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Le Balzette

inserita da Appenninoromagnolo.it
Comune : Santa Sofia
Tipo : rudere
Altezza mt. : 618
Coordinate WGS84: 43 53' 48" N , 11 46' 40" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (19/06/2024) - La Valle del Fiume Bidente di Campigna ad Ovest è delimitata dalla dorsale che si stacca dal Monte Falco separata da Poggio Martino dalla sella di Pian dei Fangacci, cui fa seguito la geometrica sequenza di creste degli altri quattro rilievi, detti (alcuni secondo l’antico oronimo), Poggio di ZaccagninoPoggio di MezzoPoggio del Palaio e Poggio delle Secchete, oggi Poggio Palaio. Da Poggio Palaio la dorsale digrada con la Costa Poggio dei Ronchi fino alla sella di Colla Tre Faggi, come crinale di Corniolino prima si innalza con il Monte della Maestà, poi digrada andando a concludersi presso Lago costretta dalla confluenza del Fiume Bidente delle Celle nel Fiume Bidente di Campigna. Ad Est il bacino idrografico è delimitato da parte del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in AlpePoggio SquillaRonco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Da Poggio Squilla si distacca una dorsale secondaria che, declinando a Nord, dopo il picco di Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo con sproni puntati su Lago così completando la chiusura della valle. La sua testata si estende a ridosso delle maggiori quote dello Spartiacque Appenninico (quale parte della c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), caratterizzate dalle fortissime pendenze modellate dall’erosione, con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati talvolta con roccia affiorante, come le Ripe di Scali, il Canale o Canalone del Pentolino, le Ripe della Porta e le Ripe di Pian Tombesi, oltre al distacco dello spessore detritico superficiale, conseguente crollo dei banchi arenacei e lacerazione della copertura forestale.

Il Fiume Bidente di Campigna, detto Bidente del Corniolo, ricevuto il contributo del Fosso dell’Abetìo, si sviluppa fino al sito un tempo detto I Tre Fossati oltre il quale viene detto Torrente Bidente, benché sia ormai prossimo a perdere le caratteristiche torrentizie e come tale giunge fino a Fiumari ricevendo nell’ordine, in sx idrografica i Fossi di Montaccesidi Castagnolidella Fonte e del Forcone (questi due ultimi noti in base al Catasto toscano). A valle di Fiumari il fiume assume l’idronimo Fosso del Bidente di Campigna, denominazione che mantiene fino ai pressi di Corniolo quando, circa 650 m dopo l’immissione del Bidente delle Celle, nel ricevere i contributi degli appena congiuntisi Fossi di Verghereto e dell’Alpicella (che discendono dal versante di Corniolo), sotto uno strettissimo tornante stradale, le sue acque proseguono lo scorrimento come Fiume Bidente di Corniolo, senza soluzione di continuità morfologica degli alvei. Affluenti di questo tratto vallivo in sx idrografica sono i Fossi della Casacciadella Pietra e di Padroncella (secondo il toponimo antico, oggi conservato).

Il Fosso di Padroncella ha origine dal Monte della Maestà, importante nodo montano del Crinale di Corniolino, e la sua valle è racchiusa tra una importante diramazione che si distacca dal monte e lo stesso Crinale, dando inizio alla sua parte insediativa, principalmente con l’antico borgo di Corniolino e il fulcro militare noto come Castellaccio, parte che, come detto, termina a Lago e si estende tra i Bidenti di Campigna e delle Celle mentre si avviano alla loro confluenza.

La morfologia del sito di Lago,  posto alla plurima convergenza di dorsali, non è antichissima anzi l’apparente idronimo rappresenta il consolidamento di una memoria relativamente recente, legata al cedimento del suo delicato equilibrio idrogeologico quando, nel 1681, la frana di Fordilino creò quell’ostruzione che effettivamente generò un lago, poi colmato da sedimentazioni successivamente modellate dal continuo scorrere delle acque, salvo eventuali interventi antropici di risanamento ambientale. La frana sommerse e distrusse il trecentesco Mulino Vecchio, il più antico dei mulini comunali dell’area, molto utile in quanto il Mulino di Fiumari veniva spesso rovinato dalle piene del Bidente, e comunque anche il contributo del Mulino di Sabatino, posto sotto Corniolo, appena soddisfaceva le esigenze della popolazione. Se le speranze di un recupero del Mulino Vecchio si protrassero per alcuni anni prima che scomparisse definitivamente sepolto nel lago (infatti solo nel 1686 venne chiesta la cancellazione tributaria all’amministrazione fiorentina), a causa della frana, nella notte tra l’8 e il 9 aprile 1681, scomparve completamente la casa del podere di Fiordilino, detta anche Fior di Lino, come documenta il drammatico resoconto del proprietario, il pievano don Matteo Fabbri, uccidendo i due lavoranti Domenico e Goro Michelacci con le loro consorti (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, p. 40, cit.). Il Mulino Vecchio si trovava dove oggi sorge Lago Fiordilino forse poco sopra, ma sono del tutto scomparsi, mentre i massi affioranti sul pendio sovrastante appartengono all’antica frana.

Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di CampignaFiume Bidente di CampignaFosso di Padroncella e Corniolino.

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), da integrare per la classificazione storica del Bidente con le Bozze di mappe catastali della Foresta Casentinese e Campigna (1808-1830 – scala 1:5000) e la Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese (1850 – scala 1:20.000), consente di conoscere, tra l’altro, il tracciato della viabilità antica che riguardava la Valle di Campigna. Tra le altre, le c.d. vie dei legni, o Strade dette dei legni per il trasporto dei medesimi (così riportate nella Carta Geometrica) utilizzate per il trasporto del legname fino al Porto di Badia a Poppiena a Pratovecchio, attraverso i valichi appenninici tosco-romagnoli. Come sopracitato, specificamente elencata nel contratto di vendita del 1857, con cui le foreste passarono dall’Opera del Duomo di Firenze alle Reali Possessioni, si trova la via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe. Già riportata nelle Bozze di mappa nel tratto alto come Strada del Poggio Scali e nel Catasto toscano Via di Scali è pure confermata tra le vie dei legni individuate all’inizio del XX secolo dal Direttore generale delle Foreste, al Ministero di Agricoltura, A. Sansone, nella relazione sullo stato delle foreste demaniali (cit.) come via del Poggio, che da S. Sofia, per S. Paolo in Alpe e Pian del Pero, sale a Poggio Scali

Oltre alla Via di Scali, strada di crinale che correva lungo il limite orientale della valle, la viabilità più antica interessante questo territorio era costituita da quel ramo della Via Flaminia Minor che discendeva lungo la Valle delle Celle percorrendo a mezza costa le Ripe Toscane (le cui stratificazioni rocciose formano gradonate ancora oggi funzionali alla percorrenza, anche grazie alla “modernizzazione” dei primi anni del ‘900) ed oggi si ritrova a tratti fino al fabbricato di La Casina, ad Ovest di Lago, in corrispondenza della sbarra del moderno tratto di infrastrutturazione viaria di servizio dell’impianto di prelievo idrico afferente l’invaso di Ridràcoli. Nel Nuovo Catasto Terreni tale ramo si trova ancora interamente riportato e classificato come Str.com. Corniolo-Celle-Pian del Grado. Presso Lago si ricongiungeva con l’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola di origine preromama che risaliva da Galeata, l’antica Mevaniola e percorreva il Crinale di Corniolino. Ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti di selciato naturale, seguendo la morfologia sopra descritta, superata la sella di Colla Tre Faggi risaliva verso il Monte Gabrendo, giungendovi o dopo una più agevole deviazione dalle Mandriacce o per via più diretta sfruttando le balze di Costa Poggio dei Ronchi e Omo Morto ed in ultimo insinuandosi verso Poggio Palaio per ridiscendere a Campigna tramite la Via del Balzo o sul versante opposto verso Stia. A Tre Faggi incrociava il tracciato di controcrinale Celle-S. Paolo in Alpe, da un lato tramite Castagnoli e dall’altro tramite Poderone-Mandriacce. L’inizio del tratto alto-bidentino di questo antico tracciato è facilmente individuabile a Lago, almeno nello stato precedente l’emergenza ambientale e in quello successivo al suo superamento. Nel periodo lacustre occorre invece immaginare un allungamento del tragitto di oltre 1.5 km, con il viandante obbligato a proseguire oltre S. Giovanni e il Fosso della Fontaccia e a ridiscendere ad attraversare in qualche modo (guado, ponte provvisorio) il Bidente delle Celle, quantomeno all’altezza della Casina (presso la suddetta sbarra sulla rotabile che risale sull’argine fluviale) per poi guadagnare il versante opposto aggirandolo a mezzacosta e giungere a Corniolino da settentrione (forse in corrispondenza di un sentiero di cui alla CTR). Fino a gran parte del XVII secolo e almeno all’inizio del XIX (come documenta il Catasto toscano) se non prima, tramite il Ponte di Fiordilino si attraversava il Bidente delle Celle. I resti del ponte dalla poetica denominazione (ripresa dal nome del sopracitato podere), costituiti da una spalla e dall’imposto di un arco limitato a qualche concio inclinato di innesto, che si scorgono a fianco del ponte moderno (altri resti, se sussistenti, giacciono sommersi dalla vegetazione). La saggistica  -(AA.VV., 1982, p. 188, cit. - posti ) documenta una struttura risalente all’ampio periodo tra i secoli XV e XIX con tipologia ad arco (in questo caso non viene specificato se a sesto circolare o ribassato - un utile riferimento si può trovare nel progetto del 1556 per il rifacimento ad arco a tutto sesto del vicino Ponte della Balza – cfr. Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, p. 168, cit.). Quanto resta è sicuramente la conseguenza di successivi rimaneggiamenti ed ancora prima dei danni del cataclisma seicentesco la tipologia era stata ricondotta a quella ormai consueta che prevedeva l’utilizzo di travi lignee, come documentato dai rifacimenti delle spalle in pietra ad opera di maestri muratori lombardi (1580-1584) e dell’impalcato in castagno (1591) ad opera di Marco da Pellegrino (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, pp. 39, 43, cit.). Qualche certezza la fornisce il seguente resoconto che pare piuttosto riferirsi ad un precursore o allo stesso ponte della nuova strada provinciale (a sesto ribassato, in pietra), forse con qualche confusione rispetto ai resti di una pila: «1898. Sorge il problema della disoccupazione anche al Corniolo che ora ha più di mille abitanti. Per alleviare tale disagio, si propone di avviare la costruzione della strada rotabile Corniolo-S. Sofia, la costruzione in pietra del ponte del Lago (si vede ancora una pila di questo) […].» (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, p. 142, cit.). In effetti nella Carta d’Italia I.G.M. di primo impianto (1894) compare il simbolo grafico della pedanca mentre quello del ponte compare solamente nella mappa del 1937 in relazione al tratto della provinciale in corso di realizzazione ed ancora oggi in uso. 

Come documentato dal Catasto toscano, la via antica si inerpicava subito sull’erta rocciosa (oggi rimodellata) in allineamento al ponte stesso (di lato alla provinciale e al ponte moderno) ma poi deviava fino a rasentare il Bidente. Le mappe antiche aiutano a ricostruire la morfologia del luogo prima della realizzazione della provinciale che all’inizio del XX secolo tagliò la balza mentre la Via Romagnola proseguiva a mezzacosta verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Evidenti resti della muratura di sostegno di questo tratto viario si notano poco sopra il piano stradale, a 200 m dal ponte di Lago. Da Corniolino la prosecuzione della vecchia via è stata rimodernata fino all’innesto, presso un tornante, sulla S.P. a circa 2 km da Lago, si ritrova il tracciato antico (sent. 259 CAI) che si inerpica verso il Castellaccio poi prosegue sul crinale sfruttando le gradonate di estesi affioramenti rocciosi, dove sono evidenti le tipiche alternanze di arenarie e marne formanti cornicioni sporgenti fratturati a “denti di sega”.

Da Corniolino, il percorso di fondovalle diretto a Campigna scendeva al Bidente superandolo grazie al Ponte dei Ladroni o del Ladrone o della Madonna, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona), che però si trovava circa 80 m più a monte, come risulta dal confronto con il Catasto toscano. Il ponte è stato segnalato dal Segretariato Regionale del Ministero della cultura dell’Emilia-Romagna nel portale https://www.tourer.it/. Dopo un breve tratto ancora integro e percorribile fino al moderno Ponte Ilario, datato 1969 e privo di interesse tipologico, la mulattiera procedeva in prossimità del fiume secondo un percorso diverso dalla strada forestale (iniziata negli anni 1966-67), che risale transitando poco sotto Campacci, oggi C.Campaccio. L’antico tracciato infatti giungeva fino al sito di un altro fabbricato che, benché anonimo, era evidentemente destinato a mulino già in base all’evidente rappresentazione di inizio ‘800 del lungo berignale o gora per il prelievo dell’acqua e del bottaccio di accumulo della stessa, confermata dalla simbologia (ruota dentata) dell’Opificio a forza idraulica della Carta d’Italia I.G.M. del 1894. Nella successiva mappa del 1937 il definibile Mulino di Campacci, perse le sue funzioni originarie, è ormai rappresentato come semplice fabbricato. Oggi l luogo è raggiungibile tramite la strada di servizio per raggiungere le opere di imbrigliamento idraulico dei rami bidentini a favore dell’invaso di Ridràcoli e una moderna stazione di pompaggio ne occupa il sito. Oltrepassato Campacci, secondo un percorso simile a quello moderno, il tragitto antico prima attraversava il Fosso del Fiumicino di S. Paolo con una pedanca (ponte in legno pedonale documentato almeno dall'inizio del XX secolo), oggi sostituita dal Ponte Cesare, poi si inerpicava sul crinale rasentando Moscoso dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, attraversato il sito oggi occupato della rotabile, calava di livello dirigendosi verso Fiumari (di sotto). Mentre la via principale proseguiva verso il Molino di Fiumari e Campigna, dove giungeva tramite la ripida Via di Villaneta (oggi sent. 243 CAI), almeno per tutto il XIX secolo solo un sentiero risaliva fino a Fiumari (di sopra) e, scavalcata la sella antistante, scendeva ad attraversare il Fiumicino per poi inerpicarsi fino all'alpeggio di S. Paolo in Alpe e all'Eremo di S.Agostino tramite Campodonatino e Campodonato.

Il contesto insediativo del Crinale di Corniolino, in base a quanto fotografato nei primi decenni del XIX secolo dal Catasto toscano, oltre a riguardare il borghetto le cui abitazioni conservano scarse tracce del villaggio medievale, in origine detto Corniolo e arroccato sulle pendici del Castrum Cornioli, si estendeva principalmente sul versante di Campigna, più favorevole per morfologia ed esposizione, fino a comprendere i poderi Le Balzette a mezzacosta e Padroncella, poi Faltroncella, prossimo al Monte della Maestà. Anche il versante delle Celle, per quanto impervio e con tratti di parete prossimi alla verticale, era percorso da esili mulattiere che si allungavano con lieve pendenza fino a Val di Paone o Val di Pavone, affacciato sul fiume, cui si aggiunsero entro la fine del secolo un capanno a mezzacosta e Pulita quasi sul fiume, allora raggiunti solo da un ripido sentiero di crinale.

Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Catasto toscano, Carta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati del contesto insediativo di Corniolino fino al versante del Bidente attraversato dal Fosso di Padroncella si possono schematizzare come di seguito elencato:

Castellaccio nel Catasto toscano, o Castellaccio di Corniolino nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 - 1937) e in quella moderna con simbolo dei ruderi, o assente nel N.C.T., o Castellaccio di Corniolino nella C.T.R.;

Corniolino nel Catasto toscano, o gruppo di fabbricati anonimi tra cui due con simbolo crociato di Chiese ed oratori nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Corniolino con un fabbricato con simbolo crociato di Chiese ed oratori nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937), in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Casina Corniolino: anonimo nel Catasto toscano, nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 - 1937) e in quella moderna, o Casina nel N.C.T., o Casina Coniolino nella C.T.R.;

Balzette nel Catasto toscano, o C. le Balzette nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 - 1937) e in quella moderna, o Balzette nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Padroncella nel Catasto toscano, o C.Padroncella nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Faltroncella nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937) e in quella moderna, o Padroncello nel N.C.T., o Faltroncella nella C.T.R.

Pulita: assente nel Catasto toscano, o anonimo con capanno a mezzacosta nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 - 1937), o anonimo in quella moderna, o la Pulita con capanno a mezzacosta nel N.C.T., o Pulita con capanno a mezzacosta nella C.T.R.

Val di Paone nel Catasto toscano, o anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 - 1937), o assente in quella moderna, o Val di Pavone nel N.C.T., o assente nella C.T.R.

Da Corniolino una Via delle Balzette (cancellata dai notevoli rimodellamenti del versante dovuti ai ripetuti tornanti della S.P. 4), mantenendosi a mezzacosta a inizio Ottocento conduceva all’insediamento di Balzette dall'epoca dell'appoderamento (probabilmente settecentesco, come Padroncella) fino alla costruzione della provinciale. Il fabbricato, posto sul poggetto di una ripida cresta che si dirama dal Crinale del Corniolino, dove si notano portali in arenaria con stipiti sagomati e zigrinati ed una pietra forata inserita a sbalzo nella muratura per legarvi gli animali, già proprietà ex A.R.F., nell’ambito dei programmi regionali di riutilizzo del patrimonio edilizio nel Demanio forestale venne sottoposto ad analisi storico-tipologica e metodologica, corredata di documentazione fotografica. Grazie ad essa si apprende che si tratta di un fabbricato notevolmente diacronico in quanto articolato in corpi dovuti ad incrementi costruttivi successivi conseguenti a ben cinque fasi di ampliamento, che hanno visto inizialmente la realizzazione di una stalletta seminterrata sfruttante il pendio e sopra una piccola cucina con soppalco e utilizzo del sottotetto come stanza, per una superficie coperta di circa 26 mq. Nella 2^ fase avviene un raddoppio laterale comprendente una nuova stalletta collegata da una loggetta cui corrispondono superiormente una loggetta con forno adiacente alla cucina e un locale di servizio. L’incremento della 3^ fase è sul lato opposto con la creazione di una grande stalla e sopra una grande stanza, probabilmente suddivisa con tavole di legno, soppalcata anche qui con utilizzo del sottotetto. La 4^ fase vede la costruzione di un locale soppalcato a monte al livello superiore, infatti aderente alla grande stanza della fase 3, con ingresso da una grande loggia antistante la cucina. L’incremento della 5^ e ultima fase viene eseguito accanto a quello della fase 3 e vede uno stalletto accanto alla stalla e sopra una stanza soppalcata e ad un livello diverso da quella adiacente infatti collegata da alcuni gradini; viene così raggiunta una superficie coperta rettangolare di circa 150 mq differente da quella indicata nella schedatura, che segnala 88 mq con un volume di 704 mc suddiviso in 9 vani, abitati al momento del censimento ma in stato di degrado, quindi dimensioni probabilmente riferite alla porzione utilizzata. Rispetto al Catasto toscano non vi sono differenze planimetriche e nel Giornale di Campagna del 1834 (prima documentazione relativa) risulta registrata la 4^ fase così descritta: «(837) Casa colonica. (838) Seccatoio. (839) Capanna ed aia. Composta di 12 stanze ad uso agrario.» (M. Foschi, P. Tamburini, 1979, p. 183, cit.). Del seccatoio, ancora presente nel NCT e poco distaccato dalla casa, rimane il basamento, mentre più distanziata della capanna con aia, che la dimensione strutturale e la tipologia fanno presumere si trattasse di una stalla con fienile soprastante probabilmente ambientata in un’area pascoliva e prevalentemente prativa, rimangono i resti.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, monti e insediamenti citati.

N.B.: - La Descriptio Provinciae Romandiolae è un rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della “Cattività avignonese” (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montonedel Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.

- La visita apostolica o pastorale, che veniva effettuata dal vescovo o suo rappresentante, era una prassi della Chiesa antica e medievale riportata in auge dal Concilio di Trento che ne stabilì la cadenza annuale o biennale, che tuttavia fu raramente rispettata. La definizione di apostolica può essere impropria in quanto derivante dalla peculiarità di sede papale della diocesi di Roma, alla cui organizzazione era predisposta una specifica Congregazione della visita apostolica. Scopo della visita pastorale è quello di ispezione e di rilievo di eventuali abusi. I verbali delle visite, cui era chiamata a partecipare anche la popolazione e che avvenivano secondo specifiche modalità di preparazione e svolgimento che prevedevano l'esame dei luoghi sacri, degli oggetti e degli arredi destinati al culto (vasi, arredi, reliquie, altari), sono conservati negli archivi diocesani; da essi derivano documentate informazioni spesso fondamentali per conoscere l’esistenza nell’antichità degli edifici sacri, per assegnare una datazione certa alle diverse fasi delle loro strutture oltre che per averne una descrizione a volte abbastanza accurata.

- Dopo la confisca del vasto feudo forestale da parte della Repubblica di Firenze a danno dei conti Guidi, l’alpe del Corniolo, la selva del Castagno e la selva di Casentino ovvero di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli tra il 1380 e il 1442 furono donate (il termine contenuto in atti è “assegnato in perpetuo”; A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 15-16, cit.) all’Opera del Duomo di Firenze in Romagna che, per oltre quattro secoli si riservò il prelievo del legname da costruzione e per le forniture degli arsenali di Pisa e Livorno, di quelli della Francia meridionale oltre che per l’ordine dei Cavalieri di Malta. Dopo la presa in possesso l’Opera aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.

- Le “vie dei legni” indicano i percorsi in cui il legname, tagliato nella foresta, tronchi interi o pezzato, dal XV° al XIX° secolo veniva condotto prima per terra tramite traini di plurime pariglie di buoi o di cavalli, a valicare i crinali appenninici fino ai porti di Pratovecchio e Poppi sull’Arno, quindi fluitato per acqua, a Firenze e fino ai porti di Pisa e Livorno. Per approfondimenti, v. M. Ducci, G. Maggi, B. Roba, 2024, cit. 

- Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, per le Balzette senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto della citata pubblicazione specifica. 

- Il termine “pedanca” deriva dal dialetto piemontese e ciò potrebbe spiegare anche l’adozione del termine da parte dell’I.G.M. o Istituto Geografico Militare, che fu fondato a Torino nel 1861, che quindi assorbì tale denominazione per indicare il simbolo tecnico cartografico (⤚⤙) corrispondente ai ponti pedonali.

- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo. Inoltre, le pratiche scritturali prevedono che tra l’abbreviazione “C”, l’interpunzione e la parola seguente non vi siano interspazi.

- Agevole l’analisi toponomastica per la derivazione dal latino baltea, balteus = passaggio in roccia scosceso, con la declinazione in gentile diminutivo nel tentativo di esorcizzare la difficoltosa vivibilità di un sito, comunque sempre più agevole rispetto a luoghi di maggiore asprezza meritanti infatti il toponimo-tipo “balze”.

RIFERIMENTI    

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA. VV., Il luogo e la continuità. I percorsi, i nuclei, le case sparse nella Vallata del Bidente, Catalogo della mostra, C.C.I.A.A. Forlì, Amm. Prov. Forlì, E.P.T. Forlì, 1984;

AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;

E. Agnoletti, Viaggio per le valli bidentine, Tipografia Poggiali, Rufina 1996;

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G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

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Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

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URL www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

su un tornante 1,2 km circa a monte di Lago sulla ex SS 310 del Bidente

Testo di Bruno Roba - Balzette si raggiunge agevolmente dalla S.P. 4 del Bidente sostando a 250 m dal bivio per S. Agostino di Fiumari e a 900 m da Lago in una piazzola accanto ad un tornante, sull’esterno del quale, scavalcati il guard-rail e la cunetta e superato qualche arbusto si apre improvvisamente l’ampia mulattiera (probabilmente risalente alla costruzione della S.P.) che risale ripida in meno di 100 m a Balzette, tranquillizzati subito da una vecchia targa lignea. A circa 80 m Ovest si trovano i resti del capanno. 

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

001a/001d – Dal crinale presso Poggio Squilla-Poggio Aguzzo veduta verso il Crinale di Corniolino e il Monte della Maestà dove si nota bene l’antico Podere di Faltroncella immerso nella piantata restaurativa a pinacee e si notano appena i resti di Balzette sul bordo di una cresta (25/04/18).

001e – 001f – 001g – Dalla S.P. 4 del Bidente, scorcio della cresta dove a fatica si individuano i ruderi di Balzette non solo per i contrasti di luce ma in quanto ricoperta dalla vegetazione (30/11/16 – 27/12/16).

001h/001m – Dal Crinale del Corniolino, la Valle del Bidente all’innesto del Fosso del Fiumicino di S. Paolo fa da fondale al sito di Balzette, ricoperto dalla vegetazione (30/11/16 – 24/01/18).

002a – Schema da cartografia moderna dell’area di Corniolino e del bacino idrografico della Valle del Fosso di Padroncella.

002b/002e – Schema di mappa da cartografia di inizio XIX secolo, con evidenziati gli assetti insediativi, idrografici ed infrastrutturali della valle del Bidente e suoi affluenti, con particolari dell’area di Corniolino e del villaggio dove, tra l’altro, sono riportati  i tracciati della viabilità antica con il sito più probabile della scomparsa Torre della Rovere, e confronto schematico tra cartografia antica e moderna da cui si rilevano le modifiche planimetriche e alla viabilità intercorse nel periodo frapposto. La toponomastica riprende quella originale.

002f - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, riguardo la viabilità principale evidenziava esclusivamente i tracciati viari che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, mantenendosi prossimi al fondovalle fino a Corniolo, nella valle di Campigna risalendo sul crinale di Corniolino fino alla sella di Tre Faggi con discesa a Campigna e risalita al Passo della Calla.

002g - Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX sec. evidenziante reticolo viario e idrografico precedente al completamento della viabilità provinciale.

003a/003e – Da Balzette, viste panoramiche dei dintorni. In particolare, verso la dorsale da Poggio Squilla a Poggio Aguzzo, verso Corniolo e verso il crinale del Corniolino; nell’ultima foto si vede la cresta su cui si insedia Balzette (16/11/16 - 12/07/17).

003f – Schema delle piante del fabbricato con individuazione delle fasi di crescita e della destinazione d’uso dei locali.

004a/004g – La zona di ingresso di Balzette (aveva il civico 66; notare il portale in arenaria con stipiti sagomati e zigrinati sei-settecenteschi e la nicchia devozionale sopra l’ingresso, riutilizzata) con il nucleo di primo impianto dove si riconosce la cucina con i resti del camino e del lavello; si individua pure il vuoto della stalla al piano inferiore e l’impostazione del sottotetto ad uso stanza; si riconoscono anche la profonda loggia antistante la cucina, realizzata nella 4^ fase e la piccola stanza in alto a sx dell’ultima fase; alcuni resti di intonaco conservano ancora la tinteggiatura in azzurro intenso o in rosa di alcuni interni (16/11/16).

005a/005f – Nella 4^ fase, insieme alla loggia antistante la cucina viene realizzata questo ampliamento su due livelli con ingresso dalla stessa loggia, dove si nota una nicchia attrezzata con ripiani, probabilmente ad uso di servizio senza escludere quello abitativo (16/11/16).

006a/006e – L’appendice realizzata nella 5^ ed ultima fase, già vista sulla sx nella prima foto, mostra all’interno l’impronta di un camino (asportato) e le tracce di un soppalco collegato da una porta con il locale adiacente, aspetti che fanno presumere la formazione di una nuova abitazione (16/11/16).

007a/007l– L’ampliamento della 2^ fase vede la costruzione di un locale di servizio collegato al corpo della cucina da una loggetta e retrostante forno, sorretti al livello sottostante da una loggetta ed uno stalletto, ormai diruti, tranne la parete di testata che si vede nella foto 007g (16/11/16).

008a/008d – I segni della tessitura muraria dell’ampia facciata Sud consentono di distinguere il nucleo originario, sulla sx, la grande stalla al centro (interno con tracce dei due solai dei locali abitativi) e l’ampliamento su tre livelli dell’ultima fase (16/11/16).

008e – 008f – 008g – Da Est si nota l’impostazione del fabbricato nella ristrettezza della cresta che, se a Sud può essere compensata da un terrazzamento, a Nord vede una cantonata rasentare il ciglio della balza (16/11/16).

009a – 009b – 009c – Il podere necessariamente si estendeva verso Ovest dove rimangono tracce dell’insediamento, con terrazzamenti, il basamento del seccatoio elencato nel Giornale di Campagna e traccia della mulattiera che proseguiva a mezzacosta (16/11/16).

009d/009i – Viste di una mulattiera che collega con la S.P. 4, probabilmente realizzata contestualmente in quanto più comoda e non presente nel catasto storico; l’innesto è ostacolato da un guard-rail stradale, tuttavia al suo inizio si viene ancora accolti da una vecchia targa lignea (16/11/16).

010 – Elaborazione pittorica in stile impressionista da una foto degli scorsi anni ’70 ripresa dalla cresta sovrastante, quando il podere era ancora utilizzato o abbandonato di recente.

011a/011n – L’ambiente in cui si inserisce il capanno delle Balzette (stalla con fienile, opportunamente distanziata dalla casa), in origine sicuramente un’area pascoliva e prativa, e le stesse opere di sistemazione e contenimento, costituite da terrazzamenti in massi quasi ciclopici, confermano l’appropriatezza toponomastica dell’insediamento (12/07/17).

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