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Fosso del Perone

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 1070
Coordinate WGS84: 43 52' 53" N , 11 47' 50" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (Feb. 2016 – Agg. 3/05/2018)

Coordinate origine 43° 52’ 53” N / 11° 47’ 50” E - sbocco 43° 52’ 39” N / 11° 47’ 10” E

Quota origine 1070  m sbocco 731 m - Sviluppo km1,3

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda un ramo fluviale occidentale ed intermedio delimitato ad Ovest, dalla dorsale che, staccatasi dal gruppo del Monte Falco, da Poggio Palaio digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi per risalire subito evidenziando il Crinale del Corniolino ed il Monte della Maestà, termina  a Lago; ad Est, dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (tra cui il Poggio della Serra, il Poggio Capannina, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe e Poggio Squilla), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago.

Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. Il bacino del Bidente di Campigna ha una conformazione vagamente deltoide e profondamente incisa da un reticolo idrografico maggiormente sviluppato in dx idrografica dell’asta fluviale principale, laddove un’importante contributo è costituito dal Fosso del Fiumicino di S. Paolo (da non confondere con il quasi omonimo Fosso del Fiumicino,  che nasce a Poggio Scali e sbocca nel Bidente presso il Molino di Fiumari). Ad occidente il suo bacino è delimitato da un’imponente dorsale che, distaccatasi da Poggio Capannina con orientamento SE-NO, a breve distanza vede Poggio Ricopri svolgere la funzione di nodo montano per cui assume un perfetto orientamento Nord, caratterizzando la morfologia della valle per il suo profilo sempre più affilato verso il suo termine quando, concluso con il Poggio di Montali (toponimo in uso nel XIX secolo) il trittico dei suoi rilievi, con una ramificazione di costoni e sproni finali che obbligano il fiume a tortuose circonvoluzioni, punta verso il Bidente laddove il Fiumicino trova il suo sbocco. Ad oriente la delimitazione del versante coincide con quella del bacino bidentino, per il tratto più prossimo a Poggio Squilla, e mostra un spiccata asimmetria geo-morfologica con quello opposto per la presenza degli stretti e profondi canaloni che incidono l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, dove scorrono i suoi principali affluenti, i Fossi delle Fontanelle, dell’Alberaccio e del Perono o Perone, di ripide balze e terrazzi orografici da scivolamento, infatti caratterizzati dalle note instabilità di versante antiche e recenti, che ospitavano insediamenti come Campodonato e Campodonatino, ovvero di ampie e profonde vallecole come quella dell’altro affluente Fosso di Ristèfani, anch’essa ospitante l’omonimo insediamento e caratterizzata dall’omonimo geosito di rilevanza locale, per un importante affioramento dove le superfici delle stratificazioni coincidono con la pendenza del versante, ed i prevalenti letti marnosi sono facilmente modellati dai solchi erosivi del ruscellamento superficiale: la vastità dell’impianto restaurativo di conifere che oggi caratterizza fortemente la valle testimonia l’ampiezza dell’area disboscata dai coloni di Ristèfani. Il versante opposto scarsamente inciso, già ospitante Ronco del Cianco, mostra una prevalente omogeneità dell’ambiente marnoso-arenaceo comportante caratteristiche morfologiche e vegetazionali poco differenziate con assenza di aree brecciate e a forte pendenza.

Il Fosso del Perone attraversa il tratto di versante meridionale, particolarmente corrugato, dell’Altopiano di S. Paolo in Alpe, generante la convergenza di vari rami, il principale proveniente dal declivio prativo a monte del Cimitero di S.Paolo, sotto i tornanti della Strada Vic.le San Paolo-Poggio Scali diretta verso Poggio Squilla ma che, sotto il cimitero precipita costretto tra il rilievo che ospita i resti della Chiesa/ex eremo di S. Agostino e le balze che sovrastano l’ampio terrazzamento sede dell’insediamento di Campodonato (spalla di mezzacosta generata da una paleo-frana). Dopo aver percorso circa 1,3 km, il Perone si immette nel Fiumicino convergendo con il Fosso dell’Alberaccio così determinando il piccolo rilievo dove, dell’insediamento del fabbricato rurale di Fosso del Nespolo, anticamente Pian di Coltellino, rimane solo il toponimo accanto al disegno di un fabbricato scomparso in una cartografia non aggiornata.

La viabilità più antica interessante la valle si innestava a quella di fondovalle da Corniolo a Campigna, il cui inizio è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle adiacente al ponte moderno, dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, quindi deviava fino a rasentare il Bidente di Campigna per poi risalire verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Da qui una deviazione discendeva nuovamente verso il Bidente prima toccando Casina Corniolino quindi attraversando il fiume con il Ponte dei ladroni, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona). Dopo un brevissimo tratto ancora integro e percorribile fino al Ponte Ilario (1969), procedeva su un tracciato prossimo al fiume, riutilizzato dall’odierna strada forestale (risalente agli anni 1966-67), fino ai pressi della confluenza del Fosso del Fiumicino di S. Paolo, che veniva attraversato da ponte ligneo in buona corrispondenza con il moderno Ponte Cesare, oltre il quale si inerpicava verso Casa Moscoso, ma rasentandola dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, attraversato il sito oggi occupato della rotabile, calava di livello dirigendosi verso Case Fiumari e l’omonimo mulino. Presso i due edifici di Case Fiumari si innestava la via che, scavalcata la sella del crinale ed attraversato il Fiumicino, almeno dall’inizio del XX secolo tramite un ponte in legno, si inerpicava fino all’alpeggio di S. Paolo, toccando Campodonatino e Campodonato, mentre nel fondovalle Casa Perinaia e Pian del Coltellino/Fosso del Nespolo, facenti parte del Popolo di S. Paolo, all’inizio del XIX secolo risultano collegati solo con l’insediamento religioso di appartenenza tramite una ripida mulattiera ed occorre attendere la fine del periodo per vedere collegati i due insediamenti con il fondovalle tramite un sentiero la cui traccia verrà sostanzialmente confermata dall’odierna rotabile.

Il Fosso del Perone attraversava il vasto podere di Ronco del Cianco, ricadente tra i possedimenti dell’Opera del Duomo di Firenze spesso descritti in atti custoditi presso l’Archivio fiorentino, come questo estratto risalente al 1840: «N. 4 – Podere denominato Ronco del Cianco […]. Di un solo e vasto tenimento di terre tutte giacenti in poggio si compone il podere […]. Questo si conosce per più e diverse denominazioni e vocaboli quali sono: Ronco del Cianco, Pianaccione, Ronco dei Conti, Poggio della Capannina […]. È molto intersecato dal Fosso principale detto il Pianaccione, dall’altro fosso delle Fontanelle e da molti altri borratelli e fossi che ai medesimi si riuniscono […]. E questa vasta tenuta è confinata come appresso: 1° a tramontana dal Fosso di Pianaccione fino al Poggio di Montale Fabbri Giuliano […].» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 512-513, cit.). La Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze, datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha, consente di localizzare le descrizioni contenute negli atti dell’epoca. Se il Fosso del Pianaccione, altre volte detto Pianazzone, che risulta corrispondere all’odierno Fiumicino di S. Paolo, e il Fosso delle Fontanelle, che nasce dalle pieghe del contrafforte tra Poggio Capannina e Monte Grosso, confluendo nel Fiumicino poco prima del Fosso dell’Alberaccio, anticamente venivano identificati mentre gli altri erano genericamente ricompresi tra i “molti altri borratelli e fossi che ai medesimi si riuniscono”, oggi invece è misconosciuto il Fontanelle mentre si trovano catastalmente trascritti l’Alberaccio ed il Perone. Da altri atti risulta che sul Fosso del Pianaccione si trovava l’attrezzatura di una sega ad acqua, peraltro strutture già documentate nel sito di Ricopri o Ricuopri, fino al XIX secolo rinomato per la presenza di numerosi abeti e faggi di pregio (è infatti noto che le difficoltà di trasporto del legname per morfologia dei luoghi e/o assenza di vie di smacchio portarono nei secoli ad autorizzare la costruzione di alcune seghe ad acqua, anche a servizio dell’Opera del Duomo di Firenze): «Si sa che nel febbraio 1444 fu concessa una sega sul fosso di Ridracoli verso Valbona […], un’altra fu concessa nel 1482 sul fiume di Ricopri […] utile a detta selva per la località e la via inaccessibile che è a circa quattro miglia […]. Una terza ancora […] sempre sul fiume di Ridracoli nel 1484, ed una quarte nello stesso anno sul fiume di Ricopri in luogo detto i Diaccioni; una quinta nel Pianazzone nel 1490 ed una sesta nel 1503 […], con tanto di edificio, […] sul fiume dell’Asticciola.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 63-64, cit.). La ricerca di un sito idoneo per una sega ad acqua lungo il Fiumicino/Pianaccione/Pianazzone porta a considerare quel ristretto spazio dove confluiscono i Fossi delle Fontanelle, dell’Alberaccio e del Perone, potendosi periodicamente qui concentrare i forti flussi idraulici dei tre affluenti. Nel modesto rilievo tra gli ultimi due fossi sorgeva Pian del Coltellino, oggi detto Fosso del Nespolo: la toponomastica rafforzerebbe tale ipotesi se formata con volontà di riferimento anche ironico all’ambito degli attrezzi da taglio, coltelli versus seghe.

Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

N.B.:

- Il sopracitato “fiume dell’Asticciola” è oggi noto come Fosso dell’Acqua Fredda, nasce dall’area di Frana Nuova al limite di Sasso Fratino ed è un affluente del Fosso di Sasso Fratino, a sua volta affluente del Fosso delle Macine.   

- La sega ad acqua venne inventata da Villard de Honnecourt nel sec. XIII e Leonardo da Vinci ne studiò il funzionamento nel 1480. Già a metà del ‘400 in Casentino sono documentate una sega ad acqua a Camaldoli (i monaci sono stati sempre all’avanguardia nella lavorazione del legno) e due artigiani specializzati a Papiano (M. Massaini, 2015, cit.) mentre, sul versante romagnolo «All’interno della foresta si costruirono direttamente e per concessione a terzi, nel corso del ‘500 e del ‘600, alcune seghe idrauliche per la lavorazione del legname sul posto e la sua preparazione al trasporto (sega del fosso del Bidente, sega del Ridracoli, dell’Asticciuola, del Ricopri). Tali seghe lavoravano al limite della legalità e, nonostante una rigida legislazione e una serie di regolamenti e di divieti per impedire tagli abusivi, per tutta l’età moderna hanno favorito la spogliazione della foresta da parte delle popolazioni confinanti.» (N. Graziani, 2001, p. 149, cit.). In particolare nel ‘6-‘700 l’Opera del Duomo di Firenze puntò al depezzamento del legname in dimensioni di più agevole trasporto con la costruzione di numerose seghe ad acqua in foresta, che però si ridussero ad una tra ‘700 e ‘800 a seguito del progressivo e totale disimpegno della stessa Opera, in attesa dei miglioramenti introdotti dal Siemoni.

RIFERIMENTI

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

M. Massaini, Alto Casentino, Papiano e Urbech, la Storia, i Fatti, la Gente, AGC Edizioni, Pratovecchio Stia 2015;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Comune di Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Lo sbocco del fosso è facilmente raggiungibile dalla S.P. 4 del Bidente seguendo la rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe, bivio per S.Agostino al km 35+100, fino all’Area attrezzata di Fonte Miseria, dai pressi della quale un breve sentiero scende ripido verso l’alveo fluviale; qui giunti occorre percorrere brevemente il Fiumicino verso valle, oppure occorre risalire sul versante opposto fino al sito di Pian del Coltellino, eventualmente ridiscendendo tramite la vecchia mulattiera. L’acquifero di origine si raggiunge presso il cimitero sull’Altopiano di S. Paolo, km 2 dalla sbarra.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001a/001e – Il panorama che si apre da Poggio Sodo dei Conti sui rilievi dell’Appennino romagnolo mostra la sequenza di dorsali e contrafforti che si sviluppano con prevalentemente parallelismo e la continuità morfologica tra Poggio della Serra, sul contrafforte, e il tratto di dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri, quando declina a Nord evidenziando Poggio di Montali prima di scemare. Tale dorsale delimita ad occidente il bacino del Fiumicino di S. Paolo mentre gli spartiacque dei versanti opposti si ritrovano sul prosieguo del contrafforte nella sequenza Monte Grosso-Altopiano di S. Paolo in Alpe-Poggio Squilla, da cui si stacca l’affilata cresta che, delimitando anche il bacino del Fosso di Ristefani, conclude il circuito idrografico. è evidente l’impluvio che costituisce la testata del ramo principale del Fosso del Perone (22/12/11).

 

001f/001o – Prima dal varco sulla Giogana aperto dall’incisione del Canale del Pentolino, poi da Poggio Scali, si vede bene il primo tratto del contrafforte che raggiunge e supera l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, con interessanti scorci dei profondi canaloni che lo incidono e costituiscono testata degli affluenti del Fiumicino di S. Paolo, riuscendo a distinguere i rispettivi acquiferi tra le vaste aree prative dell’altopiano (2/09/11 - 8/06/13 - 15/05/14 – 11/12/14).

 

001p/001t - Da una cresta lungo la S.P. 4 del Bidente l’asse visivo è simile a quello da Poggio Sodo dei Conti ma da quota inferiore, pertanto la medesima ampiezza di scenario ne risente in altezza, cui pone rimedio la inferiore distanza di osservazione. È sempre evidente l’impluvio del Perone ristretto tra le balze ed il terrazzamento di Campodonato ed il rilievo che ospita l’antico insediamento religioso (26/03/12 – 11/02/16).

 

001u – 001v – 001z – Da Poggio Ricopri si ha una suggestiva vista frontale dell’impervio versante  dell’Altopiano di S. Paolo (16/11/16).

 

001za/001ze – Raggiunta la vetta di Poggio Capannina, costituita da un verdeggiante crinaletto che si interrompe bruscamente agli estremi, lo scorcio panoramico spazia sulla dorsale di appartenenza, con i Poggi Ricopri e di Montali, e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, profondamente inciso dai due rami del Fosso del Perone (2/06/18).

002a – 002b – Schema del reticolo idrografico e da cartografia storica (1850), dove la toponomastica riprende quella originale consentendo di localizzare i luoghi della documentazione dell’epoca. Le aree scure corrispondono alle faggete.

 

002c/002z – Il fascino ed il valore paesaggistico dei prati-pascoli di S. Paolo in Alpe, particolarmente apprezzati anche da daini e bovini, supera l’eventuale nostalgia naturalistica dei lussureggianti boschi autoctoni del tempo che fu. Discendendo lungo il contrafforte da Poggio Squilla si attraversa l’acquifero di origine e si può raggiungere l’impluvio del ramo principale del Fosso del Perone presso il Cimitero di S. Paolo, nell’imminenza del precipizio (26/03/12 – 18/11/15 - 10/12/15 – 25/04/18).

 

003a/003e – Il sentiero 255 utilizza l’antica mulattiera scavata sulle balze che sovrastano Campodonato e consente scorci della profonda incisione fossatizia (18/11/15).

 

003f/003m – Accanto al poggetto di Pian di Coltellino, l’ultimo tratto del Fosso del Perone confluisce nel Fiumicino regimato da moderne briglie (11/02/16).

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