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Crinale o Raggio del Finocchio

inserita da Bruno Roba
Tipo : monte
Altezza mt. : 990
Coordinate WGS84: 43 49' 19" N , 11 54' 22" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (02/2020 – Agg. 5/02/2021) - Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La Valle del Fiume Bidente di Pietrapazza riguarda il ramo più orientale del Bidente e il bacino idrografico dei suoi affluenti principali si sviluppa a monte del capoluogo e centro religioso e si estende tra il Passo della Crocina e la vetta minore di Cima del Termine, comprendendo, ad Ovest, il tratto del contrafforte secondario compreso tra Poggio allo Spillo e Poggio della Bertesca, ad Est, il tratto del contrafforte principale compreso tra Cima del Termine ed il Crinale o Raggio del Finocchio, che converge verso Pietrapazza staccandosi presso la sella di Prato ai Grilli, posta prima del Poggiaccio, prima separando con imponenza le valli del Fosso della Bocca e del Fosso di Rio d’Olmo, poi correndo affilato e sempre più sottile tra il Rio d'Olmo e il Bidente. Affluente del Fosso della Bocca è il Fosso dell’Eremo, dal ripidissimo anfiteatro vallivo incassato tra gli sproni del versante occidentale del Crinale del Finocchio, caratterizzati da estese stratificazioni affioranti.

In questo tratto lo Spartiacque Appenninico mostra, a ridosso delle maggiori quote, fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante, come il doppio rilievo di Poggio Rovino, con il canalone fortemente accidentato del Fosso del Rovino, che presenta quella vasta area adiacente di roccia affiorante con crollo dei banchi arenacei (cui probabilmente deve il caratteristico oronimo). Segue l’altrettanto caratteristico picco acuminato di Monte Cucco, toponimo considerato relitto linguistico dal latino cuccum, cucuzzolo, ma si pensa anche ad un‘origine onomatopeica dal latino cuculus, latino medievale cuccus, cuculo, romagnolo kòk (A. Polloni, cit.). Chiude la testata la Cima del Termine, rilievo anticamente detto Terminone, dove appunto “terminava” l’estensione della Selva di Casentino overo di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli donata (assegnata in perpetuo) tra 1380 e il 1442 dalla Repubblica Fiorentina all’Opera del Duomo di Firenze, all’epoca detto anche Le Rivolte di Bagno, infatti si “rivolgeva” bruscamente (data la morfologia improvvisamente impervia del sito) e dava inizio al tragitto in tale direzione. Al rialzarsi dei rilievi si alternano andamenti più lineari interrotti dalle selle dei Passi dei Cerrini, di Massella e dei Lupatti.

Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Comunque, nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Inoltre, «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi, 1992, p. 32, cit.). Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere, tra l’altro, il tracciato della viabilità antica che riguardava la Valle di Pietrapazza, ricordando che se per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX, il crinale che dal Passo della Crocina si svolge fino alla Rondinaia in gran parte venne fortunatamente salvaguardato dal distruttivo progetto dell’ingegnere granducale Ferroni che, tra le ipotesi di “strada dei due mari” che doveva unire la Toscana e la Romagna, indicava il tracciato montano Moggiona-Eremo di Camaldoli-Passo della Crocina-Casanova in Alpe-Santa Sofia (essendo ritenuto idrogeologicamente valido).

Sul contrafforte principale da Cima del Termine probabilmente già dal 1084 è documentata nel Regesto di Camaldoli la Via de Monte Acutum, come peraltro «[…] conferma un’opinione espressa nel 1935 dal Mambrini circa l’esistenza di una strada percorribile fra i boschi di quel perfetto triangolo, il Monte Acuto, costantemente rilevato nella documentazione medievale come punto di confine fra la Romània e la Tuscia […].» (C. Dolcini, Premessa, in: C. Bignami, A. Boattini, A. Rossi, 2010, pp. 7-8, cit.). Il Mambrini fa un altro riferimento a tale strada nel trattare del Castello di Riosalso«Il cardinale Anglico così lo descrive nel 1371: “Il castello di Riosalso è nelle Alpi in una certa valle sopra un sasso forte. Ha una rocca ed una torre fortissima ed è presso – circa un miglio – alla strada che mena in Toscana.” […] La strada qui ricordata era sul crinale del monte sopra il castello e per Nocicchio, passando a destra di Montecucco, per Badia Prataglia conduceva in Casentino. Qua e là restano gli avanzi di questa strada.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 288, cit.). Una relazione del 1652 conservata nell’Archivio dell’Opera del Duomo, che descrive la ripartizione delle aree in gestione in otto parti, è utile per ricavare un utile riferimento su tale sito: «L’ottava e ultima parte delle selve dell’Opera viene separate dalla precedente col Poggio della Bertesca e resta fra esso poggio e il Poggio delle Rivolte di Bagno ultimo termine di dette selve.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 263-271, cit.). In una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.) si ritrova il toponimo Rivolte (oggi sent. 201 CAI), ulteriormente specificato nel Contratto livellario stipulato nel 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli: «Comunità di Bagno. Una vasta tenuta di terre nell’indicata comunità, abetata, faggiata, frascata, lavorativa, prativa, massata, trafossata come più e meglio verrà descritta in appresso sia nella qualità che nella quantità, alla quale la circonferenza confina: primo, con la Comunità di Bagno incominciando dal luogo detto le Rivolte e precisamente dal termine giurisdizionale delle Comuni di Bagno-Poppi, da questo termine calando per la scesa delle Rivolte fino al Prato ai Grilli; […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 461-463, cit.). Con il Catasto Toscano tale via diviene la Strada che da Montecarpano va alla Badia a Pretaglia. Al Giogo, come genericamente era detta la via sullo Spartiacque Appenninico, poi Via Sopra la Giogana o semplicemente la Giogana, si giungeva anche tramite il Passo della Crocina (anticamente Crocina di Bagno e Croce di Guagno o Guagnio) grazie all’antica Via Maestra che vien dall’Eremo, toponomastica della citata mappa del 1637 oltre che contenuta in una relazione del 1663: «[…] si venne per la strada del Poggio tra la Bertesca e Valdoria et il Pozzone et arrivati alla Croce di Guagnio e pigliato il Giogo tra il confino de reverendi padri di Camaldoli e l’Opera di Santa Maria del Fiore si seguitò detta giogana […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 315, cit.). Nel Catasto Toscano detta via maestra si trova per un tratto riclassificata Strada che dal Sacro Eremo va a Romiceto (oggi sent. 207 CAI), quindi era detta Strada Maestra di S. Sofia  fino Casanova dell’Alpe verso Sud, e Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia in riferimento al tratto Nord compreso tra la Ripa di Ripastretta e il Passo del Vinco: esso interessava il Monte La Rocca e raggiungeva il Passo della Colla, aggirava i Monti Pezzoli e Marino sul versante SE e scendeva a Poggio alla Lastra divenendo di fondovalle fino a S.Sofia. Dalla via maestra, al Passo della Bertesca, si staccava la Strada che da Camaldoli va alla Bertesca, giungente fino all’Eremo Nuovo, oggi in parte sostituita da viabilità poderale (sent. 205 CAI); quindi la Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza si ricollegava con la Strada che da Pietrapazza va a Bagno, poi Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli, che valicava la Colla di Càrpano incrociando le Rivolte di Bagno. Questa viabilità doveva essere ritenuta di rilievo per i collegamenti tra S. Sofia e l’interno, tanto da essere l’unica riportata nella schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia insieme alla viabilità di crinale, mancando invece un tracciato di fondovalle tra Pietrapazza Poggio alla Lastra, questo anche significando quale fosse il limite dell’area di influenza camaldolese.  

Tra il XIX secolo e la prima metà del XX si assiste alla completa ri-organizzazione della viabilità locale e di crinale, che culminerà con la classificazione delle Mulattiere colleganti anche trasversalmente le vallate collaterali, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte di esse, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli (alcune strade forestali verranno realizzate solo al termine del ventennio successivo).

Il vecchio tracciato di fondovalle della Mulattiera del Bidente iniziava al Ponte di Cà Morelli, sul ramo fluviale di Strabatenza, in collegamento con il tracciato della Traversa di Romagna per Bagno, e correva vicino al fiume, attraversandolo spesso tramite numerosi ponti alla ricerca della situazione orografica più favorevole. A Pian del Ponte – la Bottega, c.d. «[…] per l’appalto di generi vari e di monopolio che v’era.» (G. Marcuccini, Le valli alte del Bidente: un cammino nella memoria, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p. 120, cit.), dove si trova un sistema di ponti antichi e moderni (Ponte del Faggio) e due cippi segnalano l’incrocio con la Mulattiera di Ridràcoli, iniziava il tratto intermedio Ponte Bottega-Pietrapazza della mulattiera di fondovalle e una colonnina indicava la deviazione relativa al tratto Rio Salso-S. Piero in Bagno. Sulle pietre cantonali delle case era incisa la distanza in km intercorrente in direzione Pietrapazza (p.es.: a Cetoraia km 0,610 fino a Campo di Sopra e qui km 1,200 fino a Cà Micheloni). Il Ponte Bottega o di Strabatenza in pietrame ad arco a tutto sesto, posto all’inizio della Mulattiera di Casanova (insieme alla Casina del Ponte che ne osserva il transito costituisce un interessante scorcio paesaggistico) si può considerare il primo sul Bidente di Pietrapazza. Il Ponte al Mulino alle Cortine, in ferro ad una campata su pile in pietrame e tavolato ligneo collegava  le due mulattiere citate all’altezza di Cetoraia. Sotto Cà di Pasquino un vecchio ponte in legno ad una campata su spalle in pietrame, eseguito secondo una tecnica costruttiva che doveva essere molto comune nell’area del Bidente (tra l’altro si trova codificata in una relazione di quell’epoca del comune di Bagno di Romagna), costituita da tre tronchi poggianti su pile laterali in pietrame a secco, tavolato protetto da un manto di pietrisco e parapetto in legno, attraversa ancora il fiume percorso dalla mulattiera per Cà dei Maestri/M. Roncacci ma è ormai intransitabile. Sul Fosso di Cà dei Maestri in prossimità della confluenza nel Bidente i resti di un ponticello mostrano ancora la modesta tecnica costruttiva delle passerelle costituite da una o due travi accostate senza parapetto su spalle in pietra.

Incidendo pesantemente sull’orografia dei luoghi, alla Mulattiera del Bidente (brevi tratti si riescono ad individuare in prossimità degli insediamenti) negli anni 1965-70 si è sovrapposta quasi ovunque l’odierna strada forestale che raggiunge comodamente una Pietrapazza ormai disabitata. Qui si trova (restaurato) il piccolo Ponte delle Graticce, alla confluenza dell’omonimo fosso nel Rio d’Olmo e prima che questo si immetta nel Bidente. Risalente al 1898 ed eseguito in pietrame presenta tipologia ad arco circolare leggermente ribassato con pavimentazione in pietra arenaria posta di taglio, prima della sua costruzione la mulattiera guadava il fosso poco più a monte inizialmente aggirando il versante sx. Il ponte costituiva snodo di collegamento con la citata Strada che da Pietrapazza va a Bagno, poi Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli, che risaliva sostando davanti alla Maestà della Casaccia (ma da Rio d’Olmo è tuttavia ancora possibile ritrovarne lunghi tratti ormai abbandonati tra i tornanti dell’ampia strada forestale) fino a valicare la Colla di Càrpano, dove consentiva una sosta alle Case di Monte Càrpano (anticamente M. Carpi) presso una nota Osteria«Monte Carpano […] era un notevole luogo di transito: non a caso alla fine dell’Ottocento v’era un’osteria frequentata da quel piccolo mondo di mestieri e traffici col Casentino (fattori, sensali, mercanti di bestiame) e, soprattutto, con la foresta della Lama e Camaldoli per il rifornimento di legname per madiai e bigonciai, di “cime” d’abete per i coronai.» (G. Marcuccini, 1992, pp. 119, 120 cit.). Poco dopo il Ponte delle Graticce si distacca ancora inalterata (sent. 205 CAI), attraversando il Rio d’Olmo su una passerella in legno e travatura in ferro (che sostituisce un ponte con una struttura principalmente in pietra ed un tratto in legno ancora documentata negli scorsi anni ’80) la citata Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza. Essa risale sul Crinale Raggio del Finocchio sostando davanti alla Maestà del Raggio o della Cialdella o di Pietrapazza, poi ridiscende presso il Bidente fino l’Eremo Nuovo superandolo sul Ponte della Chiesina, ricostruito, dopo il quale diviene ampia pista poderale fino alla Bertesca e all’incrocio con la S.F. del Cancellino (collegante con il Passo dei Lupatti, aperto nel 1900 in occasione della costruzione della ferrovia Decauville del Cancellino, poi trasformata in strada forestale.

Nelle varie epoche (fino alla demanializzazione delle foreste) nel baricentro economico-religioso di Casanova dell’Alpe si incrociavano gli itinerari di collegamento con le vallate laterali, frequentati dagli operatori del settore del legname, lavoratori e commercianti. Tra essi la Mulattiera di Ridràcoli, che valicava il crinale tramite il Passo della Colla (posto nella sella tra il Monte La Rocca e il Monte Marino), che scendeva a Strabatenza e a la Bottega e la Mulattiera della Colla, che risaliva invece sul Marino da Poggio alla Lastra riunendosi a quella proveniente da Strabatenza; complessivamente le due mulattiere nel Catasto Toscano costituivano la Strada che da Ridracoli va a Poggio alla LastraDa la Bottega la Mulattiera di Casanova risaliva la valle del Trogo, mentre la Mulattiera di Pietrapazza (qui incentrata) collegava Ridràcoli con Bagno di Romagna tramite la Valle del Rio d’Olmo e il Passo di Monte Càrpano, da un lato, e la Valle del Fosso Fondo Rignone e la sella Siepe dellOrso-Paretaio, dall’altro. Questo tratto, nel Catasto Toscano detto Strada che da Siepe dell’orso va a Pietrapazza, attraversa il Bidente sul Ponte al cimitero di Pietrapazza (restaurato), in muratura di pietrame ad un’arcata circolare a tutto sesto pavimentato con pietra arenaria posta di taglio, costruito nel 1895 dai Milanesi - rinomati scalpellini di Cà di Pasquino di una stirpe familiare di origine comacina localmente nota, «Vi lavorarono come muratori (lombardi, come si diceva in quel tempo) […]» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 132, cit.) - in luogo di una struttura in legno ormai pericolante e già a metà del ‘700 ridotta a «[…] una trave d’abeto coi mantingoli […]» (S. Fabiani, G. Marcuccini, W. Rossi Vannini, 1987, p. 105, cit.), quando era definita ponte sul fiume Bidente al fosso dell’Eremo Nuovo, quindi Ponte dell’Eremo Nuovo. Nella mappa del 1637 compare il disegno approssimativo di un altro antico percorso, la Via del Rovino, direttamente collegante il fondovalle del Bidente di Pietrapazza e l’Eremo Nuovo con il Giogo: dai raffronti cartografici e morfologici essa è da collocare prevalentemente sul crinale di quella citata lunga dorsale che si distacca da Poggio Rovino, ancora oggi segnata da evidenti tracce di trascorse (o rinnovate) percorrenze. L’Eremo Nuovo era pure collegato con i poderi in dx idrografica (Poderuccio, Buca) attraversando il fiume tramite il Ponte dell’Eremo, ormai in rovina, modestamente costituito da tre travi accostate (ne resiste una) su robuste spalle in pietra, che comunque certifica una certa importanza del tracciato non servito da un semplice guado, ma il percorso, nel catasto moderno corrispondente alla S. Vic.le Campo Rosso-Eremo Nuovo, raggiungeva le Rivolte di Bagno tramite il valico di Prato ai Grilli, con discesa a Campo del Rosso.

L’intera testata del Bidente di Pietrapazza, alla cessazione nel 1511 delle antiche funzioni eremitiche, risultava suddiviso in tre grandi porzioni. L’area centrale, Ermonovo o Ermo Novo, dotata di quattro case, di seguito distinte, oltre agli edifici monastici, un molino e vari capanni, di proprietà camaldolese: il Podere dell’Eremo Nuovo o Ermo novo podere de frati costituito da due case di cui una aderente ed una adiacente alla chiesa, un secondo Podere dell’Eremo Nuovo formatosi presso e/o in luogo dell’oratorio abbandonato, infine le Capanne o il Capanno dell’Eremo Nuovo. L’area più montana, Eremo nuovo di Sopra o Sommo Hermonovo, con due caseil Poderuccio o Poderaccio Podere dell’Eremo Nuovo e La Buca o Bugaccia le Casette o Fossa (i dispregiativi e i topo-oronimi sono particolarmente significativi), distrutti causa incendio o abbandono già dal XIX sec. e dati per scomparsi «In questa zona sorgevano diverse case e capanni, poderi scomparsi per incendio (Poderaccio, Buca) […]» (AA.VV., 1989, pag.23, cit.), il primo podere in origine dei camaldolesi poi passato in proprietà dell’Opera del Duomo di Firenze, il secondo derivato per suddivisione del primo per volontà dell’Opera stessa. L’area che si estendeva fino a Pietrapazza, Eremo nuovo di Sotto o Himo Lermonovo o l'Ermo Novo, con due case già dei camaldolesi ma presto di proprietà privata: la Casina del Raggio e Case di Sotto, oltre ad altre case anticamente di proprietà dell'Opera ma anch’esse ormai di proprietà privata, La CiardellaIl Finocchio e Casa di Bastiano o Poderino del Finocchio. Nel corso del Cinquecento anche l’area centrale di proprietà camaldolese venne frammentato in appezzamenti poderali privi di abitazioni, noti come BacieFondoneMelosaPianiPian CapannoPalestra RivolteSegoni Spiaggia, assegnati a mezzadri dipendenti dai monaci poi, come tutte le aree montane, sottoposti alla gestione diretta dell’Opera.

Dalla documentazione conservata presso l’Archivio dell’Opera è possibile così individuare interessanti riferimenti descrittivi/cartografici/toponomastici antichi, forse oggi desueti, che riportano per parte di questa dorsale l’appropriato oronimo di Palestre, termine infatti oggi utilizzato anche per definire un’area geografica caratterizzata da un sito idoneo per praticare l’arrampicata alpinistica, derivato dal greco palàistra, da palàiein = lottare, presso gli antichi greci e romani luogo, specialmente all’aperto, destinato agli esercizi ginnici. Conseguentemente questa dorsale, per la parte superiore, potrebbe essere detta Crinale delle Palestre (ultimamente veniva detto Sentiero degli Scalacci), ma l’intero suo sviluppo è ricordato come Crinale del Finocchio o, più anticamente e anche semplicemente, Raggio, come lo certificherebbe la Maestà del Raggio, che vi si trova.

La documentazione riguarda i già citati elenchi dei beni dell’Opera o contratti con il Monastero di Camaldoli. In un accurato elenco relativo al 1637 si legge: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenete al livellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] 65) Palestra o Rivolte, ronco tenuto da redi di Antonio detto Cordovano fu unito al podere della Buca […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 412, cit.). Nel Contratto livellario del 1818, tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli relativa alla descrizione dei confini dei poderi si ritrovano i 'vocaboli' Palestra/Palestre: «[…] convenuto che […] si dovesse […] procedere alla […] descrizione dei confini […] viene come appresso: Comunità di Bagno. Una vasta tenuta di terre […] confina: primo, con la Comunità di Bagno incominciando dal luogo detto le Rivolte e precisamente dal termine giurisdizionale delle Comuni di Bagno-Poppi, da questo termine calando per la scesa delle Rivolte fino a Prato ai Grilli; secondo, da detto punto confina Giuseppe Mosconi di Ridolmo seguitando la strada che da Prato ai Grilli conduce al Poderaccio, lasciando la strada su prendere il crine che conduce alle Palestre […]. Tutta questa tenuta descritta nella sua circonferenza, è composta dei seguenti terreni cioè […] 2° Un tenimento di terre […] con i vocaboli di […] la Spiaggia, la Palestra, sopra la Buca salvo se altri. […] 9° Un podere denominato il Poderaccio della già detta Comunità di Bagno e del popolo di Pietra Pazza […] composto dei seguenti terreni […] IV° un tenimento di terra […]  con i vocaboli di Ripa, delle Palestre, salvo se altri.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 462-464, 466, cit.). Riferimenti cartografici riguardo la toponomastica antica citata si ritrovano in una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze, riprodotta in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, nei colori originali, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit., e in una Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese del 1850 conservata presso il Nàrodni Archiv Praha.

La ridottissima ospitalità dei versanti della dorsale non ha impedito peraltro alcuni insediamenti. Sul versante occidentale si trovavano i citati il Finocchio e la Casa di Bastiano, o Poderino del Finocchio, che sono due poderi adiacenti documentati fin dal 1560, corrispondenti a due fabbricati anonimamente riportati dal Catasto Toscano del 1826-34, utile per il reperimento dei loro resti. Il primo insediamento si trovava su uno sprone che si dirama dal crinale cui dà il nome, delimitante l’anfiteatro del Fosso dell’Eremo, dove un accenno di terrazzo morfologico ha consentito la formazione di una ridottissima area prativa, probabilmente utile al pascolo di qualche capo di bestiame, sul cui bordo superiore, oggi circondato da cerri, carpini e qualche pino, sorgeva la casa, di cui si individua l’impronta e si riconoscono gli scarsi resti lapidei che hanno resistito alle intemperie di un luogo tanto impervio, che comunque risulta abitato fino al 1816. L’attribuzione toponimica è possibile grazie alla descrizione dei confini del podere, posto tra quelli dell’Eremo Nuovo ad Ovest e della Ciardella a Nord, oltre che limitato a Sud dal Fosso della Bocca e ad Est dal Crinale del Finocchio (cfr.: C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit., che però nella mappa allegata al testo indica una collocazione del tutto incongruente, infatti ben lontana dal Fosso della Bocca). Alla Casa di Bastiano, che sarebbe esistita per poco più di un solo secolo, può essere attribuito l’accumulo di pietrame, richiamante un’impronta edilizia, posto su un terrazzamento nascosto nella boscaglia della vallecola adiacente allo sprone suddetto, attraversata da un fossatello e da collegata da un sentiero con l’altro podere, rispetto al quale si trova ad un dislivello inferiore di circa 50 m, così corrispondendo sia  al riporto del Catasto Toscano sia alle descrizioni documentali (cfr.: C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit., che però non fornisce ipotesi localizzative). Alle pendici del versante occidentale, lungo l’antica via di fondovalle, si trovano i ruderi de la Ciardella, importante podere documentato fin dal 1546 tra i possedimenti dell’Opera, poi ceduto a privati: «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1546 […] – Un podere con casa e terre lavorative, siepate e roncate e boscate in luogo detto Le Cardella di some 10» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 151, cit.). Poco distante dalla via di fondovalle (sulle prime pendici del crinale pare da ritrovare l’unico sito idoneo, però privo di resti), si trovava la Casina del Raggio, documentata fin dal 1560, sempre in conseguenza del primo censimento del territorio di Pietrapazza, in un appezzamento dove si trovava anche un’altra casa, documentata fin dal 1632 come Case di Sotto, che pare da collocare sulle pendici del versante orientale, in quanto detto appezzamento si estendeva fino al Fosso di Rio d’Olmo, dove infatti si trovano dei resti in corrispondenza del riporto del Catasto Toscano (per entrambi gli insediamenti, cfr.: C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit., che però non fornisce ipotesi localizzative). I suoi resti si trovano lungo la mulattiera che collegava la Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza (con innesto nei pressi di Casina del Raggio) con la Strada che da Pietrapazza va a Bagno (oggi con la S.F. Nocicchio-Pietrapazza) previo guado del Fosso di Rio d’Olmo. Sul tratto terminale ed affilato del crinale si trova la Maestà del Raggio (topico) o della Cialdella, ma detta anche di Pietrapazza benché volti le spalle a questo nucleo religioso. Reca la data 1901.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.:- Il termine radium, come sostantivo, era utilizzato nei documenti storici per descrivere crinali costituenti elementi morfologici evidenti del territorio, lineari (come quello di luce), allorquando erano parte di un itinerario (che consentiva collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti) e/o costituenti confine di un’area e/o di una proprietà. Per rilevanza o consuetudine a volte il termine diviene esso stesso toponimo o ne fa parte (Il RaggioRaggio del FinocchioMaestà del RaggioRaggio alle Secche, Raggio dei Picchi, Raggio Grosso, Raggio Lungo, Raggio MozzoFosso del RaggioRaggio di Sopra, etc.).

- Il toponimo Finocchio (in romagnolo fnóč) è ricorrente. In provincia FC si trovano C. Finocchio e Ca Finocchio (Cesena e Sogliano) e un Finocchio (Mercato Saraceno), noto anche come Monte Finocchio m. 654, posto a km 3 in linea d’aria a Nord di Sarsina, dove si trovano tracce disperse del Castrum Fenocchi, o Rocha Fenoculi o Fenoci (cfr.: Rocche e Castelli di Romagna, cit.). «Il cardinale Anglico nel 1371 dice che Civitas Saxenae [Sarsina, ndr.] era capitale del vicariato ecclesiastico di Bobbio il quale […] era composto dei seguenti 32 castelli […], Finocchio, […].» (E. Rosetti, 1894, p.734, cit.) quando «[…] Castrum Fenoculi, est in quadam serra, et non est forte et non habet roccham, in quo sunt focularia 11 […]» (A. Theiner, 1861, p. 505, cit.): «[…] la traduzione italiana in questo caso direi sia superflua se si esclude quella […] espressione (in quadam serra) che è stata resa con “su un colle”.» (L. Mascanzoni, LA DESCRIPTIO ROMANDIOLE DELL’ANGLIC, in: M. Mengozzi, a cura di, 2010, p. 950, cit.). Il castello, che si trovava lungo la Via Maestra Romana Sarsinate, che raccordava la Via Emilia e la Via del Dismano, tramite la valle del Savio, con la valle del Tevere e il Casentino, quindi l’aretino, risulta ancora esistente nel 1612 (cfr.: A. Guerra, 1772, cit.).

- La Via del Dismano è la denominazione medievale di un asse viario perfettamente verticale, ancora oggi esistente, congiungente Ravenna con Cesena e la cui origine risale al III secolo a.C., probabilmente conseguente alla colonizzazione della prima centuriazione delle terre in riva sx del Savio. Peraltro, era anche la naturale continuazione del tragitto, di antica origine umbra, che percorreva la valle del Savio; lungo di esso venivano trasportati da Sarsina i prodotti provenienti dall'alto bacino del Tevere.

- Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della “Cattività avignonese” (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.

RIFERIMENTI   

AA.VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;

AA.VV., Rocche e Castelli di Romagna, volume II, Ed. Alpha, Bologna 1972;

C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;

A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Guerra, PONTIFICIARUM CONSTITUTIONUM … , Vol. 3, Pezzana 1772, Biblioteca Pubblica Bavarese;

M. Mengozzi (a cura di), Sarsina. Vol.2: L’età medievale, Editrice Stilgraf, Cesena 2010;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;

A. Theiner, Codex Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis, 1335-1389, Tomo secondo, IMPRIMERIE DU VATICAN 1861, Archivio Vaticano;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Link https://digilander.libero.it/imiani/Romagna_preromana/Rimini.html.

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Il tratto più agevole del Crinale del Finocchio corrisponde al tratto del sent. 205 dai pressi della Maestà del Raggio prima che scenda verso la Ciardella. Per raggiungere il tratto alto, a circa 3,3 Km dal Passo dei Mandrioli, si imbocca la S.F. Nocicchio-Pietrapazza e a Prato ai Grilli, prima della sbarra accanto all’innesto del Sent. 201 che scende da Cima del Termine (Rivolte di Bagno), si trova la traccia del sentiero (per esperti - bolli rossi) che conduce sia sul crinale sia ad altri sentieri, che, deviando sulla sx, conducono al passo dei Lupatti o verso il fondovalle seguendo il Fosso della Bocca. Il sentiero sul Crinale del Finocchio può essere una scorciatoia che conduce a Pietrapazza in poco più di 3 km e circa H. 1-1:30 di cammino (se non si indugia sul panorama). Inizio sentiero a Prato ai Grilli: 43° 49’ 10” N / 11° 54’ 41” E, quota 1030 – Inizio palestre: 43° 49’ 19” N / 11° 54’ 22” E, quota 990 – Tratto di parete attrezzata con corda/corrimano: 43° 49’ 32” N / 11° 54’ 6” E, quota 870 – Innesto Sent. 205 CAI: 43° 49’ 57” N / 11° 53’ 49” E, quota 759 (Coordinate WGS84).

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
Nota - Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un'altra scheda

00a1/00a5 – Dal Poggiaccio, i contrasti di luci e ombre e l’innevamento evidenziano lo sviluppo del Crinale del Finocchio fino al fondovalle (3/10/11 - 18/10/11 – 15/11/11 - 1/01/12).

 

00a6 – Dalla posizione più elevata del Monte Càrpano si evidenzia la continuità della dorsale con il massiccio di Cima del Termine che pare perfino prevalere rispetto a quella con il contrafforte principale (3/10/11).

 

00a7 – Dall’affioramento che sovrasta Ridolmo, panoramica del tratto alto del Crinale del Finocchio (19/04/22).

00b1/00b7 – Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, a valle di Ridolmo, si hanno altre viste del profilo del crinale che confermano una continuità geomorfologica della dorsale con Cima del Termine evidenziata dalla sella di Prato ai Grilli. Da un ampio varco a monte di Ridolmo la posizione frontale con la cresta piramidale consente interessanti viste ravvicinate (aprendo in altra scheda la foto della parete verticale si nota la corda che attrezza il sentiero). Dal Poggiaccio sono interessanti le viste ravvicinate del versante NE (9/05/13 – 26/08/16 - 1/09/16 – 15/03/17).

 

00c1 – 00c2 – Dal bivio tra la S.F. del Cancellino e il Sent. 205 CAI per la Bertesca, varie viste ravvicinate sul Crinale del Finocchio col fondale del Monte Càrpano e del Poggiaccio e, in lontananza, il Monte Còmero (16/07/12). 

00c3 – 00c4 – 00c5 – Dai prati della Bertesca, altre viste del crinale delle Palestre col fondale del Monte Càrpano e del Poggiaccio dove appare la prevalente continuità morfologica del contrafforte principale (24/08/11).

 

00c6/00c9 – Da Casa San Giavolo, scorcio del crinale oltre il quale si innalza il contrafforte principale con il Poggiaggio e il Monte Càrpano (29/06/16).

 

00c10 – Dalla mulattiera che risale la valle del Fosso Fondo Rignone (sent. 221), poco sopra Pietrapazza, si nota il Crinale del Finocchio stretto tra il Bidente, a dx, e il Fosso di Rio d’Olmo (9/05/13).

00c11/00c15 – Dal crinale che si stacca dietro Siepe dell’Orso e si sviluppa tra le valli dei Fossi Fondo Rignone e del Vallone/dei Poderini, vedute del Crinale del Finocchio con indice fotografico della posizione degli insediamenti del tratto terminale e del tracciato dell’antica mulattiera, oggi sent. 205, che dall’affilato crinale scende verso La Cialdella ed il fondovalle dell’Eremo Nuovo (8/09/20).

00d1 – 00d2 – 00d3 – Dal sent. 209, nella valle del Rio d’Olmo, vedute del tratto terminale del Crinale o Raggio del Finocchio dove si scorge la Maestà del Raggio (18/10/11 – 26/08/16).

00e1/00e11 – Dai prati dell’Eremo Nuovo, vedute del crinale che nella parte centrale assume una configurazione piramidale con particolari del sito delle “palestre” e degli insediamenti (24/08/11 - 7/04/18 – 28/10/20). 

 

00e12/00e15 – Dal sentiero che da Prato ai Grilli, seguendo prevalentemente il corso del Fosso della Neve (affluente del Fosso della Bocca), scende al Bidente attraversandolo con un ponticello (che collegava l’Eremo Nuovo con le Rivolte di Bagno valicando il crinale a Prato ai Grilli e discendendo a Campo del Rosso), si aprono scorci sulla cresta piramidale e il sito de Il Finocchio (19/02/17). 

00f1 – Schema cartografico dello sviluppo del Crinale del Finocchio.

00f2 – 00f3 – Elaborazioni da cartografia del XIX secolo utili ai fini della conoscenza dell’infrastrutturazione storica dell’area, degli insediamenti e corrispondente toponomastica.

00f4 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.

00f5 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.

00f6 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, che nella prima metà del XX secolo venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.  

00g1 – 00g2 – Presso Prato ai Grilli (prima del pannello del Parco e a pochi metri dal Sent. 201 che giunge da Cima del Termine) si trova l’innesto del sentiero (bolli rossi) che percorre il Crinale del Finocchio (3/10/11 - 20/10/20).

00g3/00g13 – Vedute del tratto delle “palestre” e panoramiche (12/07/16 – 9/11/20).

 

00g14/00g17 – Il picco piramidale del crinale, morfologicamente suggestivo, presenta aspetti di difficile percorribilità nella sua parete orientale (12/07/16 - 1/09/16).

00g18/00g24 – Vedute e panoramiche del tratto del crinale compreso tra la “piramide” e l’innesto del sentiero sul tracciato della Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza, oggi sent. 205, prima del quale si nota il probabile sito della Casina del Raggio (12/07/16 - 19/04/18).

00g25 – Lungo la Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza (sent. 205) si trova La Cialdella (7/04/18).

00h1/00h7 – Il Raggio del Finocchio punta sempre più affilato verso Pietrapazza, osservato dalla maestà omonima (18/10/11 - 3/10/12 - 12/07/16 – 12/08/16 - 19/04/18).

00i1/00i5 – Vedute della Maestà del Raggio (18/10/11 – 12/08/16 - 19/04/18).

00i6/00i15 – Vedute del versante occidentale del Crinale del Finocchio fino ai siti de Il Finocchio e di Casa di Bastiano o Poderino del Finocchio (7/04/18 – 19/04/18).

00i16 – 00i17 – Sul basso versante orientale del crinale, nella valle di Rio d’Olmo, in base alle documentazioni disponibili e non trovando diverse attribuzioni, i resti di un fabbricato possono essere attribuiti a Case di Sotto (17/05/17).

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