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Campodonatino

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : fabbricato non pių esistente
Altezza mt. : 851
Coordinate WGS84: 43 52' 58" N , 11 47' 9" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (Feb. 2016 - Agg. 22/05/2018)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda un ramo fluviale occidentale ed intermedio delimitato ad Ovest, dalla dorsale che, staccatasi dal gruppo del Monte Falco, da Poggio Palaio digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi per risalire subito evidenziando il Crinale di Corniolino ed il Monte della Maestà, termina  a Lago; ad Est, dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi ( tra cui i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago.

Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. Il bacino del Bidente di Campigna ha una conformazione vagamente deltoide e profondamente incisa da un reticolo idrografico maggiormente sviluppato in dx idrografica dell’asta fluviale principale, laddove due importanti confluenze sono costituite dai quasi omonimi Fosso del Fiumicino e Fosso Fiumicino di S. Paolo, i cui bacini sono separati da un’imponente dorsale che, distaccatasi da Poggio Capannina con orientamento SE-NO, a breve distanza vede Poggio Ricopri svolgere la funzione di nodo montano per cui assume un perfetto orientamento Nord, caratterizzando la morfologia della valle per il suo profilo sempre più affilato verso il suo termine quando, concluso con il Poggio di Montali (toponimo in uso nel XIX secolo) il trittico dei suoi rilievi, punta verso il Bidente con una ramificazione di costoni e sproni finali che obbligano il fiume a tortuose circonvoluzioni. Ad oriente la delimitazione della valle del Fiumicino coincide con quella del bacino bidentino, per il tratto più prossimo a Poggio Squilla, e mostra un spiccata asimmetria geo-morfologica con quello opposto (scarsamente inciso e con prevalente omogeneità dell’ambiente marnoso-arenaceo, con assenza di aree brecciate e a forte pendenza e caratteristiche morfologiche e vegetazionali poco differenziate) per la presenza degli stretti e profondi canaloni che incidono l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, dove scorrono i suoi principali affluenti, i Fossi delle Fontanelle, dell’Alberaccio e del Perono o Perone, di ripide balze e terrazzi orografici da scivolamento, infatti caratterizzati dalle note instabilità di versante antiche e recenti, che ospitavano insediamenti come Campodonato e Campodonatino, ovvero di ampie e profonde vallecole come quella che si insinua tra la dorsale staccatasi da Poggio Squilla e quella complessità di rilievi posti ad occidente dell’Altopiano dove scorre l’altro affluente Fosso di Ristèfani. La vallecola è caratterizzata dall’omonimo geosito di rilevanza localecosì classificato per un importante affioramento delle stratificazioni marnoso-arenacee coincidenti con la pendenza del versante: la vastità dell’impianto restaurativo di conifere che affianca il geosito ed oggi caratterizza fortemente la valle testimonia l’ampiezza dell’area disboscata dai coloni di Ristèfani e l’inevitabile contributo ai fenomeni di instabilità.

L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Se in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantengono l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui i crinali diventano anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, sede di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, degli eremi e degli hospitales, mentre nei fondovalle si moltiplicano i mulini. Oggi, tramite gli antichi itinerari posti sui crinali insediativi, si raggiungono siti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi le loro memorie), prevalentemente di carattere religioso o difensivo, ovvero si attraversano piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale. Gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana e/o derivanti dall’opera di abili artigiani anche di provenienza settentrionale. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

La viabilità più antica interessante la valle di Campigna, di origine preromana, sul limite occidentale percorreva il crinale di Corniolino con l’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola. Sul limite orientale un’altra via militare romana che, proveniente da Arezzo, risaliva lo spartiacque transitando da Bibbiena, Freggina e il Fosso Tellito (poi di Camaldoli), nel giungere sul versante orientale di Poggio Scali piegava a settentrione discendendo lungo la sella di Pian del Pero, sul sopracitato contrafforte secondario che, superato S. Paolo in Alpe, si sviluppa verso Forlì. «Un tracciato romano molto razionale è riconoscibile anche nel bacino dell’Archiano, per Partina, Camaldoli e la valle del Bidente, anche perché documenti dei secoli XI e XIV menzionano una “Via Romana” sul crinale a monte di Camaldoli, che sarebbe alquanto difficile da spiegare nel senso di Via Bizantina, o di via che conduce a Roma.» (A. Fatucchi, 1995, p. 27, cit.). Vi corrisponde un tratto di sentiero (vietato al transito per la parte interna alla Riserva di Sasso Fratino) in seguito noto come Via del Giogo di Scali o Via di Scali, dalla cui ripidezza della risalita al crinale, quasi una scalata, è derivato il toponimo del rilievo (dal latino scala, -ae = scala), infatti nel 1791 si ritrova denominato Poggio della scala e, nella Carta Generale della Toscana della Litografia Militare Granducale del 1858, Poggio delle Ripebianche. Riguardo il percorso antico di fondovalle da Corniolo a Campigna, l’inizio è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle adiacente al ponte moderno, dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, quindi deviava fino a rasentare il Bidente di Campigna per poi risalire verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Da qui una deviazione discendeva nuovamente verso il Bidente prima toccando Casina Corniolino quindi attraversando il fiume con il Ponte dei ladroni, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona). Dopo un brevissimo tratto ancora integro e percorribile fino al Ponte Ilario (1969), procedeva su un tracciato prossimo al fiume, riutilizzato dall’odierna strada forestale (risalente agli anni 1966-67), fino ai pressi della confluenza del Fosso Fiumicino di S. Paolo, che veniva attraversato da ponte ligneo in buona corrispondenza con il moderno Ponte Cesare, oltre il quale si inerpicava verso Casa Moscoso, ma rasentandola dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, attraversato il sito oggi occupato della rotabile, calava di livello dirigendosi verso lo snodo di Case Fiumari e l’omonimo Mulino di Fiumari, nelle cui vicinanze vennero trasferite le funzioni parrocchiali con l’abbandono dell’insediamento eremitico-ecclesiastico agostiniano di S. Paolo in Alpe: «All’inizio del ‘700, l’oratorio, ormai fatiscente e già abbandonato dai religiosi, venne sconsacrato. I suoi beni andarono alla nuova chiesa, dedicata a S. Agostino […]. Nel 1716 il nuovo edificio sacro, sorto nel fondovalle presso il Bidente di Campigna, sulla strada tra Casa Fiume e Case Fiumari, ebbe il titolo di parrocchia.» (F. Pasetto, 2008, p. 215, cit.). Ma l’utilizzo del complesso religioso è documentato fotograficamente fino alle distruzioni belliche del 1944, e ancora prima dal Catasto Toscano del 1826-34, quando probabilmente svolgeva anche funzioni scolastiche. Una chiesa con intenzioni sostitutive verrà ricostruita a Fiumari nel 1988. «Distrutta dai terremoti del 1918-19, la chiesa di S. Agostino fu ricostruita, ma già nel 1980 era crollata e mostrava i segni di un edificio assai grazioso, col suo campanile a vela, costruito in forma di trittico, sul lato sinistro di fondo. Otto anni dopo, la chiesa di S. Agostino fu costruita ex novo alla base del monte, in località Fiumari.» (E. Agnoletti, 1996, p. 251, cit.). I primi riscontri cartografici di insediamenti nel sito si avranno però solo con la tavoletta I.G.M. di primo impianto in scala 1:25.000 (1937), riportante solamente il fabbricato della Casa di Sant’Agostino, antistante la chiesa. Ritrovata una corrispondenza di tracciato tra questi due ultimi insediamenti fino al moderno Ponte Giovannone, presso la Chiesa di S. Agostino, superato un breve e ripido tratto ricoperto da soletta in calcestruzzo, cessa ogni infrastruttura “moderna” e si riscopre l’antica mulattiera mentre prosegue verso Campigna. Presso i due edifici di Case Fiumari si innestava la via che, scavalcata la sella del crinale ed attraversato il Fosso Fiumicino di S. Paolo, si inerpicava fino all’alpeggio di S. Paolo, toccando Campodonatino e Campodonato, mentre Casa Perinaia e Pian del Coltellino/Fosso del Nespolo, come gli altri facenti parte del Popolo di S. Paolo, all’inizio del XIX secolo risultano collegati solo con l’insediamento religioso di appartenenza tramite una ripida mulattiera ed occorre attendere la fine nel secolo per vedere collegati i due insediamenti con il fondovalle tramite un sentiero la cui traccia verrà sostanzialmente confermata dall’odierna rotabile. L’altro ampio podere di Ristèfani, che si estendeva fino al sovrastante crinale, rimanendo collegato solo con la Via di Scali su contrafforte, che raggiungeva presso Poggio Squilla tramite l’antica Via di Ristefani, inalterata fino ad oggi, fu condannato all’abbandono. Un tracciato secondario di crinale percorreva la dorsale Poggio di Montali-Poggio Ricopri-Poggio Capannina, con carattere spiccatamente insediativo grazie alla presenza di Moscoso e Fiumari (di sopra), come detto posti sulla sottile cresta terminale, Ronco del Cianco e Val di Covile, posti sui suoi due opposti versanti con più ampi poderi, mentre una diramazione digradava lungo il versante occidentale di Poggio Capannina verso il Fosso di Ricopri trovando prima un ridottissimo ricovero ancora efficiente poi i resti di due piccoli edifici. Il primo che si incontra è una capannina a mezzacosta, in sintonia toponomastica con il poggio, che nel recente passato veniva descritta con il toponimo Casetta, forse un ricovero per boscaioli. Il secondo edificio è posto sul bordo dell’alveo del Fosso di Ricopri, che poco dopo confluisce con il Fosso delle Cullacce dando origine al Fosso del Fiumicino, probabilmente in origine destinato a ospitare attrezzature di una sega ad acqua (Sega di Mezzo), peraltro strutture già documentate nel sito di Ricopri o Ricuopri, fino al XIX secolo rinomato per la presenza di numerosi abeti e faggi di pregio, per cui si rendeva necessaria la lavorazione sul luogo.

Campodonatino era composto da un singolo fabbricato dalla planimetria rettangolare con due appendici verosimilmente riconducibili a loggia con forno e/o stalletti, come deducibile dal Catasto Toscano del 1826-34 con il toponimo di Campodonati (così differendo dal confinante solo nella scrittura), laddove l’impronta planimetrica appariva posta direttamente sulla sede stradale, come ad interromperla, forse significante la ristrettezza degli spazi utilizzabili per il transito rispetto ad un’orografia già allora accidentata. Se la spalla di mezzacosta su cui è situato il vicino e quasi omonimo Campodonato è di fatto una paleo-frana (ovvero un accumulo immobile di materiale su un pendio originato appunto da un distacco e scivolamento del versante avvenuto in tempi antichi di cui spesso non vi è documentazione scritta o si è persa memoria) che tuttavia ancora oggi consente la frequentazione, l’instabilità mai cessata del versante portò invece alla scomparsa di Campodonatino, probabilmente entro la prima metà del secolo scorso, infatti lo si trova ancora rappresentato sia nella tavoletta I.G.M. di primo impianto in scala 1:25.000 (1937) sia nella Carta Catastale del Comprensorio di Bonifica Montana della stessa metà del secolo, quando la viabilità, corrispondente a quella ottocentesca, era detta Str. Com. Corniolo-Fiumari-S.Paolo. A differenza di Campodonato, il fabbricato non compariva tra le proprietà ex A.R.F., ulteriore testimonianza della sua scomparsa.

N.B.: - Riguardo l’aspetto toponimico, rifacendosi al catasto ottocentesco, se nella sua seconda parte pare da riferirsi al nucleo dei cosiddetti “fondiari” (spesso oggi in disuso e infatti recuperabili solo da vecchia documentazione) derivati dal nome di una persona o famiglia in qualche modo legata alla conduzione del fondo, è da ritenere più congruente il riferimento all’agiotoponimo (nome di luogo derivato dal nome di un santo) Donati, da S. Donatus, vescovo e martire di Arezzo (327), diffuso anche in Romagna e derivato da donare dal latino donum, in romagnolo dun`ä, coerente anche con la particolarità del luogo: «Un nome che racconta una specie di miracolo compiuto da madre natura in favore di uomini coraggiosi, dei quali rimane viva solo la memoria: il “dono” appunto di terreni pianeggianti e in qualche modo coltivabili, che interrompono pendici dirupate e pietrose.» (F. Pasetto, 2008, p. 212, cit.). La prima parte del toponimo andrebbe così a costituire completamento e rafforzamento di tale significato. Si può tuttavia accennare che, per ubicazione e epoca di documentazione, alcuni insediamenti i cui toponimi hanno come elemento base Campo, «[…] potrebbero essere ricollegati al periodo della forte contrapposizione bizantino-longobarda […]» (M. Massaini, 2015, p. 28, cit.) e «[…] probabilmente restano ad indicare piccoli presidi lungo strade di valico o comunque in punti atti a sbarrare il passo agli invasori […]» (A. Fatucchi, 1975, p.14, cit.). I longobardi, occupato il Pratomagno e l’alto Casentino entrandovi dalla Consuma e Montemignaio, fecero ingresso nella Romagna vincendo le resistenze dei bizantini di Ravenna valicando l’Appennino ai Passi della Calla e delle Crocicchie, presso il Falterona (M. Massaini, 2015, cit.), quindi penetrandovi attraverso gli storici assi viari sopra ricordati.

- Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, spesso senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto della citata pubblicazione specifica.

Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA. VV., Il luogo e la continuità. I percorsi, i nuclei, le case sparse nella Vallata del Bidente, C.C.I.A.A., Amm. Prov. Forlì, E.P.T. Forlì, Forlì 1984;

E. Agnoletti, Viaggio per le valli bidentine, Tipografia Poggiali, Rufina 1996;

S. Bassi, N. Agostini, A piedi nel Parco, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, ComunicAzione, Forlì 2010.

S. Bassi, A piedi nel Parco 2, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, ComunicAzione, Forlì 2016.

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Fatucchi, La viabilità storica, in: AA. VV., Il Casentino, Octavo Franco Cantini Editore – Comunità Montana del Casentino, Firenze – Ponte a Poppi 1995;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

M. Massaini, Alto Casentino, Papiano e Urbech, la Storia, i Fatti, la Gente, AGC Edizioni, Pratovecchio-Stia 2015;

F. Pasetto, Itinerari Casentinesi in altura, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2008;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Comune di Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Carta della Vegetazione e itinerari botanici, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze.

Link:www.fc.camcom.it;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Si percorre la rotabile S.Vic.le Corniolino-S.Paolo in Alpe (bivio al km 35+250 circa della S.P. 4R del Bidente –ex S.S. 310- tra la frazione Lago e il tornante delle Balzette, con segnalazione -poco visibile- per S.Agostino, chiesa presso il Molino di Fiumari) nonché Sent. 249 CAI. Dopo oltre 2 km si giunge a Case Fiumari, nuovo bivio a sx con segnavia 255 CAI per Campodonato - S.Paolo in Alpe. Si percorre un ripido sentiero, che corre su una cresta dove le stratificazioni marnoso-arenacee costituiscono la pavimentazione e le gradonate della vecchia mulattiera al termine della quale, si raggiunge il sito della frana che distrusse Campodonatino, circa 1 km. In alternativa, si può scendere dall’alpeggio di S. Paolo, percorrendo in discesa il suggestivo tratto alto dell’antica mulattiera a gradoni tagliati sulle note e ripide balze (1,700 km).

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001a – 001b – 001c – Il panorama che si apre da Poggio Sodo dei Conti sui rilievi dell’Appennino romagnolo mostra la sequenza di dorsali e contrafforti che si sviluppano con prevalentemente parallelismo e la continuità morfologica tra Poggio della Serra, sul contrafforte, e il tratto di dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri, quando declina a Nord evidenziando Poggio di Montali prima di scemare. Tale dorsale delimita ad occidente il bacino del Fiumicino di S. Paolo mentre gli spartiacque dei versanti opposti si ritrovano sul prosieguo del contrafforte nella sequenza Monte Grosso-Altopiano di S. Paolo in Alpe-Poggio Squilla, da cui si stacca l’affilata cresta che conclude il circuito idrografico. Spiccano sia l’alpeggio di S. Paolo e la sottostante spalla di mezzacosta di Campodonato sia gli ampi e sempreverdi impianti restaurativi di conifere di Ristèfani e di Campodonatino, grazie alla vestizione vegetazionale invernale questi ultimi ben differenziati in due aree separate da una macchia di faggeta interrotta da una radura corrispondente all’area di frana che distrusse il fabbricato (22/12/11).

 

001d/001g – Prima dal varco sulla Giogana aperto dall’incisione del Canale del Pentolino, poi da Poggio Scali, si vede bene il primo tratto del contrafforte che raggiunge e supera l’Altopiano di S. Paolo in Alpe oltre i profondi canaloni che lo incidono e la spalla di mezzacosta di Campodonato, mentre il sito di Campodonatino è difficilmente identificabile (15/05/14 – 11/12/14 – 12/11/15).

 

001h/001m - Vari siti lungo la S.P. 4 del Bidente costituiscono ottimali punti di osservazione del versante S-O della parte elevata della valle del Fiumicino di S. Paolo, ed ancora la vestizione vegetazionale invernale, raffrontata con la vista satellitare sovrapposta alla georeferenziazione sulla CTR, consente di distinguere il sito di Campodonatino, nell’ultima foto sul margine superiore dx della macchia inferiore di conifere, dove accenna un semicerchio (11/02/16).

 

001n – 001o – 001p – Spostandosi sul versante N-E di Poggio di Montali si ha una suggestiva vista frontale dell’impervio versante sottostante Campodonatino, ma solo il differente cromatismo consente di distinguere le due abetine separate dalla faggeta, ed anche il sito della frana, posizionabile tra le fronde in p.p. dell’ultima foto (20/05/18).

 

001q – 001r – 001s - Schemi di mappa da cartografia storica (1937) e moderna, con evidenziati gli assetti insediativi, idrografici ed infrastrutturali. In ultimo schema da mappa particolareggiata di inizio XIX secolo (1826-34) da cui si rileva la corrispondenza tra la viabilità principale verso l’insediamento religioso di appartenenza e l’odierna sentieristica. La toponomastica riprende quella originale.

002a/002l – Il sentiero 255 ripercorre l’antico tracciato, iniziando dal ponticello sul Fiumicino, probabilmente ancora poggiato sulle spalle in pietra del ponte ottocentesco, ed il selciato del percorso di cresta spesso è costituito dalle emergenze arenacee naturali (18/11/15 – 24/01/18).

 

002m – Dalle prime pendici del fronteggiante Poggio di Montali, esemplificativo scorcio di un tratto della cresta utilizzata come gradonata naturale per la “scalata” verso Campodonatino, Campodonato e S. Paolo in Alpe (20/05/18).

003a/003h – Al temine del tratto di cresta si giunge al sito di Campodonatino, morfologicamente segnato dalla frana della prima metà del XX sec., ma il canalone e le sistemazioni del versante paiono corrispondere alla traccia dell’antica via su cui insisteva il fabbricato, quindi alla posizione dello stesso (18/11/15 – 24/01/18).

 

003i – 003l – Dalla sovrapposizione tra il catasto antico e la moderna CTR si ricavano le coordinate del sito del fabbricato, corrispondenti al luogo di queste foto, subito a fianco del canalone delle viste precedenti, dove per suggestione pare di individuare qualche pietra o traccia superstite (24/01/18).

 

003m/003u – L’area dello sconvolgimento franoso alterna tratti ormai rimodellati agli impressionanti sollevamenti delle grandi porzioni di parete stratificata che, ora solo apparentemente stabilizzati, con il loro scivolamento hanno determinato la distruzione del sito (24/01/18).

 

004a/004l – Attraversato l’impianto restaurativo di conifere di Campodonatino e risvegliate suggestive memorie di un passato non molto lontano ancora possibili nonostante la ri-colonizzazione arbustiva dell’antico “campo” di Campodonato, si affronta l’ultimo tratto dell’antico percorso per S. Paolo, ritagliato sulle gradonate naturali delle stratificazioni arenacee di una parete quasi verticale, che si conclude davanti al Cimitero dell’alpeggio (18/11/15).

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