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Ponte Tibetano

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : ponte
Altezza mt. : 1160
Coordinate WGS84: 43 52' 53" N , 11 43' 57" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (8/11/2017)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico. Tra essi, il contrafforte principale che divide il Rabbi dal Bidente si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando subito i Monti Guffone e della Fratta. Presso l’Avòrgnolo si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val Bonella e Val di Noce e disegna quell’arco di rilievi che delimitano il versante sx della Valle del Fiume Bidente delle Celle e costringono il fiume a riunificarsi con il Bidente di Campigna presso Lago, contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo.

Anche il bacino idrografico del Bidente delle Celle mostra una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante orientale appare frastagliato mentre i versanti occidentali o prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In questo contesto alcuni aspetti geologici si evidenziano per rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio e contribuendo a disegnare il paesaggio: catalogati come Geositi, essi sono le Ripe Toscane, Le Mandriacce, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado e il Fosso del Satanasso, che mostra un tratto vallivo profondamente incassato ed affiancato da ripide pareti rocciose, caratterizzato da morfologie da erosione come cascate e marmitte dei giganti su potenti stratificazioni marnoso-arenacee giacenti a reggipoggio, interessando uno dei tratti più impervi del versante appenninico, inciso da una successione di profondi canaloni che si sono generati tra le pieghe montane di Poggio Piancancelli, Monte Falco, Poggio Martino, Poggio Zaccagnino, Poggio di Mezzo, Poggio Palaio e Poggio delle Secchete, regimanti un reticolo dei Fossi, del Satanasso, delle Palestrine, dell’Ortaccio, di Poggio Rabio o Robio ramo già detto della Ripa della Donna, delle Capanne o Capanne vecchie, di Coloreta anch’esso altro ramo del già detto della Ripa della Donna e delle Secchete già dell’Inferno. Se la Fonte Sodo dei Conti, la più elevata delle Foreste Casentinesi (1605 m), che sgorga dal versante orientale del M. Falco dando origine al ramo principale del Fosso del Satanasso è rasentata dalla Pista del Lupo, Sent. GEA SOFT 00 e confine regionale, ricalcante l’antico tracciato della Via Flaminia Minor, utilizzata dalle legioni romane per valicare l’Appennino al fine di sottomettere Celti, Liguri e Galli Boj che stanziavano nella pianura padana, anche quelle dorsali che si staccano dai rilevi citati, variamente caratterizzate per morfologia e sviluppo, erano risalite da stretti ed impervi percorsi di crinale utilizzati per le attività boschive, che andavano a raggiungere la viabilità barrocciabile che, ancora oggi in uso, attraversava la Bandita di Campigna (Strada di Fonte al Bicchiere, La Stretta), come ben rappresentato nella cartografia storica e, in particolare, nella Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze, datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha. Un sentiero che in parte ricalca percorsi di antica frequentazione e che l’andamento spesso complanare porta ad una rappresentazione cartografica particolarmente sinuosa per il continuo susseguirsi di creste e incisioni che ne determinano il tracciato, è oggi noto agli escursionisti come il Sentiero del Satanasso che, se fosse ancora utilizzabile il Ponte Tibetano, sarebbe interamente percorribile dall’innesto presso la S.P. 4 del Bidente fino alla S.F. di Giogo di Castagno poco sotto Pian delle Fontanelle, attraversando l’intero reticolo idrografico. Il ponte, onorato come toponimo in alcune edizioni di cartografia escursionistica, fino al cedimento era una struttura moderna ormai giacente nell’alveo di un ramo di origine del Fosso di Poggio Rabio, realizzata per creare un collegamento altrimenti impossibile, infatti non preesistente, costituita, nomen omen, da una passerella in legno irrigidita da traverse metalliche e sospesa tramite tiranti a due cavi laterali fungenti contemporaneamente da tiranti di sostegno e da mancorrenti. La passerella era posta ad una quota di circa 100 m inferiore rispetto alla sella tra Poggio Zaccagnino e Poggio di Mezzo, dove nasce il fosso che, confluendo con il Fosso della Ripa della Donna, dà origine al Fosso di Coloreta. Alcuni oronimi e idronimi citati, probabilmente ormai dimenticati, erano in utilizzo nel XIX sec., con alcune difficoltà interpretative dovuta alla rappresentazione grafica.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati. Ulteriori informazioni riguardo i geositi si trovano sul sito dedicato della Regione Emilia-Romagna.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

M. Massaini, Alto Casentino, Papiano e Urbech, la Storia, i Fatti, la Gente, AGC Edizioni, Pratovecchio Stia 2015;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Itinerari Geologico-Ambientali, Carta Geologica del Parco, Regione Emilia-Romagna, Parco delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link:http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;

Link:www.imagotusciae.it.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Il Ponte Tibetano è raggiungibile dalla S.P. n.4 del Bidente, circa 2 km da Campigna, percorrendo circa 2,5 km di tortuoso sentiero non segnalato. Dalla S.F. di Giogo di Castagno (vi si giunge tramite la S.P. n.94 del Castagno dal Passo della Calla) l’innesto è poco visibile e il tragitto per il ponte è di 4 km. a metà percorso si attraversa il Fosso del satanasso. Il sentiero, per escursionisti esperti, è riportato in alcune edizioni di cartografia escursionistica.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
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001a/001d – Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI) a SO di Poggio Bini, mentre i venti meridionali respingono l’incombente fronte nuvoloso, si abbraccia il versante vallivo dai pressi dell’origine del F.so Bidente, prima che diventi fiume, potendo avere una contestualizzazione dei siti dell’Alta Valle di Celle, tra cui si nota il bordo della conca che ospita Pian del Grado, caratterizzato da un’area spoglia e in erosione seguita da un’abetina da rimboschimento. Poggio Bini rappresenta il punto di vista ottimale per l’osservazione di uno dei tratti più impervi del versante appenninico, dove sono evidenti le incisioni dei principali fossi. È approssimativamente posizionato il Ponte Tibetano, posto su uno dei rami di origine del Fosso di Poggio Rabio, 100 m più in basso della sella tra Poggio Zaccagnino e Poggio di Mezzo (16/04/16).

001e – 001f – Confronto tra schemi da mappa di metà del XIX sec., con probabile collocazione della passerella moderna dove si interrompeva la via impedita dall’impraticabilità del sito, e da mappa di fine del XX sec. con evidenziazione del reticolo idrografico e della sentieristica; dalla mappa antica è ripresa la toponomastica allora in uso.

001g/001v – Il ramo in sx idrografica del Fosso di Poggio Rabio con i resti della passerella del Ponte Tibetano, Qui si interrompe il Sentiero del Satanasso, salvo affrontare una deviazione più a valle eventualmente nell’alveo del fosso. È consigliabile giungervi dalla S.P. n.94 del Castagno (8/04/17).

001x – 001y – Neografie pittoriche da foto reperibili on-line, risalenti ad alcuni anni fa quando la passerella era ancora utilizzabile.

002a – 002b - 002c – Il ramo del Fosso di Poggio Rabio a monte della passerella (8/04/17).

002d/002h – Ripidi costoni percorribili con difficoltà separano i rami di origine del Fosso di Poggio Rabio (8/04/17).

002i/002o – Impervie gradonate costituiscono l’area di origine del ramo principale del Fosso di Poggio Rabio, affluente del Fosso di Coloreta, attraversabile a guado. In base alle mappe del sec. XIX questo fosso probabilmente era un ramo del Fosso della Ripa della Donna, di cui più avanti (8/04/17).

002p/002y – Il versante occidentale e il crinale di Ripa la Donna delimitano in dx idrografica il bacino del Fosso di Poggio Rabio (8/04/17).

002z – L’innesto dello stradello che collega la S.P. 4 del Bidente con il Sentiero del Satanasso (8/04/17).

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