Poggio Aguzzo
Testo di Bruno Roba (31/10/2018)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quest’ambito, le Valli del Bidente di Campigna e del Bidente di Ridràcoli sono separate dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, il Monte Grosso, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti, Poggio Collina e Poggio Castellina), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago. La morfologia dei rilievi, caratterizzata dalla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, specie nella parte alta dell’Appennino romagnolo dove le valli sono piuttosto strette, mostra una spiccata asimmetria dei versanti, con le dorsali digradanti verso i fondovalle piuttosto sottili e ripetutamente ondulate per l’emergere di basse cime, a volte in forma di tozze piramidi. Ogni rilievo spesso costituisce un nodo montano, dove a volte il contrafforte compie notevoli declinazioni di quota e orientamento, da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o di conflitto tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra i siti, Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, come per l’intero Appennino, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate ma p. es., nel Settecento, chi voleva salire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]», per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» e per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Tale descrizione era del tutto generalizzabile: «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p. 32, cit.). Nel XIX secolo il panorama certamente non migliorò: «Cavalcando […] vidi […]. La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […]. Sugli spigoli acuti delle propaggini del monte si vedevano miseri paeselli con le chiese: San Paolo in Alpe, Casanuova, Pietrapazza, Strabatenza; impercettibili sentieri conducevano a quelli, e lì dissero le guide i pericoli del verno, la gente caduta e persa nelle nevi, […] i morti posti sui tetti per non poterli portare al cimitero, e nelle foreste i legatori del legname sepolti nelle capanne […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, citato da: G.L. Corradi, O. Bandini, “Fin che lo sguardo consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p.78, cit.). Così, se al diffondersi dell’appoderamento si accompagna un fitto reticolo di mulattiere di servizio locale, per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX. Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).
Il contrafforte che, come detto, si dirige verso Isola, prima di assumere il prevalente orientamento a Grecale, in corrispondenza dell’Altopiano di S. Paolo in Alpe comincia un’ampia rotazione che, dopo un breve tratto puntato su Zefiro, NNO, con Poggio Squilla all’apice un ampio arco di 180°, volge al termine dopo aver superato Ronco dei Preti quando, con un ulteriore breve tratto orientato a Solano, ESE, precede una netta controcurva a 90° così riprendendo definitivamente l’orientamento verso Grecale. Dai rilievi e picchi emergenti dal tratto arcuato di contrafforte si staccano a raggiera dorsali di vario sviluppo. Se l’altopiano così fa da snodo a un tozzo e inciso rilievo tracciato dal percorso di controcrinale per Celle-Poggio Corsoio, da Poggio Squilla una lunga dorsale si stacca volgendo a Maestrale, NO, ma una leggera rotazione su Zefiro, NNO, consente di concludere il suo sviluppo puntando a Tramontana, N, come detto su Lago, borghetto di fondovalle sovrastato dall’inconfondibile picco di Poggio Aguzzo, sormontato da croce documentata già dalla cartografia I.G.M. di impianto in scala 1:25.000 (1937), successivamente sostituita da ua grande struttura metallica luminosa. Mentre il contrafforte principale era percorso dal tracciato viario e/o sentieristico di antichissima frequentazione (come accennato, almeno già dal 1900-1800 a.C. e forse una tra le vie militari romane) nell’antichità più recente noto come Via del Giogo di Scali o Via di Scali, come gran parte dei crinali anche quello fino al poggio è ancora tracciato da un evidente sentiero, benché meno noto contraddicendo le occasioni panoramiche, precipitante verso il fondovalle solo al termine. Da un versante il crinale delimita la valle del Fosso di Ristéfani, nascente a Poggio Squilla e affluente del Fiumicino di S. Paolo, permettendo di osservare dall’alto il caratteristico ed omonimo geosito di rilevanza locale, classificato per un importante affioramento dove le superfici delle stratificazioni coincidono con la pendenza del declivio ed i prevalenti letti marnosi sono facilmente modellati dai solchi erosivi del ruscellamento superficiale. Ai piedi del versante è segnalata una coltre detritica da frana quiescente molto estesa: la vastità dell’impianto restaurativo di conifere che oggi caratterizza fortemente la valle testimonia l’ampiezza dell’area disboscata dai coloni di Ristèfani e l’inevitabile contributo alla sua instabilità. Verso il suo termine e dall’altro versante spicca invece la profondità della ristretta e boscosa valle del Fosso della Cerreta o delle Cerrete, nascente tra Poggio Squilla e Ronco dei Preti ed affluente del Bidente di Corniolo.
Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Campigna e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Link: www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
in sponda destra del Bidente di Corniolo, di fronte alla frazione Corniolo
Testo di Bruno Roba
Poggio Aguzzo è raggiungibile da Poggio Squilla, deviando dopo 300 m dal Sent. 283 per Ristéfani, in tutto circa km 2,100 da Poggio Squilla, che dista km 1,100 da S. Paolo in Alpe ed ulteriori km 2 dalla sbarra sulla rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe (bivio per S.Agostino al km 35+100 della SP 4 del Bidente) per circa 6 km. Il sentiero di crinale, evidente e panoramico, non compare sulla cartografia escursionistica, a differenza del breve ma ripido, difficile e vago tratto da Lago, 700 m su un dislivello di 230 m.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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001a – 001b – 001c – Difficilmente contestualizzabile nel sistema di contrafforti e crinali per collocazione e limitata altezza, uno scorcio da occidente e da remoto si può avere su Poggio Aguzzo da Poggio Sodo dei Conti, quando l’acuto cacumine emerge oltre il M. della Maestà, ben distinguibile al termine della dorsale che si stracca da Poggio Squilla, prima che essa scompaia alla vista (22/12/11).
001d – 001e – Opposta alla precedente, la veduta dal tratto del Sentiero degli Alpini che risale dal Passo della Braccina verso il Monte dell’Avòrgnolo consente una contestualizzazione più ravvicinata di Poggio Aguzzo, ben mimetizzato nella movimentata ed impervia trama di crinali che converge sul versante dx del Bidente, nettamente contrastante con i più dolci pendii del versante a solatìo (26/11/16).
001f/001j – Caratteristiche e suggestive sono le vedute dai sentieri che risalgono nella Valle di Lavacchio, di cui le seguenti rapportate al Castellaccio di Corniolino sono solo un limitato campionario (8/12/16 – 10/12/16).
001k – 001l – 001m – Dalla strada che da Corniolo sale al Passo della Braccina si nota l’arcuato crinale di Poggio Aguzzo, sempre riconoscibile per l’illuminazione crucifera 23/11/16).
001n/001z – Il Crinale del Corniolino corre in parte parallelo a quello di Poggio Aguzzo su opposti versanti del Bidente di Campigna, offrendo varie vedute fortemente influenzate dalla variabilità delle condizioni di luce (11/09/16 – 30/11/16 - 4/01/18 – 24/01/18)
002a/002f - Dalla S.P. 4 del Bidente sono noti gli scorci dal basso di Poggio Aguzzo, da cui risulta particolarmente evidenziato (13/03/12 - 31/03/12 - 11/02/16 – 16/11/16 - 13/12/16).
002g – Da Corniolino la veduta ripete quelle dalla S.P. 4 ma sovrasta il modesto e dimenticato fabbricato in p.p. dalla storia antichissima (XII sec.): si tratta della ex Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie (16/11/16).
002h – 002i – 002l – Da Lago, luci metamorfiche pomeridiane conferiscono alla dorsale di Poggio Aguzzo l'aspetto di un grosso pachiderma dormiente (8/12/16 – 10/12/16).
002m – Corniolo fronteggia il termine del crinale di Poggio Aguzzo e l’apertura della valle del Fosso delle Cerrete (3/06/17).
002n - 002o – Elaborazioni da cartografia del 1850 che evidenziano lo sviluppo dei contrafforti dell’Appennino forlivese delimitanti le Valli del Bidente, con particolare del contrafforte secondario P.gio Scali/P.gio Castellina che, nel suo tratto iniziale, individua Corniolo.
002p – Elaborazione da cartografia moderna che evidenzia un primo tratto del contrafforte secondario.
003a/003i – Varie vedute del crinale che, nel discendere da Poggio Squilla, offre vaste panoramiche a 360° e scorci particolari nel delimitare il geosito in forte erosione di Ristéfani (25/04/18).
003l – 003m – 003n – Il versante orientale del crinale delimita la stretta valle del Fosso delle Cerrete o della Cerreta (25/04/18).
003o/003z – Poggio Aguzzo (25/04/18).
004a/004f – Corniolo e Lago visti da Poggio Aguzzo (25/04/18).
004g – Vista da Poggio Aguzzo verso la valle del Fosso delle Cerrete (25/04/18).