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Cā Cerreta o Cerrete

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : rudere
Altezza mt. : 854
Coordinate WGS84: 43 53' 24" N , 11 47' 53" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (11/11/2018)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. La morfologia dei rilievi, caratterizzata dalla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, specie nella parte alta dell’Appennino romagnolo dove le valli sono piuttosto strette, mostra una spiccata asimmetria dei versanti, con le dorsali digradanti verso i fondovalle piuttosto sottili e ripetutamente ondulate per l’emergere di basse cime, a volte in forma di tozze piramidi. Ogni rilievo spesso costituisce un nodo montano, dove a volte i contrafforti compiono notevoli declinazioni di quota e orientamento, da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica. In quest’ambito, le due valli centrali del Bidente di Campigna e del Bidente di Ridràcoli sono separate dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, il Monte Grosso, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti, Poggio Collina e Poggio Castellina), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Il contrafforte, prima di assumere il prevalente orientamento a Grecale, in corrispondenza dell’Altopiano di S. Paolo in Alpe comincia un’ampia rotazione che - dopo un breve tratto puntato su Zefiro, NNO, con Poggio Squilla all’apice di un ampio arco di 180° - termina oltre Ronco dei Preti quando compie una netta controcurva così  riprendendo definitivamente l’orientamento verso Grecale. Dai rilievi e picchi emergenti del tratto arcuato di contrafforte si staccano a raggiera dorsali di vario sviluppo, asimmetricamente verso l’esterno, o concentriche verso l’interno. In particolare, il poggio di Ronco dei Preti si trova al centro di un breve tratto di crinale delimitato agli estremi da Poggio Squilla e da un picco crestato che sporge improvviso puntato verso l’alto per la forte inclinazione delle stratificazioni marnoso-arenacee (la sua morfologia è però in parte artificiale e dovuta allo sbancamento per la costruzione della rotabile), noto anche per la presenza di un cippo geodetico e di un punto di sosta del Sentiero della Libertà, segnalato in cima da una bandiera su lunga asta. Tali rilievi costituiscono nodi montani da cui si dipartono due rispettive e lunghe dorsali che, per un lungo tratto pressoché parallele, inizialmente volgono a Maestrale, NO, ma dopo una leggera rotazione su Zefiro, NNO, concludono il loro sviluppo convergendo a Tramontana, N, ma sfrangiandosi in alcuni sproni puntati su Lago, borghetto di fondovalle sovrastato dall’inconfondibile picco di Poggio Aguzzo, e su Corniolo, borgo principale del luogo sviluppato sul versante opposto del Bidente. Riguardo l’asta fluviale principale si nota che, destino comune di ogni ramo bidentino di cambiare spesso identità (e con differenze tra le varie cartografie), già da monte appare suddivisa in vari tratti dalla diversa denominazione: nasce alla quota di 1425 m da Poggio Lastraiolo a circa 40 m dal Rifugio CAI Città di Forlì come Fiume Bidente del Corniolo; successivamente, a quota 825 m, dopo alcuni contributi ricevuti nel sito un tempo detto I Tre Fossati, diviene Torrente Bidente; a valle di Fiumari è il Fosso del Bidente di Campigna, denominazione che mantiene fino ai pressi di Corniolo quando, ricevuti in sx idrografica i contributi degli appena congiuntisi Fossi di Verghereto e dell’Alpicella, in coerenza con il sovrastante borgo, diviene il Fiume Bidente di Corniolo. Sull’opposta sponda di questo tratto del Bidente si immette il Fosso Cerreta o della Cerreta o delle Cerrete, idro-fitonimo denotante la presenza di un’area boscata coltivata, ma l’esistenza di impianti restaurativi di conifere demarcano disboscamenti concentrati sul luogo degli insediamenti, per quanto l’infelice esposizione non poteva creare particolari condizioni di fertilità. La Valle termina fortemente restringendosi, ma apparendo già profonda e costretta tra le due dorsali che la delimitano ed attestata sul contrafforte simmetricamente suddivisa dal costone centrale che si stacca dal poggio di Ronco dei Preti.

Come il contrafforte principale anche i crinali laterali della valle sono segnati da percorsi utili per gli spostamenti, ma il tracciato insediativo principale è quello tendenzialmente di fondovalle, spesso guadante il fosso o con modesti rialzamenti di quota. I due insediamenti della valle sono C. Cerreta e Redromagna, documentati in un elenco del 1725 delle famiglie residenti nell'ampio Comune di Corniolo il primo come Cerreto ed abitato come lavoratore da Giovanbattista Fabbri, il secondo come Rio di Romagna dove vi lavorava Jacopo Romualdi. Il primo più elevato di quota e comparente anche nella cartografia moderna, oggi mostrante ruderi ancora consistenti di un edificio poggiato su murature che, nonostante i danni subiti a causa dei forti terremoti del 1768 e del 1918, ancora oggi costituiscono robusto argine del fosso (pur non rivelando funzioni connesse all’uso di meccanismi idraulici), il secondo ridotto a modeste spoglie, peraltro tali già dai primi decenni del XX sec., come certificato dalla cartografia I.G.M. di impianto in scala 1:25.000 (1937), ma comparente ancora integro in quella, sempre di impianto ma in scala 1:50.000, di alcuni decenni addietro (1894), con il toponimo di C. Redromagna, significativo esempio di tipica contrazione romagnola del toponimo settecentesco ma, considerata l’inospitalità del luogo, non pare da scartare che la scontata pronuncia dialettale possa essere stata occasione di una sottile ironia a scapito di qualche suo sfortunato lavorante: il Re di Romagna! L’altro fabbricato compare nelle mappe antiche prima come C. Cerreta poi come C. Cerrete, così certificando la doppia denominazione. Esso rientrava tra le proprietà ex A.R.F., infatti è inserito nel relativo elenco con utilizzo del toponimo più recente, però senza ulteriori informazioni riguardo consistenza ed utilizzo, quindi da ritenere all’epoca già abbandonato.

N.B.: - In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

- Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, per Cerreta senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

L. Foglietta, P. Frassineti, Corniolo storia di una comunità, a cura della Pro Loco di Corniolo Campigna, Grafiche Mazzocchi Editrice, Forlì 2004;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link: www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

sul CAI 257 che da Corniolo sale a San Paolo in Alpe

Testo di Bruno Roba

Il sentiero 257 da Corniolo al crinale è lungo 4 km, Redromagna è a 2,2 km da Corniolo, altri 700 m per C. Cerreta. Dall’innesto del sentiero sul crinale alla sbarra di S. Paolo in Alpe corrono altri 4 km. Dalla sbarra al bivio al km 35+100 della SP 4 del Bidente intercorrono circa 6 km.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001a – 001b – Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI), sul contrafforte principale, nel risalire dal Passo della Braccina verso il M. dell’Avòrgnolo, la veduta è particolarmente suggestiva nel contrasto tra le pieghe montane evidenziate dalle luci pomeridiane con il versante prativo di Corniolo e della Valle della Fontaccia. Si nota bene la morfologia della Valle del Fosso della Cerreta che, nell’attestarsi su Ronco dei Preti si suddivide simmetricamente, incisa dai due rami del fosso: alla loro convergenza, sulla sx, si trova l’insediamento di C. Cerreta; il fosso compie quindi una curva, al termine della quale si può approssimare l’insediamento di Redromagna (26/11/16).

 

001c - Dal tratto alto del crinale Poggio Squilla/Poggio Aguzzo (si raggiunge dal sentiero per Ristéfani), che delimita da occidente la Valle del Cerreta, si hanno vari scorci della sua parte più elevata e si nota bene l’impianto restaurativo di conifere corrispondente all’area degli insediamenti (25/04/18).

 

001d – Il tormentato massiccio montano, profondamente inciso da un fitto reticolo idrografico, alimenta e condiziona il corso dell’asta bidentina principale.  

 

001e – 001f - Elaborazioni da cartografia del 1894, del 1937 ed odierna. Dal confronto tra le mappe antiche si rilevano le modifiche infrastrutturali intercorse in 4 decenni nonché l’avvenuto abbandono di C. Redromagna con riduzione a rudere, mentre l’avvenuto abbandono di C. Cerreta è documentato dagli elenchi A.R.F. degli Anni ’70. La scrittura della toponomastica antica riprende quella originale.

 

001g/001l – Una ormai fitta abetina contraddice il topos e occulta Cerreta alla vista, impedendo alla luce solare di raggiungerla, come a negarle quanto faticosamente ottenuto “roncando” il luogo cui doveva il suo stesso nome (24/10/18).  

 

001m/001r – Gli scarsi resti consentono tuttavia di individuare la loggia con forno dalle smisurate dimensioni e l’ingresso alla parte abitativa del fabbricato (24/10/18).

 

001s/001z - Il locale accanto alla loggia con forno solitamente corrisponde alla cucina ma, benché presenti ancora ampie porzioni di parete non si individuano tracce del camino o altre caratteristiche peculiari; si notano invece le sedi delle travi dei solai del primo piano e del sottotetto (24/10/18).

 

002a – 002b – 002c – Il locale adiacente alla cucina (24/10/18).

 

002d/002r – Alcune pareti sono ancora sostanzialmente integre fino alla gronda come quella della loggia e quella del locale a più livelli adiacente al fosso (24/10/18).

 

002s – 002t – 002u - L’insediamento di C. Cerreta sorse sul bordo del fosso, arginandone la periodica violenza idraulica grazie a solide e ancora efficienti murature di buona fattura (o almeno in parte consolidate dopo i terremoti del 1768 e del 1918) ed opportunamente sagomate, così come sono integre le numerose ed ampie briglie poste a monte del fabbricato (24/10/18).

 

003a/003i – I dintorni di Cerreta. La via di fondovalle subito a monte del fabbricato compie un ampio tornante che attraversa il ramo principale fosso che, come detto, presenta imponenti briglie di vecchia fattura; anche argini e ripetute opere di sostegno e consolidamento erano evidentemente necessarie per l’instabilità dei luoghi, incrementata dal disboscamento (24/10/18). 

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