Poggio Squilla
Testo di Bruno Roba (29/10/2018)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quest’ambito, le Valli del Bidente di Campigna e del Bidente di Ridràcoli sono separate dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, il Monte Grosso, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti, Poggio Collina e Poggio Castellina), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago. La morfologia dei rilievi, caratterizzata dalla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, specie nella parte alta dell’Appennino romagnolo dove le valli sono piuttosto strette, mostra una spiccata asimmetria dei versanti, con le dorsali digradanti verso i fondovalle piuttosto sottili e ripetutamente ondulate per l’emergere di basse cime, a volte in forma di tozze piramidi. Ogni rilievo spesso costituisce un nodo montano, dove a volte il contrafforte compie notevoli declinazioni di quota e orientamento, da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o di conflitto tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra i siti, Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, come per l’intero Appennino, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate ma p. es., nel Settecento, chi voleva salire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]», per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» e per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Tale descrizione era del tutto generalizzabile: «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p. 32, cit.). Nel XIX secolo il panorama certamente non migliorò: «Cavalcando […] vidi […]. La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […]. Sugli spigoli acuti delle propaggini del monte si vedevano miseri paeselli con le chiese: San Paolo in Alpe, Casanuova, Pietrapazza, Strabatenza; impercettibili sentieri conducevano a quelli, e lì dissero le guide i pericoli del verno, la gente caduta e persa nelle nevi, […] i morti posti sui tetti per non poterli portare al cimitero, e nelle foreste i legatori del legname sepolti nelle capanne […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, citato da: G.L. Corradi, O. Bandini, “Fin che lo sguardo consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p.78, cit.). Così, se al diffondersi dell’appoderamento si accompagna un fitto reticolo di mulattiere di servizio locale, per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX. Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).
Il contrafforte che, come detto, si dirige verso Isola, prima di assumere il prevalente orientamento a Grecale, in corrispondenza dell’Altopiano di S. Paolo in Alpe comincia un’ampia rotazione che - dopo un breve tratto puntato su Zefiro, NNO, con Poggio Squilla all’apice di un ampio arco di 180° - volge al termine dopo aver superato Ronco dei Preti quando, con un ulteriore breve tratto orientato a Solano, ESE, precede una netta controcurva a 90° così riprendendo definitivamente l’orientamento verso Grecale. Dai rilievi e picchi emergenti del tratto arcuato di contrafforte si staccano a raggiera dorsali di vario sviluppo, asimmetricamente verso l’esterno, o concentriche verso l’interno. Se l’altopiano così fa da snodo a un tozzo e inciso rilievo tracciato dal percorso di controcrinale per Celle-Poggio Corsoio, da Poggio Squilla una lunga dorsale volge a Maestrale, NO, ma una leggera rotazione su Zefiro, NNO, consente di volgere il suo sviluppo conclusivo a Tramontana, N, come detto su Lago, borghetto di fondovalle sovrastato dall’inconfondibile picco di Poggio Aguzzo. In particolare Poggio Squilla, specie da una visione zenitale e/o planimetrica, evidenzia (schematizzando) una morfologia triangolare con i lati concavi costituenti impluvi idrografici cui assialmente e asimmetricamente si oppongono i crinali divergenti. Come accennato, dall’antichità il sistema dei crinali veniva utilizzato per gli spostamenti, così come il contrafforte principale, che forse era percorso da una via militare romana che, nell’antichità più recente, era nota come Via del Giogo di Scali o Via di Scali. Il tracciato viario presumibilmente rasentava, come l’odierna e ampia rotabile S. Paolo-Biserno, sia Poggio Squilla sia Ronco dei Preti seguendo la tortuosità del crinale benché, nella cartografia storica (I.G.M. di primo impianto, 1:50.000 del 1894, 1:25.000 del 1937), con segno convenzionale di “Sentiero facile” è indicato un percorso che, non rispettando strettamente la cresta, costeggia entrambi i picchi dal versante meridionale. Inoltre, nella mappa del 1937 il tracciato principale, indicato infatti con il segno convenzionale della mulattiera, risulta spostato a mezzacosta circa 100-120 m più a valle del crinale a partire da S. Paolo in Alpe ed andamento complanare intorno ai 1000 m, al fine di evitare la discreta pendenza oggi mitigata dai tornanti della moderna rotabile. Anche la particolareggiata C.T.R. regionale conferma questo sentiero di mezzacosta, ancora ben tracciato ed agevole salvo l’ormai difficile attraversamento di un tratto di forte pendio in erosione. Il toponimo del poggio, in romagnolo sguéla, che deriva dal gotico skilla = dondolare, ma nel mondo latino era un nome proprio, pare ricordare come il luogo, affacciato a 360°, fosse idoneo per l’emissione di segnali sonori o visivi. Dal contrafforte transita il Sentiero della Libertà, progetto di itinerario voluto dal Parco delle Foreste Casentinesi in collaborazione con l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea della Provincia di Forlì-Cesena: «È un antichissimo tracciato, formato dal susseguirsi di sentieri di crinale e contro crinale che, partendo da Biserno […], dopo aver toccato l’altopiano di San Paolo in Alpe […], scende fin sul greto del Bidente di Corniolo e, dopo averlo scavalcato, risale le pendici del massiccio del Falterona per poi biforcarsi a raggiungere da una parte la Val di Sieve ed il Mugello e dall’altra parte il Casentino. Qua e là, lungo il percorso, tabelle, lapidi, monumenti collocati da Comune, Provincia, ANPI, indicano luoghi dove durante la Resistenza si sono svolti scontri armati o feroci rappresaglie. È stato appunto per il tanto sangue versato da gente inerme e innocente che questo suggestivo percorso è poi stato identificato e classificato con l’impegnativo termine di Libertà.» (M. Gasperi, 2006, pp. 107-108, cit.). L’anfiteatro disegnato dall’ampio arco del contrafforte costituisce bacino idrografico del Rio Bacine, con i suoi affluenti Rio e Fosso del Castagno, contribuenti del Lago di Ridràcoli. Il versante opposto appartiene alla ristretta e boscosa valle del Fosso della Cerreta o delle Cerrete, nascente tra Poggio Squilla e Ronco dei Preti ed affluente del Bidente di Corniolo. Il versante occidentale di Poggio Squilla, dà origine al Fosso di Ristéfani, affluente del Fiumicino di S. Paolo e contribuente del Bidente di Campigna, costituendone parte del bacino idrografico insieme ai rispettivi versanti delle due citate dorsali, l’una comprendente l’Altopiano di S. Paolo in Alpe e l’altra sviluppantesi verso Poggio Aguzzo.
Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Campigna e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Link: www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
sullo stradello forestale che collega San Paolo in Alpe con Biserno, nel punto in cui si stacca il sentiero CAI 283 per case Fiumari
Testo di Bruno Roba
Poggio Squilla è facilmente raggiungibile da S. Paolo in Alpe, km 1,100, ed ulteriori km 2 dalla sbarra sulla rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe (dal bivio per S.Agostino al km 35+100 della S.P. 4 del Bidente, circa 6 km).
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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001a – Dal Monte Penna, panoramica con indice fotografico; il tratto continuo evidenzia la linea di crinale del contrafforte secondario che si stacca da Poggio Scali, dietro, il puntinato indica la linea di crinale del contrafforte principale che si stacca dal M. Falco/Piancancelli.
001b – 001c – Nelle viste panoramiche da oriente e da remoto del Monte Penna, Poggio Squilla è pressoché indistinguibile nel susseguirsi di picchi; solo una vista ravvicinata può aiutare insieme alla copertura nevosa della rotabile che ne evidenzia la sottile traccia. Nella terza veduta compare l’ampio anfiteatro vallivo delimitato dal contrafforte e dal Crinale della Vacca che costituisce bacino idrografico del Rio Bacine, nella parte alta suddiviso, in senso orario, nelle valli del Fosso del Castagno, del Rio del Castagno e degli insediamenti di Casette e Ronconi: notare l’asimmetria morfologica per cui alle concavità delle rispettive testate vallive corrispondano, nel versante opposto, le prolungate “convessità” delle dorsali, e viceversa (7/02/11 – 17/10/13).
001d/001h - Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI), sul contrafforte principale dai pressi del M. dell’Avòrgnolo, anche le giornate più nuvolose consentono di avere una vista da quota elevata; verso oriente, con la Valle di Lavacchio in p.p. ed oltre il Crinale del Corniolino, si nota bene il massiccio profondamente inciso che culmina con l’acuto vertice di Poggio Squilla; si distinguono altresì: sulla sx la valle del Fosso della Cerreta, sulla dx la valle del Fosso di Ristéfani. Nel discendere verso il Passo della Braccina (penultima foto), la veduta è particolarmente suggestiva nel contrasto tra le pieghe montane evidenziate dalle luci pomeridiane con il versante prativo di Corniolo e della Valle della Fontaccia. Nel fondovalle Lago segnala la confluenza tra i Bidenti delle Celle e di Campigna (ma, sotto Corniolo, tale diventerà l’idronimo). In ultimo, all’estremo opposto del contrafforte principale quando delimita la valle del Bidente delle Celle, oltre il Monte della Maestà si vede emergere il profilo del massiccio che ha come cacumine Poggio Squilla (16/04/16 - 23/11/16 - 26/11/16).
001i – 001j – 001k – Un limitato scorcio da occidente e da remoto si apre da Poggio Sodo dei Conti e tra la sequenza di dorsali si evidenzia il tratto di contrafforte da Poggio Capannina al Monte Grosso e Poggio Squilla, che la prospettiva mette inevitabilmente in competizione con la vetta di Ronco dei Preti, inferiore per soli 6 m (22/12/11).
001l – 001m – 001n – La veduta dalla Costa Poggio dell’Aggio Grosso differisce dalla precedente più per la quota inferiore che per l’angolatura, ma evidenzia come il crinale che si distacca da Poggio Squilla verso Poggio Aguzzo separi le valli dei Fossi di Ristéfani e della Cerreta, quest’ultima attestata su Ronco dei Preti (31/10/17).
001o – 001p – 001q - Spostandosi tra la S.P. 4 del Bidente e il Crinale del Corniolino, fronteggianti di là dal Bidente di Campigna, vengono evidenziate le linee di crinale e il vertice di Poggio Squilla riesce a farsi riconoscere (11/02/16 – 26/11/16 - 24/01/18).
001r/001y – Le vedute panoramiche da Poggio Scali sono spesso condizionate dagli eventi meteorologici e dalle particolari atmosfere che ne derivano. Così le praterie innevate spiccano nel contesto invernale o gareggiano per aridità con le nude stratificazioni rocciose nelle stagioni secche. Così si distingue bene il boscoso Poggio Squilla dal poggetto antistante, che mostra infatti un versante bianco o arido. N.B. i due rilievi sono separati da una selletta da cui si distacca il sentiero per Ristéfani (9/03/11 – 2/09/11 – 16/02/18 – 30/09/18)
002a/002e - Il Canale del Pentolino incide lo spartiacque appenninico fino al crinale aprendo un varco panoramico: la sella di Pian del Pero proietta la vista lungo il contrafforte, che si segue pressoché per l’intero suo sviluppo verso la bassa valle di Ridràcoli fino a scorgere S.Sofia. Riguardo la riconoscibilità di Poggio Squilla vale quanto detto per le vedute da Poggio Scali che però, se sono ravvicinate, rivelano che anche lo Squilla non è particolarmente rigoglioso (2/09/11 – 15/05/14 – 11/12/14 – 30/09/18).
002f - 002g – 002h –Dall’estremo occidentale della vetta di Poggio Capannina, scorcio verso l’altopiano ma Poggio Squilla rimane occultato da quel picco antistante caratterizzato da quel versante piuttosto arido (2/06/18).
002i – 002l – Dal Crinale della Vacca, che fronteggia il contrafforte di là dalla valle del Rio Bacine e del Fosso del Castagno, mentre sulla sua sx emerge il M. Grosso, nel modesto saliscendi di rilievi sulla dx si può notare un poggio da cui si stacca la dorsale che divide il Fosso ed il Rio del Castagno, cui seguono il piramidale ma poco evidente Poggio Squilla ed il livellato Ronco dei Preti (10/12/15).
002m – 002n - Poggio Squilla visto dal crinale per Poggio Aguzzo (si raggiunge dal sentiero per Ristéfani) (25/04/18).
002o – 002p –Elaborazioni da cartografia del 1850 che evidenziano lo sviluppo dei contrafforti dell’Appennino forlivese delimitanti le Valli del Bidente, con particolare del contrafforte secondario P.gio Scali/P.gio Castellina che, nel suo tratto iniziale, individua S. Paolo (in Alpe) cui segue l’ampia e netta curva del contrafforte dove si trova Poggio Squilla.
002q – 002r - Elaborazione da cartografia moderna, che evidenzia il primo tratto del contrafforte secondario, e da cartografia del 1937 che evidenzia la viabilità allora esistente, costituita essenzialmente da mulattiere e sentieri, mentre, ovviamente, manca la rotabile S. Paolo/Biserno. Notare che un tratto dell’importante Via di Scali era declassato a sentiero, mentre la mulattiera correva a mezzacosta. La scrittura della toponomastica riprende quella originale.
003a/003l – Varie vedute del contrafforte dall’altopiano; in quelle ravvicinate su Poggio Squilla si evidenzia una copertura arborea ancora più modesta rispetto a quanto appare da remoto, ma anche la copertura nevosa evidenzia l’ampiezza delle aree prative (26/03/12 – 25/04/18 – 24/10/18 – 22/11/18).
003m/003q – Poggio Squilla visto dal contrafforte e da Ronco dei Preti (26/03/12 – 24/10/18).
003r - 003s – 003t – Il versante meridionale di Poggio Squilla; sulla sx, innesto del sentiero per Ristéfani (25/04/18 – 24/10/18).
003u – 003v - 003z – La sommità di Poggio Squilla si raggiunge agevolmente da Sud, evidenziando come gli affioramenti delle stratificazioni lapidee ostacolino la ri-colonizzazione arbustiva e arborea, mentre il versante settentrionale, ripido e impervio, sia completamente boscato (24/10/18).
004a/004e – Da Poggio Squilla il panorama a 360° (salvo copertura arborea) si apre, verso Sud, sull’altopiano di S. Paolo e la dorsale oltre la quale si trova Campodonato e, verso Ovest, sul contrafforte principale fino al M. Cavallo e l’antistante Crinale del Corniolino con il M. della Maestà. Verso oriente si vede un tratto del contrafforte oltre il poggio di Ronco dei Preti e la suggestiva valle del Rio Bacine. Fanno cornice i panorami montani più lontani (24/10/18).