Tre Faggi
Testo di Bruno Roba (3/04/2019- Agg. 1/07/2024) - La Valle del Fiume Bidente di Campigna ad Ovest è delimitata dalla dorsale che si stacca dal Monte Falco separata da Poggio Martino dalla sella di Pian dei Fangacci, cui fa seguito la geometrica sequenza di creste degli altri quattro rilievi, detti (alcuni secondo l’antico oronimo), Poggio di Zaccagnino, Poggio di Mezzo, Poggio del Palaio e Poggio delle Secchete, oggi Poggio Palaio. Da Poggio Palaio la dorsale digrada con la Costa Poggio dei Ronchi fino alla sella di Colla Tre Faggi, come crinale di Corniolino prima si innalza con il Monte della Maestà, poi digrada andando a concludersi presso Lago costretta dalla confluenza del Fiume Bidente delle Celle nel Fiume Bidente di Campigna. Ad Est il bacino idrografico è delimitato da parte del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Da Poggio Squilla si distacca una dorsale secondaria che, declinando a Nord, dopo il picco di Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo con sproni puntati su Lago così completando la chiusura della valle. La sua testata si estende a ridosso delle maggiori quote dello Spartiacque Appenninico (quale parte della c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), caratterizzate dalle fortissime pendenze modellate dall’erosione, con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati talvolta con roccia affiorante, come le Ripe di Scali, il Canale o Canalone del Pentolino, le Ripe della Porta e le Ripe di Pian Tombesi, oltre al distacco dello spessore detritico superficiale, conseguente crollo dei banchi arenacei e lacerazione della copertura forestale.
Il Fiume Bidente di Campigna, detto Bidente del Corniolo, ricevuto il contributo del Fosso dell’Abetìo, si sviluppa fino al sito un tempo detto I Tre Fossati oltre il quale viene detto Torrente Bidente, benché sia ormai prossimo a perdere le caratteristiche torrentizie e come tale giunge fino a Fiumari ricevendo nell’ordine, in sx idrografica i Fossi di Montaccesi, di Castagnoli, della Fonte e del Forcone (questi due ultimi noti in base al Catasto toscano). A valle di Fiumari il fiume assume l’idronimo Fosso del Bidente di Campigna, denominazione che mantiene fino ai pressi di Corniolo quando, circa 650 m dopo l’immissione del Bidente delle Celle, nel ricevere i contributi degli appena congiuntisi Fossi di Verghereto e dell’Alpicella (che discendono dal versante di Corniolo), sotto uno strettissimo tornante stradale, le sue acque proseguono lo scorrimento come Fiume Bidente di Corniolo, senza soluzione di continuità morfologica degli alvei. Affluenti di questo tratto vallivo in sx idrografica sono i Fossi della Casaccia, della Pietra e di Padroncella (secondo il toponimo antico, oggi conservato), oltre ai quali si può citare il Fosso di Valtuieri.
Il Fosso della Pietra ha origine dal Monte della Maestà, importante nodo montano del Crinale di Corniolino, e la sua valle, insieme a quella del suo affluente Fosso della Casaccia, è racchiusa tra le diramazioni che si distaccano dal monte e dallo stesso Crinale, che funge da testata valliva. Le coordinate WGS84 del Fosso della Casaccia sono: Origine (Crinale di Corniolino) 43° 53’ 15” N/ 11° 45’ 40” E - Intersezione (S.P.n.4) 43° 53’ 14” N/ 11° 45’ 43” E – Sbocco (Fosso della Pietra) 43° 53’ 12” N/ 11° 46’ 08” E - Quote: Origine 965 m – Intersezione 918 m - Sbocco 690 m - Sviluppo 750 m. Il Fosso della Pietra deve il suo toponimo per trovarsi in un’area caratterizzata da aspetti geologici che si evidenziano per rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio e contribuendo a disegnare il paesaggio, ed hanno potato all’individuazione del Geosito di rilevanza locale “Monte della Maestà”, il cui versante meridionale compreso tra il crinale e la S.P. 4, inciso dagli scoli in sx del fosso, presenta affioramenti di interessa stratigrafico e strutturale paragonabili a quelli degli Scalacci, sulla S.R. 71 dei Mandrioli, che i rimodellamenti conseguenti alla costruzione delle scarpate stradali hanno contribuito ad evidenziare o, comunque, a rendere agevolmente fruibili percorrendo il tratto tra i km 30+700 e 32+400.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Campigna, Fiume Bidente di Campigna, Fossi della Pietra e della Casaccia.
La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), da integrare per la classificazione storica del Bidente con le Bozze di mappe catastali della Foresta Casentinese e Campigna (1808-1830 – scala 1:5000) e la Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese (1850 – scala 1:20.000), consente di conoscere, tra l’altro, il tracciato della viabilità antica che riguardava la Valle di Campigna. Tra le altre, le c.d. vie dei legni, o Strade dette dei legni per il trasporto dei medesimi (così riportate nella Carta Geometrica) utilizzate per il trasporto del legname fino al Porto di Badia a Poppiena a Pratovecchio, attraverso i valichi appenninici tosco-romagnoli. Come sopracitato, specificamente elencata nel contratto di vendita del 1857, con cui le foreste passarono dall’Opera del Duomo di Firenze alle Reali Possessioni, si trova la via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe. Già riportata nelle Bozze di mappa nel tratto alto come Strada del Poggio Scali e nel Catasto toscano Via di Scali è pure confermata tra le vie dei legni individuate all’inizio del XX secolo dal Direttore generale delle Foreste, al Ministero di Agricoltura, A. Sansone, nella relazione sullo stato delle foreste demaniali (cit.) come via del Poggio, che da S. Sofia, per S. Paolo in Alpe e Pian del Pero, sale a Poggio Scali.
Oltre alla Via di Scali, strada di crinale che correva lungo il limite orientale della valle, la viabilità più antica interessante questo territorio era costituita da quel ramo della Via Flaminia Minor che discendeva lungo la Valle delle Celle percorrendo a mezza costa le Ripe Toscane (le cui stratificazioni rocciose formano gradonate ancora oggi funzionali alla percorrenza, anche grazie alla “modernizzazione” dei primi anni del ‘900) ed oggi si ritrova a tratti fino al fabbricato di La Casina, ad Ovest di Lago, in corrispondenza della sbarra del moderno tratto di infrastrutturazione viaria di servizio dell’impianto di prelievo idrico afferente l’invaso di Ridràcoli. Nel Nuovo Catasto Terreni tale ramo si trova ancora interamente riportato e classificato come Str.com. Corniolo-Celle-Pian del Grado. Presso Lago si ricongiungeva con l’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola di origine preromama che risaliva da Galeata, l’antica Mevaniola e percorreva il Crinale di Corniolino, citata dalla Descriptio Romandiole: “stratam magistram qua itur de Galleata in Tusciam”. Ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti di selciato naturale, seguendo la morfologia sopra descritta, superata la sella di Colla Tre Faggi risaliva verso il Monte Gabrendo, giungendovi o dopo una più agevole deviazione dalle Mandriacce o per via più diretta sfruttando le balze di Costa Poggio dei Ronchi e Omo Morto ed in ultimo insinuandosi verso Poggio Palaio per ridiscendere a Campigna tramite la Via del Balzo o sul versante opposto verso Stia. A Tre Faggi incrociava il tracciato di controcrinale Celle-S. Paolo in Alpe, da un lato tramite Castagnoli e dall’altro tramite Poderone-Mandriacce. L’inizio del tratto alto-bidentino di questo antico tracciato è facilmente individuabile a Lago, almeno nello stato precedente l’emergenza ambientale e in quello successivo al suo superamento. Nel periodo lacustre occorre invece immaginare un allungamento del tragitto di oltre 1.5 km, con il viandante obbligato a proseguire oltre S. Giovanni e il Fosso della Fontaccia e a ridiscendere ad attraversare in qualche modo (guado, ponte provvisorio) il Bidente delle Celle, quantomeno all’altezza della Casina (presso la suddetta sbarra sulla rotabile che risale sull’argine fluviale) per poi guadagnare il versante opposto aggirandolo a mezzacosta e giungere a Corniolino da settentrione (forse in corrispondenza di un sentiero di cui alla CTR). Fino a gran parte del XVII secolo e almeno all’inizio del XIX (come documenta il Catasto toscano) se non prima, tramite il Ponte di Fiordilino si attraversava il Bidente delle Celle. I resti del ponte dalla poetica denominazione (ripresa dal nome del sopracitato podere), costituiti da una spalla e dall’imposto di un arco limitato a qualche concio inclinato di innesto, che si scorgono a fianco del ponte moderno (altri resti, se sussistenti, giacciono sommersi dalla vegetazione). La saggistica -(AA.VV., 1982, p. 188, cit. - posti ) documenta una struttura risalente all’ampio periodo tra i secoli XV e XIX con tipologia ad arco (in questo caso non viene specificato se a sesto circolare o ribassato - un utile riferimento si può trovare nel progetto del 1556 per il rifacimento ad arco a tutto sesto del vicino Ponte della Balza – cfr. Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, p. 168, cit.). Quanto resta è sicuramente la conseguenza di successivi rimaneggiamenti ed ancora prima dei danni del cataclisma seicentesco la tipologia era stata ricondotta a quella ormai consueta che prevedeva l’utilizzo di travi lignee, come documentato dai rifacimenti delle spalle in pietra ad opera di maestri muratori lombardi (1580-1584) e dell’impalcato in castagno (1591) ad opera di Marco da Pellegrino (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, pp. 39, 43, cit.). Qualche certezza la fornisce il seguente resoconto che pare piuttosto riferirsi ad un precursore o allo stesso ponte della nuova strada provinciale (a sesto ribassato, in pietra), forse con qualche confusione rispetto ai resti di una pila: «1898. Sorge il problema della disoccupazione anche al Corniolo che ora ha più di mille abitanti. Per alleviare tale disagio, si propone di avviare la costruzione della strada rotabile Corniolo-S. Sofia, la costruzione in pietra del ponte del Lago (si vede ancora una pila di questo) […].» (Pro Loco Corniolo-Campigna - a cura di, 2004, p. 142, cit.). In effetti nella Carta d’Italia I.G.M. di primo impianto (1894) compare il simbolo grafico della pedanca mentre quello del ponte compare solamente nella mappa del 1937 in relazione al tratto della provinciale in corso di realizzazione ed ancora oggi in uso.
Come documentato dal Catasto toscano, la via antica si inerpicava subito sull’erta rocciosa (oggi rimodellata) in allineamento al ponte stesso (di lato alla provinciale e al ponte moderno) ma poi deviava fino a rasentare il Bidente. Le mappe antiche aiutano a ricostruire la morfologia del luogo prima della realizzazione della provinciale che all’inizio del XX secolo tagliò la balza mentre la Via Romagnola proseguiva a mezzacosta verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Evidenti resti della muratura di sostegno di questo tratto viario si notano poco sopra il piano stradale, a 200 m dal ponte di Lago. Da Corniolino la prosecuzione della vecchia via è stata rimodernata fino all’innesto, presso un tornante, sulla S.P. a circa 2 km da Lago, si ritrova il tracciato antico (sent. 259 CAI) che si inerpica verso il Castellaccio poi prosegue sul crinale sfruttando le gradonate di estesi affioramenti rocciosi, dove sono evidenti le tipiche alternanze di arenarie e marne formanti cornicioni sporgenti fratturati a “denti di sega”.
Da Corniolino, il percorso di fondovalle diretto a Campigna scendeva al Bidente superandolo grazie al Ponte dei Ladroni o del Ladrone o della Madonna, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona), che però si trovava circa 80 m più a monte, come risulta dal confronto con il Catasto toscano. Il ponte è stato segnalato dal Segretariato Regionale del Ministero della cultura dell’Emilia-Romagna nel portale https://www.tourer.it/. Dopo un breve tratto ancora integro e percorribile fino al moderno Ponte Ilario, datato 1969 e privo di interesse tipologico, la mulattiera procedeva in prossimità del fiume secondo un percorso diverso dalla strada forestale (iniziata negli anni 1966-67), che risale transitando poco sotto Campacci, oggi C.Campaccio. L’antico tracciato infatti giungeva fino al sito di un altro fabbricato che, benché anonimo, era evidentemente destinato a mulino già in base all’evidente rappresentazione di inizio ‘800 del lungo berignale o gora per il prelievo dell’acqua e del bottaccio di accumulo della stessa, confermata dalla simbologia (ruota dentata) dell’Opificio a forza idraulica della Carta d’Italia I.G.M. del 1894. Nella successiva mappa del 1937 il definibile Mulino di Campacci, perse le sue funzioni originarie, è ormai rappresentato come semplice fabbricato. Oggi l luogo è raggiungibile tramite la strada di servizio per raggiungere le opere di imbrigliamento idraulico dei rami bidentini a favore dell’invaso di Ridràcoli e una moderna stazione di pompaggio ne occupa il sito. Oltrepassato Campacci, secondo un percorso simile a quello moderno, il tragitto antico prima attraversava il Fosso del Fiumicino di S. Paolo con una pedanca (ponte in legno pedonale documentato almeno dall'inizio del XX secolo), oggi sostituita dal Ponte Cesare, poi si inerpicava sul crinale rasentando Moscoso dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, attraversato il sito oggi occupato della rotabile, calava di livello dirigendosi verso Fiumari (di sotto). Mentre la via principale proseguiva verso il Molino di Fiumari e Campigna, dove giungeva tramite la ripida Via di Villaneta (oggi sent. 243 CAI), almeno per tutto il XIX secolo solo un sentiero risaliva fino a Fiumari (di sopra) e, scavalcata la sella antistante, scendeva ad attraversare il Fiumicino per poi inerpicarsi fino all'alpeggio di S. Paolo in Alpe e all'Eremo di S.Agostino tramite Campodonatino e Campodonato.
Il contesto insediativo del versante del Monte della Maestà prospiciente il Bidente di Campigna, più favorevole per morfologia ed esposizione, in base a quanto fotografato nei primi decenni del XIX secolo dal Catasto toscano, comprendeva i poderi Casa Martinacci e Casaccia posti in alta mezzacosta. Adiacenti e in bassa mezzacosta si trovavano i poderi di Valtuieri, sul margine dell’omonima vallecola e Grillaja, esterno ma adiacente. I rispettivi fabbricati oggi sono tutti in uso grazie all’accessibilità consentita o direttamente dalla strada provinciale o dalla S.Vic.le Corniolino-S.Paolo in Alpe. Nella seconda metà del XX secolo ad essi si è aggiunto un fabbricato moderno, adiacente alla provinciale, che in alcune edizioni di cartografia escursionistica è accompagnato dal toponimo Tre Faggi, per la prossimità all’omonima Colla.
Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Catasto toscano, Carta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati delle valli dei Fossi della Pietra, della Casaccia e di Valtuieri si possono schematizzare come di seguito elencato:
- Casa Martinacci nel Catasto toscano, o assente nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o C.Martinaccio nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937), o C. Martinaccio in quella moderna, o Martinaccio nel N.C.T., o anonimo nella C.T.R.;
- Casaccia nel Catasto toscano, o anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Casaccia nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937) e in quella moderna, o Casaccia nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- Valtuieri: anonimo nel Catasto toscano con Valtuieri scrittura integrativa posteriore in corsivo sottolineato, o C. Valtuieri nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937) e in quella moderna, o Valtuieri nel N.C.T. e nella C.T.R.
- Grillaja nel Catasto toscano, o anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o la Grillaia nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1937) e in quella moderna, o Grillaia nel N.C.T. e nella C.T.R.
- Tre Faggi: assente in tutta la cartografia storica, anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. moderna, o Tre Faggi nel N.C.T., o anonimo nella C.T.R.
Tre Faggi si appoggia su uno spianamento apparentemente artificiale ricavato sotto la S.P. 4 del Bidente, forse a seguito del taglio operato sulla lunga dorsale che da Colla Tre Faggi si sviluppa fino al Bidente di Campigna, presso il Molino di Fiumari e la Chiesa di S. Agostino. L’edificio abitativo, incongruo per tipologia, risale alla 2^ metà del XX sec. e compare solo nella cartografia moderna solitamente anonimo, salvo un’edizione di cartografia escursionistica (Monti editore, cit.) dove viene attribuito tale toponimo per rilevazione catastale o per ragioni topiche.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, monti e insediamenti citati.
N.B.: - La Descriptio Provinciae Romandiolae è un rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della “Cattività avignonese” (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- Dopo la confisca del vasto feudo forestale da parte della Repubblica di Firenze a danno dei conti Guidi, l’alpe del Corniolo, la selva del Castagno e la selva di Casentino ovvero di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli tra il 1380 e il 1442 furono donate (il termine contenuto in atti è “assegnato in perpetuo”; A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 15-16, cit.) all’Opera del Duomo di Firenze in Romagna che, per oltre quattro secoli si riservò il prelievo del legname da costruzione e per le forniture degli arsenali di Pisa e Livorno, di quelli della Francia meridionale oltre che per l’ordine dei Cavalieri di Malta. Dopo la presa in possesso l’Opera aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.
- Le “vie dei legni” indicano i percorsi in cui il legname, tagliato nella foresta, tronchi interi o pezzato, dal XV° al XIX° secolo veniva condotto prima per terra tramite traini di plurime pariglie di buoi o di cavalli, a valicare i crinali appenninici fino ai porti di Pratovecchio e Poppi sull’Arno, quindi fluitato per acqua, a Firenze e fino ai porti di Pisa e Livorno. Per approfondimenti, v. M. Ducci, G. Maggi, B. Roba, 2024, cit.
- Il termine “pedanca” deriva dal dialetto piemontese e ciò potrebbe spiegare anche l’adozione del termine da parte dell’I.G.M. o Istituto Geografico Militare, che fu fondato a Torino nel 1861, che quindi assorbì tale denominazione per indicare il simbolo tecnico cartografico (⤚⤙) corrispondente ai ponti pedonali.
- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo. Inoltre, le pratiche scritturali prevedono che tra l’abbreviazione “C”, l’interpunzione e la parola seguente non vi siano interspazi.
RIFERIMENTI
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Regione Toscana – Progetto CASTORE – CAtasti STOrici REgionali;
Carta della Romagna Toscana e Pontificia: URL http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=10910;
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Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese: URL http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=11479;
Bozze di mappe catastali della Foresta Casentinese e Campigna: URL http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=11644;
URL http://www.popolidelparco.it/media/archivio-pietro-zangheri-zan098/;
URL https://popolidelparco.it/campigna/;
URL https://www.tourer.it/;
URL www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - Bivio al km 30+300 circa della SP 4 del Bidente, a circa 3 km da Campigna.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
001/006 – Da Poggio Scali, vedute panoramiche stagionali del Monte della Maestà sul Crinale del Corniolino e ravvicinate su Tre Faggi (12/11/15 - 4/08/16 – 16/08/16).
007 - 008 - 009 – Dal crinale tra Poggio Squilla e Poggio Aguzzo sopra Ristefani, vedute dell’intero versante inciso dai Fossi della Pietra, della Casaccia e di Valtuieri, con indice fotografico e veduta del sito di Tre Faggi che evidenzia le caratteristiche morfologiche del contesto (25/04/18).
010 – Schema da cartografia moderna dei bacini idrografici delle Valli dei Fossi della Pietra, della Casaccia e di Valtuieri.
011 – 012 - Schema di mappa da cartografia di inizio XIX secolo, con evidenziati gli assetti insediativi, idrografici ed infrastrutturali della valle del Bidente e suoi affluenti, dove si possono notare i tracciati della viabilità antica, e confronto schematico tra cartografia antica e moderna da cui si rilevano le modifiche planimetriche e alla viabilità intercorse nel periodo frapposto. La toponomastica riprende quella originale.
013 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, riguardo la viabilità principale evidenziava esclusivamente i tracciati viari che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, mantenendosi prossimi al fondovalle fino a Corniolo, nella valle di Campigna risalendo sul crinale di Corniolino fino alla sella di Tre Faggi con discesa a Campigna e risalita al Passo della Calla.
0014 - Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX sec. evidenziante reticolo viario e idrografico precedente al completamento della viabilità provinciale.
015 – Elaborazione pittorica tipo olio da foto di Tre Faggi.