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Val di Rubbiana

inserita da Appenninoromagnolo.it
Comune : Santa Sofia
Tipo : rudere
Altezza mt. : 795
Coordinate WGS84: 43 51' 33" N , 11 48' 41" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (26/08/2019 - Agg. 10/10/2023) - La Valle del Fosso del Ciriegiolone costituisce la ramificazione più elevata di un bacino idrografico omogeneo convergente nel Fosso del Molinuzzo, importante sistema torrentizio che diviene braccio lacustre mentre storicamente si univa con il Fiume Bidente di Ridràcoli proprio sul sito della diga. Sull’asse torrentizio di fondovalle, costituito dalla sequenza dei fossi Ciriegiolone-Aiaccia-Molinuzzo, convergono le valli del Fosso delle Pozzacchere e del Fosso del Ciriegiolone sviluppate e aperte a ventaglio nel versante che si attesta sul contrafforte tra il Monte GrossoPoggio CapanninaPoggio della Serra e la dorsale che da esso si distacca, e l’adiacente valle del Fosso del Raggio, o Rio Fossati, che mantiene una maggiore autonomia morfologica nel suo attestarsi sul contrafforte tra il Monte Grosso e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe. L’ampiezza costante caratterizza l’opposto versante, delimitato da quella lunga ed arcuata dorsale che si stacca da Poggio della Serra per concludersi con Poggio della Gallona, quando precipita oggi verso la diga con un appuntito sprone. L’asimmetria è confermata anche dall’aspetto geomorfologico e vegetazionale, con vasti prati-pascoli e sparse aree denudate ed in erosione di là, pendii più ripidi e boscosi di qua. L’area dei prati-pascoli è quella che ospitava gli insediamenti maggiormente collegati al pascolo brado, ancora oggi praticato stagionalmente nei suoi vasti e dolci pendii, ma anche nel fondovalle e nel versante opposto, benché più impervio, si trovavano insediamenti che si spingevano fino al crinale.

Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di RidràcoliFossi del Ciriegiolone, delle Pozzacchere dell’Aiaccia, del Molinuzzo, del Raggio o Rio Fossati.

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, con il Ponte dell'Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112.

Vari itinerari trasversali collegavano le vallate adiacenti, principalmente dipartendosi dal baricentro militare-residenziale del Castello di Ridràcoli (nel 1216 è documentato come Castrum Ridiracoli un villaggio fortificato che, secondo la Descriptio Romandiole del 1371, raggiungeva appena 6 focularia) e dai nuclei economico e religioso del ponte e della chiesa (una villam Ridraculi cum omnibus ecclesiis è documentata già dal 1213), dialetticamente separati in base alla morfologia del luogo, determinata dalla fitta sequenza delle anse fluviali. Dal Castello partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, risalente la Valle dei Tagli ed imperniata su Casanova dell’Alpe (su una pietra cantonale della chiesa sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli); costituiva parte della successiva Mulattiera Ridràcoli-Bagno. Dal Ponte di Ridràcoli partiva la Strada che da Ridracoli va al Poggio alla Lastra, che, superata la chiesa, risaliva la Valle del Corneta, parte della successiva e rinomata Mulattiera di Ridràcoli diretta a Santa Sofia tramite Strabatenza. Entrambe le mulattiere incrociavano sul crinale la Strada Maestra di S. Sofia o Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, la prima presso il Monte Moricciona, la seconda sul Passo della Colla, posto sulla Colla del Monte interposta tra i Monti Marino e La Rocca. Molto note e ancora riportate come tali nella cartografia moderna, negli anni ’50 alle estremità delle mulattiere vennero installati dei cippi stradali riportanti la rispettiva denominazione, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; rimasero localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, infatti le odierne strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo.

In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato e la frazione di Biserno è quella più abitata, ma le parti delle vallecole laterali più profonde e difficilmente raggiungibili sono trascurate e molti fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere o scomparsi, con vari casi di ristrutturazione interrotta, ma non fanno eccezione neanche le valli meglio infrastrutturate che, se hanno evitato il completo abbandono dei poderi, hanno scarsamente contribuito al riutilizzo dei rispettivi insediamenti, in prevalenza abbandonati o, al più, riutilizzati a fini turistici.

La Valle del Ciriegiolone e sue diramazioni erano raggiunte dalla mulattiera che collegava con Ridràcoli tramite il Ponte a Ripicchione, documentato da una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, l’originale a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.). Erano abitate fin dal XVII secolo nelle parti più remote, anch’esse documentate dalla mappa del 1637, dove sono rappresentati alcuni insediamenti. La viabilità principale di fondovalle, nel suo sviluppo storico, tuttavia non raggiungeva gli insediamenti più distanti, invece collegati alla viabilità di crinale da itinerari trasversali. Le Pozzacchere , il FossoCiriegiolinoCiriegioloneC. Nuova e Ridondone, si trovavano nel versante più esposto a solatìo, le Celluzzeil Molinuzzo e la Casetta si trovavano nel fondovalle, Pachinola Poderina e Val di Rubbiana si trovavano nel versante più esposto a bacìo, Pratovecchio e Poggio a Pratovecchio erano insediamenti di crinale, con aree poderali su entrambe le esposizioni.

Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Catasto toscanoCarta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati delle valli del Ciriegiolonedelle Pozzaccheredell'Aiacciadel Raggio e del Molinuzzo si possono schematizzare come di seguito elencato:

Pozzacchere nel Catasto toscano, o le Pozzacchere nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o le Pozzàcchere in quella moderna, o Le Pozzacchere nel N.C.T. e nella C.T.R.;

il Fosso nel Catasto toscano, assente in tutta la restante cartografia antica e moderna;

Ciriegiolino nel Catasto toscano, o Ciriegiolino nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Ciriegiolino nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Ciriegiolone nel Catasto toscano, o Ciriegiolone nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Ciriegiolone nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Casa Nuova: assente nel Catasto toscano, o C.Nuova nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in tutta la cartografia moderna;

Le Colluzze nel Catasto toscano, o le Celluzze nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna, o Le Celluzze nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Mulinuzzo nel Catasto toscano, o il Molinuzzo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Molinuzzo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Molinuzzo nel N.C.T. e nella C.T.R.;

le Casette nel Catasto toscano, o le Casette nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o La Casetta nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Poderina nel Catasto toscano, o presente ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o Poderina in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi accanto a un fabbricato, o La Poderina nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Val di Rubbiana nel Catasto toscano, o Val di Rubbiana nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Val di Rubbiana nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Pachino: assente nel Catasto toscano, o presente ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o assente in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Ridondone nel Catasto toscano, o Ridondone nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Rindondone nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Pratovecchio nel Catasto toscano, o Pratovecchio nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Poggio a Pratovecchio nel Catasto toscano, o Pratovecchio nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Pratovecchio nel N.C.T. e nella C.T.R.

Come accennato, nella valle si entrava da Ridràcoli tramite la mulattiera che, superato il Mulino di Sopra, attraversava il Fiume della Lama o Obbediente (come era anticamente classificato) con il Ponte a Ripicchione. Il ponte, nella citata mappa del 1637 è rappresentato con profilo ad arco con spallette (tipologia possibile solo con struttura in pietra), era posto subito a valle della confluenza del Fossato del Ciregiolo (oggi Fosso del Molinuzzo) nel fiume, proprio nel luogo dove oggi sorge la diga, consentendo di risalire la riva sx del fosso verso La Poderina e Val di Rubbiana (Le Celluzze e il Molinuzzo non sono rappresentati in tale mappa mentre compare Poggio Pratovecchio). Nella Carta d’Italia I.G.M. (1894) compare il simbolo detto pedanca, corrispondente ad un ponte ligneo pedonale, non più presente nella successiva e particolareggiata mappa del 1937. Noto per la sua precarietà e pericolosità, prima di metà del secolo scorso non fu più ripristinato venendo sostituito da una teleferica rudimentale che consentiva di recarsi ai fabbricati posti oltre il fiume … «In quel punto il fiume era particolarmente ricco d’acque e per raggiungere la riva opposta i ridracolini avevano studiato un particolare marchingegno che chiamavano “la teleferica”. Salivano infatti su di un carrello portante, una specie di rudimentale funicolare composta da due fili d’acciaio […]. Situata qualche metro sopra il livello dell’acqua non era poi troppo scomoda e neanche troppo pericolosa. Vi si saliva in tre o quattro persone per volta ed era necessaria per recarsi alle Celluzze ed alle altre case poste oltre il fiume […]» (C. Bignami, 1995, pp. 91-94, cit.).

Val di Rubbiana, oltre che nella citata mappa del 1637, con la contrazione Valdubiana compare nella descrizione del citato Contratto livellario del 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli. Insediamento della mezzacosta in dx idrografica che oggi mostra scarsi resti, era raggiunto da una mulattiera che si distaccava dalla via che giungeva da La Casetta attraversando il Fosso dell’Aiaccia al suo principio e risaliva verso il crinale diretta ai Botriali. All’inizio del XX secolo il tracciato principale giungeva da Ciriegiolone e attraversava il fosso omonimo. Il podere si trova negli elenchi dell’A.R.F. ma senza specifiche quindi probabilmente all’epoca già in abbandono. Il probabile riferimento all’aggettivo latino rubeus, a, um, = di rovo, rende attribuibile il significato di Valle dei rovi.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - L’Opera del Duomo di Firenze, dopo la presa in possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.

- Negli scorsi anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui CasettaCiriegioloneLe CelluzzePoderinaPozzacchereRidondone Val di Rubbiana, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

C. Bignami, A. Boattini, La gente di Ridràcoli, Monti editore, Cesena 2022;

C. Bignami (a cura di), Il popolo di Ridracoli, NUOVA GRAFICA snc, Santa Sofia 1995;

A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

per sentiero segnato ma non numerato in sponda sinistra del lago di Ridracoli

Testo di Bruno Roba - Le Valli del Fosso del Ciriegiolone (e in lontananza quella del Fosso del Molinuzzo) e delle Pozzacchere sono facilmente osservabili panoramicamente dalla viabilità di crinale del contrafforte presso Poggio Capannina e dalla S. Vic.le San Paolo in Alpe-La Lama. Si può pervenire a Val di Rubbiana raggiungendo Campominacci tramite detta Vic.le quindi deviando sul sentiero di crinale per Poggio della Gallona fino al quadrivio che, lato Ovest, scende all’insediasmento, in tutto circa 4 km dalla sbarra.

foto/descrizione :


foto del 2011 inviata da http://tracceinappennino.blogspot.com e qui riprodotta su segnalazione dell'autore

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Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

001a – 001b – 001c - Dal Monte Penna, veduta panoramica sulla Valle di Ridràcoli, dove il contrafforte costituisce testata da cui si staccano le dorsali che delimitano il sistema vallivo afferente all’invaso (7/02/11 – 13/01/16).

001d/001g - Dal varco del Canale del Pentolino, sulla Giogana presso Poggio Scali, vedute del contrafforte e del sistema vallivo Ciriegiolone/Pozzacchere/Aiaccia/Molinuzzo in varie stagioni (15/06/11 - 11/12/14 - 30/09/18 – 31/07/19).

001h – 001i – 001l - Da Poggio Capannina, vedute del sistema vallivo delimitato in dx idrografica dalla lunga ed arcuata dorsale che termina a Poggio della Gallona e nel medio versante ospita Val di Rubbiana (2/06/18).

001m/001t -  Dalla S.Vic.le S. Paolo in Alpe-La Lama, vedute della parte del sistema vallivo relativa al Fosso dell’Aiaccia; nelle ultime si nota la parte di dorsale di Poggio della Gallona dove spiccano i prati di Pratovecchio, sul crinale, e le abetine restaurative di Val di Rubbiana (31/03/12 - 15/06/12).

001u – 001v - 001z – Dai pressi delle Pozzacchere, vedute della valle corrispondente al Fosso dell’Aiaccia. Nell’ultima, quasi al centro, si distinguono tre costoni protesi verso il fondovalle: su quello più alto si trova Val di Rubbiana su quello più basso si vedono appena le punte dei pini di Pachino (27/04/12).

001za/001zd – Dal crinale nei pressi di Casa Nuova, vedute del contrafforte tormentato da una sequenza di dorsali trasversali che, sul rispettivo crinale, ospitavano gli insediamenti di Pachino e Val di Rubbiana. I resti di Val di Rubbiana si trovano su un poggetto che movimenta una delle dorsali trasversali (16/09/19).

002a – Schema cartografico del bacino idrografico dell’asse torrentizio dei Fossi del Ciriegiolone-Aiaccia-Molinuzzo e loro affluenti delle Pozzacchere e del Raggio.

002b – 002c - Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero, e confronto schematico tra cartografia antica e moderna da cui si rilevano le modifiche planimetriche e alla viabilità intercorse nel secolo frapposto.

002d - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.

002e/002p – Val di Rubbiana (18/12/16).

002q – Panorama da Val di Rubbiana (18/12/16).

003a - Elaborazione pittorica ad olio da foto risalente agli ultimi decenni del secolo scorso, quando ancora si potevano rilevare alcune caratteristiche tipologiche.

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