Monte Grosso
Testo di Bruno Roba (22/10/2018)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quest’ambito, le Valli del Bidente di Campigna e del Bidente di Ridràcoli sono separate dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, il Monte Grosso, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti, Poggio Collina e Poggio Castellina), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. La morfologia dei rilievi, caratterizzata dalla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, specie nella parte alta dell’Appennino romagnolo dove le valli sono piuttosto strette, mostra una spiccata asimmetria dei versanti, con le dorsali digradanti verso i fondovalle piuttosto sottili e ripetutamente ondulate per l’emergere di basse cime, a volte in forma di tozze piramidi. Ogni rilievo spesso costituisce un nodo montano, dove a volte il contrafforte compie notevoli declinazioni di quota e orientamento, da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o di conflitto tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra i siti, Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, come per l’intero Appennino, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate ma p. es., nel Settecento, chi voleva salire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]», per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» e per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Tale descrizione era del tutto generalizzabile: «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p. 32, cit.). Nel XIX secolo il panorama certamente non migliorò: «Cavalcando […] vidi […] La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […] Sugli spigoli acuti delle propaggini del monte si vedevano miseri paeselli con le chiese: San Paolo in Alpe, Casanuova, Pietrapazza, Strabatenza; impercettibili sentieri conducevano a quelli, e lì dissero le guide i pericoli del verno, la gente caduta e persa nelle nevi, […] i morti posti sui tetti per non poterli portare al cimitero, e nelle foreste i legatori del legname sepolti nelle capanne […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, citato da: G.L. Corradi, O. Bandini, “Fin che lo sguardo consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p.78, cit.). Così, se al diffondersi dell’appoderamento si accompagna un fitto reticolo di mulattiere di servizio locale, per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX. Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).
Il tratto di contrafforte che, come detto, generalmente orientato a Grecale si dirige verso Isola, in direzione opposta, tra Poggio Squilla e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe si orienta su Zefiro, NNO, ma repentino declina tra Espero e Libeccio, SO, trovando una serie di picchi tra cui emerge subito il Monte Grosso, forse già Poggio delle Bruciate, compie quindi un’altra deviazione con Poggio Capannina, quando piega tra Euro e Africo, SSE, per risalire decisamente a Ostro o Mezzogiorno sulla sella “a corda molle”di Pian del Pero ed innalzarsi verso Poggio Scali. Il toponimo Poggio delle Bruciate compare nel contratto del 1840 stipulato tra il Granducato e il Monastero di Camaldoli, in relazione alla descrizione delle terre appartenenti al Podere Ronco del Cianco: «N. 4 - Podere denominato Ronco del Cianco […] Di un solo e vasto tenimento di terre […] si compone il podere […]. E questa vasta tenuta è confinata come appresso: […] 6° Fosso di Ricopri e volgendosi a levante in luogo detto Pian del Pero, […] 8° volgendosi verso tramontana e sempre sullo schienale del Poggio detto della Fringuella fino al Poggio della Capannina […], volgendosi quindi al nord-est e percorrendo sempre lo schienale del poggio che si succedono fino alla sommità del Poggio delle Bruciate, 9° terreni posti nella medesima comunità di Santa Sofia e discendendo fino al Fosso del Pianaccione […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 513, cit.). Tali toponimi sono localizzabili grazie alla Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze, datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha: presso i siti delle Bruciate e delle Fontanelle si vede rappresentato un fosso identificabile nel Fosso delle Fontanelle, che infatti nasce dalle pieghe del contrafforte tra Poggio Capannina e Monte Grosso, confluendo nel Fiumicino di S. Paolo poco prima del Fosso dell’Alberaccio; il Fosso del Pianaccione dai confronti cartografici risulta corrispondere all’odierno Fiumicino di S. Paolo. Nella mappa (che risulta ruotata di circa 10° antiorari) è rappresentato anche il sito Faggio alla Fringuella, evidentemente corrispondente al poggio citato nel contratto. Il tracciato viario e/o sentieristico che ancora percorre il contrafforte, citato nell’atto granducale, di antichissima frequentazione (come accennato, almeno già dal 1900-1800 a.C.) e forse una tra le vie militari romane, nell’antichità più recente era noto come Via del Giogo di Scali o Via di Scali, dalla cui ripidezza finale, quasi una scalata, è probabilmente derivato il toponimo del rilievo (dal latino scala, -ae = scala), infatti nel 1791 detto Poggio della scala mentre nella Carta Generale della Toscana della Litografia Militare Granducale del 1858 era Poggio delle Ripebianche.
I due opposti anfiteatri imbriferi delimitati dal tratto di contrafforte interessato danno origine, sul versante occidentale, al bacino del citato Fosso del Fiumicino di S. Paolo, affluente del Bidente di Campigna). Sul versante opposto, dal Monte Grosso si distacca verso Scirocco, SE, un lungo costone di pendenza modesta per i primi 800 m di sviluppo, quando dai 1044 m del monte digrada ai 900 m, per poi divenire più precipitoso nel raggiungere in 700 m il fondovalle (630 m) del Fosso dell’Aiaccia, affluente del Molinuzzo, originato dalla confluenza del Fosso del Ciriegiolone con il Fosso delle Pozzacchere. La Valle delle Pozzacchere delimita detto costone a SO (ma panoramicamente risalta l’ampia Valle del Ciriegiolone), mentre il versante opposto è costituito dalla Valle del Rio Fossati o del Fosso del Raggio, affluente del Fosso del Molinuzzo che termina nel Lago di Ridràcoli.
Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Campigna e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Foreste Casentinesi, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
raggiungibile per sterrata da Corniolo - San Paolo in Alpe
Testo di Bruno Roba
Il Monte Grosso è facilmente raggiungibile dalla strada forestale S.Paolo in Alpe-La Lama, deviazione dalla S.P. 4 del Bidente seguendo la rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe (bivio per S.Agostino al km 35+100) per circa 5 km. Dalla sbarra 1,3 km circa.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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001a – Dal Monte Penna, panoramica con indice fotografico; il tratto continuo evidenzia la linea di crinale del contrafforte secondario che si stacca da Poggio Scali, dietro, il puntinato indica la linea di crinale del contrafforte principale che si stacca dal M. Falco/Piancancelli.
001b/001e – Nelle viste panoramiche da oriente e da remoto del Monte Penna, il M. Grosso si distingue poco nel susseguirsi di crinali benché sia la cima maggiore nel susseguirsi di picchi tra P.gio Capannina e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, da ognuno dei quali si staccano lunghe dorsali o costoni appena accennati. Nell’ultima veduta si nota l’ampio anfiteatro della Valle del Ciriegiolone con il fabbricato delle Pozzacchere; nel crinale in p.p., tra le conifere, si vede Campominacci (7/02/11 - 17/10/13 – 13/01/16).
001f – 001g –Un limitato scorcio da occidente e da remoto si apre da Poggio Sodo dei Conti e tra la sequenza di dorsali si evidenzia il tratto di contrafforte Monte Grosso-Altopiano di S. Paolo in Alpe-Poggio Squilla. Dal M. Grosso si stacca una dorsale che divide i bacini del ramo secondario del Fosso dell’Alberaccio, sulla sx, e del Fosso delle Fontanelle, sulla dx (22/12/11).
001h – 001i – 001l - Dalla S.P. 4 del Bidente, veduta in sostanziale allineamento alla precedente, ma da sito più prossimo ed a quota inferiore, per la quale si può confermare la descrizione dei principali aspetti morfologici (11/02/16).
001m/001u – Le vedute panoramiche da Poggio Scali sono spesso condizionate dagli eventi meteorologici e dalle particolari atmosfere che ne derivano. Mentre il profilo del M. Grosso spicca nel contesto invernale, il manto arboreo di una siccitosa fine di estate ne mimetizza la sommità, ma i prati della valle del Ciriegiolone e di S. Paolo in Alpe gareggiano per aridità con le nude stratificazioni rocciose (9/03/11 – 2/09/11 – 16/02/18)
002a/002d - Il Canale del Pentolino incide lo spartiacque appenninico fino al crinale aprendo un varco panoramico: la sella di Pian del Pero proietta la vista lungo il contrafforte, che si segue pressoché per l’intero suo sviluppo verso la bassa valle di Ridràcoli fino a scorgere S.Sofia. Nel contrafforte, il M. Grosso non è sempre facilmente distinguibile, per individuarlo occorre risalire con lo sguardo la dorsale prativa che da esso si distacca, delimitando la Valle del Ciriegiolone (6/05/11 - 2/09/11 –15/05/14 – 11/12/14).
002e/002i – Dal versante meridionale del Monte Palestrina, oltre il crinale di Poggio della Gallona (si riconosce un brano dei prati di Pratovecchio), il Monte Grosso riesce a emergere nel basso dell’ampia sella che disegna il contrafforte prima di risalire verso S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla e Ronco dei Preti, (28/08/18).
002l/002o – Percorrendo il crinale di Poggio della Gallona si fronteggia il tratto di contrafforte tra Poggio Capannina e il M. Grosso, avendo in p.p. la valle del Fosso del Ciriegiolone delimitata dalla dorsale che si stacca dallo stesso M. Grosso, oltre la quale si apre la valle del Rio Fossati delimitata dall’impervio Crinale della Vacca (15/06/12).
002p – 002q – Elaborazioni da cartografia del 1850 che evidenziano lo sviluppo dei contrafforti dell’Appennino forlivese che delimitano le Valli del Bidente, con particolare del contrafforte secondario P.gio Scali/P.gio Castellina che, nel suo tratto iniziale, accanto a S. Paolo (in Alpe), comprende il M. Grosso.
002r – 002s – Elaborazioni da cartografia delle Foreste Casentinesi del 1850 che, tra l’altro, evidenzia il tracciato della Via di Scali e il sito di Faggio alla Fringuella, e da cartografia del 1937 che evidenzia la viabilità allora esistente, costituita essenzialmente da mulattiere e sentieri, mentre, ovviamente, manca la rotabile S. Paolo/Lama. Nella prima mappa la posizione del toponimo Bruciate corrisponde al sito del M. Grosso, pertanto verosimilmente da mettere in relazione con l’anticamente noto e documentato Poggio delle Bruciate.
002t – Elaborazione da cartografia moderna che evidenzia un primo tratto del contrafforte secondario.
003a/003f – Dalla Valle del Ciriegiolone, attraversata da una strada poderale che si diparte dalla S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama presso il M. Grosso, vedute del versante orientale del monte, della dorsale a prato-pascolo ancora utilizzato, che si prolunga con dolce pendenza costituendo affaccio panoramico a 360°; in particolare si notano le stratificazioni esposte del Crinale della Vacca, proiettato verso il lago di Ridràcoli e la “bastionata” dello spartiacque appenninico (27/04/12).
003g – Dal Crinale della Vacca, profilo del M. Grosso (10/12/15).
003h/003r – Vari scorci del M. Grosso si hanno discendendo da Poggio Squilla verso S. Paolo in Alpe, quindi dal poggio che lo fronteggia e dalla stessa rotabile, con affaccio sulla valle del Rio Fossati, delimitata dalla dorsale del M. Grosso e dal Crinale della Vacca (26/03/12 – 25/04/18).
003s/003z – I forti contrasti cromatici creati dalla prima neve di stagione e dai fenomeni meteorologici evidenziano il M. Grosso e i rilievi circostanti, ancora rivestiti dagli ultimi e caldi colori autunnali (21/11/18).
004a/004d – La vetta del M. Grosso non conserva la croce segnalata dalla mappa IGM di inizio XX sec. (16/09/19).