Monte Guffone
in confine fra i comuni di Santa Sofia e Premilcuore
Testo di Bruno Roba (18/01/2018)
Dalla catena appenninica, che nel suo sviluppo presenta in generale marcate inflessioni, si accompagna una sequenza di diramazioni montuose che si staccano ad oriente variamente orientate, denominate contrafforti, terminanti nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi. Da quattro punti della parte di spartiacque corrispondente alla Provincia di Forlì-Cesena si staccano i quattro contrafforti che ne disegnano la rete orografica principale. Strutturati a pettine e proiettati verso l’area padana secondo linee continuate e parallele, si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km. Mentre lo spartiacque «[…]ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […]. hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). Uno dei quattro contrafforti divide le Valli dei Fiumi Rabbi e Bidente-Ronco avendo inizio «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.); dal Monte Falco e Poggio Piancancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193), […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale, raggiungendo il gruppo del Monte Guffone e Monte della Fratta, quindi puntando verso Forlì per terminare alla chiesa di Collina sopra Grisignano dopo circa 55 km non prima di avere evidenziato un’ulteriore sequenza di rilievi (i Poggi Penna e Montironi, i Monti Prignolaia, Altaccio, Spino, delle Forche, Martellino, Grosso, Fuso, Brucchelle e Velbe, i Colli delle Caminate e di Lardiano). Le cresta dei contrafforti in genere non discendono con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi in particolari corrispondenze (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento); qui avviene tra il Ritoio e il Guffone, infatti risultanti più alti dei corrispondenti tratti di crinale.
Il gruppo Monte Guffone / Monte della Fratta, con il Monte Gemelli, appartiene al sito montano più esteso della Regione Emilia-Romagna, insistente sulla Formazione Marnoso-Arenacea Romagnola (Miocene), che determina i caratteristici affioramenti e zone rupestri, e facente parte di un sistema di siti Natura 2000 dell'Appennino tosco-romagnolo tutti ricadenti, in parte o in toto, nella foresta più grande d’Italia già detta delle Foreste Casentinesi oggi inserita nel Parco delle Foreste Casentinesi, M. Falterona e Campigna. Il sito comprende gli alti i bacini del Montone, del Rabbi e dei tre Bidenti, vastissima area submontana ad andamento parallelo al crinale appenninico estesa fino ai piedi del crinale tosco-romagnolo comprendendo anche il Lago di Ridràcoli. È caratterizzato da faggete e boschi misti e qualche castagneto, rimboschimenti di conifere e pascoli, questi in generale regresso per progressivo abbandono quindi in evoluzione ad arbusteti.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o di conflitto tra popolazioni di agricoltori già insediati. In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, come per l’intero Appennino, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Nelle varie epoche, molte strade militari erano estremamente funzionali anche al traffico commerciale e, se quello regolare utilizzava i tracciati più agevoli, erano ingenti anche i fenomeni del contrabbando, specie dei generi più scarsi e tassati, che necessariamente utilizzavano i percorsi più difficoltosi ed impervi, come nel caso delle vie del sale; un tratto molto frequentato dalle saline di Cervia a Firenze era appunto quello che transitava dai Monti La Fratta – Guffone (caratteristico ornitonimo) – Ritoio (che “indica la retta via”), in parte oggi riclassificato come Sentiero degli Alpini (CAI 301), ripulito e attrezzato dall’Associazione Alpini di Forlì. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle alte valli romagnole fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Mentre in genere sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, e l’integrità tipologica dei fabbricati è stata spesso compromessa non solo dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, in riferimento alle pendici del Monte Guffone, peraltro già poco marcate dalla presenza umana, la rete di insediamenti rurali tradizionali e antichi ormai è prevalentemente in rovina.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
S. Bassi, N. Agostini, A Piedi nel Parco, Escursioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ComunicAzione, Forlì 2010;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Carta dei sentieri, Alpe di San Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;
Link:http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi.
raggiungibile per sentiero CAI 269 da Berleta oppure dal Passo della Braccina seguendo il sentiero degli Alpini o da Corniolo per sentiero 267
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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001a/001e – Raggiungendo la vetta del M. Falco si aprono vasti panorami verso i complessi montani della Romagna; alcuni costituiscono barriere che limitano la visuale e disegnano netti skyline dove si distingue agevolmente per la sua caratteristica morfologia evocativa (nomen omen) il Monte Guffone (21/12/11).
001f – 001g – Spostandosi lungo la Stradella che anticamente percorreva la schiena di Poggio Sodo dei Conti, oggi Sent. CAI 00 GEA CT, rarissimi scorci panoramici si aprono sugli impervi rilievi dell’Appennino romagnolo, solo parzialmente modificando l’asse visuale rispetto a quello precedente dal vicino M. Falco (21/12/11).
001h/001m – Raggiunti i prati della Burraia dell’adiacente Poggio Lastraiolo nella sequenza di creste che ripartiscono la visuale, l’acuto cacumine di Poggio Palaio indirizza senza incertezze lo sguardo sul Guffone e l'adiacente Fratta (21/06/11 - 21/12/11).
001n – 001o – 001p – Percorrendo la Giogana oltre il Passo della Calla, poco prima di Poggio Scali, lo spettacolare ed improvviso varco aperto dal Canale del Pentolino consente di allungare lo sguardo sulla complessità dei rilievi appenninici che tuttavia non impedisce di distinguere e riconoscere il Monte Guffone, aiutati anche dagli adiacenti e biancheggianti affioramenti del Monte La Fratta (15/05/14 – 11/12/14 – 12/11/15).
001q/001z – La vetta di Poggio Scali è nota fin da epoche remote per le possibilità di osservazione a 360°, anche se oggi limitate per la crescita della faggeta; il nodo montano del M. Guffone, spiccando per altezza, si rende riconoscibile in qualunque situazione meteorologica (5/02/11 – 9/03/11 - 2/09/11 - 15/05/14 –12/11/15).
002a/002d – Dalla S.P. 4 del Bidente, oltre creste vicine e lontane, emerge il profilo del crinale della Fratta culminante con il M. Guffone (26/03/12 – 7/10/17 - 21/12/17).
002e/002m – Dalla S.F. di Giogo di Castagno (vi si giunge tramite la S.P. n.94 del Castagno dal Passo della Calla), un varco in corrispondenza dell’incisione di un ramo del Fosso di Pian del Grado apre la vista sul tratto iniziale del contrafforte principale che delimita la Valle del Bidente delle Celle, cui appartiene il M. Guffone, il cui nodo montano si distingue in ogni condizione di luce e prevale sull’altro nodo montano del’antistante M. Ritoio (27/09/11 - 20/06/12 - 30/10/14 - 16/04/16 – 7/10/17 - 31/10/17).
002n – 002o – 002p – Percorrendo il contrafforte e raggiunto il M. Ritoio, il Sentiero degli Alpini (CAI 301) lo aggira sul versante settentrionale consentendo uno scorcio visuale ravvicinato sugli spettacolari e significativi affioramenti del crinale del Monte La Fratta, che espongono le colombine della Formazione Marnoso-Arenacea stratigraficamente più alte, che paiono allineati con il M. Guffone benché sia anteposto di quasi 1 km (16/04/16).
002q - 002r – 002s - Mentre il Sentiero degli Alpini raggiunge il M. dell’Avòrgnolo, affacciandosi dal suo versante occidentale in forte erosione, sul versante sx della profonda incisione del Fiume Rabbi, subito ad oriente del Monte Gemelli, si ergono in lontananza gli spettacolari affioramenti delle pendici sud-orientali della dorsale del gruppo dei Monti Mandria e Fumarolo; il versante opposto mostra similari sproni protendersi dalla sequenza dei Monti Grosso, Merli e Moggio creando, prospetticamente allineati, successive quinte scenografiche. Il Mandria e il Fumarolo costituiscono geosito di rilevanza regionale per i “vulcanelli di sabbia” fenomeni dovuti ad attività paleosismica (similari alle emissioni di sabbia liquefatta avvenute durante il sisma del 2012 nella pianura emiliana), visibili lungo la S.F. Valbura che si nota tagliare la parete presso il crinale (26/11/16).
002t/002z - Discendendo il ripido crinale verso il Passo della Braccina, oltre il poggio che nasconde il Passo di Valdonasso emerge il M. Guffone ed il verdeggiante crinale dove corre, non visibile, la vicinale M.Guffone-Poggio Baldi e che, digradando su Verghereto, lascia emergere Piano d’Arcai (23/11/16).