Poggio alla Fringuella
Testo di Bruno Roba (23/10/2018)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quest’ambito, le Valli del Bidente di Campigna e del Bidente di Ridràcoli sono separate dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (il Poggio della Serra, il Poggio Capannina, il Monte Grosso, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti, Poggio Collina e Poggio Castellina), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. La morfologia dei rilievi, caratterizzata dalla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, specie nella parte alta dell’Appennino romagnolo dove le valli sono piuttosto strette, mostra una spiccata asimmetria dei versanti, con le dorsali digradanti verso i fondovalle piuttosto sottili e ripetutamente ondulate per l’emergere di basse cime, a volte in forma di tozze piramidi. Ogni rilievo spesso costituisce un nodo montano, dove a volte il contrafforte compie notevoli declinazioni di quota e orientamento, da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o di conflitto tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra i siti, Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, come per l’intero Appennino, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate ma p. es., nel Settecento, chi voleva salire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]», per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» e per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Tale descrizione era del tutto generalizzabile: «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p. 32, cit.). Nel XIX secolo il panorama certamente non migliorò: «Cavalcando […] vidi […] La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […] Sugli spigoli acuti delle propaggini del monte si vedevano miseri paeselli con le chiese: San Paolo in Alpe, Casanuova, Pietrapazza, Strabatenza; impercettibili sentieri conducevano a quelli, e lì dissero le guide i pericoli del verno, la gente caduta e persa nelle nevi, […] i morti posti sui tetti per non poterli portare al cimitero, e nelle foreste i legatori del legname sepolti nelle capanne […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, citato da: G.L. Corradi, O. Bandini, “Fin che lo sguardo consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p.78, cit.). Così, se al diffondersi dell’appoderamento si accompagna un fitto reticolo di mulattiere di servizio locale, per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX. Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).
Il tratto di contrafforte che, come detto, generalmente orientato a Grecale si dirige verso Isola, in direzione opposta, tra Poggio Squilla e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe si orienta su Zefiro, NNO, ma repentino declina tra Espero e Libeccio, SO, trovando una serie di picchi tra cui emerge subito il Monte Grosso, compie quindi un’altra deviazione con Poggio Capannina, quando piega tra Euro e Africo, SSE, per risalire decisamente a Ostro o Mezzogiorno sulla sella “a corda molle”di Pian del Pero ed innalzarsi verso Poggio Scali. Prima dell’ultimo nodo costituito da Poggio della Serra si attraversa il sito anticamente detto Faggio alla Fringuella e Poggio alla Fringuella, rilievo infatti corrispondente alle propaggini colleganti Poggio Capannina con Poggio della Serra, in parte modificato con la realizzazione della rotabile ma sostanzialmente simile alla rappresentazione I.G.M. di primo impianto in scala 1:25.000 e ancora rilevabile nella moderna CTR. Del tutto insignificante come emergenza morfologica e visibilità contestuale e panoramica, l’interesse sta tutto nel suo caratteristico oro-ornitonimo, attribuito ad un luogo la cui rilevanza stava probabilmente nella collocazione in una sella utile al passaggio ed allo scavalcamento tra opposti versanti, perciò necessitante di una identificazione localizzativa, peraltro riconosciuta negli atti pubblici. Infatti, mentre il toponimo Faggio alla Fringuella compare nella Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze, datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha (laddove si vede la via deviare sul versante orientale del crinale mentre il “Confine di Comunità” ne segue la cresta), del “vocabolo” Poggio alla Fringuella si ha notizia dal contratto del 1840 stipulato tra il Granducato e il Monastero di Camaldoli, in relazione alla descrizione delle terre appartenenti al Podere Ronco del Cianco: «N. 4 - Podere denominato Ronco del Cianco […] Di un solo e vasto tenimento di terre […] si compone il podere […]. Questo si conosce per più e diverse denominazioni e vocaboli quali sono: […] Poggio di Ricopri, Poggio alla Fringuella, Pian della Serra, Pian del Pero […]. E questa vasta tenuta è confinata come appresso: […] 6° Fosso di Ricopri e volgendosi a levante in luogo detto Pian del Pero, […] 8° volgendosi verso tramontana e sempre sullo schienale del Poggio detto della Fringuella fino al Poggio della Capannina […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 512-513, cit.). Il tracciato viario e/o sentieristico che ancora percorre il contrafforte, citato nell’atto granducale, di antichissima frequentazione (come accennato, almeno già dal 1900-1800 a.C.) e forse una tra le vie militari romane, nell’antichità più recente era noto come Via del Giogo di Scali o Via di Scali, dalla cui ripidezza finale, quasi una scalata, è probabilmente derivato il toponimo del rilievo (dal latino scala, -ae = scala), infatti nel 1791 detto Poggio della scala mentre nella Carta Generale della Toscana della Litografia Militare Granducale del 1858 era Poggio delle Ripebianche. N.B.: oggi tale tratto terminale è vietato al transito in quanto ingresso alla Riserva di Sasso Fratino: «In pratica in un luogo come Sasso Fratino non si può, in nessun modo, entrare autonomamente e la descrizione di un itinerario al suo interno non può entrare in alcuna guida naturalistica o escursionistica.» (N. Agostini, D. Alberti, eds., 2018, p. 53, cit.).
Il tratto di contrafforte interessato delimita, sul versante occidentale, il ramo principale del Fosso di Poggio Scali che, dopo la confluenza con il Fosso della Porta, genera il Fosso di Ricopri (quest’ultimo, si riunirà con il Fosso delle Cullacce diventando il Fosso del Fiumicino, affluente del Bidente di Campigna). Sul versante opposto, dal Poggio della Serra si distacca verso Levante una lunga ed affilata dorsale di pendenza modesta che penetra nel sistema vallivo di Ridràcoli, andando infatti a terminare il suo sviluppo presso la confluenza del Fosso Campo alla Sega nel Lago, dopo aver costituito anfiteatro imbrifero del Fosso delle Macine insieme al versante settentrionale di Poggio Scali. Solo in epoca moderna infrastrutturata, infatti percorsa dalla S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama (che però ha dovuto pesantemente incidere il ripido versante a reggipoggio del Poggio, infatti perennemente instabile, altrimenti “chiuso, serrato” al passaggio), detta dorsale contribuisce a delimitare anche l’anfiteatro vallivo del Fosso del Ciriegiolone.
Per approfondimenti si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Campigna e/o relative a monti e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
N. Agostini, D. Alberti (eds), Le Foreste Vetuste, Patrimonio dell’Umanità nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Pratovecchio-Stia 2018;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Foreste Casentinesi, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
Poggio alla Fringuella è facilmente raggiungibile dalla strada forestale S.Paolo in Alpe-La Lama, deviazione dalla S.P. 4 del Bidente seguendo la rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe (bivio per S.Agostino al km 35+100) per circa 6 km. Dalla sbarra 1,5 km circa fino alle pendici di Poggio della Serra.
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001a – Dal Monte Penna, panoramica con indice fotografico; il tratto continuo evidenzia la linea di crinale del contrafforte secondario che si stacca da Poggio Scali, dietro, il puntinato indica la linea di crinale del contrafforte principale che si stacca dal M. Falco/Piancancelli.
001b - 001c – Le viste panoramiche dal Monte Penna, benché da remoto, consentono di distinguere bene il caratteristico profilo a corda molle della sella di Pian del Pero che collega Poggio Scali a Poggio della Serra, oltre al quale, invece, sporge appena Poggio alla Fringuella (7/02/11 - 13/01/16).
001d/001e - Dal Monte Piano la visione panoramica dello spartiacque appenninico impedisce di distinguere i rilievi meno modesti di Poggio alla Fringuella, ma già un limitato ravvicinamento ottico (150 mm) consente di individuare (oltre il caratteristico catino alto vallivo del Fosso delle Palaine racchiuso tra le dorsali che si distaccano dai siti di Casanova e M. Moricciona), tra i Poggi della Serra e Capannina, la piega di tale poggio evidenziata dalle ombre radenti (1/01/12).
001f/001i - Dal crinale tra i monti Cerviaia e Palestrina, nei pressi di Pratalino e dal versante meridionale del Cerviaia, la posizione ravvicinata consente osservare lo skyline del contrafforte compreso tra la sella di Pian del Pero e Poggio Capannina; tra il Capannina e Poggio della Serra non si evidenzia, per modestia morfologica, Poggio alla Fringuella, tuttavia storicamente onorato del caratteristico toponimo (16/10/16 – 28/08/18).
001l/001nd – Dalla strada poderale del Ciriegiolone, che si diparte dalla S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama tra S. Paolo in Alpe e M. Grosso scendendo nel fondovalle, veduta che evidenzia le forti pendenze e le corrugazioni del crinale che penetra nella bacino di Ridràcoli delimitando la Valle del Ciriegiolone nonché le differenti giaciture dell’ambiente marnoso-arenaceo (versanti a franapoggio ricoperti dalla faggeta e denudati quelli ripidi a reggipoggio) in conseguenza della copertura nevosa, così da apprezzare anche la morfologia di Poggio alla Fringuella (27/04/12 - 21/11/18).
001o – 001p – 001q – Il Canale del Pentolino incide lo spartiacque appenninico fino al crinale aprendo un varco panoramico che consente la vista dall’alto del primo tratto di contrafforte a partire dalla sella di Pian del Pero, e solo l’osservazione attenta consente di distinguere il modesto emergere di Poggio alla Fringuella (15/05/14).
001r – 001s – Elaborazioni da cartografia del 1850 che evidenziano lo sviluppo dei contrafforti dell’Appennino forlivese che delimitano le Valli del Bidente, con particolare del contrafforte secondario P.gio Scali/P.gio Castellina: la “S” disegnata all’inizio corrisponde al tratto Pian del Pero-P.gio della Serra-P.gio alla Fringuella-P.gio Capannina.
001t – 001u – Elaborazioni da cartografia delle Foreste Casentinesi del 1850 che, tra l’altro, evidenzia il tracciato della Via di Scali e il sito di Faggio alla Fringuella, e da cartografia del 1937 che evidenzia la viabilità esistente, costituita essenzialmente da mulattiere e sentieri che, tra l’altro, scavalcano la sella di tale sito mentre, ovviamente, manca la rotabile S. Paolo/Lama.
001v – 001z – Elaborazioni da cartografia moderna che evidenziano il contrafforte secondario, con particolare del tratto iniziale con indicazione dell’antico sito di Poggio/Faggio alla Fringuella.
002a/002f – Percorrendo la S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama tra Poggio Capannina e Poggio della Serra si attraversa il sito anticamente detto Faggio alla Fringuella dove, dell’omonimo Poggio alla Fringuella, si nota un modestissimo rilievo, lungo una sella che costituiva passo per un sentiero di collegamento tra i due opposti versanti; il versante sud-occidentale è oggi tagliato dalla rotabile (31/03/12 – 20/09/18).
002g/002l – La “sommità” e il versante nord-orientale del poggio non mostrano traccia della sede dell’antica Via di Scali (20/09/18).
002m – 002n - 002o – Dal tratto della Via di Scali che si apprestava a inerpicarsi verso Poggio Scali tramite la sella di Pian del Pero, uniche viste sopraelevate possibili verso il sito di Poggio alla Fringuella, che però non mostra alcuna evidenza morfologica (16/11/16 – 20/09/18).