Campo della Sega
Testo di Bruno Roba (11/2017 – Agg. 20/01/2022) - Il bacino idrografico del Fosso Fondo Rignone appartiene ad un tratto di versante orientale del contrafforte secondario, compreso tra Poggio della Bertesca, il terrazzamento orografico interglaciale di Pian della Saporita, l’area dell’Eremo Nuovo e la dorsale che staccandosi dietro Siepe dell’Orso si sviluppa fino al Bidente subito a monte di Pietrapazza, delimitando a Nord la valle dei Fossi del Vallone e dei Poderini, dorsale già detta Raggio di Valprandola, la parte alta e Raggio da Rignuno o Rignuni o di Rignone, il tratto inferiore. Questo brano di territorio è reso particolarmente impervio dal susseguirsi di diramazioni montane che danno origine ad un fitto e quasi indistinguibile reticolo idrografico, tra cui si identificano il Fosso del Castagnaccio e il suo ramo alto, che forse indentifica l’intero torrente, significativamente detto dal Piano al Fondo (ovvero da Pian della Saporita al Fosso Fondo), affluente del Fondo Rignone, e il Fosso di S. Giavolo, affluente del Bidente. Il ramo principale del Fosso Fondo Rignone (accoppiamento toponomastico accrescitivo del termine, dal latino classico, rivus e tardo latino rigus, con il significato sia di fossone, vallone sia di rigagnolo) ha origine dall’ampia sella del contrafforte al Paretaio, che costituisce passo montano di collegamento con la viabilità di crinale e con la Valle di Ridràcoli. Nel XVI secolo il Rignone era l’area più elevata che si estendeva fino all’Abetaccia e a S. Giavolo mentre l’Himo Rignone o Rignone Basso riguardava l’area della Casetta, estendendosi fino a Cà dei Conti, a Petrella e al Mulino Milanesi di Pietrapazza o di Cà del Conte. L’area fino alla zona dell’Eremo Nuovo era detta Sangiavolo. Nel XVIII secolo la parte elevata era semplicemente detta Monte e i coltivi di Siepe dell’Orso erano detti i Campi da Monte.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Pietrapazza, Fiume Bidente di Pietrapazza e Fosso Fondo Rignone.
In base al Catasto Toscano (1826/34) nel sistema vallivo dei Fossi Fondo Rignone e di S. Giavolo, in ordine geografico, sorgevano i fabbricati di Siepe dell’orso, detto anche Mottoni, o Siepe all’Orso o Siepe dell’Orso di Sopra, oggi Siepe dell’Orso, restaurato, La Siepe dell’orso, poi distinto in Siepe dell’Orso di Mezzo e Siepe dell’Orso di Sotto, scomparso, Abetaccia o Albaraccio o Abataccio o Abedaccio, Castagnaccio, Rignone o Rignoni o Rignuno o Rignuni e La Casetta o Casetta di Cà del Conte, ridotti a rudere. S. Giavolo, già S. Giavoli o Sangiavolo nella Carta d’Italia dell’I.G.M. precisato C. S. Giavolo, posto nel crinale di separazione dal fosso omonimo, e I Piani o Pian del Ghiro, posto nel crinale di separazione tra i Fossi di S. Giavolo e dell’Eremo Nuovo, sono anch’essi ridotti a rudere o pochi resti. In riva al Bidente, tra gli sbocchi dei due Fossi Fondo Rignone e di S. Giavolo, in un luogo già detto Macchia da Rignoni, si trovano i ruderi di Campo della Sega, già Campo alla Sega, c.d. dai caratteristici affioramenti delle stratificazioni marnoso-arenacee, a volte sporgenti e frammentati come denti di sega. Un ulteriore fabbricato scomparso era Il Baraccone, risalente all’epoca della ferrovia Decauville del Cancellino o della sua trasformazione in rotabile, cui si deve il lascito toponomastico relativo al sito dove sorgeva, presso il tornante stradale che aggira il contrafforte secondario e fronteggiante Siepe dell’Orso, evidente nelle vedute panoramiche. Sulle prime pendici orientali del Raggio di Rignone, scolanti sul Bidente ma anticamente appartenenti all’area di Rignone, si trovano Cà dei Conti, anticamente Casa del Conte e Cà del Conte, nel Catasto Toscano Cà de’ Conti, nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) trascritto come oggi per intero, e Petrella, nella Carta d’Italia dell’I.G.M. odierna C. Petrella, altrimenti anonimo nella cartografia antica ma detto La Petrella. Presso Pietrapazza, in riva al fiume e di là dal ponte si trova il Mulino Milanesi o Mulino di Cà del Conte, presente ma anonimo nel Catasto Toscano, con il solo simbolo dell’Opificio a forza idraulica nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) e con il solo simbolo del fabbricato in quella successiva del 1937.
Campo della Sega è la denominazione moderna, comparente per la prima volta nel NCT e riconfermata dalla CTR regionale, di un insediamento documentato per la prima volta nel 1632 come Campo alla Sega, ricadente nella c.d. Macchia da Rignoni, posto al termine di un crinaletto che digrada ripido contro un’ansa del Bidente, delimitato dallo sbocco del Fosso Fondo Rignone e da un fossatello minore. Forse per essere raggiunto da viabilità incerta e spesso corrispondente all’alveo fluviale o costretta a frequenti guadi, pare che il fabbricato fino a metà Ottocento venisse utilizzato saltuariamente dai coloni di Rignone, mentre risulta abitato continuativamente solo da allora e fino all’abbandono, risalente alla metà degli anni ’40 del XX secolo, nell’immediato dopoguerra. Forse per tale uso limitato esso è riportato nel Catasto Toscano del 1826-34 come apparente aggiornamento speditivo ed anonimo, mentre il segno convenzionale di “casa in muratura” della Carta d’Italia I.G.M. di impianto del 1894 e del 1937 lo qualifica, così come è presente nel N.C.T. del 1935-39, tutte mappe dove comunque appare isolato rispetto ad ogni traccia sentieristica o viaria. Se una fotografia del 1987 (cfr. AA.VV., 1989 e C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit.), eseguita da monte, evidenzia la completa sussistenza di un fabbricato su due livelli già in notevole stato di fatiscenza, i ruderi rimasti consentono di stabilire che il fabbricato, a lunga pianta rettangolare, era composto da due corpi. Al primo piano del corpo a monte si trovavano la cucina, dotata della particolarità tipologica poco consueta del forno inserito all’interno del camino (condivisa nell’area con Castagnaccio) ed una stanza adiacente, suddivisa da tramezzo in legno, particolare che, come le porte di ingresso di entrambi i piani, si nota nella foto d’epoca. In base alla foto pare inoltre che esistesse una loggetta su due livelli, non sporgente dal corpo di fabbrica, che al livello superiore aveva funzione di ingresso all’abitazione (parrebbe tramite scala esterna di cui non si notano resti, forse in legno), e a quello inferiore aveva funzione di ingresso ai due locali (di servizio?) posti al piano terra. All’esterno della parete della cucina è addossata l’appendice sporgente del forno. Nel corpo a valle, pare anch’esso su due livelli, un portale particolarmente ampio collegava due locali, forse uso stalla. I resti di un piccolo annesso si trovano distaccati poco più a monte. Una mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna datata 1888-1913 (cfr. AA.VV., 1989 e C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit.), riguardante l’attribuzione delle numerazioni civiche, assegnava a Campo alla Sega il n. 3.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: - Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Abetaccia, Cà dei Conti, La Casetta, La Pedrella, Rignone e S. Giavolo, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
- Il timore suscitato nell’immaginario collettivo dal possibile incontro con animali potenzialmente pericolosi rendeva frequente l’usanza di “battezzare” significativamente i luoghi di tali eventi: Cà dell’Orso, Cà D’Orso, Cà Orsarola, Fonte Lupaia, Fossa dell’Orso, Fossa del Lupo, Macchia d’Orso, Orsaiola, Orsaro, Passo dei Lupatti, Pian dei Lupi, Prato all’Orso, Tana all’Orso. A proposito si può citare l’inchiesta leopoldina del 1766 sull’economia locale del territorio, estremamente povera e di sussistenza specie nelle zone montane, eventualmente integrata con i prodotti della pesca e della caccia ai piccoli animali; se la caccia ai mammiferi maggiori era riservata ai grandi proprietari con riserva dei rapaci e delle loro uova al Granduca, ricompense venivano concesse a chi uccideva lupi e orsi bruni, questi ultimi segnalati ancora nel 1733 presso i confini geografici.
- Quando il toponimo compare con anteposta l’abbreviazione “C.” presumibilmente si è manifestata l’esigenza di precisarne la funzione abitativa; in base alle note tecniche dell’I.G.M., se viene preferito il troncamento Ca, deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
- L’insediamento non si deve confondere (come da parte di alcuni autori) con il Campo alla Sega, ricadente nel bacino del Bidente di Ridràcoli e rientrante tra i beni posseduti dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna che, avendo preso possesso delle selve “di Casentino e di Romagna” e costatato che, sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi che altrove, si manifestavano numerosi disboscamenti e roncamenti non autorizzati, desiderando evitare nuovi insediamenti, già dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Da un accurato elenco relativo al 1637 così si hanno le prime informazioni sul luogo: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenete al livellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: Tutti li beni infrascritti da n. 24 a n. 40 inclusine, sono in Romagna nel Capitanato di Bagno, nel Comune di Ridracoli, nel Popolo di San Martino a Ridracoli: […] 25) Campo alla Sega, podere tenuto da redi di ser Carlo di Iacopo Fei […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 410, cit.). Nel Contratto livellario stipulato nel 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli si trova un’ulteriore conferma riguardo tale podere: «Tutta questa tenuta […] è composta dai seguenti terreni cioè […] 18° Podere detto dell’Ammannatoia, nel popolo di Ridracoli in detta comune […]. Questo podere è composto dei seguenti terreni cioè […] III° una casetta denominata Campo alla Sega addetta al nominato podere composta di quattro stanze da cielo a terra. Questa fabbrica merita di essere resarcita […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 472-473, cit.)..
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;
C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi, N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo, Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Piano Strutturale del Comune di Bagno di Romagna, Insediamenti ed edifici del territorio rurale, 2004, Scheda n.663;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
In sponda sinistra del fosso Bidente, a monte di Pietrapazza.
Testo di Bruno Roba – È raggiungibile con difficoltà da Pietrapazza, dove si perviene dalla S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza (sterrata di circa 10 km), percorrendo prima un breve tratto del Sent. 221 CAI fino a superare il ponte in pietra sul Bidente quindi, percorsi 100 m, anziché proseguire sulla mulattiera verso La Casetta si esce sulla sx (bivio evidente) percorrendo tracce di sentiero sulla sponda del fiume poi attraversandolo spesso a guado, o percorrendo il suo alveo, per 1 km fino alla confluenza del Fosso Fondo Rignone nel fiume. Ancora 100 m e si trovano i ruderi del fabbricato, in tutto 1,3 km da Pietrapazza. La cartografia sentieristica non riporta il percorso, per esperti.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.
00a1/00a4 – Le spoglie fronde arboree dello spartiacque subito sopra il Passo dei Lupatti, mentre le ombre invernali che avanzano nel primo pomeriggio, se consentono di scorgere l’alta valle di Pietrapazza fino all’Eremo Nuovo, ormai ricoprono le anse del Bidente che costringono Campo della Sega (7/01/12).
00b1 - 00b2 – Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, presso il Poggiaccio, panoramiche del sistema vallivo con indice cartografico di localizzazione degli insediamenti (16/02/17).
00c1 – 00c2 – Dalla mulattiera che risale la valle del Fosso Fondo Rignone (sent. 221), poco sopra Pietrapazza, si nota il Crinale o Raggio del Finocchio stretto tra il Bidente, a dx, e il Fosso di Rio d’Olmo; particolare con indice fotografico della posizione degli insediamenti, tra cui Campo della Sega (9/05/13).
00d1 – 00d2 – 00d3 – Dalla dorsale di separazione tra le valli dei Fosso Fondo Rignone e del Vallone-dei Poderini, già Raggio di Valprandola e Raggio da Rignuno o di Rignone, vedute del Crinale del Finocchio con indice fotografico della posizione degli insediamenti con particolare del fondovalle del Bidente presso Campo della Sega (8/09/20).
00e1/00e7 – Prima dal tratto alto del Crinale o Raggio del Finocchio, poi dal tratto percorso dal sent. 205 pressi Maestà del Raggio, vedute della dorsale che separa i Fossi Fondo Rignone e di S. Giavolo e del fondo vallivo; alle pendici della dorsale, in riva al Bidente, si trova Campo della Sega. Nel fondovalle si scorge un gradone che pare ma non è una strada, infatti il sentiero che conduce a Campo della Sega corre sulle sponde del fiume (1/09/16).
00f1 – Schema cartografico del bacino idrografico del Fosso dell’Eremo Nuovo e adiacenze.
00f2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.
00f3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale. Qui compare anche la toponomastica della viabilità principale di fondovalle e di crinale.
00f4 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, che nella prima metà del XX secolo venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.
00f5 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.
00g1/00g17 - La Mulattiera di Pietrapazza (sent. 221) poco dopo il Ponte al cimitero viene abbandonata al bivio del sentiero che segue l’alveo fluviale e lo attraversa spesso raggiungendo e superando lo sbocco del Fosso Fondo Rignone, quando trova il caratteristico fondale “a battello”, facilmente percorribile in caso di scarsa portata idraulica; in ultimo, veduta del fiume subito a monte di Campo della Sega (12/07/16 - 1/09/16).
00h1 – 00h2 – 00h3 – Vedute del versante presso Campo della Sega e del crinaletto al cui termine è posto il fabbricato (1/09/16).
00i1/00i7 – Vedute da valle del fabbricato (1/09/16).
00i8/00i11 – Vedute del fabbricato da monte: si nota l’appendice contenente il forno (1/09/16).
00i12/00i17 – Veduta degli 'interni' del corpo a monte, tra cui la parete della cucina attrezzata di camino con il forno inserito al suo interno (1/09/16).
00i18 – 00i19 – Elaborazione da foto d’epoca e collage fotografico di raffronto con la situazione recente, da cui si rilevano le particolarità descritte nel testo.
00i20/00i23 - Vedute degli “interni” del corpo a valle con l’ampio passaggio tra i locali (1/09/16).
00l1 – 00l2 – 00l3 – Vedute dei resti del piccolo annesso posto poco a monte (1/09/16).