Pian della Saporita
Testo di Bruno Roba (04/2017 – Agg. 1/01/2022)
Il bacino idrografico del Fosso dell'Eremo Nuovo ricade nell’area dove, in ere geologiche, si è verificato il fenomeno erosivo che ha determinato la formazione di quel terrazzamento orografico interglaciale della valle corrispondente ai dolci pendii dell’altopiano di Pian della Saporita, di fatto un grande e netto piano inclinato, e attraversa con le sue ramificazioni tutto il piano inclinato del versante orientale che lo sorregge, ma un suo ramo, lungo 1,5 km, spinge le sue origini fino a Poggio della Bertesca. Il bacino idrografico del fosso è costituito in prevalenza dai coltivi degli antichi poderi dell’Eremo Nuovo e della Bertesca, oltre a diversi tratti del Castagneto dell’Eremo Nuovo, oggi abbandonato, tra cui spicca per interesse botanico un gruppo di quattro esemplari, probabilmente appartenente al nucleo più antico, stimato in 250 anni di età e 15 m di altezza. Ormai soffocata dal bosco circostante, nel 2011 l’area è stata interessata da un intervento di deforestazione mirato a ridare luce agli individui da frutto ancora vitali. Qui l’Abetina di Brasco, piccolo appezzamento grosso modo triangolare isolato nella faggeta, dove gli alberi svettano ad oltre 35 m di altezza, insieme alla più ampia abetina sovrastante a ridosso del crinale, appaiono reimpianti più che relitti dell’antico Abetio della Bertesca. Lungo la rotabile si trovano anche il maestoso Faggio della Fonte (delle Cavalle, età 300 anni) e, al margine dell’Abetina, il Maggiociondolo della Fonte, esemplare di pianta ceduata dalla particolare forma, ritenuto il più grande della specie rinvenuto nel Parco, alto 13 m, circonferenza fusto 3,7 m, ad oggi da stimare in 130 anni di età. A Pian della Saporita, a breve distanza dalla strada ma difficilmente raggiungibile, si trova il monumentale Faggione di Pian della Saporita, alto 25 m, circonferenza fusto 4,3 m, da stimare in 260 anni di età. Lungo la S.F del Cancellino si trova la Fonte delle Cavalle. Alle pendici dell’altopiano si trovano il Pero della Bertesca, alto 10 m, circonferenza fusto 2,5 m, da stimare in 190 anni di età, che svolgeva funzioni di ritrovo testimoniate dai vecchi chiodi a testa quadrata infissi sul tronco per legare il bestiame, infatti detto anche Pero della Sosta, e il Carpino della Bertesca, vecchio esemplare di Carpino bianco ripetutamente potato per ottenere frasca fresca per il bestiame.
Per l’inquadramento territoriale de la Bertesca v. schede Valle del Bidente di Pietrapazza, Fiume Bidente di Pietrapazza e Fosso dell’Eremo Nuovo.
Al Giogo, come genericamente era detta la via sullo Spartiacque, poi Via Sopra la Giogana o semplicemente la Giogana, giungeva tramite i Passi della Bertesca e della Crocina (anticamente Crocina di Bagno e Croce di Guagno o Guagnio, prob. contrazione da “guadagno”, nel senso di raggiungimento del passo) l’antica Via Maestra che vien dall’Eremo, toponomastica che si ritrova in una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.) oltre che citata in un’ ulteriore relazione del 1663:«[…] si venne per la strada del Poggio tra la Bertesca e Valdoria et il Pozzone et arrivati alla Croce di Guagnio e pigliato il Giogo tra il confino de reverendi padri di Camaldoli e l’Opera di Santa Maria del Fiore si seguitò detta giogana […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 315, cit.). Nel Catasto Toscano del 1826-34 la via maestra a valle del Passo della Bertesca era detta Strada che dal Sacro Eremo va a Romiceto (oggi sent. 207 CAI), per un primo tratto, quindi Strada Maestra di S. Sofia fino Casanova dell’Alpe e Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia comprendente il tratto tra la Ripa di Ripastretta e il Passo del Vinco: esso interessava il Monte La Rocca e raggiungeva il Passo della Colla, aggirava i Monti Pezzoli e Marino sul versante SE e scendeva a Poggio alla Lastra divenendo di fondovalle fino a S.Sofia, oppure si manteneva sul crinale fino al Raggio della Rondinaia, dove scendeva a valle. Al Passo della Bertesca si staccava inoltre la Strada che da Camaldoli va alla Bertesca, giungente fino all’Eremo Nuovo, oggi in parte sostituita da viabilità poderale (sent. 205 CAI); quindi la Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza si ricollegava con la Strada che da Pietrapazza va a Bagno, poi Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli, che valicava la Colla di Càrpano quasi incrociando le Rivolte di Bagno. La descritta viabilità doveva essere ritenuta di rilievo per i collegamenti tra S. Sofia e l’interno, tanto da essere l’unica riportata nella schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia insieme alla viabilità di crinale, mancando invece un tracciato di fondovalle tra Pietrapazza e Poggio alla Lastra, questo anche significando quale fosse il limite dell’area di influenza camaldolese. Anche nella Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinese del 1850 (conservata presso il Nàrodni Archiv Praha) compaiono gli antichi tracciati viari.
Pian della Saporita grosso modo è delimitato, a Nord dal ramo meridionale del Fosso dell’Eremo Nuovo che scorre accanto alla Fonte delle Cavalle rasentando poi la Bertesca per confluire nel ramo principale presso l’Eremo, a Sud, dall’incisione del Fosso del Rovino o delle Capanacce, o delle Capanne e dal suo ramo che attraversa la S.F. del Cancellino nei pressi della pietra miliare del km. 6/14. Per il resto è lo stesso assetto morfologico a determinarne naturalmente i confini. Nei primi anni del XX sec., al fine di rendere più economico il trasporto di legname tagliato nel versante romagnolo delle Foreste Casentinesi, venne costruita la ferrovia Decauville a scartamento ridotto Lama-Cancellino (dotata di vagoncini trainati da piccole locomotive a vapore alimentate a legna), che contribuì all’utilizzo esasperato delle abetine della Lama attuando una politica mercantilistica che commercializzava ingentissime quantità di legname da utilizzare per la produzione di traversine ferroviarie. Nel pianoro presso l’innesto del sentiero CAI 205 che sale verso il Passo della Bertesca, esisteva l’unico raddoppio dei binari che consentiva lo scambio tra i convogli provenienti da sensi opposti e avveniva il rifornimento di acqua e legna. La ferrovia venne smantellata negli Anni Venti.
Il luogo rientrava tra i beni posseduti dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna e il relativo appezzamento boschivo è documentato fin dal 1545 nell’inventario eseguito dopo che l’Opera, avendo preso possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, dove desiderava evitare nuovi insediamenti, aveva costatato che, sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi che altrove, si manifestavano numerosi disboscamenti e roncamenti non autorizzati; pertanto, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1545 […] – Una presa di terra aggettata e boscata in luogo detto la Bertesca la quale comincia sopra l’Eremo Nuovo […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 150, cit.). Nel 1789, da una relazione sui canoni da stabilirsi, risulta che i: «I poderi la Bertesca […] sono situati alle falde di vasto circondario delle selve d’abeti e sembra che sieno stati fabbricati in detti luoghi per servire di custodia e per far invigilare dai contadini di detti poderi […] non ardirei mai di far proposizione di alienarli ma […] come si rileva chiaramente dalla loro posizione servendo di cordone e custodia alle macchie medesime […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 441, 442, cit.). Dalla descrizione dei confini del Contratto livellario stipulato tra l’Opera, ora per conto del Granducato di Toscana, e il Monastero di Camaldoli nel 1840 si trova una estremamente precisa descrizione del podere e dei fabbricati quando, dal 1825-30 il colono è Gio. Battista Amadori: «N° 14 - Podere della Bertesca […] lavorato dalla famiglia colonica di Giovan Battista Amadori. […].Terreni […] Un tenimento di terra nel cui centro sono situati i descritti fabbricati colonici tutto giacente in poggio elevato intersecato da alcuni fossi e scoli e dalla strada che si dirige a Camaldoli dall’altra che scende all’Eremo Nuovo e da altra seconda via che guidano alle terre seminative. Questo distinto per i vocaboli: la Bertesca, la Piana delle Pozze, il Campo della Fonte, il Fondone, il Felciaio, le Mandrie Vecchie, i Ronchetti, le Baciole, […] delle quali […] terra seminativa ed alternativamente a riposo con molte scogliere […] terre boschive con faggi e carpini e ogni resto pasture nude e sassose. Vi confina […] 2° dirigendosi verso sud-ovest a seconda del crinale del poggio detto del Condotto, terreni compresi nella Tenuta Forestale, 3° volgendosi verso mezzogiorno e percorrendo una lunga linea approssimativamente retta fino al fosso della Capanna, terreni compresi come sopra, 4° per breve tratto Fosso delle Capanne, 5° e 6° volgendosi verso tramontana e seguendo una linea curveggiante determinata da tanti termini di pietra RR. Monaci di Camaldoli con terre addette al podere dell’Eremo Nuovo […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 527-528, cit.). Pian della Saporita appare esplicitamente menzionato nel Contratto livellario del 1818 con il Monastero di Camaldoli quando l’area già ricadeva tra i possedimenti del Granducato di Toscana sempre amministrati dall’Opera: «Comunità di Bagno. Una vasta tenuta di terre nell’indicata comunità, abetata, faggiata, frascata, lavorativa, prativa, massata, trafossata […] alla quale per la circonferenza confina: primo, […] incominciando da detto luogo detto delle Rivolte […] da questo termine calando per la scesa delle Rivolte fino al Prato ai Grilli; secondo […] seguitando per la strada che da Prato ai Grilli conduce al Poderaccio, lasciando la strada su prendere il crine che conduce alle Palestre; terzo, dal detto luogo delle Palestre fino al Fosso di Valbona […] col Podere dell’Eremo Nuovo e dal detto Fosso di Valbona fino al Fosso del Pian del Miglio balzone comprendente nell’Opera il Prato della Bertesca fino alla strada da S. Giavoli e dal crinale dei Piani […]; quarto […] cominciando dal crinale dei Piani durante il Podere dell’Opera della Bertesca; quindi […] dal lasciato punto prendendo il crinale delle Baciole fino alla strada della Siepe dell’Orso […]. Tutta questa tenuta […] è composta dai seguenti terreni cioè 1° Un tenimento di terra abetata, faggiata, ripata frascata […] con i vocaboli di Pian di Maestro, Pellegrini, Pian della Saponata, Malpasso al passo della Bertesca, Macchia del Pian del Miglio, Stramazzetta, Capannaccia, Macchia della Crocina, salvo se altri.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 461, 463, 464, 466, cit.). I “vocaboli Pian della Saponata (oggi Pian della Saporita, Malpasso al passo della Bertesca e Macchia della Crocina, con evidenza riguardano anche l’area dell’Abetìo della Bertesca, che nella sopracitata Pianta Geometrica del 1850 ricade tra le aree individuate come “Macchia d’Abeto di proprietà dello Stato”.
Riguardo la toponomastica, il termine “saporita” pare una trasformazione recente, dovuta alla consuetudine, dal “vocabolo” saponata in uso nei documenti ottocenteschi, a sua volta probabile derivazione dal latino classico sappinus, i = sappino, abete (da Plinio), quindi fitonimo significante “fondo ad abeti sappini”: in romagnolo zapẽ’n è il pinastro e per alcuni autori sappinus deriva dal radicale latino sap del pino silvestre, da cui i nomi propri corradicali Sapinius, Sappinius, Sappius e Sapponius; in Romagna il sappino doveva essere molto diffuso in tanti toponimi antichi e in tutte le pinete da Cervia a Pomposa. Per il termine “brasco” se si tralascia un evidente aspetto antroponimico, si può prendere in considerazione una derivazione dalla radice brasch, = brasca, brace, bruciato (in Lombardia le braschée sono le caldarroste e la brasa è la cenere del camino), principalmente lombarda, ma presente in tutta la parte continentale italiana, infatti ritrovabile anche in Piemonte, Liguria, Marche e Calabria, dal longobardo bras ma riconducibile anche al gotico brakia = lotta, dunque o un lottatore o un territorio che ha visto lotte. Raggio è l’oronimo anticamente a volte utilizzato per indicare quei crinali che, come quello di luce, costituiscono elementi morfologici netti ed evidenti del territorio e che spesso consentono collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti.
Per approfondimenti ambientali e storici generali e particolari si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente di Pietrapazza e relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B. - Nel tardo Pliocene e nel Quaternario un intenso processo erosivo ha interessato l’Appennino romagnolo: «[…] cercai di calcolare (basandomi sullo spessore della coltre alluvionale padana) […] e trovai che non poteva considerarsi inferiore al valore medio di circa 650 metri (sulla superficie occupata dalla montagna e dalla collina) […] calcolato in un millimetro annuo circa, si ottiene come quoziente il periodo di 650.000 anni, […] corrispondente […] con buona approssimazione, alla durata del Quaternario, cioè di quel periodo geologico nel quale qui si è avuta per cause diverse […] il più potente effetto erosivo.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 40, cit.). Le erosioni, unitamente ai fenomeni collegati alle oscillazioni glaciali, comportarono la formazione dei terrazzi orografici (antichi piani fluviali) a partire dal Periodo interglaciale Mindel-Riss, 350-300.000 anni fa, fino a poche migliaia di anni fa. «L’importanza dei terrazzi è notevole a livello antropico, in un territorio geologicamente e tettonicamente “giovane dove la morfologia dominante offre pendici scoscese e terreni instabili, anche per colpa dell’uomo, e quindi difficili condizioni ambientali. È sui terrazzi del Mindel-Riss che si trovano ubicati numerosi dei più antichi nuclei abitati alpestri, come Poggio alla Lastra, Strabatenza, Castel dell’Alpe, Pian del Grado-Celle, Biserno, Sasso ecc., oppure i più recenti insediamenti sparsi legati alla diffusione della mezzadria in montagna nel corso del’Ottocento-Novecento – e significativamente segnalati dal toponimo iniziante con “pian” […]» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p. 28, cit.).
RIFERIMENTI
A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;
E. Ceccarelli, N. Agostini, Giganti di legno e foglie. Guida alla scoperta degli alberi e dei boschi monumentali del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ComunicAzione, Forlì 2014;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Firenze, Le Lettere 2001;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Carta dei sentieri, Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Link: http://www.badiaprataglia.com/Trenino_lama.htm;
Link: http://www.lunaboscosa.net/alberimon/ScAlberoR.php?numpia=112;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
in sponda sinistra del fosso del Rovino, fra Eremo Novo e Passo della Bertesca
Testo di Bruno Roba
Pian della Saporita si raggiunge agevolmente dalla loc. Cancellino, al km 198+500 circa della S.P. dei Mandrioli, percorrendo dalla sbarra circa 6 km di ampia strada bianca.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.
001a - 001b – 001c - Dal Monte Piano si può avere una delle più ampie viste dell’intero Spartiacque Appenninico e del contrafforte secondario che si stacca da Poggio allo Spillo/Passo della Crocina, con il suo tratto iniziale della Bertesca: da qui è evidente la morfologia del netto piano inclinato di Pian della Saporita (1/01/12).
001d/001i – La S.F. Nocicchio-Pietrapazza presso il Poggiaccio è il luogo più agevole per osservare Pian della Saporita nel contesto generale di inserimento, in quanto è facilmente riconoscibile la linea netta dove corre la S.F del Cancellino che separa la zona delle abetine: la piccola macchia scura dell’Abetina di Brasco, come una punta di freccia, indica la direzione. Frequentando il luogo nelle diverse stagioni e in vari momenti della giornata, oltre ad ulteriori aspetti di interesse, è possibile distinguere bene le caratteristiche dell’ampio pendio che ospita Pian della Saporita e i campi di Bertesca e Mandria Vecchia, che contrastano con l’asprezza dei rilievi appenninici. Da notare sulla sx anche la profonda incisione del Fosso del Rovino. Legenda foto 1f: A – Abetina di Brasco; B – Bertesca – M – Mandria Vecchia; P – Pian della Saporita (3/10/11 – 18/10/11 - 16/02/17 - 27/02/17).
002a – 002b – Dal Monte Càrpano si alza la quota ma il limitato spostamento dell’asse visivo non modifica sostanzialmente la comprensione dei luoghi (3/10/11).
003a – 003b – Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza sopra Ridolmo, lo spostamento dell’asse visivo consente di apprezzare sia il profilo del terrazzo interglaciale di Pian della Saporita-Bertesca, che pare molto regolare nella pendenza, sia le macchie scure delle abetine (18/10/11).
004a – 004b – 004c - Dal Crinale del Finocchio, proiettato nella Valle di Pietrapazza, si ha una visione frontale e da alta quota dell’intero versante dall’Eremo Nuovo a Poggio della Bertesca, con possibilità di osservazioni ravvicinate dei siti che, immaginandoli privi dei rimboschimenti misti e a faggio, non paiono differire notevolmente dalle descrizioni documentali e cartografiche del XIX sec. La terza foto contiene un’ipotesi identificativa del tracciato viario antico che risaliva direttamente dall’Eremo alla Bertesca, attraversava Pian della Saporita e rasentava il ramo settentrionale del Fosso del Rovino fino all’altezza dell’odierno km 6/14 della S.F. del Cancellino e dopo poco lo si ritrova ancora sostanzialmente integro e riutilizzato come sentiero 205 CAI fino al Passo della Bertesca (12/07/16).
005a - Schema cartografico dell’area di Pian della Saporita.
005b – Schemi di mappa dedotti da cartografia dei secoli XIX e XVII. Nello schema sulla sx, aggiornato con i nuovi toponimi, compare il tracciato viario che discende dal Passo della Crocina, nel ‘600 detto Via Maestra che vien dall’Eremo, come si può vedere nell’estratto a fianco, che venne disegnato con ribaltamento dell’orientamento, come a ribadire sia dove stava l’osservatore sia l’autonomia della Romagna Toscana rispetto all’incombente frontiera appenninica
006a – 006b – 006c - La S.F. dal Cancellino, al km 5,750 circa, tramite un tornante attraversa il Fosso del Rovino che, con la sua profonda incisione, delimita a Sud il grande pendio che ospita Pian della Saporita (26/05/16 - 31/07/20 - 28/10/20).
006d/006l – Una trincea stradale e il ramo Nord del Fosso del Rovino (il sottoattraversamento stradale, per la fattura e la pezzatura lapidea pare quello ferroviario originario di inizio Novecento) segnalano l’ingresso a Pian della Saporita (11/05/11 - 26/05/16).
006m – 006n – 006o – L’improvvisa radura di Pian della Saporita oggi ricoperta da felci era utilizzata per consentire lo scambio e il rifornimento dei convogli ferroviari (27/08/20 – 28/10/20).
007a/007q – Vedute di Pian della Saporita (26/05/16 – 27/08/20 – 4/09/20).
008a/008h - Presso Pian della Saporita si trovano 3 alberi segnalati e schedati per le loro caratteristiche particolari. Sono il Faggione di Pian della Saporita, alto 25 m, circonferenza fusto 4,3 m, stimato in 250 anni di età (scheda dal Link (rimosso): http://www.lunaboscosa.net/alberimon/ScAlberoR.php?numpia=112), il Faggio della Fonte (delle Cavalle) e, al margine dell’Abetina di Brasco, il Maggiociondolo della Fonte, esemplare di pianta ceduata dalla particolare forma, ritenuto il più grande della specie rinvenuto nel Parco, alto 13 m, circonferenza fusto 3,7 m, stimato in 120 anni di età. (24/08/11 - 16/07/12 - 25/02/21).
008i/008o – L’Abetina di Brasco (28/10/20).
008p – 008q – Il Carpino (bianco) della Bertesca è adiacente alla pista poderale che scende all’Eremo Nuovo, sull’esterno dello stretto tornante sottostante alla Bertesca
008r – 008s – Il Pero della Bertesca o della Sosta si trova a circa 150 m dalla pista poderale che scende all’Eremo Nuovo, e si raggiunge seguendo la traccia della vecchia mulattiera che si distacca sul lato opposto della Bertesca, pressi di un pozzo e di un abbeveratoio (27/08/20).
009a/009d – Tratto superstiti dell’antica Strada che da Camaldoli va alla Bertesca tra la Bertesca e l’Eremo Nuovo (28/10/20).