Maestà del Raggio
Testo di Bruno Roba (6/2017 - Agg. 22/12/2021) - Gli affluenti più montani del Bidente di Pietrapazza e lo stesso fiume hanno origine dall’anfiteatro morfologico creato dallo Spartiacque Appenninico con i tratti iniziali dei contrafforti adiacenti: le ramificazioni del Fosso del Rovino, già delle Capanne o Capannacce, si estendono dal poggio omonimo fino al Passo della Crocina e al Passo e Poggio della Bertesca, quelle del Fosso delle Ranocchie trovano origine tra Poggio Rovino e Monte Cucco, nei cui pressi (Passo di Massella) si spinge il ramo di origine dello stesso Bidente, quindi seguono le ramificazioni del Fosso dei Segoni, già della Buca Prati o della Buca dei Preti, che giungono fino a Cima del Termine, mentre i Fossi della Spiaggia o delle Spiagge e della Neve, che confluendo danno vita al Fosso della Bocca, già della Buca, hanno origine dal primo tratto del contrafforte principale tra Cima del Termine e lo stacco del Crinale o Raggio del Finocchio.
Per l’inquadramento territoriale e storico v. schede: Valle del Bidente di Pietrapazza, Fiume Bidente di Pietrapazza, Crinale del Finocchio.
L’intera testata del Bidente di Pietrapazza, alla cessazione nel 1511 delle antiche funzioni eremitiche, risultava suddiviso in tre grandi porzioni. L’area centrale, Ermonovo o Ermo Novo, dotata di quattro case, di seguito distinte, oltre agli edifici monastici, un molino e vari capanni, di proprietà camaldolese: il Podere dell’Eremo Nuovo o Ermo novo podere de frati costituito da due case di cui una aderente ed una adiacente alla chiesa, un secondo Podere dell’Eremo Nuovo formatosi presso e/o in luogo dell’oratorio abbandonato, infine le Capanne o il Capanno dell’Eremo Nuovo. L’area più montana, Eremo nuovo di Sopra o Sommo Hermonovo, con due case: il Poderuccio o Poderaccio o Podere dell’Eremo Nuovo e La Buca o Bugaccia o le Casette o Fossa (i dispregiativi e i topo-oronimi sono particolarmente significativi), distrutti causa incendio o abbandono già dal XIX sec. e dati per scomparsi «In questa zona sorgevano diverse case e capanni, poderi scomparsi per incendio (Poderaccio, Buca) […]» (AA.VV., 1989, pag.23, cit.), il primo podere in origine dei camaldolesi poi passato in proprietà dell’Opera del Duomo di Firenze, il secondo derivato per suddivisione del primo per volontà dell’Opera stessa. L’area che si estendeva fino a Pietrapazza, Eremo nuovo di Sotto o Himo Lermonovo o l'Ermo Novo, con due case già dei camaldolesi ma presto di proprietà privata: la Casina del Raggio e Case di Sotto, oltre ad altre case anticamente di proprietà dell'Opera ma anch’esse ormai di proprietà privata, La Ciardella, Il Finocchio e Casa di Bastiano o Poderino del Finocchio. Nel corso del Cinquecento anche l’area centrale di proprietà camaldolese venne frammentata in appezzamenti poderali privi di abitazioni, noti come Bacie, Fondone, Melosa, Piani, Pian Capanno, Palestra o Rivolte, Segoni e Spiaggia, assegnati a mezzadri dipendenti dai monaci poi, come tutte le aree montane, sottoposti alla gestione diretta dell’Opera.
Quando ormai è avanzata la sua decadenza, l'Eremo Nuovo appare citato in uno dei primi documenti dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze, risalente al 1512, relativi all’assegnazione di un certo numero di traini di pezzature di legname: «[…] a Luca di Giovanni da Serravalle traina 300 in Eremo Nuovo […]. A Francesco di Santi da Moggiona e a Cristofano suo compagno, traina 400 delle quali 200 dall’Eremo Nuovo […]. A Piero di Luca da Moggiona traina 500 di cui 300 dall’Eremo Nuovo […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 77, cit.). Negli anni successivi alla presa in possesso delle terre da parte dell’Opera vennero stabiliti i nuovi confinamenti, raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile relativamente agli anni dal 1545 al 1626, da cui si apprende anche dell’esistenza di un Mulino dell’Eremo Nuovo: «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1545 […] – Un’altra presa di terra in luogo detto le Bacie dell’Eremo Nuovo […] – Una presa di terra aggettata e boscata in luogo detto la Bertesca la quale comincia sopra l’Eremo Nuovo […] 1546 […] – Un podere con casa e terre lavorative, siepate e roncate e boscate in luogo detto Le Cardella […] Un pezzo di terra di some 3 in luogo del Mulino dell’Eremo Nuovo.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 149-151, cit.).
La ridottissima ospitalità dei versanti della dorsale non ha impedito peraltro alcuni insediamenti. Sul versante occidentale si trovavano i citati il Finocchio e la Casa di Bastiano, o Poderino del Finocchio, che sono due poderi adiacenti documentati fin dal 1560, corrispondenti a due fabbricati anonimamente riportati dal Catasto Toscano del 1826-34, utile per il reperimento dei loro resti. Alle pendici del versante occidentale, lungo l’antica via di fondovalle, si trovano i ruderi de la Cialdella, importante podere come sopra citato documentato fin dal 1546 tra i possedimenti dell’Opera, poi ceduto a privati: «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1546 […] – Un podere con casa e terre lavorative, siepate e roncate e boscate in luogo detto Le Cardella di some 10» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 151, cit.). Poco distante dalla via di fondovalle (sulle prime pendici del crinale pare da ritrovare l’unico sito idoneo, però privo di resti), si trovava la Casina del Raggio, documentata fin dal 1560, sempre in conseguenza del primo censimento del territorio di Pietrapazza, in un appezzamento dove si trovava anche un’altra casa, documentata fin dal 1632 come Case di Sotto, che pare da collocare sulle pendici del versante orientale, in quanto detto appezzamento si estendeva fino al Fosso di Rio d’Olmo, dove infatti si trovano dei resti in corrispondenza del riporto del Catasto Toscano (per entrambi gli insediamenti, cfr.: C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit., che però non fornisce ipotesi localizzative). I suoi resti si trovano lungo la mulattiera che collegava la Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza (con innesto nei pressi di Casina del Raggio) con la Strada che da Pietrapazza va a Bagno (oggi con la S.F. Nocicchio-Pietrapazza) previo guado del Fosso di Rio d’Olmo. Sul tratto terminale ed affilato del crinale si trova la Maestà del Raggio (topico) o della Cialdella, ma detta anche di Pietrapazza benché volti le spalle a questo nucleo religioso. Reca la data 1901.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.:- Il termine radium, come sostantivo, era utilizzato nei documenti storici per descrivere crinali costituenti elementi morfologici evidenti del territorio, lineari (come quello di luce), allorquando erano parte di un itinerario (che consentiva collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti) e/o costituenti confine di un’area e/o di una proprietà. Per rilevanza o consuetudine a volte il termine diviene esso stesso toponimo o ne fa parte (Il Raggio, Raggio del Finocchio, Maestà del Raggio, Raggio alle Secche, Raggio dei Picchi, Raggio Grosso, Raggio Lungo, Raggio Mozzo, Fosso del Raggio, Raggio di Sopra, etc.).
- Il toponimo Finocchio (in romagnolo fnóč) è ricorrente. In provincia FC si trovano C. Finocchio e Ca Finocchio (Cesena e Sogliano) e un Finocchio (Mercato Saraceno), noto anche come Monte Finocchio m. 654, posto a km 3 in linea d’aria a Nord di Sarsina, dove si trovano tracce disperse del Castrum Fenocchi, o Rocha Fenoculi o Fenoci (cfr.: Rocche e Castelli di Romagna, cit.). «Il cardinale Anglico nel 1371 dice che Civitas Saxenae [Sarsina, ndr.] era capitale del vicariato ecclesiastico di Bobbio il quale […] era composto dei seguenti 32 castelli […], Finocchio, […].» (E. Rosetti, 1894, p.734, cit.) quando «[…] Castrum Fenoculi, est in quadam serra, et non est forte et non habet roccham, in quo sunt focularia 11 […]» (A. Theiner, 1861, p. 505, cit.): «[…] la traduzione italiana in questo caso direi sia superflua se si esclude quella […] espressione (in quadam serra) che è stata resa con “su un colle”.» (L. Mascanzoni, LA DESCRIPTIO ROMANDIOLE DELL’ANGLIC, in: M. Mengozzi, a cura di, 2010, p. 950, cit.). Il castello, che si trovava lungo la Via Maestra Romana Sarsinate, che raccordava la Via Emilia e la Via del Dismano, tramite la valle del Savio, con la valle del Tevere e il Casentino, quindi l’aretino, risulta ancora esistente nel 1612 (cfr.: A. Guerra, 1772, cit.).
- La Via del Dismano è la denominazione medievale di un asse viario perfettamente verticale, ancora oggi esistente, congiungente Ravenna con Cesena e la cui origine risale al III secolo a.C., probabilmente conseguente alla colonizzazione della prima centuriazione delle terre in riva sx del Savio. Peraltro, era anche la naturale continuazione del tragitto, di antica origine umbra, che percorreva la valle del Savio; lungo di esso venivano trasportati da Sarsina i prodotti provenienti dall'alto bacino del Tevere.
- Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della “Cattività avignonese” (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- Nel passato anche recente l’ambiente montano veniva visto soprattutto nelle sue asperità e difficoltà ed avvertito come ostile non solo riguardo gli aspetti climatici o l’instabilità dei suoli ma anche per le potenze maligne che si riteneva si nascondessero nei luoghi più reconditi. Dovendoci vivere si operava per la santificazione del territorio con atteggiamenti devozionali nell’utilizzo delle immagini sacre che oltre che espressioni di fiducia esprimevano anche un bisogno di protezione con una componente esorcizzante. Così lungo i percorsi sorgevano manufatti (variamente classificabili a seconda della tipologia costruttiva come pilastrini, edicole, tabernacoli, capitelli, cellette, maestà) la cui realizzazione, oltre che costituire punti di riferimento scandendo i tempi di percorrenza (p.es., recitando un numero prestabilito di “rosari”), rispondeva non solo all’esigenza di ricordare al passante la presenza protettiva e costante della divinità ma svolgeva anche una funzione apotropaica. Spesso recanti epigrafi con preghiere, sollecitazioni o riferimenti ad avvenimenti accaduti, oggi hanno un valore legato al loro significato documentario.
RIFERIMENTI
AA.VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;
AA.VV., Rocche e Castelli di Romagna, volume II, Ed. Alpha, Bologna 1972;
C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
A. Guerra, PONTIFICIARUM CONSTITUTIONUM … , Vol. 3, Pezzana 1772, Biblioteca Pubblica Bavarese;
M. Mengozzi (a cura di), Sarsina. Vol.2: L’età medievale, Editrice Stilgraf, Cesena 2010;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;
A. Theiner, Codex Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis, 1335-1389, Tomo secondo, IMPRIMERIE DU VATICAN 1861, Archivio Vaticano;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Link https://digilander.libero.it/imiani/Romagna_preromana/Rimini.html.
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - La maestà è raggiungibile senza difficoltà da Pietrapazza, dove si perviene dalla S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza (sterrata di circa 10 km), si percorre prima un breve tratto (300 m) del Sent. 209 CAI quindi fin dall’inizio il Sent. 205 CAI in tutto 800 m, circa la metà in cresta fino a destinazione. Il percorso è riportato in tutta la cartografia escursionistica.
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00a1 – 00a2 - Dalla mulattiera che risale la valle del Fosso Fondo Rignone (sent. 221), poco sopra Pietrapazza, si nota il Crinale del Finocchio stretto tra il Bidente, a dx, e il Fosso di Rio d’Olmo; particolare con indice fotografico della posizione degli insediamenti e del tratto dell’antica mulattiera, oggi sent. 205, che dall’affilato crinale scende verso La Cialdella ed il fondovalle dell’Eremo Nuovo (9/05/13).
00b1/00b4 – Dal crinale che si stacca dietro Siepe dell’Orso e si sviluppa tra le valli dei Fossi Fondo Rignone e del Vallone/dei Poderini, vedute del Crinale del Finocchio con indice fotografico della posizione degli insediamenti (8/09/20).
00c1/00c8 – Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, nei pressi del Poggiaccio, si ha un’ampia vista della valle del Fosso di Rio d’Olmo e dello sviluppo del Crinale o Raggio del Finocchio fino al fondovalle; sono segnalati, sul crinale il sito di Casina del Raggio, il punto dove la mulattiera abbandona il crinale per discendere il versante opposto verso La Cialdella e l’Eremo Nuovo, e la Maestà del Raggio (con vista ravvicinata), mentre presso il fondovalle, dietro lo sprone, è indicato il sito di Case di Sotto; in p.p. è segnalato il rudere di Susinello, dietro il gruppo di abeti del rimboschimento (15/11/11 - 17/05/17).
00d1 – Schema cartografico dello sviluppo del Crinale del Finocchio.
00d2 – Schema da cartografia catastale dei primi decenni del XIX secolo, con riporto della toponomastica originale, qualora mancante differenziata dal corsivo moderno.
00d3 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.
00d4 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.
00d5 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, che nella prima metà del XX secolo venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.
00e1/00e8 – Dal Ponte delle Graticce, a Pietrapazza, scorci del sent. 205, anticamente Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza, con il ponte sul Rio d’Olmo, fino alla Maestà del Raggio (18/10/11 - 3/10/12 - 12/08/16 - 7/04/18).
00e9 – 00e10 – 00e11 – Dalla Maestà del Raggio, panoramiche del sottile sviluppo del crinale verso Pietrapazza 19/04/18).
00f1/00f8 – Vedute della Maestà del Raggio in rapporto al percorso di crinale (18/10/11 – 3/10/12 - 12/07/16 - 12/08/16 - 1/09/16).
00f9/00f14 – La maestà, datata 190, presenta una finitura evidente frutto di lavorazione meccanica che fa presumere un completo rifacimento; qualche “pellegrino” ha apposto sulla maestà “adeguati segnali” del passaggio (1/09/16 - 12/07/16).