Costa di Poggio Termini
Testo di Bruno Roba (18/07/2018)
Inizio: Il Poggione, Quota 1398 – Sviluppo: Strada delle Cullacce, Quota 1041 –Termine: Bidente di Campigna, Quota 695
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termini. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda un ramo fluviale occidentale ed intermedio delimitato ad Ovest, dal contrafforte secondario che, staccatosi dal gruppo del Monte Falco, da Poggio Palaio digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi per risalire subito evidenziando il Crinale di Corniolino ed il Monte della Maestà, termina a Lago; ad Est, dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (tra cui il Poggio della Serra, il Poggio Capannina, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe e Poggio Squilla), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago.
Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In gran parte fanno parte di quelle aree montane anticamente note come alpe del Corniolo, o selva del Castagno, e selva di Casentino ovvero di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli che, dopo la confisca del vasto feudo forestale da parte della Repubblica di Firenze a danno dei conti Guidi, tra il 1380 e il 1442, furono donate (il termine contenuto in atti è “assegnato in perpetuo”; A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 15-16, cit.) all’Opera del Duomo di Firenze la quale, per oltre quattro secoli, si riservò il prelievo del legname da costruzione e per le forniture degli arsenali di Pisa e Livorno, di quelli della Francia meridionale oltre che per l’ordine dei Cavalieri di Malta. Forniture riguardarono anche il mercato romagnolo utilizzando il Bidente per il trasporto. Nei secoli successivi, il depauperamento per i tagli, legittimi ed abusivi, anche conseguenti alla progressiva antropizzazione del territorio con incremento di appoderamenti per colture e pascoli realizzati con la pratica del ronco, portò la foresta a ridursi alle zone più impervie delle testate vallive. Fino all’ultimo dopoguerra anche i tratti più impervi del versante appenninico, spesso percorribili solo a piedi o con bestie da soma, ma ricchi di legname di pregio anche economico, furono oggetto di prelievo indiscriminato: «[…] gli impluvi esistenti, con pendenza in genere superiore al 100%, venivano spesso trasformati in veri “canali di scivolamento” di tronchi (chiamati appunto “canaiole”), con grave danno per il legname, per il suolo e per la vegetazione. Anche la riattivazione di piste forestali di alta pendenza, genera il pericolo più o meno grave d’inizio di fenomeni erosivi e di piccole frane provocate dalle acque correnti.» (P. Bronchi, 1985, p. 111, cit.). Solo con l’abbandono della montagna nel secondo dopoguerra, constatata l’impossibilità politica ed economica del sostegno di forme di agricoltura basate sull’autoconsumo, si rese possibile perseguire obiettivi di conservazione degli habitat naturali. Le aree montane dell’alta valle del Bidente e vaste aree submontane, oltre ad altre adiacenti al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, in gran parte di proprietà demaniale, si trovano così oggi inserite nella rete Area Natura 2000 con tre siti uno dei quali, la Foresta di Campigna - Foresta la Lama - Monte Falco, è uno dei più importanti e studiati della regione, santuario della conservazione naturalistica a livello nazionale e internazionale che comprende la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, caratterizzato dalle foreste millenarie di Faggio e Abete bianco, dai vaccinieti e praterie secondarie con relitti alpini di grande significato fitogeografico, gli unici dell'Appennino romagnolo, e da alcune specie mediterraneo-montane, alcuni dei primi e le seconde rispettivamente al limite meridionale e al limite settentrionale del loro areale distributivo, che ricoprono quasi fino in vetta il tetto della Romagna.
Nel descritto ambito ricade anche quella parte del bacino del Bidente di Campigna, ricoperto dalla Foresta di Campigna, profondamente inciso da un reticolo idrografico maggiormente sviluppato in dx idrografica dell’asta fluviale principale, costituito dai Fossi: dell’Antenna, delle Bruciate, della Corbaia, della Ghiraia, della Ruota, della Fonte del Raggio già della Fonte del Raggiomozzo, delle Cullacce, della Porta, di Ricopri e di Poggio Scali, aventi origine dallo spartiacque appenninico. I Fossi di Poggio Scali e di Ricopri costituiscono nell’ordine le sezioni più alte del Fosso del Fiumicino, uno dei maggiori affluenti del Bidente grazie anche ai contributi dei Fossi della Porta, delle Cullacce e della Fonte del Raggio. Questi due ultimi, insieme ai Fossi della Ghiraia e della Ruota, separano tre imponenti dorsali che si staccano dallo spartiacque, in particolare dalle varie cime, pieghe e versanti in cui si articola Il Poggione, già Poggio Seghettino (toponimo in uso nel XIX sec.), caratterizzando l’alta Valle di Campigna: la Costa di Poggio Termini, già Poggio alla Ghiraia , Crino delle Mandre (O. Bandini G. Casadei, G. Merendi, 1986, p. 116, cit.) e forse anche già Raggio Lungo, la Costa Poggio del Ballatoio, forse già Poggio Piano, e Le Cullacce, già Culacce (ma forse solo per errore di scrittura contrattuale, v. poi), le prime con prevalente sviluppo N, la terza con prevalente declinazione E-NE.
La Costa di Poggio Termini, ad occidente è delimitata dal Fosso della Ghiraia poi dal Bidente di Campigna fino alla confluenza del Fosso della Ruota, sotto Castagnoli, sua delimitazione orientale, ma l’anfiteatro orientato a settentrione determinato dal suo distacco dallo spartiacque costituisce il bacino idrografico del Fosso della Corbaia ed alcuni suoi rami hanno origine dalla Costa stessa. Essa si distingue per la continuità del suo lungo sviluppo, in questo trovando coerenza con la sua probabile denominazione antica di Raggio Lungo, tranne una piccola sella in alta quota di collegamento tra la cima minore e più occidentale delle tre del Poggione con un panoramicamente evidente poggetto, sella attraversata dal Sentiero delle Cullacce: la cartografia I.G.M. su tale sito riporta il toponimo PIAN CARBONAIE (così trascritto), estendendo ad esso la memoria di tale tipo di utilizzo forestale. La Costa è attraversata trasversalmente da tre importanti itinerari di antico utilizzo forestale, il più noto corrisponde in gran parte con la Strada Vic.le delle Cullacce che, pressoché complanare, raggiunge ancora Campigna mentre un tracciato prioritario superiore di quota collegava direttamente con il Passo della Calla (oggi Sent. 241 CAI). Un altro tracciato a quota inferiore, in parte corrispondente al Sent. 243 CAI, collegava un guado sul Fosso del Fiumicino/Ricopri con la pedanca sul Bidente, sotto Villaneta, oggi sostituita da un ponte ligneo, così mettendo in comunicazione l’area di Ricopri con uno dei siti ipotizzabili per l’installazione della sega ad acqua di Campigna, oltre che con la stessa Campigna. Tale itinerario attraversava la Costa Poggio del Ballatoio presso l’odierno Rifugio Ballatoio, già noto come Casetta e originariamente destinato a ricovero per boscaioli.
Interessante ritrovare la rappresentazione di questi luoghi nella cartografia storica, tra cui la tavoletta di impianto in scala 1:25.000 della Carta d’Italia I.G.M. del 1937, la Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze (datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha) ed il Catasto Toscano del 1826-34, e la loro descrizione nei documenti conservati nell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze. Una relazione di funzionari dell’Opera sulle caratteristiche dei possedimenti romagnoli, risalente al 1652, precisa tra l’altro: «La terza parte delle selve dell’Opera succede sotto Campigna a levante e contiene il Raggio Lungo e la Volta al Nasso con la Corbaia a ponente e le Coste del Cadutone a levante. Più la Raggio Mozzo, le Tavolaccie, il Crocicchio, Poggio Piano, Palestrina, Sega di Mezzo, Sega di Sotto, Ricuopri e sul Poggio di Ricuopri il Pianaccio, del Diaccione e la Cerracchiaia con le Carbonaie e la Berceta e finalmente l’Albereta» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 267, cit.). Il Contratto livellario del 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli riporta la composizione dei terreni: «Una vasta tenuta di terre nell’indicata comunità di Premilcuore […] descritta in appresso […] composta dei seguenti terreni cioè: […] 5° Un tenimento di terre abetate, faggiate, pasturate, trafossate e ripate, di staia 200 circa coi vocaboli di Coste del Pentolino e Ripa della Docciola. 6° Un tenimento di terre macchiate, abetate, faggiate, pasturate, trafossate, di staia 200 circa col vocabolo di Culacce. […] 12° Un tenimento di terra macchiata, abetata, faggiata e diversamente frascata, di staia 400 circa col vocabolo di Costa del Raggio Mozzo. […] 15° Un tenimento di terra abetata, faggiata, frascata di staia 500 circa col vocabolo di Raggio Lungo.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 476-477, cit.). “Raggio” era il “vocabolo” spesso utilizzato per i crinali, quando caratterizzati da una morfologia sostanzialmente lineare tale da costituire asse caratterizzante il territorio ed utile alla sua percorrenza; in passato li risalivano stretti ed impervi percorsi utilizzati a scopo militare, per transiti commerciali e per le attività boschive. L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha infatti avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio: «[…] in antico i movimenti delle popolazioni non avvenivano “lungo le valli dei fiumi, […] bensì lungo i crinali, e […] una unità territoriale non poteva essere una valle (se non nelle Alpi) bensì un sistema montuoso o collinare. […] erano unità territoriali il Pratomagno da un lato e l’Appennino dall’altro. È del tutto probabile che in epoca pre-etrusca esistessero due popolazioni diverse, una sul Pratomagno e i suoi contrafforti e un’altra sull’Appennino e i suoi contrafforti, e che queste si confrontassero sulle sponde opposte dell’Arno […].» (G. Caselli, 2009, p. 50, cit.). Viene ricordato che, ancora «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, in G.L. Corradi, a cura di, 1992, p. 32, cit.).
In particolare, se la Costa di Poggio Termini, la Costa Poggio del Ballatoio, e Le Cullacce sono state fittamente percorse e attraversate da piste e sentieri di cui rimangono evidenti tracce, la loro inospitalità ha impedito l’insediamento abitativo, per cui le uniche costruzioni di cui esiste resto o memoria sono essenzialmente funzionali al ricovero dei boscaioli. Oltre alla citata Casetta, negli scorsi Anni ’80 ancora si contavano un Rifugio Renzo lungo la pista in sx del Bidente tra il ponte in legno sotto Villaneta e Case di Sotto, e un Rifugio del Raggio, posto lungo la Strada delle Cullacce a 200 m dall’omonima Fonte (O. Bandini G. Casadei, G. Merendi, 1986, p. 116-117, cit.).
Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Campigna e/o relative a monti e insediamenti citati.
N.B.: - In base alla cartografia storica il Fiumicino, detto anche Fosso di Ricopri, avrebbe origine dalla confluenza tra il Fosso del Canale del Pentolino, di fatto un’ampia ramificazione generata dalle Ripe di Scali, ed il Fosso delle Cullacce, con cui nel XIX secolo era detto l’intero Fosso della Porta; quest’ultimo c.d. in base alla CTR ed al catasto moderno, mentre il Cullacce ne costituirebbe solo il ramo confluente presso il termine della nota Strada Vic.le delle Cullacce, a 5,4 km da Campigna, sul confine della Riserva Integrale di Sasso Fratino. Per alcuni è il Fosso Porta Cullacce (cfr.: O. Bandini, G. Casadei, G. Merendi, 1986, p. 119, cit.). Rispetto alla confusione moderna degli idronimi, fa chiarezza la Carta della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino (A. Bottacci, 2009, p.27, cit.), in base alla quale il Fosso delle Cullacce corrisponde a quello del XIX secolo e il Fosso del Fiumicino ha appunto origine dalla confluenza tra esso e il Fosso di Ricopri, che ivi termina mentre la sua parte più alta è il Fosso di Poggio Scali, nascente dalle Ripe di Scali, ed il Canale del Pentolino è solo il suo notissimo e precipitoso ramo. Secondo quest’ultima e precisa carta, il Fosso della Porta nasce, ovviamente, dalle ripe dette La Porta, comprese tra quelle di Scali e le Ripe di Pian Tombesi.
- Il Poggione è un rilievo dello spartiacque appenninico articolato in almeno tre vette riconoscibili oscillanti tra i m 1407 – 1424 – 1432 ma, la tabellazione relativa alla quota 1424 a suo tempo venne installata, alla quota 1398, nel sito del poggio minore anziché in quello previsto ed intermedio, benché entrambi attraversati dalla Giogana, mentre il poggio maggiore viene rasentato sul versante toscano ma è ben osservabile da remoto anche dal versante romagnolo.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
O. Bandini, G. Casadei, G. Merendi, L’Alto Bidente e le sue valli, Maggioli Editore, Guide Verdi, Rimini 1986;
A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;
P. Bronchi, Alberi, boschi e foreste nella Provincia di Forlì e note di politica forestale e montana, C.C.I.A.A. di Forlì (a cura di), Nuova Cappelli, Rocca S. Casciano 1985;
G. Caselli, Il Casentino da Ama a Zenna, Accademia dell’Iris - Barbès Editore, Firenze 2009;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
A. Di Girolamo, Alberi che toccano il cielo, Strada delle Cullacce, Campigna, Quaderno del Parco delle Foreste Casentinesi, Pratovecchio Stia 2015;
A. Fatucchi, La viabilità storica, in: AA. VV., Il Casentino, Octavo Franco Cantini Editore – Comunità Montana del Casentino, Firenze – Ponte a Poppi 1995;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Foreste Casentinesi, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
Il Sent. 243 conduce ad intersecare Poggio Termini alla quota 900, 2,5 km da Campigna. La Strada delle Cullacce raggiunge Poggio Termini in 3,2 Km da Campigna, intersecandolo alla quota 1038. L’agevole Sentiero delle Cullacce, imboccato a Pian delle Carbonaie, sulla Giogana 700 m dal Passo della Calla (WGS84 43° 51’ 29” N / 11° 45’ 4” E), ne attraversa la dorsale ad alta quota, 1349 m, in corrispondenza di una selletta conclusa dal poggetto visibile anche panoramicamente; da qui si stacca un sentiero che segue la dorsale fino alla Strada delle Cullacce.
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001a – 001b – 001c - Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI), sul contrafforte principale dai pressi del M. dell’Avòrgnolo, le giornate nuvolose consentono di avere senza controluce una vista dall’alto della dx idrografica della Valle del Bidente di Campigna, per la parte che emerge oltre il Crinale del Corniolino ed il M. della Maestà, dalla morfologia fortemente caratterizzata dallo sviluppo delle dorsali che la compenetrano, P.gio Capannina-P.gio Ricopri-P.gio di Montali e, in sequenza, Coste delle Cullacce, di Poggio del Ballatoio e di Poggio Termini, che si distaccano dalla Bastionata di Campigna (23/11/16).
001d – 001e –Il panorama che si apre da Poggio Sodo dei Conti sui rilievi dell’Appennino romagnolo evidenzia il susseguirsi di dorsali e contrafforti che si sviluppano con sequenziale parallelismo. In p.p. si evidenzia la continuità morfologica tra il primo tratto del contrafforte secondario e il primo tratto della dorsale che vede l’allineamento Poggio della Serra-Poggio Capannina-Poggio Ricopri, la cui asimmetria delle giaciture dell’ambiente marnoso-arenaceo, pressoché parallelo allo spartiacque principale, pare dovuto a dislocazioni recenti lungo fratture sub verticali ipotizzabili anche per il Monte Penna, o Pian Tombesi sul versante toscano. Tale dorsale costituisce il versante dx dell’incisione torrentizia F.so del Fiumicino-F.so di Ricopri-F.so di Poggio Scali, mentre sull’altro versante si possono notare le pieghe montane delle Cullacce e delle Coste Poggio del Ballatoio e Poggio Termini, del quale la luce solare illumina il profilo evidenziando il poggetto che interrompe la selletta di collegamento con il Poggione (22/12/11).
001f/001m - La S.P. 4 del Bidente offre molteplici panoramiche e scorci del versante dx della valle del Bidente e delle dorsali che la compenetrano, così ben distinguendo le Coste delle Cullacce e di P.gio del Ballatoio nel distaccarsi dalla biforcazione della vetta principale del Poggione, sullo spartiacque appenninico, e di P.gio Termini dalla vetta minore, alla quale è collegato da una selletta formata con la prominenza di un poggetto. Tra Il Poggione e P.gio Pian Tombesi si nota il profilo quasi orizzontale del Raggio Lungo col suo rilievo intermedio (26/03/12 – 11/02/16 – 20/05/18).
001n/001q - Prima da monte di S. Paolo in Alpe poi dal crinale che delimita la valle del Fosso di Ristèfani, si nota lo sviluppo dallo spartiacque appenninico delle Coste di P.gio Termini, di P.gio del Ballatoio e delle Cullacce, in parte occultato dalla dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montali; nel particolare dell’ultima foto P.gio Termini è sulla dx (25/04/18).
001r - 001s – 001t - Viste con indice fotografico evidenziante rilievi e corsi d’acqua in questione.
002a/002d – Dal limite occidentale della vetta di P.gio Capannina appaiono i profili paralleli delle Coste di P.gio del Ballatoio e di P.gio Termini, che si distingue per la regolarità (2/06/18).
002e – 002f – 002g - Schemi di mappa da cartografia storica (1850 - 1937) e da cartografia moderna, con evidenziati gli assetti insediativi, idrografici e morfologici della vasta area compresa tra lo spartiacque e la dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montale; negli schemi delle mappe storiche la toponomastica riprende anche come scrittura quella originale.
002h – 002i - Mappa particolareggiata della porzione dello spartiacque con il distacco delle dorsali attraversate dal Sentiero delle Cullacce; con l’asterisco è indicato il poggetto che conclude la selletta di collegamento della Costa di Poggio Termini con la cima minore del Poggione. Segue particolare evidenziante la propaggine terminale della Costa, quasi un arto con l’indice puntato su Capanna di Castagnoli, segnalazione morfologica 'recepita' dai colonizzatori con la realizzazione dell'insediamento raggiunto da un itinerario servito da un ponticello.
002l/002p – Dalla cima minore del Poggione (1407 m) sulla Giogana, si distacca la Costa di Poggio Termini, erroneamente tabellata con palina prevista per la cima media (1424 m), distante 550 m (19/06/18).
003a – Dal primo ampio tratto del Sentiero delle Cullacce si nota l'impluvio di origine del ramo orientale del Fosso della Corbaia; la sua ramificazione ha origine dall’anfiteatro nord-occidentale determinato dal distacco della Costa dallo spartiacque (19/06/18).
003b/003n – Il poggetto che dà effettivo inizio alla Costa di Poggio Termini, distinguibile anche da remoto, è separato dal versante settentrionale della cima minore del Poggione da una selletta attraversata dal “passo” del Sentiero delle Cullacce alla quota 1350 (19/06/18).
003o – 003p – Il ramo occidentale del Fosso della Ruota alla quota 1377 viene intersecato dal Sentiero delle Cullacce mentre separa la Costa di Poggio Termini dalla Costa Poggio del Ballatoio (19/06/18).
004a/004h – La Costa è interamente percorsa da un sentiero di crinale, già n. 82 prima dell’abbandono, che in parte riutilizza vecchie piste boschive e corre prevalentemente sul versante occidentale aggirando con serpentine i picchi, ma a tratti sta sulla cresta con passaggi difficoltosi tra le formazioni rupestri. Di seguito il tratto che dal Sentiero delle Cullacce scende al sentiero 241 CAI (19/06/18 – 2/07/18).
004i –Il sentiero 241 aggira la Costa di Poggio Termini alla quota 1135 (19/06/18).
004l – 004m – 004n – Alla quota 1204 il sentiero 241 CAI interseca Fosso della Ruota nel punto in cui i suoi due rami si riuniscono (19/06/18).
004o – Sul versante occidentale della Costa di Poggio Termini il sentiero 241 interseca l’origine di un ramo del Fosso della Ghiraia (19/06/18).
005a/005d – Aspetti del versante occidentale della Costa di Poggio Termini dal sentiero 241 (19/06/18).
005e – 005f - Il ramo più orientale del Fosso della Corbaia, alla quota 1181, che ancora mantiene opere di consolidamento sul sentiero 241 (19/06/18).
005g/005m - Di seguito il tratto di Costa compreso tra il sentiero 241 CAI e la sottostante Strada delle Cullacce (2/07/18).
005n – 005o - La Strada delle Cullacce aggira la Costa di Poggio Termini alla quota 1038. è evidente il sentiero che la risale (19/06/18).
006a – 006b –Il Fosso della Ruota, ormai riunificato, alla quota 1030 interseca la Strada delle Cullacce, sempre separando la Costa di Poggio Termini dalla Costa Poggio del Ballatoio (19/06/18).
006c – 006d – La Strada delle Cullacce taglia la Costa di Poggio Termini evidenziando le sue stratificazioni che, con un suggestivo sperone, contengono il Fosso della Ghiraia, sua delimitazione occidentale, intersecato alla quota 1111 (19/06/18).
006e/006i – Anche alcuni rami del Fosso della Corbaia sono fortemente incassati; il principale, ultima delimitazione della Costa, presenta una polla sorgiva occasione di manifestazione devozionale, che ha determinato per il luogo il toponimo Madonnuccia. Quota 1054 (2/07/18).
006l/006s - Di seguito il tratto di Costa compreso tra la Strada delle Cullacce e il sottostante sentiero 243 CAI (2/07/18).
006t – 006u – 006v – La Costa è intersecata dal sentiero 243 alla quota 900 (6/04/16 – 2/07/18).
007a – 007b – La Costa di Poggio Termini sul fondovalle del versante occidentale è delimitata dal Fosso della Ghiraia, qui alla docile confluenza nel Bidente di Campigna (poco a monte del ponte ligneo sotto Villaneta, attraversato dal sentiero 243 CAI), con cui contrasta l’adiacente parete verticale della Costa (13/07/18).
007c/007h – Il rinnovato ponte ligneo sul Bidente appoggia sulle antiche spalle in pietra, ben inserite tra i caotici frammenti megalitici precipitati dalla Costa (6/04/16 - 13/07/18).
007i – 007l – 007m - Il versante occidentale della Costa tagliato dal sentiero 243 a tratti mostra il “caos calmo” di altri frammenti megalitici precipitati dalle alte pareti verticali della Costa (6/04/16 - 13/07/18).
007n/007q – Il Fosso della Ruota, intersecato dal sentiero 243 alla quota 845, separa ad oriente la Costa di Poggio Termini dalla Costa Poggio del Ballatoio (6/04/16).
008a/008h - Di seguito il tratto di Costa che si sviluppa dal sentiero 243 verso valle, percorso dall’abbandonato sentiero 72 sul crinale o con scostamenti laterali (13/07/18).
008i – 008l – 008m – La Costa termina con un poggetto separato da un’incisione che scivola sul Fosso della Ruota (13/07/18).
008n/008r – Dal poggetto terminale si diparte un’affusolata cresta che si prolunga fino al fondovalle, stretta tra il Bidente e il Fosso della Ruota; viste da monte verso valle (13/07/18).
008s/008v – Come sopra, ma viste da valle (13/07/18).
009a – 009b – La stretta lingua di terra tra il Bidente (a dx) e il Fosso della Ruota (a sx) è l’estrema propaggine della Costa di Poggio Termini, a quota 700. Sopra l’argine sx bidentino la vegetazione nasconde i ruderi di Capanna, insediamento appartenente al podere di Castagnoli (13/07/18).
009c/009h – L’ampia spianata tra il fosso e il Bidente conserva ancora la spalletta di un ponticello (poggiato sul lato opposto sulla sporgenza di un lastrone arenaceo), segno del rilievo dell’itinerario sulla Costa di Poggio Termini (13/07/18).