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Le Graticce

inserita da Appenninoromagnolo.it
Tipo : rudere
Altezza mt. : 857
Coordinate WGS84: 43 50' 18" N , 11 54' 23" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (25/04/2022) - Il bacino idrografico del Fosso di Rio d’Olmo si attesta su un tratto di versante occidentale del contrafforte principale compreso tra il Crinale o Raggio del Finocchio, che si dirama all’altezza della sella di Prato ai Grilli (prima del Poggiaccio), e la dorsale che ha origine dal Monte Càrpano: il Crinale del Finocchio prima converge verso l’Eremo Nuovo quindi segue il Bidente fino a Pietrapazza, sempre più ristretto e affilato per la confluenza con il Rio D’Olmo; la dorsale dal Càrpano presto si biforca a racchiudere la valle del Fosso delle Graticce, e, mentre il suo ramo di libeccio la divide da quella del Rio D’Olmo nel convergere sul Bidente, il ramo di grecale (detto Crinale delle Graticce), pure convergente sul fiume, la separa da quella del Fosso del Lastricheto

Tra il XVI e il XVII secolo l’area delle Graticce in linee generali veniva distinta nel fondovalle, che dall’area della chiesa (S. Eufemia alle Graticce) si estendeva per tutto il versante in dx idrografica fluviale fino alla sua conclusione, detto Gradicce (forse dizione originaria riferibile alle sottili stratificazioni gradonate del crinale e dell’area) Graticce di Sotto o Piano degli Abedi o Abeti, in una limitata area mediana detta Graticce di Mezzo e in un’area superiore detta Graticce di Sopra o Sommo le Gradicce, che si estendeva fino ai crinali che delimitano la Valle delle Graticce, comprendendo fra tutte numerosi poderi e fino ad 10 case coloniche, le prime documentate già dal 1531 e 1532, senza contare i capanni, i forni ed altre costruzioni di servizio, per la gran parte beni scomparsi “prematuramente” o ignoti circa l’esatta collocazione in quanto semplicemente citati negli estimi antichi. Se detta area di fondovalle orograficamente si conclude con il digradare del Crinale delle Graticce contro il Bidente, dove un ponte consentiva alla Mulattiera del Bidente di attraversare il Fosso del Lastricheto presso la sua confluenza, la morfologia del luogo limitava la corrispondente area degli insediamenti principalmente a quella fiancheggiante la via pubblica fino al fiume, comprendendo infatti il Mulino comunitativo, detto delle Graticce (ruderi), e 3 case, note con i toponimi Casone Graticce di Sotto (non collocabili) e Molino Graticce Sopra il Mulino o Graticce vicino al Molino, oggi Cà di Pasquino (esistente). Un’altra casa pare si trovasse vicino alla confluenza del fosso nel Rio d’Olmo, quindi al Ponte delle Graticce o della Cantinaccia. L’area mediana comprendeva due edifici colonici, il Pianaccio o Pianacci Pianelli (scarse tracce), posto presso il crinale lungo la mulattiera che lo valicava diretto alla valle del Lastricheto, e Cà di Mengaglia o Mengaia Casa Mengaglia sopra la Chiesa o Casa Moncaglia o Casa Menghino o Graticce sopra la Chiesa (scomparso ma catastalmente documentato), oltre ad un piccolo capanno nei suoi pressi, di cui restano i ruderi, salvo se altri non meglio localizzabili. L’area più elevata arrivò a comprendere 6 case coloniche, ma solo di quella topica, Le Graticce, già detta Poderino Poderino delle Graticce o Graticce di Sopra, rimangono consistenti ruderi, mentre delle altre rimane solo la memoria archivistica, salvo gli scarsissimi resti di un capanno d'altura posto accanto alla mulattiera poco sotto il crinale.

Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di PietrapazzaFiume Bidente di Pietrapazza e Fosso di Rio d’Olmo.

In base al Catasto Toscano (1826-34) nel sistema vallivo del Fosso delle Graticce compaiono solamente i fabbricati de Le Graticce, nella Carta d'Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) scritto le Graticce, e Cà di Mengaglia, questo solo come planimetria anonima e apparentemente riportata come aggiornamento speditivo di un fabbricato forse già in dissesto in quanto abbandonato da 2 o 3 lustri. Oggi, nell’area di fondovalle fluviale, la Mulattiera del Bidente è scomparsa a seguito della costruzione della S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza, tuttavia, accanto ad essa e nei pressi di Cà di Pasquino si trova (ricollocata) la Maestà Milanesi mentre la Maestà del Felcitino o del Colera si trova nel sito originario, nella scarpata sotto strada, presso la confluenza del Fosso del Lastricheto nel Bidente, versante Sud. La viabilità principale risalente la valle, a inizio ‘800 limitata al collegamento tra Le Graticce e Rio d’Olmo e con la Strada che da Pietrapazza va a Bagno, che veniva raggiunta sulla sella preludente allo stacco del Crinale delle Graticce (posta a monte dell'affioramento di Ridolmo), a inizio ‘900 vede invece rivalutato il collegamento con Pietrapazza (tramite il sito della scomparsa Cà di Mengaglia), mentre gli altri collegamenti interni sono ormai declassati a sentieri, se non scomparsi dalle mappe. Nel catasto moderno si trova persino classificata una S.Vic.le Pietrapazza-Graticce-Rio d’Olmo, oggi in completo abbandono salvo per i tratti riutilizzati dalla rotabile.

Le Graticce rientrava tra i beni posseduti dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna e il relativo appezzamento è documentato fin dal 1546 nell’inventario eseguito dopo che l’Opera, avendo preso possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, dove desiderava evitare nuovi insediamenti, aveva constatato che, sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi che altrove, si manifestavano numerosi disboscamenti e roncamenti non autorizzati; pertanto, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1546 […] – Un poderino alle Graticce di some 5.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 149, 152, cit.). Nel 1560, quando l’appezzamento era ancora di proprietà dell’Opera, gli estimi documentano l’esistenza di una casa, allora detta il Poderino; entro la fine del secolo il tutto risulta già privatizzato a vantaggio del primo affittuario. Le difficili condizioni ambientali probabilmente portarono ad un disinteresse del luogo da parte dell’autorità centrale. Peraltro, una relazione del 1789 conferma quale fosse il tipo di interesse dell’l’Opera nel mantenimento dei poderi che … : « […] sono situati alle falde di vasto circondario delle selve d’abeti e sembra che sieno stati fabbricati in detti luoghi per servire di custodia e per far invigilare dai contadini di detti poderi dal fuoco, al taglio insomma alla conservazione  di dette selve […] non ardirei mai di far proposizione di alienarli ma di seguitare a tenerli […] come si rileva chiaramente dalla loro posizione servendo di cordone e custodia alle macchie medesime […] ma […] potrebbero allinearsi e vendersi per essere […] ridotti in tal cattivo stato dai passati affittuari […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 441, 442, cit.).

Il Catasto Toscano riporta il fabbricato in completa difformità rispetto allo stato odierno, sia per la collocazione posto poco più a monte presso la mulattiera, sia per dimensione ed orientamento, ora planimetricamente regolare e parallelo ad essa oltre che impostato su un sito meno acclive, prima perpendicolare ed articolato, quindi da riferire alla caratteristica tipologia di montagna che sfrutta maggiormente il pendio per la distribuzione degli accessi. La ricostruzione con traslazione sarebbe avvenuta al principio del XX secolo, così parrebbe dal confronto tra le edizioni della Carta d'Italia I.G.M. del 1894 e del 1937. Una mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna datata 1888-1913 (cfr. AA.VV., 1989 e C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit.), riguardante l’attribuzione delle numerazioni civiche, assegna a Graticce il n. 4, quando la casa risulta composta di 8 vani ed un capanno. Ad oggi ridotto a rudere ancora riconoscibile nelle strutture principali, Le Graticce risulta abbandonato negli anni ’60 del XX secolo divenendo in conseguenza proprietà ex A.R.F., quando l’insediamento risulta composto da un fabbricato di 170 mq, 850 mc e 8 vani e il fienile di 30 mq e 90 mc., quest’ultimo su due livelli e mai rappresentato nei catasti. Nell’ambito dei programmi regionali di riutilizzo del patrimonio edilizio nel Demanio forestale è stato sottoposto ad analisi storico-tipologica e metodologica; grazie ad essa risulta che il fabbricato è stato costruito in tre fasi che hanno visto inizialmente la realizzazione di una stalletta seminterrata sfruttante il pendio e sopra una stanzetta con l’adiacente cucina posta lato monte, con accesso disimpegnato dal dislivello del terreno, per una superficie coperta di circa 45 mq. Nella 2^ fase avviene un raddoppio lato Est che determina una pianta quadrangolare con un secondo stalletto seminterrato e altre due stanze di abitazione al piano superiore, una con accesso diretto e l’altra dotata di camino, forse la cucina di una seconda abitazione (dotata di accesso indipendente), oltre un forno in sporgenza lato Ovest, accanto alla prima cucina. L’incremento della 3^ fase vede la costruzione di ulteriori due stalletti seminterrati sul lato orientale e un grande fienile al piano superiore, mentre la parte abitativa viene sopraelevata con creazione di quattro stanze sottotetto. Nel Giornale di Campagna del Catasto Toscano è registrata la 2^ fase così descritta: «(230) Casa colonica e sodo. A terreno: tre stalle, forno. p. I°: cucina, e tre stanzette.» (M. Foschi, P. Tamburini, 1979, p. 105, cit.).

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Cà di Pasquino (3 fabbricati) e Le Graticce (2 fabbricati), divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, con parziale successo riguardo il fabbricato principale di Cà di Pasquino. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- Quando il toponimo compare con anteposta l’abbreviazione “C.” presumibilmente si è manifestata l’esigenza di precisarne la funzione abitativa; in base alle note tecniche dell’I.G.M., se viene preferito il troncamento Ca, deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;

C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Piano Strutturale del Comune di Bagno di Romagna, Insediamenti ed edifici del territorio rurale, 2004, Scheda n.657;

Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Nei pressi di Pietrapazza, raggiungibile per sentiero non segnato con deviazione dal sentiero/pista forestale CAI209 Pietrapazza - Paretaio.

Testo di Bruno Roba - Le Graticce si può raggiungere dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, con limitate difficoltà (per esperti), tramite gli innesti della vecchia mulattiera: più evidente quello posto a 600 m da Pietrapazza, che in 900 m consente di risalire al fabbricato; l’altro innesto, posto a 1,5 km da Pietrapazza, consente di raggiungerlo dopo 600 m.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

00a1 – 00a2 - Dai pressi del Monte Roncacci, oltre il Raggio da Rignuni o di Rignone, che delimita la valle del Fosso dei Poderini, vedute del contrafforte principale dove si innalzano i Monti Castelluccio e Càrpano e si aprono le valli del Lastricheto, delle Graticce e di Rio d’Olmo, quindi da Cà di Giorgio, scorcio del Crinale delle Graticce e, nel fondovalle, di Cà di Pasquino (5/10/16 – 4/11/16).

00b1 - 00b2 - 00b3 – Dalla dorsale di separazione tra le valli dei Fosso Fondo Rignone e del Vallone-dei Poderini, già Raggio di Valprandola e Raggio di Rignone, vedute delle dorsali che si staccano dal contrafforte (Crinale delle Graticce, Crinale del Finocchio) e del complesso vallivo di Rio d’Olmo tra cui la valle del Fosso delle Graticce (8/09/20).

00c1/00c4 – Dalla S.F. del Cancellino, scorcio della valle del Fosso delle Graticce, con indice fotografico (17/09/12 - 29/06/16).

00d1 – 00d2 - 00d3 – Dal Crinale delle Graticce, vedute del versante insediativo dove una pineta restaurativa, che lascia intravedere i ruderi del fabbricato, oggi ricopre l’ampia area poderale (24/02/22).

00e1/00e7 – Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, panoramica e vedute ravvicinate del crinale e del sito delle Graticce (18/10/11 - 1/09/16).

00f1 – Schema cartografico del bacino idrografico del Fosso di Rio d’Olmo, comprendente anche l’area delle Graticce che si interseca con il bacino del Bidente.

00f2 – 00f3 - Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale qualora mancante differenziata dal corsivo moderno. Qui compare anche la toponomastica della viabilità principale di fondovalle e di crinale. Confronto schematico tra catasto antico e moderno, con sovrapposizione, da cui si rilevano le modifiche planimetriche e alla viabilità intercorse nell’ultimo secolo di utilizzo del fabbricato.

00f4 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.

00f5 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.

00f6 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, che, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna, venne integrato con il sistema delle mulattiere.  

00g1/00g19 – Vedute di resti e tracce del tratto di mulattiera (poi modernizzata come Strada vicinale Pietrapazza-Graticce-Rio d’Olmo) che, oggi interrotta dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, da Pietrapazza raggiungeva Le Graticce (19/04/18 - 23/03/22).

00h1/00h6 – Vedute dell’inserimento dei ruderi del fabbricato nel contesto ambientale odierno. Si notano il fabbricato principale e l’annesso adiacente oltre un modesto terrazzamento del sito (1/09/16).

00i1 – 00i2 – 00i3 - Vedute del fronte occidentale con l’accesso alla cucina; sulla parete si notano le tracce della copertura dell'antistante loggia con forno (1/09/16 - 23/03/22 – 19/04/22).

00i4/00i10 – Vedute del fronte a monte (1/09/16 – 23/03/22).

00i11/00i14 – Vedute del fronte est corrispondente a stalle con sovrastante fienile (1/09/16).

00i15 – Schema tipologico delle fasi di ampliamento e della destinazione d’uso dei vani.

00l1 – 00l2 – 00l3 – Vedute della cucina: si notano le tracce del camino e l’acquaio sottofinestra (1/09/16).

00l4 – 00l5 – 00l6 – Vedute del passaggio-porta alla stanza adiacente alla cucina, lato sud, e della stanza adiacente, lato est, dove si notano tracce della variopinta tinteggiatura, con il soffitto azzurro, con una finestra che forse costituiva ingresso indipendente (1/09/16).

00l7/00l11 – Il crollo della parete sud consente di notare la struttura interna della parte abitativa, con la scala di accesso al primo piano ed il sottotetto abitabile, mentre lo stalletto sottostante è completamente ricoperto dai detriti (1/09/16).

00m1/00m6 – Vedute dell’annesso antistante al fabbricato principale (1/09/16).

00n1 – Elaborazione di foto degli scorsi anni ’70 (cfr.: M. Foschi, P. Tamburini, 1979, p. 104, cit.).

00o1/00o13 – La mulattiera proveniente da Pietrapazza, superato Le Graticce, si dirigeva verso Ridolmo Vecchio, oggi nuovamente interrotta dalla rotabile (19/04/22).

00014/00o18 – Vedute del sito dove la mulattiera è stata interrotta dal profondo taglio del versante: sul ciglio dell’alta scarpata e sul versante verso Ridolmo Vecchio se ne scorgono dei tratti superstiti (19/04/22).

00p1/00p21 – Dalle Graticce una mulattiera risaliva verso il crinale attraversando alcuni tratti impervi del versante, con resti di opere di sostegno, quindi rasentando i resti di un capanno d’altura (960 m) (19/04/22).

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