Poggio della Serra
al confine fra i Comuni di Bagno di Romagna e Santa Sofia, nei pressi della pista forestale che da San Paolo in Alpe conduce alla Lama
Testo di Bruno Roba (24/10/2018)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quest’ambito, le Valli del Bidente di Campigna e del Bidente di Ridràcoli sono separate dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (il Poggio della Serra, il Poggio Capannina, il Monte Grosso, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti, Poggio Collina e Poggio Castellina), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. La morfologia dei rilievi, caratterizzata dalla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, specie nella parte alta dell’Appennino romagnolo dove le valli sono piuttosto strette, mostra una spiccata asimmetria dei versanti, con le dorsali digradanti verso i fondovalle piuttosto sottili e ripetutamente ondulate per l’emergere di basse cime, a volte in forma di tozze piramidi. Ogni rilievo spesso costituisce un nodo montano, dove a volte il contrafforte compie notevoli declinazioni di quota e orientamento, da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o di conflitto tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra i siti, Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, come per l’intero Appennino, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate ma p. es., nel Settecento, chi voleva salire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]», per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» e per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Tale descrizione era del tutto generalizzabile: «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p. 32, cit.). Nel XIX secolo il panorama certamente non migliorò: «Cavalcando […] vidi […] La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […] Sugli spigoli acuti delle propaggini del monte si vedevano miseri paeselli con le chiese: San Paolo in Alpe, Casanuova, Pietrapazza, Strabatenza; impercettibili sentieri conducevano a quelli, e lì dissero le guide i pericoli del verno, la gente caduta e persa nelle nevi, […] i morti posti sui tetti per non poterli portare al cimitero, e nelle foreste i legatori del legname sepolti nelle capanne […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, citato da: G.L. Corradi, O. Bandini, “Fin che lo sguardo consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p.78, cit.). Così, se al diffondersi dell’appoderamento si accompagna un fitto reticolo di mulattiere di servizio locale, per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX. Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).
Il tratto di contrafforte che, come detto, generalmente orientato a Grecale si dirige verso Isola, in direzione opposta, tra Poggio Squilla e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe si orienta su Zefiro, NNO, ma repentino declina tra Espero e Libeccio, SO, trovando una serie di picchi tra cui emerge subito il Monte Grosso, compie quindi un’altra deviazione con Poggio Capannina, quando piega tra Euro e Africo, SSE, per risalire decisamente a Ostro o Mezzogiorno sulla sella “a corda molle”di Pian del Pero ed innalzarsi verso Poggio Scali. Prima dell’ultimo nodo costituito da Poggio della Serra si attraversa il sito anticamente detto Faggio alla Fringuella e Poggio alla Fringuella, rilievo infatti corrispondente alle propaggini colleganti Poggio Capannina con Pian della Serra (antico toponimo del poggio omonimo), in parte modificato con la realizzazione della rotabile ma sostanzialmente simile alla rappresentazione I.G.M. di primo impianto in scala 1:25.000 e ancora rilevabile nella moderna CTR. Mentre il toponimo Faggio alla Fringuella compare nella Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze, datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha (laddove si vede la via deviare sul versante orientale del crinale mentre il “Confine di Comunità” ne segue la cresta), dei “vocaboli” Poggio alla Fringuella e Pian della Serra si ha notizia dal contratto del 1840 stipulato tra il Granducato e il Monastero di Camaldoli, in relazione alla descrizione delle terre appartenenti al Podere Ronco del Cianco: «N. 4 - Podere denominato Ronco del Cianco […] Di un solo e vasto tenimento di terre […] si compone il podere […]. Questo si conosce per più e diverse denominazioni e vocaboli quali sono: […] Poggio di Ricopri, Poggio alla Fringuella, Pian della Serra, Pian del Pero […]. E questa vasta tenuta è confinata come appresso: […] 6° Fosso di Ricopri e volgendosi a levante in luogo detto Pian del Pero, […] 8° volgendosi verso tramontana e sempre sullo schienale del Poggio detto della Fringuella fino al Poggio della Capannina […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 512-513, cit.). Il tracciato viario e/o sentieristico che ancora percorre il contrafforte, citato nell’atto granducale, di antichissima frequentazione (come accennato, almeno già dal 1900-1800 a.C.) e forse una tra le vie militari romane, nell’antichità più recente era noto come Via del Giogo di Scali o Via di Scali, dalla cui ripidezza finale, quasi una scalata, è probabilmente derivato il toponimo del rilievo (dal latino scala, -ae = scala), infatti nel 1791 detto Poggio della scala mentre nella Carta Generale della Toscana della Litografia Militare Granducale del 1858 era Poggio delle Ripebianche.
Oggi tale tratto terminale è vietato al transito in quanto ingresso alla Riserva di Sasso Fratino: «In pratica in un luogo come Sasso Fratino non si può, in nessun modo, entrare autonomamente e la descrizione di un itinerario al suo interno non può entrare in alcuna guida naturalistica o escursionistica.» (N. Agostini, D. Alberti, eds., 2018, p. 53, cit.) ma, la sommità di Pian della Serra ne rimane all’esterno, pertanto è raggiungibile così da constatare l’attinenza della sua morfologia piuttosto livellata con la prima parte del toponimo antico. Riguardo la seconda parte valgano le seguenti considerazioni riprese da uno studioso in materia (evitando abbreviazioni tecniche) che segnalano un’ambiguità toponomastica che pare particolarmente coerente con la complessiva morfologia di tale tratto di contrafforte: nel latino classico si ha serra, -ae = sega che nel latino volgare acquista il significato di “monte dentellato”; nel tardo latino il termine serra (= sega) passa in serratura (= segatura) e si incontra con sera, -ae = serratura, chiusura (vedi l’italiano “serra, serrare”, porta serrata o chiusa e il romagnolo sàra la porta, chiudi la porta). «Di qui la confusione tra sera, serra (chiusura) e serra (sega) e le due famiglie di derivati serratus (dentato) e serratus (chiuso) a serratura […]. ALPE DI SERRA (Verghereto): p. es “dentata” o “chiusa”? Però in SERRAVALLE […] “valle chiusa” o chiude (la) valle. Ma pei monti, più oscura resta la distinzione: SERRA DI MAIOLO (Montefeltro) […] SERRA (Campigna) […]» (A. Polloni, 1966-2004, pp. 292-293, cit.).
Il tratto di contrafforte interessato delimita, sul versante occidentale, il ramo principale del Fosso di Poggio Scali che, dopo la confluenza con il Fosso della Porta, genera il Fosso di Ricopri (quest’ultimo, si riunirà con il Fosso delle Cullacce diventando il Fosso del Fiumicino, affluente del Bidente di Campigna). Sul versante opposto, dal Poggio della Serra si distacca verso Levante una lunga ed affilata dorsale di pendenza modesta che penetra nel sistema vallivo di Ridràcoli, andando infatti a terminare il suo sviluppo presso la confluenza del Fosso Campo alla Sega nel Lago, dopo aver costituito anfiteatro imbrifero del Fosso delle Macine insieme al versante settentrionale di Poggio Scali. Solo in epoca moderna infrastrutturata, infatti percorsa dalla S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama (che però ha dovuto pesantemente incidere il ripido versante a reggipoggio del Poggio, infatti perennemente instabile, altrimenti “chiuso, serrato” al passaggio), detta dorsale contribuisce a delimitare anche l’anfiteatro vallivo del Fosso del Ciriegiolone.
Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Campigna e/o relative a monti e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
N. Agostini, D. Alberti (eds), Le Foreste Vetuste, Patrimonio dell’Umanità nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Pratovecchio-Stia 2018;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Foreste Casentinesi, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
Poggio della Serra è facilmente raggiungibile dalla strada forestale S.Paolo in Alpe-La Lama, deviazione dalla S.P. 4 del Bidente seguendo la rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe (bivio per S.Agostino al km 35+100) per circa 5 km. Dalla sbarra 1,5 km circa fino al confine della Riserva di Sasso Fratino.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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001a – Dal Monte Penna, panoramica con indice fotografico; il tratto continuo evidenzia la linea di crinale del contrafforte secondario che si stacca da Poggio Scali, dietro, il puntinato indica la linea di crinale del contrafforte principale che si stacca dal M. Falco/Piancancelli.
001b/001f – Le viste panoramiche dal Monte Penna, benché da remoto, consentono di distinguere bene il caratteristico profilo a corda molle della sella di Pian del Pero che collega Poggio Scali a Poggio della Serra (7/02/11 - 17/10/13 – 13/01/16).
001g – 001h – Un limitato scorcio da occidente e da remoto si apre da Poggio Sodo dei Conti; tra la sequenza di dorsali e contrafforti che si sviluppano con prevalentemente parallelismo si evidenzia la continuità morfologica tra il primo tratto del contrafforte e il primo tratto della dorsale con l’allineamento Poggio della Serra-Poggio Capannina-Poggio Ricopri (che racchiudono il bacino dei Fossi Ricopri-Fiumicino), ed il gioco di luci ed ombre unito all’asimmetria delle giaciture dell’ambiente marnoso-arenaceo fa apparire particolarmente sottili e nette le linee di crinale (22/12/11).
001i – 001l – Dalla S.P. 4 del Bidente, scorcio in asse con la veduta precedente ma da quota inferiore che consente di spingere lo sguardo fino allo stacco della sella di Pian del Pero e alle prime ramificazioni torrentizie (26/03/12).
001m – 001n - Dal Crinale della Vacca, che divide le valli del Fosso del Molinuzzo e Rio Fossati da un lato, e del Rio Bacine dall’altro (affluenti del Lago di Ridràcoli), a monte di Ridondone (tra le conifere), il primo sole illumina la sequenza di dorsali che si dipartono da Poggio Scali (22/12/16).
001o – 001p – 001q - Dal Monte Piano è possibile avere un’ampia panoramica da oriente dell’intero spartiacque appenninico che si innalza oltre il contrafforte secondario che divide le valli del Bidente di Ridràcoli e di Pietrapazza; Poggio Scali occupa la posizione centrale e più elevata, ma anche qui è più facile individuare la sella di Pian del Pero che si stacca dalle fratturate Ripe di Scali e si conclude con Poggio della Serra. Sul crinale in p.p. dell’ultima foto si vede Casanova dell’Alpe (1/01/12).
001r/001y - Dal crinale tra i monti Cerviaia e Palestrina, nei pressi di Pratalino, dal versante meridionale del Cerviaia e del Palestrina e dallo stesso sito dell’insediamento di Palestrina (ne rimane un ammasso di pietrame) la posizione ravvicinata contestualizza la sella di Pian del Pero con l’emergenza di Poggio della Serra nel sistema di crinali ed evidenzia l’anfiteatro vallivo del Fosso delle Macine (16/10/16 – 28/08/18).
001za – 001zb – 001zc – Dall’altopiano di S. Paolo in Alpe, i forti contrasti cromatici creati dalla prima neve di stagione e dai fenomeni meteorologici evidenziano i rilievi e, in particolare, il profilo di Poggio della Serra nettamente bordato dal coronamento della faggeta (21/11/18).
002a/002eb – Dalla strada poderale del Ciriegiolone, che si diparte dalla S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama tra S. Paolo in Alpe e M. Grosso scendendo nel fondovalle, veduta che evidenzia le forti pendenze e le corrugazioni di Poggio della Serra e del crinale che penetra nella bacino di Ridràcoli delimitando la Valle del Ciriegiolone, nonché le differenti giaciture dell’ambiente marnoso-arenaceo (versanti a franapoggio ricoperti dalla faggeta e denudati quelli ripidi a reggipoggio) in conseguenza della copertura nevosa (27/04/12 - 21/11/18).
002f/002i – Dalla vecchia mulattiera che attraversa a mezzacosta il versante meridionale di Ronco dei Preti, vedute del tratto iniziale di contrafforte dove il verdeggiante M. Grosso si sovrappone al P.gio della Serra creando particolari effetti prospettici (24/10/18).
002j/002q – Percorrendo la S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama si hanno vari scorci ravvicinati del primo tratto del contrafforte tra Poggio Scali e Poggio della Serra. In sequenza le seguenti vedute: dalle adiacenze di Poggio Capannina; dal successivo sito anticamente detto Faggio alla Fringuella e Poggio alla Fringuella dove la Via di Scali cominciava il suo tratto più ripido; infine superato Poggio della Serra, quando si evidenzia il profilo a “corda molle” della sella di Pian del Pero (31/03/12 - 15/06/12– 17/06/13 – 18/12/16 - 8/05/18).
002r/002x – Prima dal crinale tra Poggio Ricopri e Poggio Capannina, poi dal suo versante SO, infine dalla stessa sommità del Capannina, le ulteriori vedute evidenziano la morfologia montana e la ramificazione convergente del Fosso di Poggio Scali che comprende anche il suo affluente Canale del Pentolino (16/11/16 - 8/05/18 - 2/06/18).
003a/003e – Il Canale del Pentolino incide lo spartiacque appenninico fino al crinale aprendo un varco panoramico che consente la vista dall’alto della sella di Pian del Pero, contestualizzandola nell’ambito del contrafforte secondario di cui si riesce a cogliere pressoché l’intero suo sviluppo verso la bassa valle di Ridràcoli fino a scorgere S.Sofia (2/09/11 – 8/06/13 - 15/05/14 – 11/12/14).
003f – 003g – Elaborazioni da cartografia del 1850 che evidenziano lo sviluppo dei contrafforti dell’Appennino forlivese che delimitano le Valli del Bidente, con particolare del contrafforte secondario P.gio Scali/P.gio Castellina che, al suo inizio, comprende Poggio della Serra.
003h – 003i – Elaborazioni da cartografia delle Foreste Casentinesi del 1850 che, tra l’altro, evidenzia il tracciato della Via di Scali e il sito di Faggio alla Fringuella, e da cartografia del 1937 che evidenzia la viabilità esistente, costituita essenzialmente da mulattiere e sentieri, mentre, ovviamente, manca la rotabile S. Paolo/Lama. Manca inoltre il rifugio di Pian del Pero, probabilmente più tardo, mentre sono presenti il capanno di Campo alla Sega e la Casetta di Ricopri, i cui rispettivi resti ancora esistono presso la Fonte del Maresciallo e sotto Poggio Capannina.
003l – 003m – Elaborazioni da cartografia moderna che evidenziano il contrafforte secondario, con particolare del tratto iniziale con indicazione dell’antico sito di Poggio/Faggio alla Fringuella.
003n/003s – Il tratto di rotabile che attraversa il sito di Poggio/Faggio alla Fringuella, in ultimo visto dal principio del sentiero per Poggio della Serra/Pian del Pero, con Poggio Capannina sullo sfondo (31/03/12 – 16/11/16).
004a/004m – La rotabile tra S. Paolo in Alpe e La Lama è stata realizzata in tempi diversi: nel piano si assestamento del 1934-43 si evidenziava la necessità di costruire una strada forestale tra La Lama e Campigna passando per Pian del Pero e attraversando Sasso Fratino, ma nel 1937-38 fu completato il solo tratto da La Lama a Poggio Seghettina (nello stesso periodo fu realizzata la Strada delle Cullacce); la guerra prima e la salvaguardia introdotta negli Anni ’50 dall’amministrazione Clauser ne impedirono il completamento. Quindi solo in tale epoca fu invece realizzato il tratto, a quota inferiore, tra Poggio Seghettina e Ponte alla Sega, che poi risaliva a Campominacci e, infrastrutturando per la prima volta il crinale, si dirigeva a S. Paolo in Alpe tagliando i ripidi versanti a “reggipoggio” di Poggio della Serra (che forse fino ad allora aveva impedito, “serrato” ogni possibilità di transito) e Poggio Capannina, creando una situazione di dissesto permanente dimostrato dalla necessità di particolari opere di sostegno e dal frequente crollo di notevoli porzioni di stratificazioni rocciose (31/03/12 – 15/06/12– 24/04/13 - 18/12/16 - 20/09/18).
004n – I dissesti non impediscono l’insediamento di specie rupicole come il Doronico di Colonna (Doronicum columnae) (24/04/13).
004o/004z – Alle corrugazioni evidenziate nelle foto precedenti dalla Valle del Ciriegiolone corrispondono simmetriche e forti inversioni di pendenza delle giaciture delle stratificazioni marnoso-arenacee, sede degli impluvi imbriferi (31/03/12 – 24/04/13 - 18/12/16 – 20/09/18).
005a/005g – Dalla rotabile si stacca il sentiero corrispondente all’antica Via di Scali, che risale verso la Giogana attraversando per Pian del Pero, da cui si hanno scorci di Poggio della Serra e vedute panoramiche verso Ridràcoli, S. Paolo in Alpe e la valle del Fosso di Ricopri (16/11/16).
005h/005r – L’insuperabilità del confine della Riserva di Sasso Fratino consente solamente di raggiungere la sommità piuttosto livellata di Poggio della Serra, infatti era detto anche Pian della Serra, mentre è possibile avere degli scorci della sella di Pian del Pero (16/11/16).
005s/005z – Portandosi sul confine della Riserva (v. cartelli nelle prime due foto, a sx e a dx) e tirando al massimo la “zoomata” si riescono ad intravedere i resti del rifugio (16/11/16).
006a – 006b – 006c – Prima dal versante crinalizio compreso tra Campominacci e la S.F. S. Paolo-Lama, poi dal crinale che da Campominacci si sviluppa verso Poggio della Gallona, vedute dell’area imbrifera del Fosso delle Macine che si attesta tra l’anfiteatro di Sasso Fratino, la sella di Pian del Pero e Poggio della Serra (15/06/12– 5/05/17).
006d - 006e – 006f – Lo sviluppo della Valle del Fosso delle Macine, che poi diventa del Fosso Campo alla Sega, a partire dalla testata si può osservare dal tratto della S.F. S. Paolo-Lama dai pressi del Belvedere Bocab (31/03/12 – 5/05/17).
006g - 006h – Oltre le valli dei Fossi di Poggio Scali e delle Macine che si imperniano sul tratto di iniziale contrafforte fino a Poggio della Serra, l’altra valle, già citata, che si attesta sullo snodo del poggio è quella del Fosso del Ciriegiolone, che poi diventa del Molinuzzo, sfociante nel Lago di Ridràcoli (31/03/12 – 16/11/16).