Lavacchio
Testo di Bruno Roba (14/05/2019 - Agg. 23/08/2023) - La valle del Fosso di Trappiano si sviluppa tra ripide pareti di rocce esposte rivolte verso il fondovalle del Bidente, lambendo gli insediamenti di Val della Villa, Fontanelle e Lavacchio prima di confluire nel fiume presso il ponte che reca alla zona del Museo delle Acque di Ridràcoli. Un suo ramo è il Fosso di Lavacchio, che lambisce l’omonimo insediamento.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Ridràcoli, Ridràcoli e Fosso di Trappiano.
La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. È utile il confronto con il Nuovo Catasto Terreni (1930-52 – scala 1:2000). Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, con il Ponte dell'Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridracoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112.
Vari itinerari trasversali collegavano le vallate adiacenti, principalmente dipartendosi dal baricentro militare-residenziale del Castello di Ridràcoli (nel 1216 è documentato come Castrum Ridiracoli un villaggio fortificato che, secondo la Descriptio Romandiole del 1371, raggiungeva appena 6 focularia) e dai nuclei economico e religioso del ponte e della chiesa (una villam Ridraculi cum omnibus ecclesiis è documentata già dal 1213), dialetticamente separati in base alla morfologia del luogo, determinata dalla fitta sequenza delle anse fluviali. Dal Castello partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, risalente la Valle dei Tagli ed imperniata su Casanova dell’Alpe (su una pietra cantonale della chiesa sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli); costituiva parte della successiva Mulattiera Ridràcoli-Bagno. Dal Ponte di Ridràcoli partiva la Strada che da Ridracoli va al Poggio alla Lastra, che, superata la chiesa, risaliva la Valle del Corneta, parte della successiva e rinomata Mulattiera di Ridràcoli diretta a Santa Sofia tramite Strabatenza. Entrambe le mulattiere incrociavano sul crinale la Strada Maestra di S. Sofia o Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, la prima presso il Monte Moricciona, la seconda sul Passo della Colla, posto sulla Colla del Monte interposta tra i Monti Marino e La Rocca. Molto note e ancora riportate come tali nella cartografia moderna, negli anni ’50 alle estremità delle mulattiere vennero installati dei cippi stradali riportanti la rispettiva denominazione, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; rimasero localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, infatti le odierne strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo.
La fruizione ambientale e dei resti del sistema insediativo dipende ancora oggi dalla sentieristica derivante dall’infrastrutturazione viaria più antica riguardante l’intera valle, pressoché identica nel confronto tra la cartografia di inizio XIX e inizio XX secolo, tranne i miglioramenti riguardo la viabilità di crinale e quella poderale limitata alla valle del Fosso di Val del Nespolo. In base al Catasto toscano una mulattiera si inerpicava sul crinaletto posto a Ridràcoli alle spalle di Palazzo Giovannetti (dove sorge la torretta) quindi percorreva le stratificazioni rocciose del versante collegando gli insediamenti delle valli dei Fossi di Trappiano e di Lavacchio, andando poi a proseguire verso la valle del Rio Bacine.
In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato e la frazione di Biserno è quella più abitata, ma le parti delle vallecole laterali più profonde e difficilmente raggiungibili sono trascurate e molti fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere o scomparsi, con vari casi di ristrutturazione interrotta.
Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Catasto toscano, Carta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati della Valle del Fosso di Trappiano si possono schematizzare come di seguito elencato:
- Lavacchio nel Catasto toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o rappresentato con simbolo dei ruderi ma anonimo in quella moderna, o Lavacchio nel N.C.T. e nella C.T.R.
- Val della Villa nel Catasto toscano, o C. Val della Villa nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna ma con simbolo dei ruderi, o Val della Villa nel N.C.T., o C. Val della Villa nella C.T.R.
- Fontanelle: non rappresentato in alcuna cartografia antica o moderna.
Lavacchio si trova in un luogo documentato nel 1547 nell’inventario dei possedimenti dell’Opera del Duomo di Firenze: «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1547 […] – Un pezzo di terra parte roncata e parte aratia di 6 quartaiole in luogo detto Lavacchio» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 149, 152, cit.). All’epoca vi sorge un fabbricato suddiviso in due abitazioni che però, nel corso dei secoli seguenti, diviene sempre più fatiscente, aspetto peraltro documentato: «Nel 1777 il dott. Francesco Antonio e Pellegrino Antonio […] posseggono “alla Vacchia una casa rovinata, con un capanno, con stalle sotto”» (C. Bignami, a cura di, 1995, p. 24 cit.). Tale situazione pare poi superata, infatti il Giornale di campagna del Catasto toscano così descrive l’abitazione: «casa colonica, aja. A terreno 2 stalle, stalletto, loggetta e forno. I° piano stanza e capanno» (C. Bignami, a cura di, 1995, p. 24 cit.). La mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna riguardante l’attribuzione delle numerazioni civiche, assegna il n. 35 ad una casa di 5 vani (cfr. C. Bignami, a cura di, 1995 e C. Bignami, A. Boattini, 2022, cit). Viene abbandonato poco prima del passaggio all’A.R.F. infatti risulta in uso alla medesima. Come Val della Villa, in base alla mappa più antica l’insediamento risultava collegato con Ridràcoli tramite la stessa viabilità che ancora oggi consente di raggiungerlo, con qualche difficoltà nell’attraversamento delle zone in erosione, mentre nella mappa I.G.M. il medesimo tracciato appare più incerto ed interrotto. I ruderi delle sue strutture, costruite in più fasi e difformi alla mappa ottocentesca per un ampliamento registrato un secolo dopo, sorgono presso il fosso sul bordo di un lieve pendio che costituiva l’area disboscata dei coltivi, ormai ricoperta da un’abetina restaurativa che impedisce qualsiasi vista panoramica. Il toponimo, tra l’altro piuttosto diffuso nella Valle del Bidente delle Celle e nella Valle del Sìllaro (Cà di Lavacchio - laddove finisce la Romagna), parrebbe avere evidente riferimento a pratiche di lavaggio svolte accanto al corso d’acqua, peraltro trovando conferma nel Chartularium Imolense del 1194 (lavathura a latere Sileri - A. Polloni, cit.), la cui citazione è utile a riguardo se integrata dalla seguente sequenza terminologica, ancora dal latino medievale: «[…] lavachium < *lavatulum (< lavare) “resto di lavatura” […]» (A. Polloni, 1966-2004, p. 162, cit.), ma l’altra fraseologia documentale di antico uso, porta alla sequenza toponomastica alla Vacchia > a la vacchia > a Lavacchio, ovvero luogo frequentato da vacche.
Val della Villa è documentato dal 1584 con tre abitazioni, almeno due accorpate in un unico fabbricato, nel quale era presente il forno condiviso. Dopo oltre due secoli è documentata un'unica abitazione così descritta dal Giornale di campagna del Catasto toscano: «casa colonica ed aja. A terreno 2 stalle, cucina e stalletto. I° piano stanza e capanno» (C. Bignami, a cura di, 1995, p. 25 cit.), grosso modo confermata dalla sopracitata mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna riguardante l’attribuzione delle numerazioni civiche, che gli assegna il n. 34 (cfr. C. Bignami, a cura di, 1995 e C. Bignami, A. Boattini, 2022, cit). In base al Catasto toscano l’insediamento risultava collegato con Ridràcoli tramite la stessa viabilità che raggiungeva Lavacchio, con la medesima notazione. I ruderi delle sue strutture, costruite in più fasi e testimonianti l’accorpamento delle diverse abitazioni, conformi alla mappa ottocentesca, sorgono su uno stretto e ancora spoglio crinaletto che consente ampi panorami verso il fondovalle ed il versante opposto. Abbandonato negli anni ’30 del ‘900, risulta presente negli elenchi dell’A.R.F. ma senza utilizzo.
Fontanelle è un insediamento documentato nel 1548 e costituito da un fabbricato con due abitazioni aventi in comune il forno, scomparso fin dai primi del ‘700, la cui localizzazione indicata tra «[…] “il Raggio dal Rio del Castagno” ed il “Monte dalle Fossette” […]» (C. Bignami, A. Boattini, 2022, p.350, cit.) è da ritrovare tra le limitate aree insediabili comprese tra Val della Villa e Lavacchio, tenendo conto dell’impervia morfologia del territorio. In particolare, tra i poggetti che potevano offrire un sufficiente appoggio, se ne individua uno similare alla cresta di Val della Villa, forse non casualmente evidenziato nella cartografia moderna con la quota di 736,3 m, che pare corrispondere con quello anticamente detto Poggiolo delle Fontanelle; il sito è lambito da una mulattiera che collega gli insediamenti transitando da monte, più alta della via comparente nel Catasto toscano.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: - Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della 'Cattività avignonese' (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- A partire dal XII secolo, con la nascita dei comuni nascono gli archivi comunali, che poi si sviluppano nelle istituzioni signorili e successivamente confluiscono negli attuali Archivi di Stato; nel Granducato di Toscana il Cinquecento fu epoca di trasformazione del regime archivistico alla quale, tra l’altro, risale la fondazione medicea degli Archivi generali dei Contratti. Le ricerche archivistiche hanno consentito agli studiosi di reperire documentazione sui poderi dell’area in alcuni casi risalente fino alla metà del XVI secolo.
- L’Opera del Duomo di Firenze, dopo la presa in possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile.
- Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Lavacchio e Val della Villa, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
RIFERIMENTI
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Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - La Valle del Fosso di Trappiano non è facilmente raggiungibile in quanto non attraversata da sentieri CAI. Tracce di sentieri risalgono da Ridràcoli o giungono da Valdoppia. Tra Ridràcoli e Lavacchio vi sono 3,3 km.
Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
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001a/001e – Vedute della Valle del Bidente di Ridràcoli dal versante opposto al tratto terminale del contrafforte. Nella 1^ veduta sulla dx Poggio Castellina, nelle altre il tratto tra Poggio Collina, Ronco dei Preti e Poggio Squilla con i complessi vallivi dei Fossi di Trappiano, di Canforchisio, delle Fossatelle e di Val del Nespolo, e indice fotografico della valle del Fosso di Trappiano. Si notano i coltivi di Biserno (24/07/18 – 6/08/18).
001f – 001g – 001h – Vedute frontali della Valle del Fosso di Trappiano delimitata da ripide ripe. Nel fondovalle si nota il Museo delle Acque di Ridràcoli, dove converge la valle (16/10/16 – 28/08/18).
001i – 001l – 001m - Vedute frontali a quota inferiore dalla Strada Forestale Ridràcoli-Passo del Vinco delle impervie dorsali che si staccano dal contrafforte delimitando la valle del Fosso di Trappiano (28/08/18).
001n – 001o – 001p - Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX secolo e schema da mappa catastale antica evidenzianti reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti, con raffronto tra mappe; la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale.
001q - Schema da cartografia moderna con individuazione del bacino idrografico del Fosso di Trappiano e suo affluente di Lavacchio.
002a/002e – Lavacchio è invasa dalla vegetazione mentre sui suoi coltivi è stata impiantata un’abetina restaurativa (19/07/18).
002f/002s – I ruderi di Lavacchio (19/07/18).