Fosse Cavalline
Testo di Bruno Roba (Gen. 2017)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente delle Celle riguarda il ramo occidentale del Bidente delimitata: ad Ovest, da un tratto del contrafforte principale dal Monte Falco fino al Monte dell’Avòrgnolo da cui si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val di Noce, disegnando quell’arco di rilievi che costringe il fiume a confluire con il Bidente di Campigna a Lago così contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo; ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che sempre staccandosi dal gruppo del M. Falco si dirige verso Poggio Palaio, quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago.
Il bacino idrografico, suddiviso dall’incisione dell’asta fluviale principale in due parti similari solo per superficie, mostra una morfologia nettamente differenziata caratterizzata da un versante orientale più frastagliato e da versanti occidentali submontani, prevalentemente esposti a meridione, dove pendii più dolci a prato-pascolo su terrazzi orografici si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati, mentre per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati.
Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente delle Celle.
In questo contesto storico-geografico, dove la parte più profonda della valle, da sempre considerata periferica e difficilmente raggiungibile, è stata maggiormente segnata dall’abbandono, si trovano riconoscibili ruderi di un fabbricato noto come Fossa Cavallina, sito in un luogo oggi detto Fosse Cavalline, probabilmente un Capanno i cui limitati resti mostrano alcuni elementi tipologici che non farebbero escludere anche un utilizzo abitativo, per quanto parziale, salvo se altri. Il fabbricato compare nelle mappe storiche, nel catasto terreni si nota la planimetria che richiama una tozza “T” con una corta asta e la presenza di tagli particellari tipici degli appoderamenti, mentre nella C.T.R. regionale compare solamente il punto di quota 807,2 significante che il cartografo ha comunque rilevato un’emergenza. Il podere non rientrava tra i beni posseduti dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna bensì vi confinava, aspetto che ha consentito di trovare citato il luogo nei contratti stipulati nel XIX sec. con il Monastero di Camaldoli, ed in particolare il Fosso delle Cavalline o Cavallino da cui è probabilmente derivato il toponimo oggi utilizzato. Nel e, in quello stipulato nel 1840 dopo la risoluzione del precedente, nella parte riguardante la descrizione del podere di Coloreta, si trova la seconda citazione del Fosso Cavallino: «N. 1: Podere di Colloreta […] I terreni che compongono questo podere consistono in un vasto tenimento di terre tutte giacenti in poggio […]; i confini: al Fosso Cavallino […]. Ed a questo descritto tenimento vi confina a 1° incominciando dalla parte di tramontana e nella parte inferiore il torrente Bidente, 2° dirigendosi verso mezzogiorno Fosso Cavallino e seguendo la medesima direzione, 3° la Chiesa delle Celle volgendosi quindi verso ponente ed in più lati e dirigendosi fino all’incontro del Fosso Cavallino, 4° Chiesa suddetta, 5° detto fosso Cavallino […]». (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 506-507, cit.). Dalla lettura della descrizione completa dei confini pare di comprendere che il podere era di proprietà di Fabbri eredi di Giovan Filippo e che si estendeva tra il fosso citato e il Bidente.
N.B. - Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, per Rio d’Olmo senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente (il fabbricato, compreso nell’elenco come Fossa Cavallina, fu escluso dalla schedatura). Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Carta dei sentieri Alpe di S. Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.
La Valle delle Celle è facilmente raggiungibile dalla S.P. 4 del Bidente percorrendo circa 5 km della Pista di servizio SP 4 del Bidente-Poderone-Pian del Grado, in parte sconnessa e ripida. Superato il fabbricato di Mandriacce, dopo circa 4 km con alcuni stretti tornanti, si giunge al Fosso Cavallino, poco riconoscibile. A poche decine di metri (Coordinate WGS84 43° 53’ 42” N / 11° 44’ 18” E) è agevole risalire la scarpata ed inoltrarsi lungo il pendio per circa 100 m in assenza di sentieri riconoscibili, ma tenendo di vista il fosso sulla sx, salvo un tratto presso il rudere che però porta verso Celle (v. mappa).
Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
Nota - Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un'altra scheda
001/006 – Il ruderi del fabbricato consentono di apprezzare le dimensioni planivolumetriche corrispondenti solamente al taglio della “T” mentre l’accumulo lapideo ne occulta l’asta (2/12/16).
007/011 – La porzione planivolumetricamente riconoscibile mostra aspetti dimensionali e tipologici particolari di cui non è bene comprensibile la funzione; da notare la grande nicchia con pseudo arco di scarico, particolarmente accurata nella sua rozzezza, che tra l’altro mostra il curioso inserimento di un grosso elemento lapideo effettuato già al momento della costruzione, come evidenzia la tessitura muraria anche dal lato esterno (2/12/16).
012 – 013 – Il fabbricato si erge sul ripido margine delle Fosse Cavalline (2/12/16).
014 – 015 – Dalla strada forestale si nota l’avallamento delle Fosse Cavalline, inciso dal Fosso delle Cavalline o Cavallo, il tutto stagionalmente occultato dalla vegetazione; il fosso si nota appena al margine del muretto in calcestruzzo. Per raggiungere il rudere è preferibile risalire il pendio sopra il muretto (2/12/16 - 11/09/16).
016 – 017 - Collage di schemi cartografici derivati da cartografia storica e moderna che consente interessanti confronti con i tracciati di percorrenza antica, le cui tracce oggi spesso si interrompono. In particolare il secondo forse rappresenta le dimensioni degli insediamenti nella fase della loro maggiore espansione.