Case Montecavallo di sotto
Testo inserito da Bruno Roba (7/02/18).
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente delle Celle riguarda il ramo occidentale del Bidente delimitata: ad Ovest, da un tratto del contrafforte principale dal Monte Falco fino al Monte dell’Avòrgnolo da cui si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val di Noce, disegnando quell’arco di rilievi che costringe il fiume a confluire con il Bidente di Campigna a Lago così contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo; ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che sempre staccandosi dal gruppo del M. Falco si dirige verso Poggio Palaio, quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago
Come gli altri vicini, il bacino idrografico mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante esposto ad oriente appare frastagliato mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare il tratto di contrafforte riguardante la Valle delle Celle evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati, inoltre qui la cresta non discende con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi tra il M. Ritoio e il M. Guffone (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento). Dal Monte Ritoio (che “indica la retta via”), nodo montano dell’assetto tettonico insieme al Guffone, la linea di cresta inizia a descrivere planimetricamente una serpentina da cui si distaccano due imponenti dorsali, orientate di 45° rispetto all’asse N/S ed imperniate sul Monte Cavallo - c.d. vuoi per la lunga schiena montana sormontata dall’evidente sella, completa di “pomo” e “paletta”, vuoi per i cavaglioni (cfr. il romagnolo cavaión), mucchi, di covoni, in passato ivi disseminati - una delle quali compenetra l’intera vallata, morfologicamente stretta e disomogenea nei versanti opposti, l’altra più ampia, sfrangiata in canaloni ma entrambe nelle parti più elevate interamente appoderate ed utilizzate a prato-pascolo, tranne una vasta area inaridita a causa dei processi erosivi innescati dagli utilizzi impropri. Gli insediamenti di alta quota sono Case Montecavallo di Sopra e di Sotto, la cui comune denominazione tradisce la reciproca lontananza, dislocati sul rispettivo versante a solatio di ognuna delle suddette dorsali, la cui favorevole esposizione ha permesso che questa parte della valle venisse utilizzata fino ai giorni nostri da allevamenti di bestiame allo stato brado così ritardandone il completo abbandono, a differenza di quelli posti a quota inferiore, più in ombra e svantaggiati, i cui poderi sono stati ormai riconquistati dal bosco naturale o di reimpianto. Gli insediamenti di mezzacosta sono Fossacupa o C. Fossacupa, il citato insediamento di Filetto o C. Filettino per completezza da distinguersi in di Sopra, di Mezzo e di Sotto, infine Costacci o Casa Gostaccio o C. Gorlaccio. Nell’incisione tra le due dorsali scorre il Fosso delle Fontacce, che si immette nel Bidente delle Celle presso l’insediamento di bassa mezzacosta di Filettino, mentre presso Montecavallo di Sopra ha origine il Fosso del Roncheto. A questo contesto la Valle delle Celle aggiunge in prossimità alcuni aspetti geologici di rarità e unicità, che contribuiscono a disegnare il paesaggio e restituiscono informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio come le Ripe Toscane, che sono stati catalogati come Geositi. Gli altri sono il Fosso del Satanasso, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado, Le Mandriacce.
Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici. La viabilità più antica riguardante anche la valle delle Celle è la Via Flaminia Minor, utilizzata dalle legioni romane per valicare l’Appennino al fine di sottomettere Celti, Liguri e Galli Boj che stanziavano nella pianura padana: si ipotizza che provenendo da Montelleri, sopra Stia, transitasse dal Lago degli Idoli, dal Monte Falco e da Poggio Sodo dei Conti, quindi discendeva da quella che oggi è nota come Pista del Lupo lungo la Costa di Pian Cancelli transitando da Pian delle Fontanelle, così detta per la presenza di polle d’acqua, e da Poggio Corsoio dove trovava un bivio ancor oggi praticato: a sx si dirigeva verso Castel dell’Alpe e Faenza per immettersi nella Via Aemilia (questo è ritenuto il più antico itinerario di valico), a dx si dirigeva verso Forlì e Ravenna sia transitando dal crinale del contrafforte principale, dove passava accanto la vetta emergente di Monte Ritoio, sia discendendo verso il percorso vallivo in direzione di Galeata (l’antica Mevaniola), qui potendo rimanere a mezza costa per tutta la lunghezza della valle attraversando le Ripe Toscane, le cui stratificazioni rocciose ancora oggi si mostrano funzionali alla percorrenza.
In questo contesto storico-geografico, a differenza della parte più profonda della Valle delle Celle che, da sempre considerata periferica e difficilmente raggiungibile, è stata maggiormente segnata dall’abbandono, questa valle, probabilmente perché stagionalmente ancora utilizzata da allevamenti di bestiame allo stato brado, conserva consistenti resti dei due insediamenti di C.se Montecavallo, definizione che nella cartografia I.G.M. e derivata è accompagnata dalla distinzione –di sopra, -di sotto, dove l’anteposizione del trattino abbreviativo si accompagna all’uso del minuscolo, mentre nella moderna C.T.R. regionale, precisando Monte Cavallo Sopra e Monte Cavallo Sotto, con ripetizione integrale di termini separati e utilizzo del maiuscolo, pare voler richiamare lo spirito toponimico più antico riportato dal Catasto Toscano del 1826-34, dove tutti i fabbricati ripetevano esattamente per tre volte il topos montano: Monte Cavallo, in un caso con l’abbreviazione M.e. Di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale ancorché abbandonati e diruti, o accanto all’abitazione o a breve distanza, mostrano la dotazione di serbatoi e/o di lavatoi. Anche l’evoluzione del sistema insediativo pare risentire della morfologia ed instabilità del versante, registrando in ultimo l’assenza di un asse infrastrutturale comune. Nell’Ottocento risulta l’esistenza di un collegamento tra i due fabbricati, che dall’estremo occidentale scendeva a valle ricollegandosi alla citata viabilità principale tra le Ripe Toscane e il Fosso dei Fondi, e dall’estremo orientale, stranamente, anziché discendere verso il Bidente, proseguiva verso la Valle di Lavacchio, oltrepassando il ripidissimo crinale diretto a Campo di Fuori (allora riportato come Campo di fiori). A inizio Novecento il collegamento orizzontale tende a scomparire, ancora oggi è infatti costituito da scarse tracce di sentiero, il fabbricato superiore viene a trovarsi lungo un percorso verticale tra la viabilità di fondovalle e di crinale, mentre il fabbricato inferiore invece viene raggiunto da un tracciato da Fossacupa prima inesistente, giungente dal fondovalle, con abbandono dell’attraversamento del crinale dividente dalla Valle di Lavacchio, ma nella cartografia moderna vi corrisponde la sentieristica. Diversi dei fabbricati citati, già proprietà ex A.R.F., nell’ambito dei programmi regionali di riutilizzo del patrimonio edilizio nel Demanio forestale vennero sottoposti ad analisi storico-tipologica e metodologica o semplice censimento, tra cui Montecavallo di sopra.
Dall’osservazione dei ruderi e del loro intorno si nota anzitutto che, pur essendo quello inferiore collocato in un sito più sacrificato, entrambi i fabbricati ricordano costruzioni di rilievo derivanti da un’economia sviluppata, godente di ampi e dolci pendii pascolivi, in parte ancora utilizzati. Come conferma la cartografia moderna Montecavallo di sotto risulta un nucleo di due insediamenti distanziati e apparentemente indipendenti, infatti nell’Ottocento godenti di individualità toponimica, quello occidentale di maggiori dimensioni detto Monte Cavallo e quello orientale con l’abbreviazione M.e Cavallo, quindi probabilmente facenti capo a due poderi distinti, all’epoca entrambi composti da due fabbricati, apparentemente uno anche abitativo ed un annesso minore. Le strutture dei fabbricati in generale oggi sono in pessime condizioni ed allo stato di rudere. Riguardo l’insediamento maggiore, occidentale, posto presso il Fosso delle Fontacce, oggi a pianta rettangolare, anche dal confronto con il catasto antico è possibile rilevarne la differenziazione funzionale in settori verticali corrispondenti ad almeno 4 distinte fasi costruttive segnalate dalle cesure delle murature, probabilmente conseguenti ad ampliamenti tendenti a collegare il fabbricato principale, con pianta ad “L”, con l’annesso, pare anch’esso ricostruito, in modo da realizzare un corpo rivolto ad Est, oggi con facciata e le altre strutture verticali quasi integre, destinato essenzialmente a grande stalla-fienile, come tale tipologicamente caratterizzato e disimpegnato dai dislivelli del terreno, seguito dal un ampliamento che poteva comprendere due stalle al PT e due stanze abitative al PP oltre i sottotetti; un’altra fase, strutturalmente collassata, avrebbe costituito importante ampliamento dell’abitazione con stalle e/o locali di servizio al PT, mantenendo l’impostazione longitudinale del colmo del tetto, mentre un’ultima fase con evidenza avrebbe riguardato il completamento della testata Ovest con due locali tra i quali era ricompresa una loggia, coperta con falda trasversale, di cui ancora si individua l’architrave ligneo e dove si nota la scala in pietra di accesso al piano abitativo, inglobata a seguito dell’ampliamento e probabilmente contenente il forno. Onde evitare interramenti il fabbricato è separato tramite uno stretto scannafosso dall’alto muro di sostegno del terrazzamento artificiale, tale da usufruirne per l’accesso anche i locali al PT, ma utile a disimpegnare l’accesso al fienile tramite passaggio a ponte, pertanto riguardante la sua fase ricostruttiva. Le dimensioni generali consentono di stimare una parte abitativa finale disponente di almeno dieci stanze, oltre eventuali sottotetti e sottostanti stalletti e locali di servizio. A ridosso del fosso è presente una cisterna in pietra sempre efficiente. L’altro fabbricato si raggiunge risalendo leggermente il pendio verso Est per circa 100 m: di dimensioni inferiori e impostato contropendenza senza sbancamenti quindi con notevole scalettatura dei piani, pare funzionalmente meno idoneo rispetto all’altro inoltre costituito da due fabbricati in origine separati da uno strettissimo spazio (1,50-2 m) poi colmati da un evidente e successivo tratto di muratura; per la tipologia delle aperture il fabbricato posto più a valle pare fosse destinato a stalla-fienile con riserva abitativa per quello a monte (con max 4 stanze, se estesa anche al PT), senza però poter individuare differenziazione delle fasi costruttive, salvo la riunificazione delle strutture, forse dovute ad esigenze statiche. Del piccolo annesso a valle, registrato dal catasto antico, rimangono scarsissime tracce disperse tra i rovi.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Monte Cavallo e Valle del Bidente delle Celle e/o relative a insediamenti citati.
N.B. - Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, per il fabbricato di M. Cavallo di Sopra (così trascritto), compreso nell’elenco ma escluso da approfondimenti analitici, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto della citata pubblicazione specifica.
- in base alle note tecniche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) le abbreviazioni per troncamento possono prevedere la sostituzione con un punto di tutte le lettere dopo la prima o l’eliminazione solo di alcune lettere finali, tra cui troncamenti (C.) relativi a Ca (casa), abbreviazione evidentemente comparente quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa; inoltre deve essere scritta senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che esso è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
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M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
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Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Carta dei sentieri Alpe di S. Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf.
Raggiungibili per sentiero non segnato, circa 800 metri in linea d'aria a sud di Monte Cavallo
Testo inserito da Bruno Roba
Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Lago si segue la strada di servizio che risale il Bidente delle Celle, sostando presso il cancello. Percorsi circa 450 m occorre fare attenzione per ritrovare il Sent. 261 CAI il cui innesto non è segnalato. Di esso si percorrono circa 250 m corrispondenti all’antica mulattiera per giungere al ponte in legno sul Fosso di Lavacchio oltre il quale, dopo circa 800 m, si trova il bivio evidente ma non segnalato per Fossacupa (WGS84 43° 53’ 58” N / 11° 46’ 5” E) fabbricato che si raggiunge con qualche esitazione dopo 800 m su sentiero segnato con bolli rossi; ulteriori 950 m conducono a M.C di sotto solo con qualche incertezza nel raggiungere un eccezionale crinaletto panoramico posto lungo il tragitto. L’itinerario è indicato in alcune edizioni di cartografia specializzata.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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001a/001e – La vista più frontale, completa e ravvicinata del M. Cavallo si ha dal Crinale del Corniolino, pressi Colla Tre Faggi, laddove la morfologia delle sue dorsali con la profonda incisione del Fosso delle Fontacce crea ombre che nascondono le due case di Montecavallo di sotto (30/11/16).
001ea/001eh – Il versante del Monte della Maestà che si affaccia sul Fosso delle Mandriacce e sul Bidente delle Celle è tagliato da sentieri in abbandono ad uso forestale, spesso interrotti, da dove (da quota inferiore rispetto alle precedenti viste), tra la vegetazione, si aprono scorci su siti caratterizzanti la Valle del Fosso delle Fontacce, tra cui il rimboschimento di conifere che ricopre il sito di Fossacupa ed i prati-pascoli di Montecavallo di Sotto in fase di ricolonizzazione arbustiva e tratti brecciati di cresta: poco più a valle di quello più consistente transitava l’antico collegamento che discendeva nella Valle di Lavacchio (29/01/18).
001f – Innesto del sentiero Fossacupa-M. Cavallo sul Sent. 261 CAI (WGS84 43° 53’ 58” N / 11° 46’ 5” E) (12/12/16).
001g - 001h – Due tratti della pista già addentrata sul M. Cavallo (12/12/16).
001i/001t - Inoltrandosi nei prati-pascoli in gran parte abbandonati dei versanti a solatio del M. Cavallo si raggiunge la parte mediana dell’incisione del Fosso delle Fontacce, sul quale termina la pista ben definita che risale il monte, praticamente ormai solo a servizio di C. Montecavallo di sotto (12/12/16).
001u/001z – Di seguito: confronto tra mappe schematiche di inizio ‘800, con utilizzo della toponomastica originale ed occhielli relativi allo stato catastale, e di inizio ‘900, evidenzianti infrastrutture e insediamenti del versante meridionale del M. Cavallo, quindi schema particolareggiato di mappa moderna. La toponomastica della seconda mappa è stata integrata tenendo conto della Carta storica regionale o Carta Topografica Austriaca del 1853, in scala 1:86.400 e della Carta topografica d’Italia I.G.M. di primo impianto (per l’Emilia-Romagna rilevata negli anni 1877-95) scala 1:100.000, oltre della tavoletta I.G.M. del 1937 ancora in uso negli scorsi Anni ‘80.
002a/002l – Viste dall’alto e della parte orientale dell’edificio maggiore di Montecavallo di sotto, con il grande fienile avente ingresso disimpegnato dal terrazzamento tramite passerella sullo scannafosso, con stalla al PT (v. ultima foto) che, in base al confronto con il catasto antico, è da ritenere ricostruito ed ampliato. Da notare il volume integrale a doppio livello con trave di colmo, mentre nei altri corpi di fabbrica compare un muro di spina centrale (12/12/16).
002m/002q – Le nette cesure verticali delle murature della facciata meridionale evidenziano le quattro fasi costruttive mentre le discrete altezze interpiano potevano consentire la presenta di un sottotetto abitabile (12/12/16).
002r/002v – Il corpo edilizio della quarta e ultima fase costruttiva si sviluppava solo al PT, con falda unica ortogonale rispetto alle precedenti che copriva la scala di accesso all’abitazione, posta in posizione centrale, e lateralmente dei locali di servizio, tra cui probabilmente il forno (12/12/16).
003a – L’interno del corpo abitativo della terza fase costruttiva (12/12/16).
003b – L’interno del corpo abitativo della seconda fase costruttiva; evidente la cesura verticale della muratura (12/12/16).
003c – 003d – L’interno del fienile visto da monte e da valle (12/12/16).
003dd - Neografia da foto di inizio millennio reperibile in rete, quando il fabbricato, benché fatiscente, mostrava interamente la sua consistenza e tipologia.
003e – 003f – Presso il Fosso delle Fontacce un serbatoio idrico è ancora efficiente (12/12/16).
004a/004e – Il fabbricato minore di Montecavallo di sotto, posto ad oriente e separato da 100 m di pista, quasi scompare avvolto dagli arbusti (12/12/16).
004f/004l – Le strutture perimetrali superstiti, impostate sul pendio e prive di locali interrati, mostrerebbero la presenza di due fabbricati inizialmente quasi aderenti poi riunificati, forse per ragioni statiche, come mostra il tratto di muratura verticale di collegamento di cui alla penultima foto. Il corpo a valle mostra aperture maggiori tipiche di stalle e fienili, a differenza del corpo a monte, forse abitativo (12/12/16).
004m – Il pietrame qui ordinatamente riposto contrasta con quello caoticamente collassato poco distante (12/12/16).