L'Abetaccia
ricordato fin dal 1700, abbandonato nel 1963
Testo di Bruno Roba (23/01/2022) - Il bacino idrografico del Fosso Fondo Rignone appartiene ad un tratto di versante orientale del contrafforte secondario, compreso tra Poggio della Bertesca, il terrazzamento orografico interglaciale di Pian della Saporita, l’area dell’Eremo Nuovo e la dorsale che staccandosi dietro Siepe dell’Orso si sviluppa fino al Bidente subito a monte di Pietrapazza, delimitando a Nord la valle dei Fossi del Vallone e dei Poderini, dorsale già detta Raggio di Valprandola, la parte alta e Raggio da Rignuno o Rignuni o Raggio del Valone, il tratto inferiore. Questo brano di territorio è reso particolarmente impervio dal susseguirsi di diramazioni montane che danno origine ad un fitto e quasi indistinguibile reticolo idrografico, tra cui si identificano il Fosso del Castagnaccio e il suo ramo alto, che forse indentifica l’intero torrente, significativamente detto dal Piano al Fondo (ovvero da Pian della Saporita al Fosso Fondo), affluente del Fondo Rignone, e il Fosso di S. Giavolo, affluente del Bidente. Il ramo principale del Fosso Fondo Rignone (accoppiamento toponomastico accrescitivo del termine, dal latino classico, rivus e tardo latino rigus, con il significato sia di fossone, vallone sia di rigagnolo) ha origine dall’ampia sella del contrafforte al Paretaio, che costituisce passo montano di collegamento con la viabilità di crinale e con la Valle di Ridràcoli. Nel XVI secolo il Rignone era l’area più elevata che si estendeva fino all’Abetaccia e a S. Giavolo mentre l’Himo Rignone o Rignone Basso riguardava l’area della Casetta, estendendosi fino a Cà dei Conti, a Petrella e al Mulino Milanesi di Pietrapazza o di Cà del Conte. L’area fino alla zona dell’Eremo Nuovo era detta Sangiavolo. Nel XVIII secolo la parte elevata era semplicemente detta Monte e i coltivi di Siepe dell’Orso erano detti i Campi da Monte.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Pietrapazza, Fiume Bidente di Pietrapazza e Fosso Fondo Rignone.
In base al Catasto Toscano (1826/34) nel sistema vallivo dei Fossi Fondo Rignone e di S. Giavolo, in ordine geografico, sorgevano i fabbricati di Siepe dell’orso, detto anche Mottoni, o Siepe all’Orso o Siepe dell’Orso di Sopra, oggi Siepe dell’Orso, restaurato, La Siepe dell’orso, poi distinto in Siepe dell’Orso di Mezzo e Siepe dell’Orso di Sotto, scomparso, Abetaccia o Albaraccio o Abataccio o Abedaccio, nella Carta d'Italia I.G.M. odierna declinato l'Abetaccia, Castagnaccio, nella Carta d'Italia declinato il Castagnaccio, Rignone o Rignoni o Rignuno o Rignuni e Casetta o Casetta di Cà del Conte, nel N.C.T. declinato La Casetta, ridotti a rudere. S. Giavolo, già S. Giavoli o Sangiavolo nella Carta d’Italia dell’I.G.M. precisato C. S. Giavolo, posto nel crinale di separazione dal fosso omonimo, e I Piani o Pian del Ghiro, posto nel crinale di separazione tra i Fossi di S. Giavolo e dell’Eremo Nuovo, sono anch’essi ridotti a rudere o pochi resti. In riva al Bidente, tra gli sbocchi dei due Fossi Fondo Rignone e di S. Giavolo, in un luogo già detto Macchia da Rignoni, si trovano i ruderi di Campo della Sega, già Campo alla Sega, c.d. dai caratteristici affioramenti delle stratificazioni marnoso-arenacee, a volte sporgenti e frammentati come denti di sega. Un ulteriore fabbricato scomparso era Il Baraccone, risalente all’epoca della ferrovia Decauville del Cancellino o della sua trasformazione in rotabile, cui si deve il lascito toponomastico relativo al sito dove sorgeva, presso il tornante stradale che aggira il contrafforte secondario e fronteggiante Siepe dell’Orso, evidente nelle vedute panoramiche. Sulle prime pendici orientali del Raggio di Rignone, scolanti sul Bidente ma anticamente appartenenti all’area di Rignone, si trovano Cà dei Conti, anticamente Casa del Conte e Cà del Conte, nel Catasto Toscano Cà de’ Conti, nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) trascritto come oggi per intero, e Petrella, nella Carta d’Italia dell’I.G.M. odierna C. Petrella, altrimenti anonimo nella cartografia antica ma detto La Petrella. Presso Pietrapazza, in riva al fiume e di là dal ponte si trova il Mulino Milanesi o Mulino di Cà del Conte, presente ma anonimo nel Catasto Toscano, con il solo simbolo dell’Opificio a forza idraulica nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) e con il solo simbolo del fabbricato in quella successiva del 1937.
L’Abetaccia, La muntâgna la è bëla da vdē … «La montagna è bella solo a vedersi, detta un proverbio romagnolo […] , mentre è brutta per chi la vive e chi la pratica, testimoniano tanti toponimi peggiorativi […]» (E. Casali, Aspetti e forme della cultura folclorica, in N. Graziani, a cura di, 2001, p.405, cit.), è documentato per la prima volta intorno al decennio successivo all’inventario dei beni posseduti dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna dal 1545, ma senza rientrarvi essendo di proprietà privata, epoca in cui all’operatività modernizzatrice fiorentina evidentemente conseguivano censimenti anche delle aree confinanti. Il Catasto Toscano del 1826-34 riporta il fabbricato senza toponimo ed in completa difformità rispetto allo stato odierno, sia per la collocazione sul lato opposto della mulattiera, sia per dimensione ed orientamento, ora planimetricamente regolare e parallelo ad essa oltre che impostato su regolari terrazzamenti del sito, prima perpendicolare ed articolato, quindi da riferire alla caratteristica tipologia di montagna che sfrutta il pendio per la distribuzione degli accessi. La ricostruzione con traslazione è avvenuta nel corso del XIX secolo, così come evidenzia la Carta d'Italia I.G.M. (1894) di impianto, che riporta un fabbricato già posto sotto strada. Una mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna datata 1888-1913 (cfr. AA.VV., 1989 e C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit.), riguardante l’attribuzione delle numerazioni civiche, assegna ad Abataccio il n. 19, quando la casa risulta composta di 6 vani. Ad oggi ancora riconoscibile nelle strutture principali, risulta abbandonato nel 1963 divenendo in conseguenza proprietà ex A.R.F.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: - Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Abetaccia, Cà dei Conti, La Casetta, La Pedrella, Rignone e S. Giavolo, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
- Il timore suscitato nell’immaginario collettivo dal possibile incontro con animali potenzialmente pericolosi rendeva frequente l’usanza di “battezzare” significativamente i luoghi di tali eventi: Cà dell’Orso, Cà D’Orso, Cà Orsarola, Fonte Lupaia, Fossa dell’Orso, Fossa del Lupo, Macchia d’Orso, Orsaiola, Orsaro, Passo dei Lupatti, Pian dei Lupi, Prato all’Orso, Tana all’Orso. A proposito si può citare l’inchiesta leopoldina del 1766 sull’economia locale del territorio, estremamente povera e di sussistenza specie nelle zone montane, eventualmente integrata con i prodotti della pesca e della caccia ai piccoli animali: se la caccia ai mammiferi maggiori era riservata ai grandi proprietari con riserva dei rapaci e delle loro uova al Granduca, ricompense venivano concesse a chi uccideva lupi e orsi bruni, questi ultimi segnalati ancora nel 1733 presso i confini geografici.
- Quando il toponimo compare con anteposta l’abbreviazione “C.” presumibilmente si è manifestata l’esigenza di precisarne la funzione abitativa; in base alle note tecniche dell’I.G.M., se viene preferito il troncamento Ca, deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;
C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Piano Strutturale del Comune di Bagno di Romagna, Insediamenti ed edifici del territorio rurale, 2004, Scheda n.674;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Sul sentiero 221 Pietrapazza - Siepe dell'Orso.
Testo di Bruno Roba - L’Abetaccia è raggiungibile senza difficoltà tramite il Sent. 221 CAI dal Paretaio, all’intersezione con la S.F. Poggio alla Lastra-Grigiole, transitando davanti a Siepe dell’Orso (200 m) e percorrendo in tutto 1,1 km. Qualora si giunga da Pietrapazza, dove si perviene dalla S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza (sterrata di circa 10 km), si percorre dall’inizio il Sent. 221 CAI seguendo i resti della vecchia ed oggi interessante mulattiera che attraversa il Bidente su un ottocentesco ponte in pietra, transita sotto Casetta (700 m) e accanto a Rignone (1,2 km), giungendo a destinazione in 1,8 km. Il percorso è riportato in tutta la cartografia sentieristica.
foto del 2009 inviate da Walter Donati
foto del 2010
-----------
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.
00a1 00a2 - 00a3 - Dal Monte Piano si può avere una delle più ampie viste dell’intero Spartiacque Appenninico e del contrafforte secondario che si stacca da Poggio allo Spillo/Passo della Crocina, con il suo tratto iniziale della Bertesca aggirato dalla S.F. del Cancellino al Baraccone: oltre il crinale che separa il Fosso Fondo Rignone dai fossi del Vallone e Poderini, anticamente detto Raggio di Valprandola e Raggio da Rignuni o di Rignone, sul versante nascosto che guarda il Monte Penna, si trova Abetaccia (1/01/12).
00b1 – 00b2 - 00b3 – Dalle pendici del Monte Càrpano, panoramica e vedute della testata valle del Fosso Fondo Rignone dove, a bassa mezzacosta del versante soleggiato (a solatìo), si trova Abetaccia (1/01/12).
00c1/00c6 - Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, presso il Poggiaccio, panoramiche e vedute del sistema vallivo dei Fossi Fossi Fondo Rignone, Castagnaccio e S. Giavolo, con indice cartografico di localizzazione degli insediamenti e vedute del versante degli insediamenti e di Abetaccia (3/10/11 – 15/11/11 - 16/02/17).
00d1/00d7 - Dal tratto alto del Crinale o Raggio del Finocchio e dal suo tratto basso (sent. 205), pressi Maestà del Raggio, vedute della valle del Fosso Fondo Rignone e di Abetaccia (12/07/16 – 1/09/16 – 7/04/18).
00e1 – 00e2 – 00e3 – Dalla dorsale che digrada dal Monte Càrpano, a monte de Le Graticce, veduta opposta alla precedente del sistema vallivo Fondo Rignone-Castagnaccio-S. Giavolo: Abetaccia (1/09/16)
00f1 – Schema cartografico del bacino idrografico del Fosso dell’Eremo Nuovo e adiacenze.
00f2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.
00f3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale. Qui compare anche la toponomastica della viabilità principale di fondovalle e di crinale.
00g4 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, che nella prima metà del XX secolo venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.
00g5 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.
00g1/00g13 – Vedute della Mulattiera di Pietrapazza (sent. 221) dal Ponte al cimitero di Pietrapazza alla cresta del bivio per La Casetta, quindi da Rignone a Abetaccia (18/10/11 - 9/05/13).
00h1/00h13 – Gli esterni di Abetaccia, si nota l’impostazione su alti terrazzamenti con sfruttamento del loro dislivello per la distribuzione degli accessi (9/05/13).
00i1/00i8 – Gli interni sono suddivisi in tre livelli; si individua la posizione della cucina dai resti del camino e la scala di accesso ai locali sottotetto, mentre presso l’ingresso si nota una madia a muro (9/05/13).
00l1 – Scorcio del “ronco” antistante la casa (9/05/13).
00l2 – 00l3 – Con la ricostruzione del XIX secolo la casa è stata traslata a valle della mulattiera posizionandola parallelamente con realizzazione dei terrazzamenti, mentre almeno fino ai primi decenni del secolo era posta in perpendicolare a monte della strada, sul luogo della pineta restaurativa (9/05/13).
00l4/00l12 – Vedute del tratto più elevato, fino alla sella tra Siepe dell’Orso e il Paretaio (9/05/13 – 27/06/12 - 5/10/16).