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Fonte di Fossacupa

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : sorgente
Altezza mt. : 760
Coordinate WGS84: 43 54' 05" N , 11 45' 39" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo inserito da Bruno Roba (6/02/18).

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico. Tra essi, il contrafforte principale che divide il Rabbi dal Bidente si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando subito i Monti Guffone e della Fratta. Presso l’Avòrgnolo si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val Bonella e Val di Noce e disegna quell’arco di rilievi che delimitano il versante sx della Valle del Fiume Bidente delle Celle e costringono il fiume a riunificarsi con il Bidente di Campigna presso Lago, contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo.

Come gli altri vicini, il bacino idrografico mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante esposto ad oriente appare frastagliato mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare il tratto di contrafforte riguardante la Valle delle Celle evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati, inoltre qui la cresta non discende con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi tra il M. Ritoio e il M. Guffone (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento). Dal Monte Ritoio (che “indica la retta via”), nodo montano dell’assetto tettonico insieme al Guffone, la linea di cresta inizia a descrivere planimetricamente una serpentina da cui si distaccano due imponenti dorsali, orientate di 45° rispetto all’asse N/S ed imperniate sul Monte Cavallo - c.d. vuoi per la lunga schiena montana sormontata dall’evidente sella, completa di “pomo” e “paletta”, vuoi per i cavaglioni (cfr. il romagnolo cavaión), mucchi, di covoni, in passato ivi disseminati - una delle quali compenetra l’intera vallata, morfologicamente stretta e disomogenea nei versanti opposti, l’altra più ampia, sfrangiata in canaloni ma entrambe nelle parti più elevate interamente appoderate ed utilizzate a prato-pascolo, tranne una vasta area inaridita a causa dei processi erosivi innescati dagli utilizzi impropri. Il complesso montano dà origine, delimitandola, alla Valle del Fosso delle Fontacce che, come le altre circumvicine, si presenta con il versante esposto a solatìo dalle dolci pendenze, con ampie e lisce stratificazioni arenacee di cresta affioranti ed in erosione, e con il versante a bacìo scosceso e dirupato. Il fosso si sviluppa per circa 2 km immettendosi nel Bidente delle Celle secondo un dislivello compreso tra i 1125 m dell’origine presso la vetta minore del M. Cavallo (1160 m) e i 606 m dello sbocco. Sul versante a solatìo si distribuiscono gli unici insediamenti, ormai abbandonati e diruti ed ormai riconquistati dal bosco naturale o di reimpianto. Essi sono Montecavallo di Sotto, Fossacupa, Costacci e Filettino di Sotto, quest’ultimo posto su un promontorio che sovrasta lo sbocco nel Bidente, sul limite del bacino idrografico. A questo contesto la Valle delle Celle aggiunge alcuni aspetti geologici di rarità e unicità, che contribuiscono a disegnare il paesaggio e restituiscono informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio, che sono stati catalogati come Geositi. Essi sono il Fosso del Satanasso, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado, Le Mandriacce e le Ripe Toscane.

Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). A differenza degli insediamenti di alta quota, Case Montecavallo di Sopra e di Sotto, la cui favorevole esposizione ha permesso che questa parte in sx idrografica della valle venisse utilizzata fino ai giorni nostri da allevamenti di bestiame allo stato brado, quelli posti a quota inferiore, più in ombra e svantaggiati, Costacci, Filettino e Fossacupa, sono in completo abbandono ed ormai riconquistati dal bosco naturale o di reimpianto.

La viabilità più antica riguardante anche la valle delle Celle è la Via Flaminia Minor, utilizzata dalle legioni romane per valicare l’Appennino al fine di sottomettere Celti, Liguri e Galli Boj che stanziavano nella pianura padana: si ipotizza che provenendo da Montelleri, sopra Stia, transitasse dal Lago degli Idoli, dal Monte Falco e da Poggio Sodo dei Conti, quindi discendeva da quella che oggi è nota come Pista del Lupo lungo la Costa di Pian Cancelli transitando da Pian delle Fontanelle, così detta per la presenza di polle d’acqua, e da Poggio Corsoio dove trovava un bivio ancor oggi praticato: a sx si dirigeva verso Castel dell’Alpe e Faenza per immettersi nella Via Aemilia (questo è ritenuto il più antico itinerario di valico), a dx si dirigeva verso Forlì e Ravenna sia transitando dal crinale del contrafforte principale, dove passava accanto la vetta emergente di Monte Ritoio, sia discendendo verso il percorso vallivo in direzione di Galeata (l’antica Mevaniola), qui potendo rimanere a mezza costa per tutta la lunghezza della valle attraversando le Ripe Toscane, le cui stratificazioni rocciose ancora oggi si mostrano funzionali alla percorrenza. A differenza del tratto che attraversa la zona di Filettino, che le mappe antiche mostrano spostato più a valle dell’attuale, la morfologia dei luoghi e i riscontri storico-cartografici fanno ritenere che il tratto sulle Ripe sia rimasto inalterato nei secoli, salvo l’usura naturale dovuta anche all’abbandono. Peraltro dal confronto tra le mappe della cartografia antica disponibile, in rete e/o cartacea, ovvero il Catasto Toscano del 1826-34, la Carta storica regionale o Carta Topografica Austriaca del 1853, in scala 1:86.400, la Carta topografica d’Italia I.G.M. di primo impianto (per l’Emilia-Romagna rilevata negli anni 1877-95) scala 1:100.000 e le tavolette I.G.M. del 1937 in scala 1:25.000 ancora in uso negli scorsi Anni ’80, si evidenzia un’evoluzione del tracciato della mulattiera rispetto a quello oggi noto e percorso dal sentiero 261 CAI: in base alle mappe storiche I.G.M. la modifica è databile tra la seconda metà del XIX sec. e l’inizio del XX. Lungo il sentiero, sul margine O delle Ripe Toscane e a breve distanza dal Fosso dei Fondi, si incontra la Fonte del Bercio, probabilmente di antico utilizzo (ma la sistemazione odierna risale al 1980, come ricorda la lapide toponomastica). Lo scorrimento superficiale delle sue acque contribuisce a mantenere attiva un’area di frana. Nell’incisione tra le due dorsali che si staccano dal M. Cavallo, come accennato, scorre il Fosso delle Fontacce, che si immette nel Bidente delle Celle presso l’insediamento di bassa mezzacosta di Filettino di Sotto. Laddove la mulattiera si appresta a guadare il Fosso delle Fontacce sgorga la Fonte di Fossacupa, databile quantomeno allo stesso periodo dell’infrastruttura, per quanto sia comunque possibile una preesistenza nella zona considerato che, in base al catasto di inizio Ottocento, è evidente un breve tratto viario che da Costacci (ivi Casa Gastaccio) si diparte verso tale sito, mentre l’attuale assetto è documentato dalla lapide apposta dall’A.R.F. nel 1981, che ne certifica anche la quota di m. 683 s.l.m., ricadente al margine tra limitate aree di “Rimboschimento di conifere” derivate da piantagione su terreni agricoli o pascoli e “Cerrete ed ostrieti del versante romagnolo su suoli marnoso-arenacei”, comprendenti anche le faggete di transizione verso la fascia montana, così rivelando la principale attività economica dei vicini insediamenti.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta della vegetazione e itinerari botanici, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Carta dei sentieri Alpe di S. Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/CST2.html;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.

Percorso/distanze :

con breve deviazione dal sentiero CAI 261  Lago - Celle

Testo inserito da Bruno Roba

Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Lago si segue la strada di servizio che risale il Bidente delle Celle, sostando presso il cancello. Percorsi circa 450 m è agevole ritrovare il Sent. 261 CAI il cui innesto è segnalato da nuovo segnavia. Di esso si percorrono circa 250 m corrispondenti all’antica mulattiera per giungere al ponte in legno sul Fosso di Lavacchio oltre il quale, dopo circa 1,6 km, si raggiunge la Fonte di Fossacupa presso il guado del Fosso delle Fontacce. Il simbolo della fonte si trova indicato sulla cartografia escursionistica.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001a/001d – Dal Crinale del Corniolino sono possibili alcuni punti di osservazione ravvicinati del M. Cavallo che evidenziano la morfologia delle sue dorsali con la profonda incisione del Fosso delle Fontacce. Dai pressi del Castellaccio è possibile inquadrare panoramicamente le aree di Filettino di Sopra e di Fossacupa nel contesto vallivo, individuabili per trovarsi all’interno di aree di rimboschimento di conifere. L’indice fotografico specifica i siti di Filettino di Sopra e di Sotto e di Fossacupa, stagionalmente riuscendo ad individuare i rispettivi fabbricati, tranne Fossacupa sempre occultata dal bosco mentre, evidentemente invisibile, la fonte è da collocare poco sulla dx dell’indice di Filettino di Sotto (30/11/16 – 24/01/18).

 

001e/001h – La vista più frontale delle dorsali di M. Cavallo che si ha sempre dal Crinale del Corniolino, pressi Tre Faggi (in alto riluce Casa di Montecavallo di Sopra, mentre la profonda incisione del Fosso delle Fontacce crea ombre dove si nascondono le due case di Montecavallo di sotto), evidenzia i resti del fabbricato di Filettino di Sopra che stagionalmente emergono dalla macchia, rispetto ai quali il sito della Fonte di Fossacupa non è inquadrabile trovandosi sotto il ciglio dalla dorsale sulla dx, nell’ombrosa profondità dell’incisione del Fosso delle Fontacce (30/11/16).

 

001i – 001l – 001m – Dal punto di osservazione ottimale del sito di Filettino, che si potrebbe raggiungere discendendo a guadare il Bidente alla confluenza del Fosso delle Mandriacce e risalendo il versante fronteggiante grazie ad un ripido sentiero di cresta, si ritrovano punti di vista a varie quote che consentono di apprezzare le peculiarità morfologiche dell’area e a individuare sulla dx della panoramica il sito della Fonte di Fossacupa, nell’incisione del Fosso delle Fontacce a quota di poco inferiore rispetto a Costacci (30/01/18).

 

001n – 001o – 001p - Di seguito: mappa schematica dedotta da cartografia storica (1937) evidenziante infrastrutture e insediamenti del versante meridionale del M. Cavallo con sentieristica corrispondente all’antica mulattiera per le Celle attraverso le Ripe Toscane (nella mappa comprese tra i Fossi dei Fondi e di Roncheto) e alle derivazioni risalenti a raggiungere i vari insediamenti, con riutilizzo della toponomastica originale; schema particolareggiato di mappa moderna con gli insediamenti ricadenti tra bassa mezzacosta e fondovalle, integrata al fine di dare testimonianza di tutti i fabbricati; schema di mappa di inizio Ottocento dove si nota un tratto viario che si stacca da Costacci  (Casa Gostaccio) interrompendosi presso il fosso, forse diretta al luogo della fonte.

 

002a/002p – Percorrendo la strada di servizio delle opere di presa idraulica, adducenti all’invaso di Ridràcoli, che da Lago risale il Bidente, si notano caratteristiche stratificazioni marnoso-arenacee che, da un lato, emergono da un laghetto artificiale, dall’altro sorreggono un tratto dimenticato dell’antica mulattiera, peraltro in uso fino alla realizzazione della rotabile, di cui rimangono consistenti tracce. Proseguendo si trova l’innesto, di recente ben segnalato, del Sent. 261 CAI, che consente di percorrere la stessa mulattiera che a volte si inerpica, a volte consente scorci panoramici, raggiunge e supera Capria di Sotto e il Fosso di Lavacchio tramite ponte in legno, quindi, dopo aver rasentato consistenti terrazzamenti e i resti delle opere di sostegno della via per Fossacupa, supera i pochi e misconosciuti resti di Costacci che precedono di poco la Fonte di Fossacupa ed il guado del Fosso delle Fontacce (11/09/16 - 12/12/16 – 4/01/18 - 30/01/18).

 

003a/003p – La Fonte, il Fosso delle Fontacce e il guado (11/09/16 – 4/01/18).

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