Fosso di Satanasso
Testo di Bruno Roba (7/11/2017)
ORIGINE (Fonte Sodo dei Conti) - 43° 52’ 43” N / 11° 42’ 38” E - Quota 1605 m
SBOCCO (Confluenza F.so Pian del Grado) - 43° 53’ 37” N / 11° 43’ 36” E - Quota 805 m
SVILUPPO 2,4 km
CARATTERISTICHE del geosito
Superficie Ha 43,53 – Quota max 1473,7 m – Quota min 823,9 m
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico. Tra essi, il contrafforte principale che divide il Rabbi dal Bidente si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando subito i Monti Guffone e della Fratta. Presso l’Avòrgnolo si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val Bonella e Val di Noce e disegna quell’arco di rilievi che delimitano il versante sx della Valle del Fiume Bidente delle Celle e costringono il fiume a riunificarsi con il Bidente di Campigna presso Lago, contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo.
Anche il bacino idrografico del Bidente delle Celle mostra una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante orientale appare frastagliato mentre i versanti occidentali o prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In questo contesto alcuni aspetti geologici si evidenziano per rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio e contribuendo a disegnare il paesaggio: catalogati come Geositi, essi sono le Ripe Toscane, esteso affioramento della Formazione Marnoso-arenacea prossimo al fondovalle lungo il basso versante del M. Cavallo sulla sx del Bidente, parzialmente ricoperto dalla tipica vegetazione pioniera e rupicola e con alla base ben esposto lo spesso Strato Contessa cui, per circa 1 km lungo l’alveo, si accompagnano le morfologie erosive di pronunciati meandri incassati, Le Mandriacce, esempio di come l’assetto tettonico possa determinare i caratteri del paesaggio, laddove la fascia di terreni intensamente deformati e brecciati si traduce in pendii ad acclività più dolce determinando un ambiente caratterizzato da prati-pascoli, in contrasto con le aree circostanti costituite da rocce non deformate ed affioranti, Linea delle Mandriacce a Pian del Grado, costituita da affioramenti situati lungo la scarpata stradale della S.P. 4, presso il bivio della Pista di servizio SP 4 del Bidente-Poderone-Pian del Grado, in cui si osservano deformazioni tettoniche degli strati in conseguenza delle forti spinte cui sono state sottoposte le rocce evidenziate sia da inclinazioni opposte e divergenti sia da insiemi scomposti e intensamente fratturati di lembi di arenarie e marne spezzate in cui la stratificazione non è più riconoscibile, il Fosso del Satanasso, che mostra un tratto vallivo profondamente incassato ed affiancato da ripide pareti rocciose, caratterizzato da morfologie da erosione come cascate e marmitte dei giganti su potenti stratificazioni marnoso-arenacee giacenti a reggipoggio, interessando uno dei tratti più impervi del versante appenninico. Il bacino idrografico del fosso ha origine dai profondi canaloni che si sono generati tra le pieghe montane di Poggio Martino, Monte Falco e Poggio Piancancelli, regimanti un reticolo di fossi, tra cui la ramificazione del Satanasso, affluente del Fosso di Pian del Grado che, confluendo a Celle con il Fosso Bidente delle Celle, dà origine al Fiume Bidente delle Celle. Il suo tratto principale, nell’Ottocento in parte detto delle Palestrine, ha origine dalla Fonte Sodo dei Conti, la più elevata delle Foreste Casentinesi (1605 m), che sgorga dal versante orientale del M. Falco ed è toccata dalla Pista del Lupo, Sent. GEA SOFT 00 e confine regionale, ricalcante l’antico tracciato della Via Flaminia Minor, utilizzata dalle legioni romane per valicare l’Appennino al fine di sottomettere Celti, Liguri e Galli Boj che stanziavano nella pianura padana: si ipotizza che provenendo da Montelleri, sopra Stia, transitasse dal Lago degli Idoli, dal Monte Falco e da Poggio Sodo dei Conti, superata la fonte discendeva lungo la Costa di Pian Cancelli transitando da Pian delle Fontanelle (così detta per la presenza di polle d’acqua) e da Poggio Corsoio dove trovava un bivio ancor oggi praticato: a sx si dirigeva verso Castel dell’Alpe e Faenza per immettersi nella Via Aemilia (questo è ritenuto il più antico itinerario di valico), a dx si dirigeva verso Forlì e Ravenna transitando dal crinale del contrafforte principale e da Monte Ritoio (che “indica la retta via”). La denominazione del fosso probabilmente è dovuta alla radicatissima credenza popolare della presenza satanica in quei luoghi di tal Mantellini, che apparirebbe coperto da un mantello nero e accompagnato da una capra bianca durante ogni evento atmosferico intenso, pronto ad approfittare o a contribuire alle disgrazie mortali di sventurati passanti, così corrispondendo all’ulteriore connotazione negativa che la montagna ha assunto nei secoli, oltre che ampia e impervia anche luogo di rifugio di tipologie umane o para-umane pericolose. Il Sodo dei Conti conserva l’antica denominazione di un’area a cavallo del crinale, appunto dissodata, roncata, erbaceo-cespugliata e ceduo-degradata dove il bestiame trovava alimento, cosiddetta in quanto in proprietà, per il versante romagnolo dei conti Guidi di Modigliana, loro confiscata nel 1380 ed assegnata in perpetuo alle Opere fiorentine del Duomo e di S. Maria Nuova e, per il versante casentinese, dei conti Guidi della Tuscia (Toscana), loro confermata nel 1164 da Federico I Barbarossa, ricadente ai limiti della Contea Imperiale di Urbech, istituita dai Guidi a seguito del diploma federiciano e facente capo al castello omonimo sorto a metà del XII sec. presso Papianum (Papiano - Stia) in posizione strategica per controllare gli accessi per la Romagna, in funzione non solo militare ma anche in stretta correlazione alla transumanza.
Come accennato, i tòpos citati interessano uno dei tratti più impervi del versante appenninico, inciso da una successione di profondi canaloni che si sono generati tra i versanti montani settentrionali di Poggio Piancancelli, Monte Falco, Poggio Martino, Poggio Zaccagnino, Poggio di Mezzo, Poggio Palaio e Poggio delle Secchete, regimanti un reticolo dei Fossi, del Barbicaio, oggi del Trincerone (che insieme ad altri affluenti di antica denominazione danno origine al Fosso di Pian del Grado, ovvero di Sodi, dell’Orticaio e delle Secchete) del Satanasso, delle Palestrine (antica denominazione del Satanasso), dell’Ortaccio, di Poggio Rabio o Robio già della Ripa della Donna, delle Capanne o Capanne vecchie, di Coloreta anch’esso già della Ripa della Donna e delle Secchete già dell’Inferno, elencati procedendo verso Est. Le dorsali che si staccano dai rilevi citati, variamente caratterizzate per morfologia e sviluppo, in passato erano risalite da stretti ed impervi percorsi di crinale utilizzati per le attività boschive, prevalentemente scollegati tra loro e di cui rimangono scarse tracce, che andavano a raggiungere la viabilità barrocciabile che, ancora oggi in uso, attraversava la Bandita di Campigna (Strada di Fonte al Bicchiere, Ponticino, La Stretta), come ben rappresentato nella cartografia storica e, in particolare, nella Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze, datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha. Uno di essi, che in parte ricalca quei percorsi di antica frequentazione e che l’andamento spesso complanare porta ad una rappresentazione cartografica particolarmente sinuosa per il continuo susseguirsi di creste e incisioni che ne condizionano il tracciato, è oggi noto agli escursionisti come il Sentiero del Satanasso che, se fosse ancora utilizzabile il Ponte Tibetano, sarebbe interamente percorribile dall’innesto presso la S.P. 4 del Bidente fino all’innesto sulla S.F. di Giogo di Castagno poco sotto Pian delle Fontanelle, attraversando l’intero reticolo idrografico dei fossi citati. Il ponte, onorato come toponimo in alcune edizioni di cartografia escursionistica, fino al cedimento era una passerella moderna del tipo sospeso ormai giacente nell’alveo di un ramo di origine del Fosso di Poggio Rabio, realizzata per creare un collegamento altrimenti impossibile, infatti non pare preesistesse alcuna struttura. Alcuni oronimi e idronimi citati, probabilmente ormai dimenticati, erano in utilizzo nel XIX sec., con alcune difficoltà interpretative dovute alla rappresentazione grafica. In particolare, nel Contratto livellario del 1818, tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli si trova ancore una descrizione del luogo, dove compare una diversa denominazione del sito: «[…] comunità di Premilcuore la quale viene composta dai seguenti terreni cioè: […] 37° Un tenimento di terra macchiata, abetata, faggiata, pasturata, frascata, di staia 400 circa coi vocaboli di Costa della Pianacciana, ossia la Macchia del Tavenasso, oggi si dice Macchia del Satanasso.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 461, 476, 479, cit.).
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati. Ulteriori informazioni riguardo i geositi si trovano sul sito dedicato della Regione Emilia-Romagna.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
M. Massaini, Alto Casentino, Papiano e Urbech, la Storia, i Fatti, la Gente, AGC Edizioni, Pratovecchio Stia 2015;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Itinerari Geologico-Ambientali, Carta Geologica del Parco, Regione Emilia-Romagna, Parco delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link:http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.
Testo di Bruno Roba
I luoghi topici raggiungibili del Fosso del Satanasso sono la Fonte Sodo dei Conti, tratti della sua ramificazione e lo sbocco. La Fonte è agevolmente raggiungibile risalendo la Pista del Lupo GEA SOFT 00 per circa 900 m dall’Area di Sosta di Piancancelli, con dislivello di 115 m. Il Sentiero del Satanasso, onorato in alcune edizioni di cartografia escursionistica di apposita simbologia, in parte ben segnalato con bolli rossi e strisce verdi, consentirebbe di raggiungere le ramificazioni del fosso, ma l’abbandono ne fa riservare l’intero utilizzo ai più esperti; il cedimento del Ponte Tibetano rende pressoché impossibile completare il percorso fino all’innesto nella SP 4 del Bidente. Dalla S.F. di Giogo di Castagno (vi si giunge tramite la S.P. n.94 del Castagno dal Passo della Calla, innesto Coordinate WGS84: 43° 53’ 28” N / 11° 42’ 44” E a 900 m dalla sbarra) il ramo principale si raggiunge dopo circa 2 km. Circa 300 m da Pian del Grado (raggiungibile dalla S.P. 4 del Bidente percorrendo circa 6 km della Pista di servizio SP 4 del Bidente-Poderone-Pian del Grado, in parte sconnessa e ripida), dove la rotabile compie un leggero tornante intorno ad un modesto crinale, segnalato dal vicino Cenotafio Petrini, si stacca un vago sentiero che discende il brullo pendio raggiungendo in 100 m la confluenza del Fosso del Satanasso nel Fosso di pian del Grado presso il Seccatoio, appena distinguibile tra il disordine vegetazionale. Di interesse è peraltro l’osservazione da remoto, in particolare da Poggio Bini sul Sentiero degli Alpini 301 CAI.
Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
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001a/001d – Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI) a SO di Poggio Bini, mentre i venti meridionali respingono l’incombente fronte nuvoloso, si abbraccia il versante vallivo dai pressi dell’origine del F.so Bidente, prima che diventi fiume, potendo avere una contestualizzazione dei siti dell’Alta Valle di Celle, tra cui si nota il bordo della conca che ospita Pian del Grado, caratterizzato da un’area spoglia e in erosione seguita da un’abetina da rimboschimento. Poggio Bini rappresenta il punto di vista ottimale per l’osservazione di uno dei tratti più impervi del versante appenninico, dove sono evidenti le incisioni dei principali fossi. È approssimativamente posizionata anche la Fonte Sodo dei Conti, la più elevata dello spartiacque (1605 m), da cui ha origine il tratto principale del Fosso del Satanasso (16/04/16).
001e – 001f – Dalla cresta di Costa Poggio dell’Aggio Grosso, scorcio del Fosso del Satanasso nascente dalla Fonte Sodo dei Conti e del suo ramo in dx idrografica anticamente detto Fosso delle Palestrine (31/10/17).
001fa – 001fb – Dai rilievi di fondovalle adiacenti a Celle uno scorcio verso la sommità dei rilievi consente di riconoscere gli stessi canaloni di origine del Fosso del Satanasso di cui alle precedenti foto, posti tra la vetta piramidale di Poggio Martino e Pian delle Fontanelle dai (6/12/16).
001fc/001ff – Dal Crinale di Partinico (inizio presso Mandriacce), vicinissime, oltre l’incisione del Fosso di Coloreta (i resti di Coloreta di là si vedono a dx in basso) si innalzano le dorsali di Omo Morto, delle Secchete e di Ripa la Donna e, verso occidente, della Costa P.gio dell’Aggio Grosso, che raggiungono i rispettivi rilievi di distacco ancora attraversate dai resti degli antichi sentieri dei boscaioli, dei quali il Sentiero del Satanasso costituisce memoria vivente, purtroppo interrotto causa crollo della moderna struttura sospesa del Ponte Tibetano (2/12/16).
001g – 001h – 001i – La Fonte Sodo dei Conti, modernamente sistemata, si trova lungo la Pista del Lupo, Sent. GEA SOFT 00, che ricalca l’antico tracciato della Via Flaminia Minor. Da qui nasce il ramo più elevato del Fosso del Satanasso, affluente del Fosso di Pian del Grado che, confluendo a Celle con il Fosso Bidente delle Celle, dà origine al Fiume Bidente delle Celle (21/06/11 – 27/09/11).
001l/001o – Il primo tratto del ramo del Fosso del Satanasso sgorgante dalla Fonte Sodo dei Conti si diparte piuttosto tranquillo e, in primavera ospita una cospicua fioritura di Caltha palustris, Calta palustre, Ranuncolacea che cresce lungo sponde di ruscelli ed acquitrini in quasi tutta Italia, ma rarissima nel Parco salvo pochi ambienti umidi.
001p – Tra il disordine vegetazionale si distingue a fatica la confluenza del Fosso del Satanasso nel Fosso di Pian del Grado, presso il Seccatoio (6/12/16).
001q – Schema di mappa con tracciato del Sentiero del Satanasso e posizione del Ponte Tibetano (desunti da rilevazioni GPS), con evidenziazione del reticolo idrografico. La toponomastica in parte rievoca quella in uso nel XIX sec.
001r - Neografia da una rara vista aerea della Giogana, contenuta in un manifesto del Parco delle Foreste Casentinesi esposto presso il Centro Visite di Campigna, incentrata sull’area dell’antica Bandita di Campigna, incisa dal Fosso dell’Abetio, tra la sequenza dei poggi gemelli del Palaio e il complesso del Falterona. L’area presenta un’ampia parte con tratti più dolci o in contropendenza a formare una sorta di amplissimo altopiano, che si affaccia verso settentrione delimitato dalla caratteristica ed evidente sequenza di quattro poggi, oggi ricoperti dalla lussureggiante Abetina di Campigna. Dalle descrizioni documentali e cartografiche dei confini della Bandita i toponimi antichi di detti poggi, procedendo da Poggio Martino (1535 m), sono Zaccagnino (1342 m), di Mezzo (1281 m), Palaio (il più ampio, 1257 m) e delle Secchete (1231 m). Oggi nelle mappe si ritrova solo il Palaio posizionato in luogo di quello già delle Secchete (la quota corrisponde).
001s – Dalla S.F. di Giogo di Castagno, nell’area dell’alto bacino del Satanasso, scorcio della Costa Poggio dell’Aggio Grosso che lo delimita proiettandosi verso la Valle del Bidente delle Celle (30/10/14).
002a – 002b – L’innesto del sentiero sulla S.F. di Giogo di Castagno si presenta particolarmente agevole e insolitamente facilitato (31/10/17).
002c/002h – La vigorosa abetina della zona di origine delle ramificazioni del Fosso dell’Orticaio e il Fosso del Barbicaio, oggi del Tricerone, con le balze che delimitano il bacino del Fosso di Pian del Grado, del quale i due fossi dalle antiche denominazioni costituiscono affluenti di origine insieme ai Fossi di Sodi e delle Secchete (31/10/17).
002i – 002l – 002m – La Costa Poggio dell’Aggio Grosso, proiettandosi nella Valle delle Celle, delimita da oriente il bacino del Fosso di Pian del Grado costituendo dall’antichità anche sede di agevole percorrenza, in tal senso il toponimo si può intendere come suffisso derivativo da “passaggio” tale da consentire il transito di grosse pezzature di legname (31/10/17).
002n/002q – Il crollo di ampia parte di un tratto già strettissimo della Costa Poggio dell’Aggio Grosso rende pronosticabile la prossima interruzione del Sentiero del Satanasso a breve distanza dal suo inizio (31/10/17).
002r/002v – Un’ampia sella della Costa Poggio dell’Aggio Grosso era anticamente denominata Pianellone; qui il tracciato viario disegna un tornante spostandosi sull’altro versante (31/10/17).
003a/003i – La Costa divide il bacino del Fosso di Pian del Grado da quello del Satanasso, che è suddiviso in due rami a loro volta particolarmente ramificati; qui il ramo occidentale in secca per l’epocale criticità meteorologica ottobrina (31/10/17).
003l/003q - Il ramo principale del Fosso del Satanasso ha origine dalla Fonte Sodo dei Conti, la più elevata del Parco delle Foreste Casentinesi (1605 m); anticamente questo ramo era detto delle Palestrine (31/10/17).
004a – 004b – 004c – La dorsale che si stacca da Poggio Martino divide i Fossi del Satanasso e delle Capanne, già delle Capanne vecchie, anch’esso molto ramificato (31/10/17).
004d/004l – I rami del Fosso delle Capanne o Capanne vecchie (31/10/17).
004m – Dall’antico sopracitato Poggio Zaccagnino si staccano alcune dorsali che dividono i Fossi delle Capanne e dell’Ortaccio (di cui alla foto), e questo dal Fosso di Poggio Rabio (31/10/17).
004n/004t – Anche il Fosso dell’Ortaccio presenta due diramazioni che attraversano una zona anticamente detta Sodino, evidentemente riconquistata dalla rigogliosa abetina (31/10/17).
005a/005i – Un’altra dorsale che si stacca da Poggio Zaccagnino divide i Fossi dell’Ortaccio e di Poggio Rabio, presentando contrastanti caratteri morfologici, con tratti di ampie selle e creste scoscese, comunque segnate da trascorsi di utilizzo tra cui un Capanno di Sodino, c.d. per la prossimità con l’area sopracitata (31/10/17).
005l/005r – Scoscesi ed pressoché intransitabili versanti separano le ramificazioni del Fosso di Poggio Rabio (la cartografia ottocentesca qui mostra infatti un’interruzione viaria) ed il collasso della moderna passerella del Ponte Tibetano, che attraversava un ramo in sx idrografica, interrompe il Sentiero del Satanasso, salvo affrontare una deviazione più a valle eventualmente nell’alveo del fosso. È consigliabile giungervi dalla S.P. 4 del Bidente (8/04/17 - 31/10/17).
006a/006h – Oltre il Ponte Tibetano ripidi costoni percorribili con difficoltà separano altri rami in sx idrografica del Fosso di Poggio Rabio (8/04/17).
006i/006o – Impervie gradonate costituiscono l’area di origine del ramo principale del Fosso di Poggio Rabio, affluente del Fosso di Coloreta, attraversabile a guado. In base alle mappe del sec. XIX questo fosso probabilmente era un ramo del Fosso della Ripa della Donna, di cui più avanti (8/04/17).
006p/006t – Il versante occidentale e il crinale di Ripa la Donna delimitano in dx idrografica il bacino del Fosso di Poggio Rabio (8/04/17).
007a – 007b - 007c – Il Fosso della Ripa della Donna oggi è il Fosso di Coloreta 8/04/17).
007d – 007e – 007f – Scorci del versante in dx idrografica del Fosso della Ripa de la Donna e di un suo ramo secondario (8/04/17).
007g/007m – I versanti e il crinale delle Secchete (8/04/17).
007n/007r – Il bacino idrografico del Fosso delle Secchete, anticamente dell’Inferno, si sviluppa tra i canaloni compresi tra Poggio Palaio in dx idrografica e quello anonimo adiacente in sx (se si guarda alla toponomastica in uso nel XIX sec. però occorre invertire i toponimi, con Poggio delle Secchete in dx idrografica e Poggio Palaio in sx), con ramificazioni che si diramano anche dalla dorsale di Omo Morto. Un ramo accompagna fino alla caratteristica incisione dove transitava l’antica Stratam magistram, di frequentazione preromana, poi strada maestra romagnola o Via Romagnola, che iniziava a Galeata, oggi sentiero 289 CAI (8/04/17).
007s – 007t - 007u – Il sito di Omo Morto ricade nella dorsale che da Costa Poggio dei Ronchi risale fino a Poggio Palaio, la cui cresta dal 1865 costituì confine dei possedimenti di Leopoldo II, quando acquisì personalmente gran parte delle foreste granducali, come ricordano ancora diversi cippi (8/04/17).
008a – 008b - 008c – Il ramo del Fosso delle Secchete che nasce da Omo Morto, le cui pendici si vedono nelle foto verso monte (8/04/17).
008d – L’innesto dello stradello che collega la S.P. n.4 del Bidente con il Sentiero del Satanasso (8/04/17).