Le Cullacce
Testo di Bruno Roba (16/07/2018)
Inizio: Il Poggione Quota 1432 – Sviluppo: Sella principale Quota 1075 - Strada delle Cullacce Quota 1035 –Termine: Fosso del Fiumicino Quota 892
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico. Il contrafforte principale, che divide il Fiume Rabbi dal Bidente, si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando subito i Monti Guffone e della Fratta. Il contrafforte secondario che si stacca dal gruppo del Monte Falco, inizialmente poco riconoscibile, transita dalla conca dei Fangacci e si dirige verso Poggio Palaio, digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi, come crinale di Corniolino risale verso il Monte della Maestà trovando gli insediamenti difensivi e residenziali-religioso-ospitalieri del Castellaccio e di Corniolino, quindi termina a Lago non prima di aver diviso le Valli del Bidente delle Celle e del Bidente di Campigna.
Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In gran parte fanno parte di quelle aree montane anticamente note come alpe del Corniolo, o selva del Castagno, e selva di Casentino ovvero di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli che, dopo la confisca del vasto feudo forestale da parte della Repubblica di Firenze a danno dei conti Guidi, tra il 1380 e il 1442, furono donate (il termine contenuto in atti è “assegnato in perpetuo”; A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 15-16, cit.) all’Opera del Duomo di Firenze la quale, per oltre quattro secoli, si riservò il prelievo del legname da costruzione e per le forniture degli arsenali di Pisa e Livorno, di quelli della Francia meridionale oltre che per l’ordine dei Cavalieri di Malta. Forniture riguardarono anche il mercato romagnolo utilizzando il Bidente per il trasporto. Nei secoli successivi, il depauperamento per i tagli, legittimi ed abusivi, anche conseguenti alla progressiva antropizzazione del territorio con incremento di appoderamenti per colture e pascoli realizzati con la pratica del ronco, portò la foresta a ridursi alle zone più impervie delle testate vallive. Fino all’ultimo dopoguerra anche i tratti più impervi del versante appenninico, spesso percorribili solo a piedi o con bestie da soma, ma ricchi di legname di pregio anche economico, furono oggetto di prelievo indiscriminato: «[…] gli impluvi esistenti, con pendenza in genere superiore al 100%, venivano spesso trasformati in veri “canali di scivolamento” di tronchi (chiamati appunto “canaiole”), con grave danno per il legname, per il suolo e per la vegetazione. Anche la riattivazione di piste forestali di alta pendenza, genera il pericolo più o meno grave d’inizio di fenomeni erosivi e di piccole frane provocate dalle acque correnti.» (P. Bronchi, 1985, p. 111, cit.). Solo con l’abbandono della montagna nel secondo dopoguerra, constatata l’impossibilità politica ed economica del sostegno di forme di agricoltura basate sull’autoconsumo, si rese possibile perseguire obiettivi di conservazione degli habitat naturali. Le aree montane dell’alta valle del Bidente e vaste aree submontane, oltre ad altre adiacenti al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, in gran parte di proprietà demaniale, si trovano così oggi inserite nella rete Area Natura 2000 con tre siti uno dei quali, la Foresta di Campigna - Foresta la Lama - Monte Falco, è uno dei più importanti e studiati della regione, santuario della conservazione naturalistica a livello nazionale e internazionale che comprende la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, caratterizzato dalle foreste millenarie di Faggio e Abete bianco, dai vaccinieti e praterie secondarie con relitti alpini di grande significato fitogeografico, gli unici dell'Appennino romagnolo, e da alcune specie mediterraneo-montane, alcuni dei primi e le seconde rispettivamente al limite meridionale e al limite settentrionale del loro areale distributivo, che ricoprono quasi fino in vetta il tetto della Romagna.
Nel descritto ambito ricade anche quella parte del bacino del Bidente di Campigna, ricoperto dalla Foresta di Campigna, profondamente inciso da un reticolo idrografico maggiormente sviluppato in dx idrografica dell’asta fluviale principale, costituito dai Fossi: dell’Antenna, delle Bruciate, della Corbaia, della Ghiraia, della Ruota, della Fonte del Raggio già della Fonte del Raggiomozzo, delle Cullacce, della Porta, di Ricopri e di Poggio Scali, aventi origine dallo spartiacque appenninico. I Fossi di Poggio Scali e di Ricopri costituiscono nell’ordine le sezioni più alte del Fosso del Fiumicino, uno dei maggiori affluenti del Bidente grazie anche ai contributi dei citati Fossi della Porta, delle Cullacce e della Fonte del Raggio. Questi due ultimi, insieme ai Fossi della Ghiraia e della Ruota, separano tre imponenti dorsali che si staccano dallo spartiacque, in particolare dalle varie cime, pieghe e versanti in cui si articola Il Poggione, già Poggio Seghettino (toponimo in uso nel XIX sec.), caratterizzando l’alta Valle di Campigna: la Costa di Poggio Termini, già Poggio alla Ghiraia, Crino delle Mandre (O. Bandini G. Casadei, G. Merendi, 1986, p. 116, cit.) e forse anche già Raggio Lungo, la Costa Poggio del Ballatoio, forse già Poggio Piano, e Le Cullacce, già Culacce (ma forse solo per errore di scrittura contrattuale, v. poi) le prime con prevalente sviluppo N, la terza con prevalente declinazione E-NE, che va a terminare alla confluenza tra l’omonimo fosso, sua delimitazione meridionale, ed il Fiumicino, che qui nasce costituendone il limite NE, mentre un tratto alto del Fosso della Fonte del Raggio ne costituisce la delimitazione settentrionale. Alle caratteristiche morfologiche della serie di canaloni prossimi alla verticale, oggi Ripe di Pian Tombesi, ma ancora nell’800 detti Le Cullacce, che incidono la parete settentrionale dello spartiacque appenninico parte della Bastionata di Campigna, ma forse anche alla sequenza di sellette, che si interrompono bruscamente con un precipizio, anch’esse caratterizzanti la morfologia della dorsale nel suo sviluppo (se ne contano almeno quattro maggiori), si deve il toponimo dall’assonanza dispregiativa ma anche esorcistica a fronte della natura maligna. In considerazione del contenuto informativo intrinseco della toponomastica e delle designazioni cartografiche, la compilazione della cartografia storica fa propendere per la prima ipotesi interpretativa, mentre la disposizione scritturale di quella moderna con evidenza privilegia la seconda. Per precisione morfologica, la dorsale al suo termine tende ad aprirsi a delta (forse una diramazione era detta Costa del Raggio Mozzo) ma, la sua rinomata sella maggiore, distinguibile anche da una visione panoramica, sostanzialmente corrisponde alla porzione delimitata dalla turistica e frequentatissima Strada Vic.le delle Cullacce, che la aggira a mezzacosta ricalcando un’antica pista forestale che, pressoché complanare, raggiungeva Campigna mentre un tracciato prioritario di esbosco collegava direttamente con il Passo della Calla (oggi Sent. 241 CAI). Forse di minore rilievo economico-forestale ma di grande interesse ambientale, anche il Sentiero delle Cullacce risale ancora ben tracciato la dorsale in prossimità del suo crinale, spostandosi spesso di versante per aggirare i picchi delle sellette, fino a divenire di mezzacosta nel tratto più elevato quando, ormai ampia pista, punta verso Pian delle Carbonaie (1340 m), sulla Giogana. Interessante ritrovare la rappresentazione di questi luoghi nella cartografia storica, tra cui la Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze (datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha) ed il Catasto Toscano del 1826-34, e la loro descrizione nei documenti conservati nell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze. Una relazione di funzionari dell’Opera sulle caratteristiche dei possedimenti romagnoli, risalente al 1652, precisa tra l’altro: «La terza parte delle selve dell’Opera succede sotto Campigna a levante e contiene il Raggio Lungo e la Volta al Nasso con la Corbaia a ponente e le Coste del Cadutone a levante. Più la Raggio Mozzo, le Tavolaccie, il Crocicchio, Poggio Piano, Palestrina, Sega di Mezzo, Sega di Sotto, Ricuopri e sul Poggio di Ricuopri il Pianaccio, del Diaccione e la Cerracchiaia con le Carbonaie e la Berceta e finalmente l’Albereta» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 267, cit.). Il Contratto livellario del 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli riporta la composizione dei terreni: «Una vasta tenuta di terre nell’indicata comunità di Premilcuore […] descritta in appresso […] composta dei seguenti terreni cioè: […] 5° Un tenimento di terre abetate, faggiate, pasturate, trafossate e ripate, di staia 200 circa coi vocaboli di Coste del Pentolino e Ripa della Docciola. 6° Un tenimento di terre macchiate, abetate, faggiate, pasturate, trafossate, di staia 200 circa col vocabolo di Culacce. […] 12° Un tenimento di terra macchiata, abetata, faggiata e diversamente frascata, di staia 400 circa col vocabolo di Costa del Raggio Mozzo. […] 15° Un tenimento di terra abetata, faggiata, frascata di staia 500 circa col vocabolo di Raggio Lungo.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 476-477, cit.). “Raggio” era il “vocabolo” spesso utilizzato per i crinali, quando caratterizzati da una morfologia sostanzialmente lineare tale da costituire asse caratterizzante il territorio ed utile alla sua percorrenza; in passato li risalivano stretti ed impervi percorsi utilizzati a scopo militare, per transiti commerciali e per le attività boschive. L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha infatti avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio: «[…] in antico i movimenti delle popolazioni non avvenivano “lungo le valli dei fiumi, […] bensì lungo i crinali, e […] una unità territoriale non poteva essere una valle (se non nelle Alpi) bensì un sistema montuoso o collinare. […] erano unità territoriali il Pratomagno da un lato e l’Appennino dall’altro. È del tutto probabile che in epoca pre-etrusca esistessero due popolazioni diverse, una sul Pratomagno e i suoi contrafforti e un’altra sull’Appennino e i suoi contrafforti, e che queste si confrontassero sulle sponde opposte dell’Arno […].» (G. Caselli, 2009, p. 50, cit.). Viene ricordato che, ancora «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, in G.L. Corradi, a cura di, 1992, p. 32, cit.). In particolare, se la Costa di Poggio Termini, la Costa Poggio del Ballatoio, e Le Cullacce sono state fittamente percorse e attraversate da piste e sentieri di cui rimangono evidenti tracce, la loro inospitalità ha impedito l’insediamento abitativo, per cui le uniche costruzioni di cui esiste resto o memoria sono o erano essenzialmente funzionali al ricovero dei boscaioli. Oltre alla citata Casetta, negli scorsi Anni ’80 ancora si contavano un Rifugio Renzo lungo la pista in sx del Bidente tra il ponte in legno sotto Villaneta e Case di Sotto, e un Rifugio del Raggio, posto lungo la Strada delle Cullacce a 200 m dall’omonima Fonte (O. Bandini G. Casadei, G. Merendi, 1986, p. 116-117, cit.).
Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Campigna e/o relative a monti e insediamenti citati.
N.B.: - In base alla cartografia storica il Fiumicino, detto anche Fosso di Ricopri, avrebbe origine dalla confluenza tra il Fosso del Canale del Pentolino, di fatto un’ampia ramificazione generata dalle Ripe di Scali, ed il Fosso delle Cullacce, con cui nel XIX secolo era detto l’intero Fosso della Porta; quest’ultimo c.d. in base alla CTR ed al catasto moderno, mentre il Cullacce ne costituirebbe solo il ramo confluente presso il termine della nota Strada Vic.le delle Cullacce, a 5,4 km da Campigna, sul confine della Riserva Integrale di Sasso Fratino. Per alcuni è il Fosso Porta Cullacce (cfr.: O. Bandini, G. Casadei, G. Merendi, 1986, p. 119, cit.). Rispetto alla confusione moderna degli idronimi, fa chiarezza la Carta della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino (A. Bottacci, 2009, p.27, cit.), in base alla quale il Fosso delle Cullacce corrisponde a quello del XIX secolo e il Fosso del Fiumicino ha appunto origine dalla confluenza tra esso e il Fosso di Ricopri, che ivi termina mentre la sua parte più alta è il Fosso di Poggio Scali, nascente dalle Ripe di Scali, ed il Canale del Pentolino è solo il suo notissimo e precipitoso ramo. Secondo quest’ultima e precisa carta, il Fosso della Porta nasce, ovviamente, dalle ripe dette La Porta, comprese tra quelle di Scali e le Ripe di Pian Tombesi.
- Il Poggione è un rilievo dello spartiacque appenninico articolato in almeno tre vette riconoscibili oscillanti tra i m 1407 – 1424 – 1432 ma, la tabellazione relativa alla quota 1424 a suo tempo venne installata, alla quota 1398, nel sito del poggio minore anziché in quello previsto ed intermedio, benché entrambi attraversati dalla Giogana, mentre il poggio maggiore viene rasentato sul versante toscano ma è ben osservabile da remoto anche dal versante romagnolo.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
O. Bandini, G. Casadei, G. Merendi, L’Alto Bidente e le sue valli, Maggioli Editore, Guide Verdi, Rimini 1986;
A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;
P. Bronchi, Alberi, boschi e foreste nella Provincia di Forlì e note di politica forestale e montana, C.C.I.A.A. di Forlì (a cura di), Nuova Cappelli, Rocca S. Casciano 1985;
G. Caselli, Il Casentino da Ama a Zenna, Accademia dell’Iris - Barbès Editore, Firenze 2009;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
A. Di Girolamo, Alberi che toccano il cielo, Strada delle Cullacce, Campigna, Quaderno del Parco delle Foreste Casentinesi, Pratovecchio Stia 2015;
A. Fatucchi, La viabilità storica, in: AA. VV., Il Casentino, Octavo Franco Cantini Editore – Comunità Montana del Casentino, Firenze – Ponte a Poppi 1995;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Foreste Casentinesi, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
La Strada delle Cullacce conduce da Campigna ad intersecare la costa omonima alla quota 1038, quando la aggira disegnando un’ampia “U” al termine dei 5 km del suo sviluppo. Qui una evidente traccia di sentiero risale agevolmente raggiungendo presto la sella più ampia alla quota 1075. Il Sentiero delle Cullacce, prevalentemente a fianco del crinale, prosegue senza incertezze (bolli rossi) sullo sviluppo della dorsale divenendo poi pista di mezzacosta alle quote maggiori nel dirigersi verso Pian delle Carbonaie, sulla Giogana (km 2,200 – quota 1340 m), a 700 m dal Passo della Calla (WGS84 43° 51’ 29” N / 11° 45’ 4” E). La cartografia disponibile non riporta il tracciato. Dal citato tornante la Strada delle Cullacce in 400 m conduce al confine della Riserva di Sasso Fratino, qui delimitata dal Fosso delle Cullacce, fiancheggiato da un ulteriore tratto di sentiero fino alla confluenza con il Fosso di Ricopri che darà origine al Fosso del Fiumicino.
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001a – 001b – 001c - Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI), sul contrafforte principale dai pressi del M. dell’Avòrgnolo, le giornate nuvolose consentono di avere senza controluce una vista dall’alto della dx idrografica della Valle del Bidente di Campigna, per la parte che emerge oltre il Crinale del Corniolino ed il M. della Maestà, dalla morfologia fortemente caratterizzata dallo sviluppo delle dorsali che la compenetrano, P.gio Capannina-P.gio Ricopri-P.gio di Montali e, in sequenza, Coste delle Cullacce, di Poggio del Ballatoio e di Poggio Termini, che si distaccano dalla Bastionata di Campigna (23/11/16).
001d – 001e – 001f - Il panorama che si apre da Poggio Sodo dei Conti sui rilievi dell’Appennino romagnolo evidenzia il susseguirsi di dorsali e contrafforti che si sviluppano con sequenziale parallelismo. In p.p. si evidenzia la continuità morfologica tra il primo tratto del contrafforte secondario e il primo tratto della dorsale che vede l’allineamento Poggio della Serra-Poggio Capannina-Poggio Ricopri, la cui asimmetria delle giaciture dell’ambiente marnoso-arenaceo, pressoché parallelo allo spartiacque principale, pare dovuto a dislocazioni recenti lungo fratture sub verticali ipotizzabili anche per il Monte Penna, o Pian Tombesi sul versante toscano. Tale dorsale costituisce il versante dx dell’incisione torrentizia F.so del Fiumicino-F.so di Ricopri-F.so di Poggio Scali, mentre sull’altro versante si possono notare le pieghe montane delle Coste Poggio Termini, Poggio del Ballatoio e Le Cullacce (22/12/11).
001g/001p - La S.P. 4 del Bidente offre molteplici panoramiche e scorci del versante dx della valle del Bidente e delle dorsali che la compenetrano, così ben distinguendo le Coste delle Cullacce e di P.gio del Ballatoio nel distaccarsi dalla biforcazione della vetta principale del Poggione, sullo spartiacque appenninico, e di P.gio Termini dalla vetta minore, alla quale è collegato da una selletta formata con la prominenza di un poggetto. Tra Il Poggione e P.gio Pian Tombesi si nota il profilo quasi orizzontale del Raggio Lungo col suo rilievo intermedio (26/03/12 – 11/02/16 – 20/05/18).
001q/001z - Prima da monte di S. Paolo in Alpe poi dal crinale che delimita la valle del Fosso di Ristèfani, si nota lo sviluppo dallo spartiacque appenninico delle Coste di P.gio Termini, di P.gio del Ballatoio e delle Cullacce, in parte occultato dalla dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montali; l’ultima foto è relativa alle Cullacce (25/04/18).
001za – 001zb – 001zc - Viste con indice fotografico evidenziante rilievi e corsi d’acqua in questione; NB. Le Cullacce è anche il toponimo antico delle Ripe di Pian Tombesi .
002a/002f - Da Poggio Ricopri si aprono viste panoramiche da oriente verso lo spartiacque tosco-romagnolo ed il distacco delle Coste delle Cullacce (verso l’osservatore) e di P.gio del Ballatoio dal corrispondente versante del Poggione maggiore, mentre compare il profilo di P.gio Termini nel distaccarsi dalla selletta creata tra i due poggetti minori (16/11/16).
002g/002k – Dal limite occidentale della vetta di P.gio Capannina, Le Cullacce appaiono molto vicine ma prospetticamente contratte, mentre si nota la biforcazione che determina una morfologia piramidale, che sulla dx dovrebbe corrispondere alla Costa del Raggio Mozzo, così come l’incisione è quella del Fosso della Fonte del Raggio Mozzo; più oltre appaiono i profili paralleli delle Coste di P.gio Termini e di P.gio del Ballatoio (2/06/18).
002l – Da Val di Covile si apre un ristretto scorcio sulla valle del Fiumicino e le Coste delle Cullacce e P.gio del Ballatoio, che vi convergono (6/04/16).
002m – 002n - Dal versante meridionale di Poggio Capannina si aprono suggestivi scorci sulle Ripe dello spartiacque appenninico (de La Porta e di Pian Tombesi), qui in particolare sull’incisione del Fosso delle Cullacce, delimitato in sx idrografica dall’omonima Costa che, a quota 1025-38 m (di poco superiore al punto di ripresa fotografica) viene attraversata dalla famosa strada turistico-forestale proveniente da Campigna (8/05/18).
002o – 002p – 002q - Schemi di mappa da cartografia storica (1850 - 1937) e da cartografia moderna, con evidenziati gli assetti insediativi, idrografici e morfologici della vasta area compresa tra lo spartiacque e la dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montale; negli schemi delle mappe storiche la toponomastica riprende anche come scrittura quella originale.
002r – Il tracciato del Sentiero delle Cullacce; la numerazione 1, 2, 3, 4, indica le principali selle che probabilmente hanno determinato la formazione del toponimo, benché storicamente esso era attribuito alle caratteristiche incisioni delle odierne Ripe di Pian Tombesi.
002s/002z – Il Poggione è un complesso di tre poggi sulla Giogana, da cui si distaccano le Coste di Poggio Termini, di Poggio del Ballatoio e delle Cullacce: da quello centrale, il più alto, si distaccano Le Cullacce. Le prime due foto, oltre al distaccarsi della costa, riguardano anche il primo impluvio del ramo orientale del Fosso della Ruota; l’ultima, il versante opposto con il primo impluvio del Fosso delle Cullacce (19/06/18 – 9/07/18).
003a – 003b – 003c – Pian delle Carbonaie, sulla Giogana; a dx si stacca il Sentiero di Scodella, a sx il Sentiero delle Cullacce, di cui si vede un suo primo ampio tratto (19/06/18).
003d – Il Sentiero delle Cullacce allo scavalco della Costa di Poggio Termini (19/06/18).
003e - 003f – 003g – Il ramo orientale del Fosso della Ruota che in quota separa la Costa Poggio del Ballatoio dalle Cullacce (19/06/18).
003h – 003i – 003l - Il tratto alto della Costa delle Cullacce (19/06/18).
003m – 003n – L’ultimo tratto quasi complanare del sentiero si dirige verso il fosso omonimo mostrando, nell’interrompersi, tracce di vecchie sistemazioni (19/06/18).
003o – 003p – 003q – Il Fosso delle Cullacce costituisce il comunque invalicabile confine dell’impenetrabile Riserva di Sasso Fratino (infatti il sentiero diventa impercettibile traccia di ungulati) oltre che delimitare la Costa delle Cullacce (19/06/18).
003r/003u – Il Sentiero delle Cullacce comincia la sua ripida discesa spostandosi sull’altro versante della costa, delimitato da un ramo del Fosso della Fonte del Raggio mozzo (19/06/18).
004a – 004b – 004c – Intorno alla quota 1237 si trova la prima grande sella, n. 1 nella mappa, che si interrompe bruscamente obbligando il sentiero al cambio di versante (19/06/18).
004d – 004e – Si rasenta una selletta minore quindi si attraversano ciclopici frammenti erratici di rocce marnoso-arenacee (19/06/18).
004f/004i - Intorno alla quota 1132 si trova la seconda grande sella, n. 2 nella mappa, che si interrompe bruscamente in un suggestivo paesaggio di cui è inimmaginabile l’evoluzione tettonica (19/06/18).
004l – 004m – 004n – Il sentiero scende ad attraversare il paesaggio geologico (19/06/18).
004o – 004p – 004q - Intorno alla quota 1097 si trova la terza grande sella, n. 3 nella mappa (19/06/18).
004r/004z – Alla terza sella segue un restringimento di crinale che obbliga ad un interessante percorso di cresta, tra l’altro notando la presenza sul bordo di un grande e contorto Tasso (Taxus baccata) (19/06/18).
005a/005i – La quarta sella delle Cullacce (1075 m) è la principale, che determina la particolare morfologia panoramicamente evidente (8/05/18).
005l – 005m – 005n – Anche l’ultima sella termina con tratti impervi, cui segue una selletta interrotta da un tornante della strada delle Cullacce (8/05/18).
005o/005s – Verso Campigna la strada taglia il versante NO delle Cullacce, dove sgorga la Fonte del Raggio (mozzo) inciso dai rami dell’omonimo Fosso (19/06/18).
006a – 006b – Il sentiero abbandona la strada e attraversa il ripido pendio verso il Fosso delle Cullacce (8/05/18).
006c/006g – L’ultimo tratto della Strada delle Cullacce attraversa il versante SE della Costa raggiungendo il Fosso omonimo presso uno dei quattro insuperabili accessi alla Riserva di Sasso Fratino, appositamente tabellato (8/05/18).
006h – 006i – 006l – Il Sentiero delle Cullacce segue il suo fosso con suggestivi scorci sul versante opposto, inciso dai suoi strapiombanti affluenti, prevalentemente impercorribile indipendentemente dai divieti (8/05/18).
006m – 006n – 006o – La Costa delle Cullacce termina alla confluenza tra il suo fosso e il Fosso di Ricopri, che danno origine al Fosso del Fiumicino (8/05/18).