Fosso di Poggio Rabio
Testo di Bruno Roba (19/02/2019)
ORIGINE (P.gio di Mezzo) 43° 52’ 47” N / 11° 43’ 58” E - Quota 1270 m
SBOCCO (Confluenza F.so di Coloreta) - 43° 53’ 16” N / 11° 44’ 23” E - Quota 800 m
Sviluppo 1,1 km
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico. Tra essi, il contrafforte principale che divide il Rabbi dal Bidente si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando subito i Monti Guffone e della Fratta. Presso l’Avòrgnolo si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che chiude la delimitazione del versante sx della Valle del Fiume Bidente delle Celle e costringono il fiume a riunificarsi con il Bidente di Campigna presso Lago, contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo.
Anche il bacino idrografico del Bidente delle Celle mostra una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante orientale appare frastagliato mentre i versanti occidentali o prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In questo contesto alcuni aspetti geologici si evidenziano per rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio e contribuendo a disegnare il paesaggio: catalogati come Geositi, essi sono le Ripe Toscane, Le Mandriacce, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado, e il Fosso del Satanasso avente origine dalla Fonte Sodo dei Conti, la più elevata (1605 m) delle Foreste Casentinesi, e in particolare dai profondi canaloni generati tra Pian delle Fontanelle, Poggio Piancancelli, Monte Falco e Poggio Martino.
Come accennato, il bacino idrografico del Fosso di Pian del Grado (la cui origine avviene dalla Costa Poggio Corsoio e che, confluendo a Celle con il Fosso delle Celle, dà origine al Fiume Bidente delle Celle) interessa uno dei tratti più impervi del versante appenninico, inciso da una successione di profondi canaloni che incidono i versanti settentrionali di Pian delle Fontanelle, Poggio Piancancelli, Monte Falco, Poggio Martino, Poggio di Zaccagnino, Poggio di Mezzo, Poggio Palaio e Poggio delle Secchete, regimanti il reticolo dei Fossi: del Barbicaio, oggi del Trincerone (che insieme agli altri affluenti di antica denominazione di Sodi, dell’Orticaio, e delle Secchete, danno origine al Fosso di Pian del Grado), del Satanasso, delle Palestrine (antica denominazione di un ramo di origine del Satanasso), delle Capanne o Capanne vecchie, dell’Ortaccio, di Poggio Rabio già della Ripa della Donna, di Coloreta già dell’Inferno e delle Secchete, elencati procedendo verso Est. Il Fosso delle Capanne ha origine da Poggio Martino e dalle pieghe con l’adiacente Poggio di Zaccagnino; termina confluendo nel Fosso dell’Ortaccio. Il Fosso dell’Ortaccio ha origine dal Poggio di Zaccagnino e termina confluendo nel Fosso di Pian del Grado poco a monte di Celle; secondo il Catasto Toscano del 1826-34 tale confluenza dava origine al Fosso Bidente delle Celle, mentre oggi il Fiume Bidente ha origine a Celle dalla confluenza tra i Fossi delle Celle e di Pian del Grado. Il Fosso della Ripa della Donna, antico idronimo di un fosso corrispondente all’odierno Fosso di Poggio Rabio ha origine dalle pieghe tra i Poggi di Zaccagnino e di Mezzo, termina confluendo nel Fosso di Coloreta, un tempo dell’Inferno, con origine dalle pieghe tra i Poggi di Mezzo e Palaio nella loro antica individuazione. Il Fosso di Coloreta a sua volta si immette nel Bidente di fronte alle Ripe Toscane. Il Fosso delle Secchete è un altro affluente del Fosso di Coloreta che ha origine dalle pieghe tra gli storici Poggi Palaio e delle Secchete, infatti quest’ultimo oggi è il Palaio: alcuni idronimi ed oronimi citati, probabilmente ormai desueti o abbandonati, risultavano in utilizzo nel XIX sec., pur permanendo alcune difficoltà nell’interpretazione documentale grafica e/o testuale. Anche i costoni ed i canaloni di questa impervia porzione del versante appenninico erano percorsi ed attraversati da incerti sentieri utilizzati per le attività boschive, collegati alla viabilità barrocciabile che, ancora oggi in uso, attraversava la Bandita di Campigna (Strada di Fonte al Bicchiere, La Stretta). Uno di questi sentieri, che l’andamento spesso complanare porta ad un tracciato particolarmente sinuoso, è oggi noto agli escursionisti come Sentiero del Satanasso che, se fosse ancora utilizzabile il Ponte Tibetano, sarebbe interamente percorribile dall’innesto presso la S.P. 4 del Bidente fino alla S.F. di Giogo di Castagno, attraversando l’intero reticolo idrografico sopra descritto. Il ponte, onorato come toponimo in alcune edizioni di cartografia escursionistica, fino al cedimento era una struttura moderna ormai giacente nell’alveo di un ramo di origine del Fosso di Poggio Rabio, realizzata per creare un collegamento altrimenti impossibile, infatti non preesistente, costituita (nomen omen) da una passerella in legno irrigidita da traverse metalliche e sospesa tramite tiranti a due cavi laterali fungenti contemporaneamente da tiranti di sostegno e da mancorrenti. La passerella era posta ad una quota di circa 100 m inferiore rispetto alla sella di origine del fosso tra Poggio di Zaccagnino e Poggio di Mezzo. Riguardo la seconda parte dell’idronimo del Fosso di Poggio Rabio si può osservare che è riconducibile a quello antico del Fiume Rabbi, zona detta Vicaratus Flumanarum. La radice «[…] è forse in rapporto al sostrato padano […] *rava/*ravo […] > *raba/*rabo […], slavina prodotta dalle acque, frana, brassura, canale, fiumara […] » (A. Polloni, 1966, rist. 2004, p.252, cit.), in concorso con il latino medievale rabius, dal latino rabidus, a, um = pieno di rabbia e il latino tardo rabidus e rapida, ae = correnti vorticose, fiumane o fiumara.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a rilievi, acque e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Itinerari Geologico-Ambientali, Carta Geologica del Parco, Regione Emilia-Romagna, Parco delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.
Testo di Bruno Roba
Il Sentiero del Satanasso, onorato in alcune edizioni di cartografia escursionistica di apposita simbologia, ben segnalato con bolli rossi e strisce verdi, se fosse ancora utilizzabile il Ponte Tibetano, sarebbe interamente percorribile in tappa unica dall’innesto presso la S.P. 4 del Bidente fino all’innesto sulla S.F. di Giogo di Castagno poco sotto Pian delle Fontanelle, così attraversando a mezzacosta tutti i fossi citati, con uno sviluppo totale di circa 7 km; stagionalmente riconoscibile, per esperti.
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001/004 – Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI) a SO di Poggio Bini, mentre i venti meridionali respingono l’incombente fronte nuvoloso, si abbraccia il versante vallivo dai pressi dell’origine del F.so delle Celle, prima che diventi Bidente, potendo avere una contestualizzazione dei siti alto-vallivi, tra cui si nota il bordo della conca che ospita Pian del Grado, caratterizzato da un’area spoglia e in erosione seguita da un’abetina da rimboschimento. Poggio Bini rappresenta il punto di vista ottimale per l’osservazione di uno dei tratti più impervi del versante appenninico, dove sono evidenti le incisioni dei principali fossi, con approssimativi posizionamenti di alcuni siti particolari tra cui l’ex Ponte Tibetano (16/04/16).
004a – 004b - Dal crinaletto di Partinico, veduta dal basso verso la sequenza di rilievi di origine del reticolo idrografico. Al centro risalta il delta vallivo del F.so di P.gio Rabio dove il costoncino di Ripa la Donna lo separa dall’alta incisione del F.so di Coloreta che poi si sviluppa a valle transitando da Coloreta di là (si intravedono i ruderi). Emerge anche il costone che si distacca da P.gio Zaccagnino oltre il quale seguono incisioni vallive tra cui quella del Satanasso e si scorge la C.sta P.gio dell’Aggio Grosso cui segue la vallecola del F.so di Pian del Grado con il suo villaggio (2/12/16 - 27/02/19).
005 – I bacini idrografici dei fossi che si diramano dalla sequenza zig-zagante di Poggio Palaio fino a Poggio Martino, estesa alla ramificazione idrografica di maggiore quota della Valle delle Celle; elaborazione da cartografia moderna integrata con i toponimi mancanti e/o di antica denominazione.
006 – 007 - 008 – Il ramo più occidentale del Fosso di Poggio Rabio a quota elevata a monte del Sentiero del Satanasso (31/10/17).
009/012 – Il ramo del Fosso di Poggio Rabio a monte del Ponte Tibetano, visto dal versante in sx idrografica (31/10/17).
013 – 014 – Il ramo principale del Fosso di Poggio Rabio (8/04/17).
015/023 – Vedute delle ramificazioni del Fosso di Poggio Rabio nel versante in dx idrografica rispetto al ramo attraversato dal Ponte Tibetano (8/04/17).
024/029 – Il ramo del fosso attraversato dal Ponte Tibetano e i resti dello stesso (8/04/17).