Buca
Testo di Bruno Roba (6/2017 - Agg. 20/12/2021) - Gli affluenti più montani del Bidente di Pietrapazza e lo stesso fiume hanno origine dall’anfiteatro morfologico creato dallo Spartiacque Appenninico con i tratti iniziali dei contrafforti adiacenti: le ramificazioni del Fosso del Rovino, già delle Capanne o Capannacce, si estendono dal poggio omonimo fino al Passo della Crocina e al Passo e Poggio della Bertesca, quelle del Fosso delle Ranocchie trovano origine tra Poggio Rovino e Monte Cucco, nei cui pressi (Passo di Massella) si spinge il ramo di origine dello stesso Bidente, quindi seguono le ramificazioni del Fosso dei Segoni, già della Buca Prati o della Buca dei Preti, che giungono fino a Cima del Termine, mentre i Fossi della Spiaggia o delle Spiagge e della Neve, che confluendo danno vita al Fosso della Bocca, già della Buca, hanno origine dal primo tratto del contrafforte principale tra Cima del Termine e lo stacco del Crinale o Raggio del Finocchio.
Per l’inquadramento territoriale e storico v. schede: Valle del Bidente di Pietrapazza, Fiume Bidente di Pietrapazza, Fosso della Bocca.
L’intera testata del Bidente di Pietrapazza, alla cessazione nel 1511 delle antiche funzioni eremitiche, risultava suddiviso in tre grandi porzioni. L’area centrale, Ermonovo o Ermo Novo, dotata di quattro case, di seguito distinte, oltre agli edifici monastici, un molino e vari capanni, di proprietà camaldolese: il Podere dell’Eremo Nuovo o Ermo novo podere de frati costituito da due case di cui una aderente ed una adiacente alla chiesa, un secondo Podere dell’Eremo Nuovo formatosi presso e/o in luogo dell’oratorio abbandonato, infine le Capanne o il Capanno dell’Eremo Nuovo. L’area più montana, Eremo nuovo di Sopra o Sommo Hermonovo, con due case: il Poderuccio o Poderaccio o Podere dell’Eremo Nuovo e La Buca o Bugaccia o le Casette o Fossa (i dispregiativi e i topo-oronimi sono particolarmente significativi), distrutti causa incendio o abbandono già dal XIX sec. e dati per scomparsi «In questa zona sorgevano diverse case e capanni, poderi scomparsi per incendio (Poderaccio, Buca) […]» (AA.VV., 1989, pag.23, cit.), il primo podere in origine dei camaldolesi poi passato in proprietà dell’Opera del Duomo di Firenze, il secondo derivato per suddivisione del primo per volontà dell’Opera stessa. L’area che si estendeva fino a Pietrapazza, Eremo nuovo di Sotto o Himo Lermonovo o l'Ermo Novo, con due case già dei camaldolesi ma presto di proprietà privata: la Casina del Raggio e Case di Sotto, oltre ad altre case anticamente di proprietà dell'Opera ma anch’esse ormai di proprietà privata, La Ciardella, Il Finocchio e Casa di Bastiano o Poderino del Finocchio.
Quando ormai è avanzata la sua decadenza, l'Eremo Nuovo appare citato in uno dei primi documenti dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze, risalente al 1512, relativi all’assegnazione di un certo numero di traini di pezzature di legname: «[…] a Luca di Giovanni da Serravalle traina 300 in Eremo Nuovo […]. A Francesco di Santi da Moggiona e a Cristofano suo compagno, traina 400 delle quali 200 dall’Eremo Nuovo […]. A Piero di Luca da Moggiona traina 500 di cui 300 dall’Eremo Nuovo […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 77, cit.). Nel 1560 le terre del Sommo Hermonovo con le sopracitate case di Poderaccio e Buca furono concesse al Capitano Leone da Carpi, uomo d’armi al servizio di Firenze (C. Bignami, A. Boattini, cit.), così documentandole. Negli anni successivi alla presa in possesso delle terre da parte dell’Opera vennero stabiliti i nuovi confinamenti, raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile relativamente agli anni dal 1545 al 1626, da cui si apprende anche dell’esistenza di un Mulino dell’Eremo Nuovo: «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1545 […] – Un’altra presa di terra in luogo detto le Bacie dell’Eremo Nuovo […] – Una presa di terra aggettata e boscata in luogo detto la Bertesca la quale comincia sopra l’Eremo Nuovo […] 1546 […] – Un podere con casa e terre lavorative, siepate e roncate e boscate in luogo detto Le Cardella […] Un pezzo di terra di some 3 in luogo del Mulino dell’Eremo Nuovo.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 149-151, cit.). In un accurato elenco relativo al 1637 dei beni dell’Opera compaiono alcuni dei poderi appartenuti all’Eremo Nuovo: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenete al livellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] 61) Poderaccio o Podere dell’Eremo Nuovo, tenuto da redi di Lionardo Cascesi 62) Segoni, ronco tenuto da Giovanni Cascesi unito al Poderaccio 63) Legnameto, ronco tenuto da Giovanni Cascesi unito al Poderaccio 64) Buca o Fossa, podere tenuto da redi di Riccardo Lollini 65) Palestra o Rivolte, ronco tenuto da redi di Antonio detto Cordovano fu unito al podere della Buca 66) Spiaggia e Melosa, terre all’Eremo Nuovo sopra le Casette o Buca tenute da redi di Antonio Cordovano […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 412, cit.). A dimostrare l’interesse per il legname di questi boschi fa fede una lunga relazione del 1652, presentata direttamente al granduca, contenente una molto precisa descrizione dei luoghi e della qualità delle piante presenti a fini economici; tra gli interessanti riferimenti ai numerosi “vocaboli” che identificano i vari siti si ritrovano anche alcune delle aree citate. La relazione inizia individuando una suddivisione delle selve dell’Opera in 8 parti omogenee, tra cui si trova la descrizione dell’ottava, posta al confine orientale”: «L’ottava e ultima parte delle selve dell’Opera viene separata dalla precedente col Poggio della Bertesca e resta fra esso poggio e il Poggio delle Rivolte di Bagno ultimo termine di dette selve. Questa parte contiene le macchie della Bertesca, dei Segoni, e delle Rivolte di Bagno […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 271, cit.). Successivamente compaiono documentati in una relazione del 1677: «[…] siccome li poderi di Romagna appresso notati cioè la Buca che tiene il Malvisi e il Salvetti a linea, […] Poderaccio […] che tiene a livello Pier Soldini […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977 , p. 329, cit.). La Buca da una relazione del 1763 risulta già in fase di abbandono: «[…] 2) PODERACCIO e BUCA – Nella casa della Buca non v’abita alcuno et è annessa al Poderaccio per cui stando così succederà come la rovina della capanna del podere della Forca che è annesso al podere della Seghettina come fu fatta menzione nella precedente relazione. Nel Poderaccio fu riscontrato essere in questo presente anno stato rifondato da fondamenti una muraglia di casa lunga braccia 12 e alta braccia 4 e parimenti quella della stalla e fu detto esservi dal lavoratore le appresso bestie cioè: Pecore 27 Agnelle da rilevare 5 Capre dell’Opera 20 Vacche da frutto 4 Buoi vitelli lattonzoli 2 Tori e birracchi 2. Semina grano staia 32 e rimette l’anno per relazione del lavoratore staia 64 e 28 di biade. Questo podere frutterebbe assai meglio se i contadini invece di attendere ai lavori della macchia con egual premura in quelli del podere si esercitassero. La raccolta del presente anno dà poco segno di essere buona.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977 , p. 440, cit.). Nel 1789, da una relazione sui canoni da stabilirsi, si comprende quale interesse rivesta per l’Opera il mantenimento di tali poderi: «I poderi […] Poderaccio, Buca […] sono situati alle falde di vasto circondario delle selve d’abeti e sembra che sieno stati fabbricati in detti luoghi per servire di custodia e per far invigilare dai contadini di detti poderi […] non ardirei mai di far proposizione di alienarli ma […] come si rileva chiaramente dalla loro posizione servendo di cordone e custodia alle macchie medesime […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 441, 442, cit.). Nell’Archivio dell’Opera si trova una documentazione non datata, comunque di fine ‘700, contenente una descrizione delle case rurali dei poderi di appartenenza, tra cui la «[…] Casa del Podere della Buca: Piano a terra – contiene una sola stalla per le vacche. Piano a palco – Per mezzo di una loggetta sulla quale corrisponde il forno si passa ad una sola stanza a tetto con il camino. Casa del Poderaccio: Piano a terreno – Vien composto da una stalla per le capre una per le vacche.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 447, cit.). Ad un riutilizzo abitativo fino al 1807 seguirà il definitivo abbandono, infatti nella descrizione dei confini del Contratto livellario tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli del 1818, le case del Poderaccio e de La Buca risultano già distrutte e quanto resta del podere risulta ormai proprietà Biozzi: «da detto punto confina […] Signori Biozzi di Bagno col Podere dell’Eremo Nuovo […]. Tutta questa tenuta […] è composta dai seguenti terreni cioè […] 9° Un podere denominato il Poderaccio […] con casa da lavoratore stata bruciata di recente non esistendovi attualmente che le mura fracassate. Questo podere è composto dei seguenti terreni […] III° un tenimento di terre denominate la Buca […] nel detto luogo ci era una casetta oggi rovinata […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 466-468, cit.). Sciolto d’imperio il contratto del 1818 per inadempienze nell’applicazione di un rigoroso regime forestale ai possedimenti dell’Opera, nel 1840 il Granduca fece stipulare un nuovo Contratto livellario con il Monastero di Camaldoli, così si trova un’ulteriore, ed ora estremamente precisa, descrizione del podere e dei fabbricati dove si ritrova citato il distrutto Poderaccio e i suoi confini: «N° 14 - Podere della Bertesca […]. Terreni […] Altro appezzamento di terra affatto separato dal sopra descritto già componente un piccolo podere detto il Poderaccio, ove esisteva una casa rusticale stata distrutta da un incendio e i cui avanzi esistono tuttora […]. Vi confinano a 1° Fosso detto della Buca dei Preti e del Poderaccio al di là del quale terreno compresi nella Tenuta forestale, 2° terreni compresi come sopra, 3° detti mediante il Fosso della Spiaggia, 4°, 5°, 6°, e 7° Monaci di Camaldoli con terre addette al podere dell’Eremo Nuovo […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 527-529, cit.).
Di Poderaccio o Poderuccio, posto in dx idrografica all’altezza della confluenza del Fosso dei Segoni nel Bidente, e La Buca, posto all’inizio del Fosso della Bocca tra la confluenza dei Fossi della Spiaggia e della Neve, oggi si ritrovano ancora i rispettivi cumuli di pietrame mostranti le caratteristiche conseguenze del collassamento perimetrale delle murature. Notizie approfondite sulle vicende del luogo in: C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit. Alcuni autori hanno attribuito la denominazione di Poderuccio ai resti presenti presso il nucleo del 1855 dell’Eremo Nuovo, travisando l’evidenza toponomastica del Catasto Toscano benché gli edifici si trovino a 900 m di distanza e su versanti opposti del Bidente. De le Capanne, posto in sx idrografica del Fosso del Rovino o delle Capanne presso lo sbocco nel Bidente, nel sito anticamente detto Pian del Miglio, si hanno notizie fin dal 1642 ma sarebbe stato abbandonato già dai primi del ‘700.
Per approfondimenti si rimanda alle schede relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: - Il termine radium, come sostantivo, era utilizzato nei documenti storici per descrivere crinali costituenti elementi morfologici evidenti del territorio, lineari (come quello di luce), allorquando erano parte di un itinerario (che consentiva collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti) e/o costituenti confine di un’area e/o di una proprietà. Per rilevanza o consuetudine a volte il termine diviene esso stesso toponimo o ne fa parte (Il Raggio, Raggio del Finocchio, Maestà del Raggio, Raggio alle Secche, Raggio dei Picchi, Raggio Grosso, Raggio Lungo, Raggio Mozzo, Fosso del Raggio, Raggio di Sopra, etc.).
- Il toponimo Finocchio (in romagnolo fnóč) è ricorrente. In provincia FC si trovano C. Finocchio e Ca Finocchio (Cesena e Sogliano) e un Finocchio (Mercato Saraceno), noto anche come Monte Finocchio m. 654, posto a km 3 in linea d’aria a Nord di Sarsina, dove si trovano tracce disperse del Castrum Fenocchi, o Rocha Fenoculi o Fenoci (cfr.: Rocche e Castelli di Romagna, cit.). «Il cardinale Anglico nel 1371 dice che Civitas Saxenae [Sarsina, ndr.] era capitale del vicariato ecclesiastico di Bobbio il quale […] era composto dei seguenti 32 castelli […], Finocchio, […].» (E. Rosetti, 1894, p.734, cit.) quando «[…] Castrum Fenoculi, est in quadam serra, et non est forte et non habet roccham, in quo sunt focularia 11 […]» (A. Theiner, 1861, p. 505, cit.): «[…] la traduzione italiana in questo caso direi sia superflua se si esclude quella […] espressione (in quadam serra) che è stata resa con “su un colle”.» (L. Mascanzoni, LA DESCRIPTIO ROMANDIOLE DELL’ANGLIC, in: M. Mengozzi, a cura di, 2010, p. 950, cit.). Il castello, che si trovava lungo la Via Maestra Romana Sarsinate, che raccordava la Via Emilia e la Via del Dismano, tramite la valle del Savio, con la valle del Tevere e il Casentino, quindi l’aretino, risulta ancora esistente nel 1612 (cfr.: A. Guerra, 1772, cit.).
- La Via del Dismano è la denominazione medievale di un asse viario perfettamente verticale, ancora oggi esistente, congiungente Ravenna con Cesena e la cui origine risale al III secolo a.C., probabilmente conseguente alla colonizzazione della prima centuriazione delle terre in riva sx del Savio. Peraltro, era anche la naturale continuazione del tragitto, di antica origine umbra, che percorreva la valle del Savio; lungo di esso venivano trasportati da Sarsina i prodotti provenienti dall'alto bacino del Tevere.
- Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della “Cattività avignonese” (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
RIFERIMENTI
AA.VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;
AA.VV., Rocche e Castelli di Romagna, volume II, Ed. Alpha, Bologna 1972;
C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
A. Guerra, PONTIFICIARUM CONSTITUTIONUM … , Vol. 3, Pezzana 1772, Biblioteca Pubblica Bavarese;
M. Mengozzi (a cura di), Sarsina. Vol.2: L’età medievale, Editrice Stilgraf, Cesena 2010;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;
A. Theiner, Codex Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis, 1335-1389, Tomo secondo, IMPRIMERIE DU VATICAN 1861, Archivio Vaticano;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Link https://digilander.libero.it/imiani/Romagna_preromana/Rimini.html.
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba – A La Buca si giunge tramite il sentiero tra Prato ai Grilli e i resti del Ponte dell’Eremo, sul Bidente sotto l’Eremo, corrispondente alla S. Vic.le Campo Rosso-Eremo Nuovo, (segnalato in alcune edizioni della cartografia escursionistica); in 10’ si giunge a un primo bivio da prendere a sx (a dx si va sul Crinale del Finocchio); dopo altri 10’ in gran parte in discesa si trova un secondo bivio dove, lasciato a sx il sentiero per il Passo dei Lupatti, si scende a dx in un serpeggiante e ripidissimo canalone lungo circa 600 m per 200 m di dislivello (alcuni bolli rossi) seguendo il fosso principale (della Neve) fino ai pressi della confluenza con il Fosso della Spiaggia con origine del Fosso della Bocca dove si trovano i resti della Buca, accanto al sentiero, tra rovi e liane di vitalba; in tutto 1 h e circa 1,2 km. Vi si arriva anche dall’Eremo Nuovo, guadando il Bidente presso il Ponte dell’Eremo, quando possibile; km. 1,4. Per esperti.
Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
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00a1 - 00a2 - 00a3 - Dal sito de Il Finocchio, posto su una diramazione dell’omonima dorsale, si hanno le vedute più prossime al tratto di Spartiacque inciso dalla ramificazione di testata del Bidente, tra cui quelle del Fosso della Bocca, dove si individua il sito de La Buca; aiuta l'indice fotografico (7/04/18).
00b1/00b4 – Dal crinale del Finocchio o delle Palestre, vedute di gran parte della testata del Bidente di Pietrapazza; tra il crinale medesimo e il primo tratto del contrafforte principale, hanno origine i Fossi della Neve e della Spiaggia che generano il Fosso della Bocca; oltre la dorsale dei Segoni scorre il fosso omonimo, quindi si vede lo Spartiacque fino a Poggio Rovino (12/07/16).
00b5/00b9 – Ancora dal Crinale del Finocchio la vista spazia sull’intero anfiteatro i cui luoghi anticamente erano significativamente denominati Palestre, Spiagge, Lastrone, Ripabianca, Capannacce, con vedute della testata del sistema vallivo del Fosso della Bocca: in 1° p. la testata del Fosso dell’Eremo (affluente del Fosso della Bocca) e in 2° p. le incisioni vallive dei Fossi della Spiaggia e della Neve che confluendo (nel fondovalle dove si trovano i resti de La Buca) danno origine al Fosso della Bocca; aiuta l’indice fotografico (12/07/16 - 20/10/20).
00b10 – 00b11 - 00b12 – Dal principio del Crinale del Finocchio, area anticamente detta Palestre, oltre alla sequenza di dorsali che separano le ramificazioni torrentizie, in profondità si nota l’ansa del Fosso della Spiaggia che converge sul Fosso della Neve (20/10/20).
00c1/00c4 – Dal sent. 205, che dalla S.F. del Cancellino sale al Passo della Bertesca, lo Spartiacque appare in perfetta continuità con il contrafforte principale che si stacca da Cima del Temine, continuità che pare ripetersi con il Crinale del Finocchio anziché con il Poggiaccio e il Monte Càrpano, come in effetti avviene. La veduta risulta peraltro frontale sia all’intera valle del Fosso dei Segoni fino alla convergenza del fosso nel Bidente, dove si trovano i resti del Poderuccio, sia alle valli dei Fossi della Spiaggia e della Neve fin quasi alla loro confluenza con origine del Fosso della Bocca, dove si trovano i resti di Buca (16/07/12).
00d1 – 00d2 – 00d3 - Da San Giavolo, la veduta assiale sulla valle del Fosso della Bocca evidenzia la confluenza tra i Fossi della Spiaggia e della Neve e conseguente origine del Fosso della Bocca; la vegetazione occulta gli scarsi resti de La Buca (29/06/16).
00e1 – Schema cartografico del bacino idrografico del Fosso della Bocca.
00e2 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale. Qui compare anche la toponomastica della viabilità principale di fondovalle e di crinale.
00e3 – 00e4 – Confronto schematico tra cartografia antica e moderna, con indice cartografico e parziale utilizzo della toponomastica originale, e particolare.
00e5 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.
00e6 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, che nella prima metà del XX secolo venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.
00e7 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.
00f1/00f5 – Vedute del sito dove convergono i Fossi della Spiaggia e della Neve con origine del Fosso della Bocca (19/02/17 - 9/11/20).
00g1/00g4 – Presso la confluenza dei Fossi della Spiaggia e della Neve la macchia nasconde i resti de La Buca (19/02/17 - 9/11/20).
00h1/00h8 – Gli scarsi resti della buca, costituiti da una fossa determinata dalle caratteristiche conseguenze del collasso perimetrale delle murature e da un cumulo di pietrame, sono distinguibili solo nelle stagioni di assenza della copertura vegetazionale (19/02/17).
00i1/00i13 – Il tragitto dall’innesto del sentiero di Prato ai Grilli, accanto al Sent. 201 che giunge da Cima del Termine, fino alla Buca (19/02/17 – 20/10/20 - 9/11/20).