viabilità tra il ponte e Palazzo Giovannetti.
00d1 - Schema cartografico relativo ai promontori di Ridràcoli e del Castello, ramificazioni morfologiche della dorsale anticamente detta Raggio delle Putine dividente le valli dei Fossi dei Tagli e Corneta.
00d2 – 00d3 - Confronto tra cartografia storica e moderna dell'area centrale di Ridràcoli, con sovrapposizione tra catasti.
00e1/00e10 – Il nucleo de Il Palazzo con l’Oratorio della Madonna della Neve e la torretta (21/05/11 - 23/09/16 – 27/09/16 - 28/03/22).
00e11 - Riproduzione da foto risalente agli Anni ’70-’80 con effetto pittorico ad olio, soggetto: il ponte e Palazzo Giovannetti.
00e12 – 00e13 - Riproduzioni pittoriche della torretta di Ridràcoli e di foto d’epoca relativa alla tipologia di torretta da vigna (di Civitella, nel caso rappresentato).
00f1/00f12 – L’antica via principale da Ridràcoli a Isola, fino alla costruzione della strada provinciale, aveva inizio dall’ottocentesco Ponte con l’Osteria del Terrore, transitava tra le Case e l’Oratorio quindi, prima del Casone, trovava una maestà, oggi restaurata ed inserita nel muro di sostegno, ma pendente (21/05/11 - 23/09/16 – 19/07/18 - 28/03/22).