Siepe dell'Orso (di Sopra)
Nel 1915 Fabbri Agostino apre una rivendita di vino.Viene abbandonata da Giulio Amadori tra il 1969-70.
Testo di Bruno Roba (22/01/2022) - Il bacino idrografico del Fosso Fondo Rignone appartiene ad un tratto di versante orientale del contrafforte secondario, compreso tra Poggio della Bertesca, il terrazzamento orografico interglaciale di Pian della Saporita, l’area dell’Eremo Nuovo e la dorsale che staccandosi dietro Siepe dell’Orso si sviluppa fino al Bidente subito a monte di Pietrapazza, delimitando a Nord la valle dei Fossi del Vallone e dei Poderini, dorsale già detta Raggio di Valprandola, la parte alta e Raggio da Rignuno o Rignuni o di Rignone, il tratto inferiore. Questo brano di territorio è reso particolarmente impervio dal susseguirsi di diramazioni montane che danno origine ad un fitto e quasi indistinguibile reticolo idrografico, tra cui si identificano il Fosso del Castagnaccio e il suo ramo alto, che forse indentifica l’intero torrente, significativamente detto dal Piano al Fondo (ovvero da Pian della Saporita al Fosso Fondo), affluente del Fondo Rignone, e il Fosso di S. Giavolo, affluente del Bidente. Il ramo principale del Fosso Fondo Rignone (accoppiamento toponomastico accrescitivo del termine, dal latino classico, rivus e tardo latino rigus, con il significato sia di fossone, vallone sia di rigagnolo) ha origine dall’ampia sella del contrafforte al Paretaio, che costituisce passo montano di collegamento con la viabilità di crinale e con la Valle di Ridràcoli. Nel XVI secolo il Rignone era l’area più elevata che si estendeva fino all’Abetaccia e a S. Giavolo mentre l’Himo Rignone o Rignone Basso riguardava l’area della Casetta, estendendosi fino a Cà dei Conti, a Petrella e al Mulino Milanesi di Pietrapazza o di Cà del Conte. L’area fino alla zona dell’Eremo Nuovo era detta Sangiavolo. Nel XVIII secolo la parte elevata era semplicemente detta Monte e i coltivi di Siepe dell’Orso erano detti i Campi da Monte.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Pietrapazza, Fiume Bidente di Pietrapazza e Fosso Fondo Rignone.
In base al Catasto Toscano (1826/34) nel sistema vallivo dei Fossi Fondo Rignone e di S. Giavolo, in ordine geografico, sorgevano i fabbricati di Siepe dell’orso, detto anche Mottoni, o Siepe all’Orso o Siepe dell’Orso di Sopra, oggi Siepe dell’Orso, restaurato, La Siepe dell’orso, poi distinto in Siepe dell’Orso di Mezzo e Siepe dell’Orso di Sotto, scomparso, Abetaccia o Albaraccio o Abataccio o Abedaccio, nella Carta d'Italia I.G.M. odierna declinato l'Abetaccia, nella Carta d'Italia I.G.M. odierna declinato l'Abetaccia, Castagnaccio, nella Carta d'Italia declinato il Castagnaccio, Rignone o Rignoni o Rignuno o Rignuni e Casetta o Casetta di Cà del Conte, nel N.C.T. declinato La Casetta, ridotti a rudere. S. Giavolo, già S. Giavoli o Sangiavolo nella Carta d’Italia dell’I.G.M. precisato C. S. Giavolo, posto nel crinale di separazione dal fosso omonimo, e I Piani o Pian del Ghiro, posto nel crinale di separazione tra i Fossi di S. Giavolo e dell’Eremo Nuovo, sono anch’essi ridotti a rudere o pochi resti. In riva al Bidente, tra gli sbocchi dei due Fossi Fondo Rignone e di S. Giavolo, in un luogo già detto Macchia da Rignoni, si trovano i ruderi di Campo della Sega, già Campo alla Sega, c.d. dai caratteristici affioramenti delle stratificazioni marnoso-arenacee, a volte sporgenti e frammentati come denti di sega. Un ulteriore fabbricato scomparso era Il Baraccone, risalente all’epoca della ferrovia Decauville del Cancellino o della sua trasformazione in rotabile, cui si deve il lascito toponomastico relativo al sito dove sorgeva, presso il tornante stradale che aggira il contrafforte secondario e fronteggiante Siepe dell’Orso, evidente nelle vedute panoramiche. Sulle prime pendici orientali del Raggio di Rignone, scolanti sul Bidente ma anticamente appartenenti all’area di Rignone, si trovano Cà dei Conti, anticamente Casa del Conte e Cà del Conte, nel Catasto Toscano Cà de’ Conti, nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) trascritto come oggi per intero, e Petrella, nella Carta d’Italia dell’I.G.M. odierna C. Petrella, altrimenti anonimo nella cartografia antica ma detto La Petrella. Presso Pietrapazza, in riva al fiume e di là dal ponte si trova il Mulino Milanesi o Mulino di Cà del Conte, presente ma anonimo nel Catasto Toscano, con il solo simbolo dell’Opificio a forza idraulica nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) e con il solo simbolo del fabbricato in quella successiva del 1937.
Il toponimo Siepe all’Orso è documentato per la prima volta nell’inventario dei beni posseduti nel 1546 dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna, eseguito dopo che l’Opera, avendo preso possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, dove desiderava evitare nuovi insediamenti, aveva costatato che, sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi che altrove, si manifestavano numerosi disboscamenti e roncamenti non autorizzati; pertanto, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1546 […] – un podere con casa posto alla Siepe all’Orso di some 12 quale toccò a Francesco Andrea Domini nella partizione dei beni comunali.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 152, cit.). All’epoca tale toponimo riguardava un’area che si estendeva fino alla testata della Valle del Trogo e alle pendici di Croce di Romiceto. In un nuovo accurato elenco relativo al 1637 come Siepe dell’Orso o Mottoni compaiono due distinti poderi: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenete al livellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] 55) Siepe dell’Orso o Mottoni, terre tenute da redi di Lodovico della Rondinaia 56) Siepe dell’Orso o Mottoni, terre tenute da Alessandro di Salvadore da Ridracoli [...]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 412, cit.). A dimostrare l’interesse per il legname di questi boschi fa fede una lunga relazione del 1652 presentata direttamente al granduca contenente una molto precisa descrizione dei luoghi e della qualità delle piante presenti a fini economici: «La settima parte cioè la Valdoria si trova passando dal Comignolo nel Felcetino al dirimpetto del quale sono le Fontanacce, più alto la Canapaia, poi la Lecceta, e i Balzoni, e quella balza che propriamente si chiama Valdoria. In questi luoghi l’Opera di presente fa fare parte dei suoi legni quadri e son più abbondanti di faggi che di abeti e gli abeti sono per lo più inutili per le galere. Nella spiaggia solamente di Valdoria, verso il fondo quanto acqua pende verso il fosso del Romiceto, vi si trovano alcuni abeti buoni per legni tondi […]. Di questo luogo dunque non da far capitale […] non è da pensare a farvi strade quando fussero peraltro fattibili che non sono […]. Con la detta parte dei Valdoria comprendesi la Macchia di Romiceto quella delle Grigiole, le coste della Penna, e di Giogo, Pian di Sambuco, e Siepe dell’Orso, e il Pianazzone. Luoghi di la di Valdoria verso levante e sopra di essa verso Giogo ma che piuttosto debbonsi chiamare faggete invece che abetie essendovi fra cento faggi dieci abeti e questi brutti.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 270-271, cit.).
Se riguardo la collocazione della casa censita nel 1546 non vi sono certezze, già per la fine del secolo vari documenti contengono riferimenti riguardo lo sdoppiamento poderale (cfr. C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit.). In base alle risultanze dei dettagliati studi svolti dalla fine degli anni ’70 riguardo la Vallata del Bidente (che hanno prodotto una completa documentazione utilizzata per mostre e pubblicazioni, tra cui la cit. AA.VV, 1984, digitalizzata e disponibile sul sito camerale della committente Camera di Commercio di Forlì-Cesena), in relazione all’identificazione e collocazione dei fabbricati dei due distinti poderi, dopo la citazione dell’inventario dell’Opera sopra riportata, si legge: «Le mappe del Catasto Toscano (1825-30) rilevano, sotto il toponimo “Siepe dell’Orso”, due edifici colonici, uno dei quali, posto in posizione più bassa lungo la mulattiera per Pietrapazza (pc. 189-193) era il podere originariamente di proprietà dell’Opera del Duomo di Firenze. La casa era allora in rovina (è descritta come “casa diruta” nell’allegato Giornale di Campagna): in parte apparteneva al Monastero di Camaldoli (che nel 1918 aveva ricevuto in enfiteusi i beni dell’Opera), in parte a Babbini Salvetti Gio. Franco. Non ne rimangono tracce. L’altro edificio (pc. 46), sull’area attuale, risultava invece interamente di proprietà di Babbini Salvetti Gio. Franco. […] NOTE STORICHE - L’edifico scomparso, posto più a valle dell’attuale, appartenne all’Opera del Duomo di Firenze […]. Dell’edificio colonico sorprendentemente non abbiamo più notizie […]» (www.fc.camcom.it/area biblioteca/documento.htm?ID_D=4931, V Le Case Sparse, tavola _99.jpg). Ricerche d’archivio recenti (cfr. C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit.), in particolare sugli estimi del Comune di Poggio alla Lastra del 1632 e del 1699, hanno evidenziato opposte risultanze. Il podere di Siepe dell’Orso posto più in alto, infatti confinante con le aree poste a monte del Vallone e del Poderino, che dal 1651 era posseduto da tal Valbonesi, nel 1699 risultava ormai divenuto dei camaldolesi, che ne mantennero la proprietà fino al 1741. Dai primi decenni del Settecento l’area risulta così suddivisa nei tre poderi di Siepe dell’Orso di Sopra, di Mezzo e di Sotto, gli ultimi due adiacenti e corrispondenti alle case scomparse. Di esse, nel 1940 sono stati rinvenuti alcuni ruderi a quota 910-915 m.
Nella mappa del Catasto Toscano l’insediamento più a monte (ivi riportato come Siepe dell’orso) risulta composto da un unico fabbricato del tutto difforme dall’attuale e senza annessi, risulta infatti ricostruito verso la fine del XIX secolo. Successivamente alla ricostruzione (nel 1915 venne aperta un’osteria) non ha subito modifiche, come risulta dal confronto tra il NCT del 1935-39, la documentazione dei primi anni ’80 (periodo in cui risultava disabitato e internamente fatiscente, infatti era stato abbandonato nel 1969-70), quella del primo decennio di questo secolo e quella odierna. Il nucleo odierno è infatti composto da una casa-stalla e un adiacente fienile, perfettamente recuperati ad uso residenziale grazie ad un restauro “filologico”. Tra i particolari tipologici, da segnalare il forno posto nell’atrio coperto che reca incise le iniziali A.B. – o R. – e la data 1884 e il camino della cucina che, nell’architrave su mensole convesse, reca l’epigrafe FECE FARE I FRATELLI ROSSI A.D. 1889.
Un interessante video sul luogo si può vedere al link https://www.youtube.com/watch?v=evzRYJpMRnE&t=66s.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: - Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Abetaccia, Cà dei Conti, La Casetta, La Pedrella, Rignone e S. Giavolo, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
- Il timore suscitato nell’immaginario collettivo dal possibile incontro con animali potenzialmente pericolosi rendeva frequente l’usanza di “battezzare” significativamente i luoghi di tali eventi: Cà dell’Orso, Cà D’Orso, Cà Orsarola, Fonte Lupaia, Fossa dell’Orso, Fossa del Lupo, Macchia d’Orso, Orsaiola, Orsaro, Passo dei Lupatti, Pian dei Lupi, Prato all’Orso, Tana all’Orso. A proposito si può citare l’inchiesta leopoldina del 1766 sull’economia locale del territorio, estremamente povera e di sussistenza specie nelle zone montane, eventualmente integrata con i prodotti della pesca e della caccia ai piccoli animali; se la caccia ai mammiferi maggiori era riservata ai grandi proprietari con riserva dei rapaci e delle loro uova al Granduca, ricompense venivano concesse a chi uccideva lupi e orsi bruni, questi ultimi segnalati ancora nel 1733 presso i confini geografici.
- Quando il toponimo compare con anteposta l’abbreviazione “C.” presumibilmente si è manifestata l’esigenza di precisarne la funzione abitativa; in base alle note tecniche dell’I.G.M., se viene preferito il troncamento Ca, deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
RIFERIMENTI
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D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
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Link: https://www.youtube.com/watch?v=evzRYJpMRnE;
Link: www.fc.camcom.it/area.
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Sul sentiero CAI 221 Pietrapazza - Siepe dell'orso - oppure raggiungibile per pista forestale da Casanova dell'Alpe.
Testo di Bruno Roba – Siepe dell’Orso è facilmente raggiungibile tramite le S.F. Ridracoli-Passo del Vinco e S.F. Grigiole-Casanova dell'Alpe-Poggio alla Lastra, transitabili fino al Paretaio; da qui inizia il sent. 221 Siepe dell’Orso-Pietrapazza ma si trova subito il cancello della casa.
2010 - foto inviata da http://tracceinappennino.blogspot.com e qui riprodotta con il consenso dell'autore
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00a1 00a2 - 00a3 - Dal Monte Piano si può avere una delle più ampie viste dell’intero Spartiacque Appenninico e del contrafforte secondario che si stacca da Poggio allo Spillo/Passo della Crocina, con il suo tratto iniziale della Bertesca aggirato dalla S.F. del Cancellino al Baraccone, nel punto apparentemente sormontato dal Monte Penna, dove ha inizio il ramo principale del Fosso Fondo Rignone: Siepe dell'Orso si trova subito dietro il crinaletto (Raggio di Valprandola) imbiancato dalla neve (1/01/12).
00b1/00b4 – Dalle pendici del Monte Càrpano, panoramica e vedute della valle del Fosso Fondo Rignone progressivamente ravvicinate su Siepe dell’Orso (1/01/12).
00c1/00c7 - Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, presso il Poggiaccio, panoramiche e vedute del sistema vallivo dei Fossi Fossi Fondo Rignone, Castagnaccio e S. Giavolo, con indice cartografico di localizzazione degli insediamenti e vedute di Siepe dell'Orso (3/10/11 – 15/11/11 - 16/02/17).
00d1/00d8 - Dal Crinale o Raggio del Finocchio, pressi Maestà del Raggio, vedute della valle del Fosso Fondo Rignone e di Siepe dell’Orso (12/07/16 – 1/09/16 – 7/04/18).
00e1/00e4 – Dal Baraccone, sulla S.F. del Cancellino, scorci di Siepe dell’Orso (11/05/11- 17/09/12).
00f1 – Schema cartografico del bacino idrografico del Fosso dell’Eremo Nuovo e adiacenze.
00f2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.
00f3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale. Qui compare anche la toponomastica della viabilità principale di fondovalle e di crinale.
00f4 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, che nella prima metà del XX secolo venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.
00f5 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.
00g1/00g5 – Dalla dorsale di separazione tra le valli dei Fosso Fondo Rignone e del Vallone-dei Poderini, già Raggio di Valprandola e Raggio da Rignuno o di Rignone, vedute di Siepe dell'Orso (8/09/20).
00h1 – Dalla sella presso Siepe dell’Orso, panoramica della valle del Fosso Fondo Rignone (27/06/12).
00h2/00h10 – Vedute di Siepe dell’Orso (27/06/12 – 5/10/16 - 28/03/22).
00i1 - Schema tipologico delle piante del fabbricato con differenziazione in base alle due fasi di accrescimento e indicazione della destinazione d’uso dei locali.
00i2 – 00i3 – Collages di foto del PS comunale e di foto b/n degli scorsi Anni ’80, elaborate, da cui si rilevano particolari architettonici di interesse, quali la loggia arcuata di ingresso con il forno ed il camino con architrave epigrafata.