Cā Fossacupa
Testo inserito da Bruno Roba (5/02/18).
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente delle Celle riguarda il ramo occidentale del Bidente delimitata: ad Ovest, da un tratto del contrafforte principale dal Monte Falco fino al Monte dell’Avòrgnolo da cui si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val di Noce, disegnando quell’arco di rilievi che costringe il fiume a confluire con il Bidente di Campigna a Lago così contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo; ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che sempre staccandosi dal gruppo del M. Falco si dirige verso Poggio Palaio, quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago
Come gli altri vicini, il bacino idrografico mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante esposto ad oriente appare frastagliato mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare il tratto di contrafforte riguardante la Valle delle Celle evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati, inoltre qui la cresta non discende con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi tra il M. Ritoio e il M. Guffone (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento). Dal Monte Ritoio (che “indica la retta via”), nodo montano dell’assetto tettonico insieme al Guffone, la linea di cresta inizia a descrivere planimetricamente una serpentina da cui si distaccano due imponenti dorsali, orientate di 45° rispetto all’asse N/S ed imperniate sul Monte Cavallo - c.d. vuoi per la lunga schiena montana sormontata dall’evidente sella, completa di “pomo” e “paletta”, vuoi per i cavaglioni (cfr. il romagnolo cavaión), mucchi, di covoni, in passato ivi disseminati - una delle quali compenetra l’intera vallata, morfologicamente stretta e disomogenea nei versanti opposti, l’altra più ampia, sfrangiata in canaloni ma entrambe nelle parti più elevate interamente appoderate ed utilizzate a prato-pascolo, tranne una vasta area inaridita a causa dei processi erosivi innescati dagli utilizzi impropri. Nell’incisione tra le due dorsali scorre il Fosso delle Fontacce, che si immette nel Bidente delle Celle presso l’insediamento di bassa mezzacosta di Filettino. Gli insediamenti di alta quota sono Case Montecavallo di Sopra e di Sotto, la cui comune denominazione tradisce la reciproca lontananza, dislocati sul rispettivo versante a solatio di ognuna delle suddette dorsali, la cui favorevole esposizione ha permesso che questa parte della valle venisse utilizzata fino ai giorni nostri da allevamenti di bestiame allo stato brado così ritardandone il completo abbandono, a differenza di quelli posti a quota inferiore, più in ombra e svantaggiati, i cui poderi sono stati ormai riconquistati dal bosco naturale o di reimpianto. Gli insediamenti di mezzacosta sono Fossacupa o C. Fossacupa, il citato insediamento di Filetto o C. Filettino per completezza da distinguersi in di Sopra, di Mezzo e di Sotto, infine Costacci o Casa Gostaccio o C. Gorlaccio.
Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.
In questo contesto storico-geografico, come le parti più profonde della Valle delle Celle da sempre considerate periferiche e difficilmente raggiungibili, quindi maggiormente segnate dall’abbandono, anche questo basso versante del M. Cavallo ha subito identico destino raramente conservando consistenti resti degli insediamenti. In questo in parte differisce Fossacupa o C. Fossacupa, attraversata da una mulattiera che la raggiunge staccandosi dal tracciato della viabilità più antica riguardante l’intera valle attraversante le Ripe Toscane (le cui stratificazioni rocciose formano gradonate ancora oggi funzionali alla percorrenza) costituente un ramo della Via Flaminia Minor, prima del guado del Fosso delle Fontacce (dove sgorga l’omonima Fonte di Fossacupa). Ritenuta di pregio storico-culturale e testimoniale, ancorché abbandonata ormai da tempo, considerato l’accrescimento dei rimboschimenti di conifere, mostra ancora la quasi totalità delle strutture murarie dei fabbricati fino alla gronda insieme a gran parte delle coperture, pur in un generale stato di notevole fatiscenza. Dal confronto tra la cartografia storica e moderna e dall’osservazione dei ruderi e del loro intorno si nota anzitutto che tra il XIX e il XX sec. anche in quest’area doveva essersi diffusa e incrementata un’economia basata sull’allevamento del bestiame, come confermano le modifiche subite dai fabbricati con incremento delle destinazioni a stalla. Posti su un falsopiano che costituiva anche l’aia di loro pertinenza, tali fabbricati, presenti nel numero di 3 già nel catasto antico per quanto con notevoli modifiche, le coincidenze maggiori con lo stato di fatto odierno si ritrovano nel fabbricato a pianta rettangolare posto a monte che, verosimilmente, ospitava l’abitazione, per quanto non indagabile per la precarietà delle strutture. Il fabbricato a valle, distaccato di alcuni metri e orientato ortogonalmente, dal confronto cartografico mostra anch’esso una pianta rettangolare originariamente più stretta poi raddoppiata per costruzione in aderenza al lato lungo di una serie di stalle in parte coperte a loggia e semiaperte, comunque sotto un’unica copertura a due falde in comune con l’intero corpo edilizio: la disomogeneità della tessitura muraria certifica l’ampliamento. Un terzo fabbricato posto tra essi e presente nella mappa antica è oggi scomparso, mentre un piccolo annesso di fattura recente si trova in posizione a monte dell’insediamento, peraltro non rappresentato neppure nella moderna cartografia particolareggiata, quindi mai registrato. Detti edifici non possiedono caratteri di rilievo.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a insediamenti citati.
N.B. - In base alle note tecniche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) le abbreviazioni per troncamento possono prevedere la sostituzione con un punto di tutte le lettere dopo la prima o l’eliminazione solo di alcune lettere finali, tra cui troncamenti (C.) relativi a Ca (casa), abbreviazione evidentemente comparente quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa; inoltre deve essere scritta senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che esso è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Carta della vegetazione e itinerari botanici, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/CST2.html;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf.
con breve deviazione dal sentiero 261 che dalla frazione Lago conduce a Celle
Testo inserito da Bruno Roba
Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Lago si segue la strada di servizio che risale il Bidente delle Celle, sostando presso il cancello. Percorsi circa 450 m occorre fare attenzione per ritrovare il Sent. 261 CAI il cui innesto non è segnalato. Di esso si percorrono circa 250 m corrispondenti all’antica mulattiera per giungere al ponte in legno sul Fosso di Lavacchio oltre il quale, dopo circa 800 m, si trova il bivio evidente ma non segnalato per Fossacupa (WGS84 43° 53’ 58” N / 11° 46’ 5” E) fabbricato che si raggiunge con qualche esitazione dopo 800 m su sentiero segnato con bolli rossi. L’itinerario è indicato su alcune edizioni di cartografia specializzata.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.
001a/001d – Dal Crinale del Corniolino sono possibili alcuni punti di osservazione ravvicinati del M. Cavallo che evidenziano la morfologia delle sue dorsali con la profonda incisione del Fosso delle Fontacce. Dai pressi del Castellaccio è possibile inquadrare panoramicamente le aree di Filettino di Sopra e di Fossacupa nel contesto vallivo, individuabili per trovarsi all’interno di aree di rimboschimento di conifere. L’indice fotografico specifica i siti di Filettino di Sopra e di Sotto e di Fossacupa, stagionalmente riuscendo ad individuare i rispettivi fabbricati, tranne Fossacupa sempre occultata dal bosco (30/11/16 – 24/01/18).
001e/001h – La vista più frontale delle dorsali di M. Cavallo che si ha sempre dal Crinale del Corniolino, pressi Tre Faggi (in alto riluce Casa di Montecavallo di Sopra, mentre la profonda incisione del Fosso delle Fontacce crea ombre dove si nascondono le due case di Montecavallo di sotto), evidenzia i resti del fabbricato di Filettino di Sopra che stagionalmente emergono dalla macchia, rispetto ai quali il sito di Fossacupa non è inquadrabile trovandosi appena sotto il ciglio della dorsale antistante, infatti a circa 500 m in linea d’aria da Montecavallo di Sotto (30/11/16).
001i/001o –Il versante del Monte della Maestà che si affaccia Fosso delle Mandriacce e sul Bidente delle Celle è tagliato da sentieri in abbandono ad uso forestale, spesso interrotti, da cui si distingue bene l’impianto di conifere che corrisponde al sito di Fossacupa, occultandone i fabbricati (29/01/18).
001p - 001q – 001r – Dall’ottimale punto di osservazione del sito di Filettino, che si potrebbe raggiungere discendendo a guadare il Bidente alla confluenza del Fosso delle Mandriacce e risalendo il versante fronteggiante grazie ad un ripido ma breve sentiero di cresta, si ritrovano punti di vista a varie quote che consentono di apprezzare le peculiarità morfologiche dell’area e a individuare sulla dx della panoramica il sito di Fossacupa, grazie all’impianto di conifere (30/01/18).
002a – 002b - Di seguito: mappa schematica dedotta da cartografia storica (1937) evidenziante infrastrutture e insediamenti del versante meridionale del M. Cavallo con sentieristica corrispondente all’antica mulattiera per le Celle attraverso le Ripe Toscane (nella mappa comprese tra i Fossi dei Fondi e di Roncheto) e alle derivazioni risalenti a raggiungere i vari insediamenti, con riutilizzo della toponomastica originale; schema particolareggiato di mappa moderna con gli insediamenti ricadenti tra bassa mezzacosta e fondovalle, integrata al fine di dare testimonianza di tutti i fabbricati.
002c/002o – Percorrendo la strada di servizio delle opere di presa idraulica, adducenti all’invaso di Ridràcoli, che da Lago risale il Bidente, si notano caratteristiche stratificazioni marnoso-arenacee che, da un lato, emergono da un laghetto artificiale, dall’altro sorreggono un tratto dimenticato dell’antica mulattiera, peraltro in uso fino alla realizzazione della rotabile, di cui rimangono consistenti tracce. Proseguendo si trova l’innesto, di recente ben segnalato, del Sent. 261 CAI, che consente di percorrere la stessa mulattiera che a volte si inerpica, a volte consente scorci panoramici, raggiunge e supera Capria di Sotto e il Fosso di Lavacchio tramite ponte in legno (11/09/16 - 12/12/16 – 4/01/18).
002p – 002q - Confrontando il catasto dei primi decenni dell’Ottocento ed il moderno catasto digitale si ricavano dettagli schematizzati negli occhielli, con riutilizzo della toponomastica originale. Mentre il catasto antico non registra la presenza del fabbricato “battezzabile” Filettino di Mezzo, quello moderno ne riporta la traccia, cui corrispondono evidenti resti.
003a/003f – Prima della Fonte di Fossacupa e del guado del Fosso delle Fontacce, visibile ma non segnalato, si stacca il tracciato per Fossacupa, che prosegue evidente fino a Montecavallo di sotto; causa l’abbandono in parte ha subito il degrado del tempo comunque riesce a condurre presto a destinazione tra rimboschimenti artificiali e ricrescite spontanee, salvo non farsi distrarre a breve distanza dalla meta dall’invitante pista sulla dx, come può accadere nel sito di cui alla penultima foto, dove occorre prendere la deviazione a sx (dietro il tronco) trovando presto il tratto finale dell’ultima foto (12/12/16).
004a/004r – Il fabbricato più a valle dei tre di cui era composto l’insediamento appare suddiviso longitudinalmente secondo due fasi costruttive, a seguito dell’ampliamento costituito dal corpo orientale con le grandi aperture al livello superiore, che in parte poteva essere destinato a fienile, mentre non si comprende la funzione della grande loggia chiusa da parapetto murario, antistante a finestre probabilmente afferenti a locali abitativi, salvo si sia trattato di un compromesso per il ricovero di animali di piccola taglia, poco igienico benché la promiscuità costituisse regola diffusa. Nel collage fotografico (ultima foto) il confronto evidenzia la diversa tessitura muraria del corpo primitivo (a sx), eseguita secondo una tipologia muraria “da sbozzatore” in elementi non lavorati o al massimo spaccati, come la formazione marnoso-arenacea permette di ottenere quasi naturalmente senza particolari supplementi di lavorazione, ad eccezione dei conci cantonali lavorati “da scalpellino”, mentre appaiono evidente esito di lavorazione tutti i conci dell’ampliamento. Nell’area antistante, secondo il Catasto Toscano del 1826-34, sorgeva un ulteriore fabbricato, oggi scomparso (12/12/16).
005a/005h – Poco a monte e posizionato ad “L” sorge un altro fabbricato in pessime condizioni che pare fosse destinato principalmente ad abitazione (12/12/16).
005i/005r – Sul retro, immerso nell’abetina, si trova un piccolo annesso suddiviso in due locali indipendenti, probabilmente stalletti, non comparente nella cartografia storica o moderna (12/12/16).
005s – 005t – 005u – L’antico podere di Fossacupa è ormai completamente rimboschito a conifere, anch’esse in abbandono (12/12/16).