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Capanna

inserita da Appenninoromagnolo.it
Comune : Santa Sofia
Tipo : rudere
Altezza mt. : 715
Coordinate WGS84: 43 52' 34" N , 11 45' 52" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Interessante rudere che si trova su un sentiero non segnato che dalla Costa di Poggio Ballatoio discende prima al Fosso della Ruota per risalire successivamente verso Castagnoli (sul sentiero CAI 249 da Villaneta a C.se Fiumari).
Il rudere, decisamente malmesso, si trova esattamente all'incrocio tra il Fosso della Ruota e il Fosso di Castagnoli. Si tratta di una grande casa rettangolare con alcuni piccoli annessi, uno dei quali presenta un bell'arco

 

Testo di Bruno Roba (31/03/2019)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda quel ramo fluviale intermedio delimitato, ad Ovest, dalla dorsale che staccandosi dal gruppo del Monte Falco ed inizialmente poco riconoscibile transita dalla conca dei Fangacci, si dirige verso Poggio Palaio, digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi, come crinale di Corniolino di tipo insediativo risale (trovando infatti i nuclei difensivo e residenziale-religioso-ospitaliero del Castellaccio e di Corniolino) verso il Monte della Maestà, quindi termina a Lago non prima di aver diviso le Valli delle Celle e di Campigna. L’altro versante è delimitato in parte dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali fino all’Altopiano di S. Paolo e a Poggio Squilla, snodo da cui si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, dopo Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo così delimitando ad Est la valle. Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. La complessità orografica del tratto di dorsale esposta ad oriente successiva a Poggio Palaio e compresa tra la Costa Poggio dei Ronchi e il Monte della Maestà non riguarda solo la sommità dei suoi rilievi ma si estende sull’intero versante fino al fondovalle fluviale (senza farsi ingannare dall’artificiale discontinuità conseguente a tagli e modifiche dei pendii dovuti alla costruzione della S.P. del Bidente), mostrando corrugazioni di varia profondità ospitanti un susseguirsi di vallecole intersecate da un fitto reticolo idrografico, dove si distinguono i Fossi di Montaccesi, di Castagnoli, della Fonte, del Forcone, della Casaccia, della Pietra, di Faltroncella già di Padroncella, presso i quali, la favorevole esposizione e le caratteristiche morfologiche dei radi spianamenti (limitati alle quote minori ed un tempo verdi e soleggiati) hanno consentito l’insediamento di numerosi nuclei, a partire dalla stessa Campigna. Nell’ordine Capanna o Capanne, Casaccia, Fiume o Casa Fiume, Case di Sotto o Montaccesi, Casa Franchetto o Castagnoli di Sopra, Casina Fiume, Castagnoli o Castagnoli di Sotto, Cerreta, Faltroncella già Padroncella, Grillaia o la Grillaia, Martinaccio o C. Martinaccio, Poggio, Tre Faggi, Valtuieri, Villaneta, la gran parte ancora in uso, alcuni allo stato di rudere di varia consistenza ed uno del tutto scomparso. In particolare, presso la confluenza del Fosso di Castagnoli nel Bidente, si trova l’insediamento di Capanna.

Nel contesto delle Valli di Campigna e delle Celle alcuni aspetti geologici si evidenziano per rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio e contribuendo a disegnare il paesaggio: catalogati come Geositi, essi sono le Ripe Toscane, il Fosso del Satanasso, Le Mandriacce, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado e lo stesso Monte della Maestà riguardo l’area prevalentemente compresa tra il crinale e la SP 4, tranne un brano sotto strada che dal km 31 scende brevemente lungo il Fosso della Pietra. Il versante Sud del monte presenta affioramenti di interessa stratigrafico e strutturale paragonabili a quelli degli Scalacci, sulla SR 71 dei Mandrioli, che i rimodellamenti conseguenti alla costruzione delle scarpate stradali della SP 4 hanno contribuito ad evidenziare o, comunque, a rendere agevolmente fruibili percorrendo il tratto tra i km 30+700 e 32+400. Al km 33, esterna al geosito, un’area di ex-cava mostra inoltre un interessante affioramento dello Strato Contessa.

Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

La viabilità più antica interessante anche la valle di Campigna, di origine preromana, percorreva il crinale insediativo di Corniolino: si tratta dell’antica Stratam magistram, ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti selciati, la strada maestra romagnola o Via Romagnola iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola, mentre l’inizio del tratto alto-bidentino di questo antico tracciato è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle adiacente al ponte moderno, dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, quindi deviava fino a rasentare il Bidente per poi risalire verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Modificato dalla viabilità moderna, il tracciato antico si ritrova sulla S.P. a circa 2 km da Lago, in un tratto caratterizzato da un esteso affioramento roccioso dove sono evidenti le tipiche alternanze di arenarie e marne formanti cornicioni sporgenti fratturati a “denti di sega”, quando guadagna deciso il crinale presso il Castellaccio. Alternative di mezzacosta o di fondovalle si sviluppavano in direzione di Campigna. Una diramazione da Tre Faggi proseguiva a mezza costa mantenendo la quota verso Campigna: lunghi tratti corrono ancora sotto l’odierna provinciale e sono riutilizzati dai Sent. 259 e  249 CAI. Tra i miglioramenti infrastrutturali, dopo il 1850 il Siemoni fece realizzare il tratto di mulattiera che, ancor’oggi in gran parte acciottolato, raggiunge la Calla transitando per gli Occhi Brutti e la Croce del Piccino, noto come Mulattiera del Granduca (Sent. 247). Il percorso antico di fondovalle da Corniolo a Campigna, superava il Bidente con il Ponte dei Ladroni o del Ladrone o della Madonna, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona), poi (dopo un breve tratto ancora integro e percorribile fino al moderno Ponte Ilario, datato 1969) procedeva su un tracciato prossimo al fiume dirigendosi verso Fiumari. Successivamente, mentre l’odierna strada forestale (risalente agli anni 1966-67) risale a mezzacosta, presso il Mulino di Fiumari e dopo di esso si ritrovano ancora tratti dell’antica mulattiera mentre prosegue verso Campigna superando il Bidente su un ponte in legno ancora esistente (su pile in pietrame, eseguito ai primi dell’800 in sostituzione di un guado rilevabile dal confronto dei catasti storici; la tecnica costruttiva utilizzata, che doveva essere molto comune nell’area del Bidente -tra l’altro si trova codificata in una relazione di quell’epoca del comune di Bagno di Romagna- vedeva tre tronchi poggianti su pile laterali in pietrame a secco, tavolato protetto da un manto di pietrisco e parapetto in legno). Se il tracciato viario di fondovalle fin qui è in gran parte modificato dalla moderna rotabile, poco oltre il Ponte Giovannone, da Casa Fiume, si può ritrovare l’antica mulattiera mentre  prosegue verso Campigna.

Quando il sentiero 259, scomparsa l’antica Via Romagnola, abbandonato il crinale di Corniolino rasenta la Costa Poggio dei Ronchi seguendo la strada provinciale, a quel punto transita presso l’imbocco della Strada Consorziale Castagnoli che scende ripida verso il fondovalle. Superato Castagnoli di Sotto, in riva al Bidente alla confluenza del Fosso di Castagnoli, sorge il nucleo di Capanna, documentato anonimo dal Catasto Toscano del 1826-34 con un singolo fabbricato, confermato dal catasto moderno come Capanne e dalla particolareggiata Carta Tecnica Regionale nuovamente come Capanna, mentre nella cartografia escursionistica (derivata dalla Carta d’Italia I.G.M) compare il simbolo anonimo dei ruderi. La consistenza edilizia vede due fabbricati, allo stato di rudere, forse entrambi comprendenti un’abitazione, uno maggiore evidentemente comprendente una grande stalla con probabile sovrastante fienile servito da una gradinata in pietra ed altri volumi forse abitativi, l’altro minore e del tutto particolare in quanto caratterizzato da un arco a tutto sesto di ingresso a una loggetta con forno, probabilmente antistante ad una seconda abitazione o volumetrie ad uso annesso, che pare corrispondere al fabbricato del catasto ottocentesco. Almeno in parte il luogo era documentato tra i beni posseduti dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna e concessi in affitto o enfiteusi come Capanna o il Campo della capanna, appartenente al Podere di Castagnoli. I contratti prevedevano che la manutenzione delle varie costruzioni esistenti nei poderi fosse a carico dei conduttori dei fondi ma, essendo piuttosto onerosa o per scarso interesse, essi spesso si rendevano inadempienti dando luogo a procedimenti di addebito, fino al sequestro del raccolto o lunghe cause legali, che consentono, tra l’altro, di attribuire una datazione in merito alla sussistenza degli stessi fabbricati e al nominativo dei loro conduttori, così da una lettera del 1671 si apprende che :«mi trasferii a Castagnoli e presi il possesso per l’Opera del poderino di Francesca Ringressi, come incorporato dal Magistrato dei Signori Operai per il debito che ha detta Francesca con l’Opera. Ho ordinato a Rocci di Luca, lavoratore, che […] all’Opera dia e corrisponda i frutti e raccolte […] che saranno in detto podere […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 154-155, cit.). Nel 1789, da una relazione sui canoni da stabilirsi, risulta che i :«I poderi […] Castagnoli […] sono situati alle falde di vasto circondario delle selve d’abeti e sembra che sieno stati fabbricati in detti luoghi per servire di custodia e per far invigilare dai contadini di detti poderi […] non ardirei mai di far proposizione di alienarli ma […] come si rileva chiaramente dalla loro posizione servendo di cordone e custodia alle macchie medesime […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 441, 442, cit.). Nel Contratto livellario del 1818, tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli si trova una descrizione dei fabbricati del podere, tra cui la distanza di un quarto di miglio dal fosso (Bidente) e dalla adiacente Capanna, i cui ruderi sono ancora visibili: «[…] descritte tutte le tenute […] viene composta dei seguenti terreni cioè: […] 48° Podere denominato Castagnoli […] con casa da lavoratore composta di numero cinque stanze da cielo a terra, con forno, aia, orto e alla distanza di un quarto di miglio, e precisamente nel fosso, una capanna e stalla sotto, in stato medio. La casa trovasi in uno stato cattivo mentre in qualche parte minaccia rovina […]. Questo podere viene composto dai seguenti terreni cioè: […] II° un tenimento di terra […] luogo detto la Capanna o il Campo della capanna.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 476, 481, cit.). Sciolto d’imperio il contratto del 1818 per inadempienze nell’applicazione di un rigoroso regime forestale ai possedimenti dell’Opera, nel 1840 il Granduca fece stipulare un nuovo Contratto livellario con il Monastero di Camaldoli, che costituisce ulteriore documento descrittivo: «N. 2 - Podere di Castagnoli […] lavorato dalla famiglia colonica di Giuseppe Segoni. Fabbricati colonici. La casa colonica di questo podere comprende nel suo piano terreno una stalla per il bestiame pecorino con ingresso esterno dalla parte di mezzogiorno la quale comunica con altra stalla destinata all’uso medesimo. Il piano superiore a questo si compone di una stanza ad uso di caciaia con ingresso a levante, di una stalla per le capre e di uno stalletto per i maiali. Il secondo piano al quale si accede dalla parte di tramontana dall’aia attesa l’inclinazione del suolo si comprende di una loggetta la quale introduce nella cucina a palco corredata del camino e acquaio e questa dà ingresso ad una cameretta superiore alla caciaia a tetto ed ad altre due camere divise fra loro mediante un divisorio di tavole. La capanna a tetto ha ingresso esterno fra levante e tramontana anche attesa l’inclinazione del suolo resta a livello della strada è composto di una cucina parte a tetto e parte a palco corredata del cammino e acquaio e dalla quale si passa in una camera di proprietà Michelacci tenuta attualmente a pigione dall’Amministrazione ed in ristretto andito che offre accesso ad una cameretta dal medesimo mediante un divisorio di tavole. Contigua esiste una stanza ad uso di capanna a tetto con ingresso esterno dove pure è posto il forno di recente costruzione preceduto da una breve loggetta corrispondente sulla strada. Così componesi l’abitazione per la famiglia colonica di questo podere alla quale confina al 1° strada, 2° Michelacci con casa, 3° resedi, 4° e 5° Michelacci Giovanni con stanza tenuta a pigione dall’Amministrazione, 6°. 7° e 8° resedi a comune salvo se altri. Alcune pronte riparazioni occorrono alle pareti esterne […]. Distante da questa si trova altra fabbrichetta verso il Fosso Bidente di recente costruzione, la quale ha nel suo piano terreno una stalla per il bestiame vaccino lastricata alla rinfusa e corredata di doppia mangiatoia di materiale, nel suo piano superiore una capanna con tettoia a due pendenze sostenuta in mezzo da un cavalletto, la quale è preceduta da una loggia con tettoia retta da pilastri sterrata. Contigua vi è l’aia con alcuni resedi. […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 507-508, cit.). Questa precisa descrizione dei luoghi pare corrispondere maggiormente a Castagnoli di Sotto e poco attinente al sito Castagnoli di Sopra, privo di pendenze tali da disimpegnarne l’uso dei fabbricati, mentre la distanza degli stessi dal Bidente, indicata nel documento del 1818 (un quarto di miglio), pare da ritenere approssimativa pertanto non dirimente. Da questo documento pare inoltre potersi dedurre che solo il fabbricato del nucleo descritto appartenesse all’Opera, dovendo attribuire gli altri ai confinanti citati. La “fabbrichetta” al termine della descrizione prossima al Bidente pare corrispondere alla Capanna già descritta nel documento del 1818, che, negli scorsi anni ’70 risultava nella disponibilità dell’Azienda Regionale Foreste.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

N.B. - Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente (Capanna, compreso nell’elenco senza specifiche, fu escluso dalla schedatura). Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

S. Bassi, N. Agostini, A Piedi nel Parco, Escursioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ComunicAzione, Forlì 2010;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

sul sentiero CAI 249 da Villaneta a C.se Fiumari

Testo di Bruno Roba

Al km 29+800 circa della SP 4 del Bidente e a 3 km da Campigna la provinciale attraversa la località Tre Faggi. Dalla piazzola che fronteggia tre arcate lato strada si stacca la Strada Consorziale Castagnoli che scende ripida nel fondovalle raggiungendo dopo 1,5 km Castagnoli di Sotto. Ulteriori 2-300 m occorrono per raggiungere Capanna, in riva al Bidente.

foto/descrizione :

capanna
toponimo segnalato e foto del 2010 inviate da Andrea Becherini e qui riprodotte su consenso dell'autore

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001 – 002 – 003 – Dal crinale che si sviluppa da Poggio Squilla a monte di Ristèfani, veduta assiale della valle del Bidente di Campigna ma, mentre si scorgono vari insediamenti, Capanna rimane ovviamente occultata. È segnalata la posizione approssimativa (25/04/18).

004 - 005 – Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX secolo e schema da mappa catastale antica evidenzianti reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti; la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale.

006 – Schema da cartografia moderna con individuazione del bacino idrografico dei Fossi di Castagnoli, della Fonte e del Forcone e integrazione con gli insediamenti.

007/021 – Il fabbricato, dal caratteristico arco di ingresso ad una loggetta con forno, per la tipologia volumetrica pare da riferire ad un’abitazione (9/07/18).

022/042 – Il fabbricato maggiore presenta un’ampia stalla con probabile sovrastante fienile servito da ripida scalinata; la restante volumetria poteva essere abitativa o per stalletti ed annessi (9/07/18).

043/047 – Una pista di servizio e il Bidente presso Capanna (9/07/18).

048 – Una stretta lingua di terra tra il Bidente (a dx) e il Fosso della Ruota (a sx) è l’estrema propaggine della Costa di Poggio Termini. Sopra l’argine bidentino la vegetazione nasconde i ruderi di Capanna (13/07/18).

049/052 – In sx idrografica del Bidente resiste la spalletta di una pedanca testimoniante l’esistenza di un percorso di crinale transitante da Capanna (13/07/18).

053 – 054 – 055 – Lo sbocco del Fosso di Castagnoli nel Bidente, presso Capanna (13/07/18).

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