Ponte di Fiordilino
Testo di Bruno Roba (09/17 - Agg. 25/12/18).
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente di Campigna riguarda il ramo del Bidente delimitato: ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che, staccandosi dal gruppo del M. Falco, si dirige verso Poggio Palaio e Costa Poggio dei Ronchi quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago; ad Est, in parte dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali fino a Poggio Squilla dove si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, dopo Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo mentre uno sprone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete punta su Lago.
Il bacino idrografico appare vagamente deltoide, dai lati frastagliati e con un’ampia base impostata sullo spartiacque appenninico ed il vertice puntato su Lago, secondo l’orientamento prevalente della struttura a pettine dell’assetto morfologico generale, laddove raccoglie la confluenza del Bidente delle Celle dando poco dopo origine al Fiume Bidente di Corniolo sotto il borgo omonimo. L’asta fluviale principale non suddivide equamente i versanti. Se quello sx sottostante il crinale del Corniolino mostra dorsali perpendicolari di ridotta estensione e presenza limitati pendii più dolci a prato-pascolo tra tratti intensamente deformati e brecciati, le imponenti dorsali secondarie da Poggio Ricopri e da Poggio Squilla, nel convergere verso l’asta fluviale principale, delimitano aree di importante contributo idrografico e mostrano una continuità morfologica con il versante esposto a settentrione dove, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico (la c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), si manifestano fortissime pendenze modellate dall’erosione e dal distacco dello spessore detritico superficiale con conseguente crollo dei banchi arenacei, lacerazione della copertura forestale e formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante (Ripe di Scali, Canale del Pentolino, Ripe di Pian Tombesi). Nei fondovalle, specie dove essi si fanno più tormentati, profondi e ristretti, conseguono formazioni di gole, forre, financo degli orridi, con erosioni fondali a forma c.d. di battello.
Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo).
La viabilità più antica interessante anche la valle di Campigna, di origine preromana, percorreva il crinale insediativo di Corniolino: ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti selciati discendeva a Tre Faggi, dove incrociava il controcrinale per Celle-S. Paolo in Alpe (che scende da un lato verso Casina/Case S.Francesco e Castagnoli e dall’altro verso il Poderone-Mandriacce), quindi risaliva verso il Monte Gabrendo, giungendovi dopo lunghe circonvoluzioni sfruttando le coste di Costa Poggio dei Ronchi e Omo Morto ed affrontando il crinale del Poggio delle Secchete, ma in ultimo insinuandosi tra esso e Poggio Palaio poi ridiscendendo sul versante opposto verso Stia: si tratta dell’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola; una diramazione da Tre Faggi proseguiva verso Campigna e il Passo della Calla mantenendosi a mezza costa: lunghi tratti corrono ancora sotto l’odierna provinciale e sono riutilizzati dai Sent. 259 e 247 CAI. Presso Lago, luogo la cui morfologia non antichissima rappresenta con l’idronimo il consolidamento di una memoria relativamente recente, dovuta al cedimento del suo delicato equilibrio idrogeologico quando la frana di Fordilino creò quell’ostruzione che effettivamente generò un lago poi colmato da sedimentazioni successivamente modellate dal continuo scorrere delle acque, salvo eventuali interventi antropici di risanamento ambientale. La frana sommerse e distrusse il quattrocentesco Mulino Vecchio, il più antico dei mulini comunali dell’area, molto utile in quanto il Mulino di Fiumari veniva spesso rovinato dalle piene del Bidente e comunque, anche con il contributo del Mulino di Sabatino, sotto Corniolo, erano appena soddisfatte le esigenze della popolazione, considerato che il funzionamento era condizionato dall’apporto idrico. Se le speranze di un recupero del Mulino Vecchio si protrassero per alcuni anni prima che scomparisse definitivamente sepolto nel lago (infatti solo nel 1686 venne chiesta la cancellazione tributaria all’amministrazione fiorentina), a causa della frana, nella notte tra l’8 e il 9 aprile 1681, scomparve completamente la topica casa dalla poetica denominazione del podere di Fiordilino, o Fior di Lino, come documenta il drammatico resoconto del proprietario, il pievano don Matteo Fabbri, uccidendo i due lavoranti Domenico e Goro Michelacci con le loro consorti (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, p. 40, cit.). Qui, dove ancora nei primi decenni del XX sec. la cartografia registrava la presenza di un solo fabbricato, è facilmente individuabile l’inizio del tratto alto-bidentino dell’antico tracciato viario grazie ai resti in conci di pietra ben squadrati di una spalla (i resti dell’altra spalla, se sussistenti, giacciono sommersi dalla vegetazione) pressoché integra fino al piano di imposta, con qualche concio inclinato di innesto, corrispondenti alla struttura pontiva del XV sec. in muratura ad arco ricordata dalla saggistica (AA.VV., 1982, p. 188, cit.), della quale, ancora prima dei danni del cataclisma seicentesco, probabilmente rimanevano solamente le spalle e la tipologia era stata ricondotta a quella ormai consueta che prevedeva l’utilizzo di travi lignee, come documentato da rifacimenti degli anni 1580-1591 (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, pp. 39, 43, cit.) e confermato dalla Carta topografica d’Italia I.G.M. di primo impianto in scala 1:50.000 (1894), dove compare il simbolo grafico della pedanca mentre quello del ponte compare solamente in quella scala 1:25.000 (1937) in relazione al tratto della provinciale del Bidente in corso di realizzazione ed ancora oggi in uso. In base alle citate ricerche storiche il ponte viene datato nell’ampio periodo tra i secoli XV e XIX, ma la finezza della tecnologia costruttiva evidenziata dai resti pare paragonabile a quella di svariati ed antichi ponti romani, tanto da non poter escludere una datazione all’epoca della infrastrutturazione romana del fondovalle, benché non risolva i dubbi il seguente resoconto: «1898. Sorge il problema della disoccupazione anche al Corniolo che ora ha più di mille abitanti. Per alleviare tale disagio, si propone di avviare la costruzione della strada rotabile Corniolo-S. Sofia, la costruzione in pietra del ponte del Lago (si vede ancora una pila di questo)[…].» (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, p. 142, cit.). Pare comunque strano che si iniziasse una tale infrastruttura moderna in fregio alla balza senza averla prima tagliata e modellata, come realizzato a lato, mentre rimane coerente riconoscere la struttura antica posta lungo il percorso descritto dalla mappa del Catasto Toscano del 1826-34, ricorrendo all’immaginazione per ricostruire la morfologia del luogo prima della realizzazione della moderna provinciale che tagliò l’erta rocciosa dove la via antica si inerpicava, pressoché in allineamento al ponte stesso, per poi deviare fino a rasentare il Bidente e quindi risalire a mezzacosta verso l’abitato di Corniolino (tracce si vedono presso la provinciale a 200 m dal ponte), raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Un altro antico percorso verso Campigna si diramava da Corniolino e scendeva verso il fondovalle superando il Bidente con il Ponte del Ladrone o dei Ladroni o della Madonna, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona), il cui utilizzo cessò solo negli anni ‘60 con la costruzione della Strada Vicinale Corniolino-S. Paolo in Alpe, realizzata in parte come ammodernamento della mulattiera, infatti fino ad allora ancora in esercizio; un tratto ancora vive tra il Ponte del Ladrone e il moderno Ponte Ilario (1969): l’innesto si vede presso la ringhiera del ponte. Così raccontava il Mambrini negli Anni ‘30: «La nuova strada S. Sofia – Stia, bellamente pianeggiando sotto il Corniolo, attraversa il Bidente che viene dalle Celle e poi inizia l’ascesa del monte verso Campigna poco più su dal luogo donde si diparte, a sinistra, la mulattiera che mena a S. Paolo in Alpe ove, fino al secolo XVI, era un eremo agostiniano.» (D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII, p. 270). L’attraversamento descritto avveniva in corrispondenza dell’innesto del Sent. 259 CAI diretto a Corniolino sulla S.P. 4 e si trova rappresentato nella cartografia I.G.M. del 1937, che riporta la situazione infrastrutturale dell’epoca, quando la costruzione della strada provinciale del Bidente stava superando il Monte della Maestà. Successivamente la mulattiera procedeva su un tracciato prossimo al fiume, pressoché corrispondente a quello della rotabile, così passava tra Campaccio e il sottostante Molino (di Campaccio) ben rappresentato nel Catasto Toscano con tanto di canale di derivazione e gora, opere idrauliche “fatte proprie e ammodernate” dalle opere di presa afferenti l’invaso di Ridràcoli: più precisamente, è tutto scomparso e sostituito nella medesima posizione con moderne opere in c.a. rivestite in conci lapidei. Coincidenza di tracciato si ritrova pure nei tornanti aggiranti Casa Moscoso, salvo che il Fosso del Fiumicino di S. Paolo anziché con l’odierno Ponte Cesare veniva ancora superato con una pedanca, simbolo grafico I.G.M. corrispondente alla modesta tecnica costruttiva di una passerella costituita solitamente fino a tre travi accostate anche senza parapetto poggianti su spalle in pietrame (un interessante esempio sopravvive presso l’Eremo Nuovo, v. scheda toponomastica Eremo Nuovo, XI-XIX sec.). Evidentemente all’epoca il Ponte del Ladrone corrispondeva alla stessa struttura mentre la tecnica costruttiva dei ponti in legno si trova codificata nelle relazioni comunali già dai primi decenni del XIX sec. Riprendendo la descrizione del percorso, accennato dal Mambrini, della mulattiera “che mena a S. Paolo in Alpe”, dopo Moscoso raggiunte Case Fiumari, lasciato a dx il tratto verso il molino, esso scavallava un crinaletto per attraversare nuovamente il Fosso del Fiumicino di S. Paolo con una nuova pedanca (oggi c’è un ponticello in legno), inerpicandosi sulla cresta che prima di giungere alla meta consentiva di passare da Campodonatino e Campodonato. Restano tracce del selciato visibili percorrendo il Sent. 256 CAI.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente di Campigna e Corniolino.
RIFERIMENTI
AA. VV., Il luogo e la continuità. I percorsi, i nuclei, le case sparse nella Vallata del Bidente, Catalogo della mostra, C.C.I.A.A. Forlì, Amm. Prov. Forlì, E.P.T. Forlì, 1984;
AA. VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e figlio, Bagno di Romagna 1935 - XIII;
Pro Loco Corniolo-Campigna (a cura di), Corniolo, storia di una comunità, Grafiche Marzocchi Editrice, Forlì 2004;
E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Ulrico Hoepli, Milano 1894, rist. anast. University Press Bologna, Castel Bolognese 1995;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Carta dei sentieri, Bagno di Romagna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta dei sentieri, Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.
Testo inserito da Bruno Roba.
Il Ponte di Fiordilino si trova a Lago, al km 36 della S.P. 4 del Bidente, accanto al ponte della provinciale sul Bidente delle Celle, lato Ovest.
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001a – 001b – 001c - Dal Sentiero degli Alpini, presso il Monte dell’Avòrgnolo, vista panoramica dove la copertura nuvolosa evita il controluce consentendo di osservare, benché offuscati, i rilievi che delimitano e attraversano longitudinalmente la Valle di Campigna. Nel fondovalle si nota l’incisione della strada forestale per S. Paolo in Alpe che, tradendo il percorso dell’antica mulattiera, poi scompare nella valle del Fosso Fiumicino di S. Paolo (23/11/16).
001d – 001e – Dalla S.P. 4 del Bidente, vista del tratto finale della mulattiera per S. Paolo in Alpe, che da Fiumari di Sopra prima scende ad attraversare il Fosso del Fiumicino di S. Paolo, poi risale seguendo la ripida cresta (rimangono porzioni di selciato) fino a Campodonatino, dove attraversa un impianto di pinacee di consolidamento dell’instabile versante, raggiunge la spalla di mezzacosta originata dalla paleo-frana di Campodonato, infine affronta la scalata della parete rocciosa fino al cimitero di S. Paolo (11/02/16).
001f – 001g - Quasi sullo stesso asse delle prime tre foto, ma dalla quota inferiore del crinale del Corniolino, si ha una visione più ravvicinata del medesimo brano di valle, dove le ombre evidenziano la morfologia dei rilievi (30/11/16).
001h – 001i – 001j – Dalla S.P. 4 del Bidente, vista dello sbocco della Valle del Bidente di Campigna verso Corniolo. Specie nella 3^ foto, mentre al centro si notano alcune case di Lago e sulla sx il Corniolino, il vertice della “V” valliva, evidenziato dalle ombre, segnala il sito nascosto del Ponte dei Ladroni (27/09/16 - 30/11/16).
001k/001o – Lo sbocco della Valle del Bidente di Campigna presso Lago, laddove ha inizio il tratto alto-bidentino dell’antica Stratam magistram, o Via Romagnola, simboleggiata dal ricordo del Ponte di Fiordilino e segnalata dai suoi scarsi resti (8/12/16 - 10/12/16).
001p/001w – A differenza del contesto del Ponte del Ladrone, inaspettatamente mantenuto, del Ponte di Fiordilino sono stagionalmente visibili gli scarsi resti di una spalla in conci di pietra ben squadrati, pressoché integra fino al piano di imposta, con qualche concio inclinato di innesto, denunciante una tipologia ad arco, mentre i resti dell’altra spalla, se sussistenti, giacciono sommersi dalla vegetazione, nemmeno commemorati da qualsivoglia targa. Sul luogo, con l’aiuto della mappa del Catasto Toscano di inizio ‘800, si può provare ad immaginare la morfologia del luogo prima della realizzazione della moderna provinciale che tagliò l’erta rocciosa dove la via antica si inerpicava, pressoché in allineamento al ponte stesso, per poi deviare fino a rasentare il Bidente e quindi risalire a mezzacosta verso l’abitato di Corniolino (11/09/16 - 15/11/16).
001x – Confronti schematici dedotti da cartografia antica e moderna dove, con tratteggio in rosso, sono indicati i tracciati dei percorsi antichi, in gran parte ormai scomparsi o dimenticati, dove risalta il confronto con i lunghi tragitti della viabilità moderna, però superanti i dislivelli con minori pendenze.
001y – Cartografia risalente all’epoca degli scritti del Mambrini, che riporta la nuova strada del Bidente ancora in costruzione e realizzata fino all’altezza del Monte della Maestà, però precedente alla costruzione della Strada Vicinale Corniolino-S. Paolo in Alpe, infatti compaiono ancora le antiche e superstiti strutture pontive utilizzate dalla viabilità antica e gli insediamenti attraversati, ancorché scomparsi. Negli occhielli i particolari cartografici originali.
001z – Neografia dal catasto di inizio ‘800, particolareggiata riguardo insediamenti ed infrastrutture. Da notare, tra l’altro, il Molino di Campaccio, rappresentato con canale di derivazione e gora, ormai scomparso. In corsivo italico, i toponimi dalla mappa originale.
002 – La finezza della tecnologia costruttiva dei resti del Ponte di Fiordilino è paragonabile a quella di svariati ed antichi ponti romani, tra cui il Ponte Ambroix, in Francia, tanto da non poter escludere la medesima datazione, non avendo diversa informazione.
002c/002f – Scorci dal sito della SP 4, a circa 200 m dal ponte di Lago, dove il pendio si abbassa e si notano resti di terrazzamenti che, per corrispondenza con il catasto ottocentesco, sono da ritenere di sostegno dell’antica Via Romagnola; oltre la curva successiva, dalla piazzola con pannello turistico, alzando lo sguardo verso la sommità di un’alta banconata rocciosa, si vede un altro tratto della strada antica, riconoscibile per il classico pietrame della bordatura (29/12/18)