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Fosso di Canforchisio

Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 400
Coordinate WGS84: 43 53' 28" N , 11 50' 21" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (30/05/2019)

Coordinate WGS84: Origine (P.gio Collina) 43° 53’ 42” N / 11° 49’ 15” E - Sbocco (Bidente) 43° 53’ 28” N / 11° 50’ 21” E - Quote: Origine 825 m – Sbocco 400 m - Sviluppo 2 Km

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

In particolare, la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi sul promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274, cit.).

Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera si amplia estendendosi da Poggio Scali fino al Passo della Crocina mostrando, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico (la c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), fortissime pendenze modellate dall’erosione e dal distacco dello spessore detritico superficiale con conseguente crollo dei banchi arenacei, lacerazione della copertura forestale e formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante (Frana Vecchia, 1950, e Frana Nuova, 1983-1993, sempre attiva, di Sasso Fratino). Nei fondovalle, specie dove essi si fanno più tormentati, profondi e ristretti, conseguono formazioni di gole, forre, financo degli orridi, con erosioni fondali a forma c.d. di battello. A valle dell’invaso il bacino si restringe specie in sx idrografica e, dalla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo è conseguita un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, mentre i tratti più ripidi dei rilievi mostrano la roccia denudata. Mostra particolare complessità orografica la porzione valliva a ridosso del contrafforte secondario laddove, prima dell’allineamento finale Poggio Collina-Poggio Castellina, compie una decisa deviazione dopo Ronco dei Preti originando però uno sfrangiamento di dorsali che delimitano a Sud il versante dando origine alla Valle di Capria ed alla valle del Fosso di Trappiano, che lambisce Val della Villa e Lavacchio. La Valle di Capria è attraversata dal Fosso di Canforchisio e dai principali affluenti, il Fosso delle Fossatelle, già delle Fossette, e il Fosso di Val del Nespolo, le cui vallecole riescono a possedere autonomia morfologica. Il Fosso di Canforchisio ha origine dal tratto di contrafforte subito a Sud di Poggio Collina e sbocca nel Bidente presso Canforghigi, il Fosso delle Fossatelle (detto delle Fossette nel Catasto Toscano del 1826-34) ha origine dallo sdoppiamento della dorsale dopo lo snodo di Ronco dei Preti e sbocca nel Fosso di Canforchisio presso la Fonte di Bistone, il Fosso di Val del Nespolo (c.d. nel Catasto Toscano) ha origine subito a Nord di Poggio Collina e sbocca nel Fosso di Canforchisio poco prima della sua confluenza nel Bidente.

È pressoché omonimo di uno degli insediamenti della valle, prossimo al suo sbocco, detto Canforchigi già Camporchisi (ma anche Cà Forchigi, Canforchisio e Canforchisi).

Il fosso attraversa la Valle di Capria che, in particolare per la parte relativa al bacino idrografico del Fosso delle Fossatelle fu oggetto, nel 1974, di proposta di riserva naturale orientata al fine di studio del processo di rinaturalizzazione di un’area fortemente antropizzata dopo l’abbandono, «[…] rappresentativo delle condizioni in cui si trovano tante aree della medio-alta montagna romagnola dopo secoli di sfruttamento intensivo.» (M. Padula, Introduzione, in: G. Fabbri, 1995, p. 8, cit.) e di come potesse evolversi senza alcun intervento antropico. L’area all’epoca era caratterizzata da «[…] seminativi e pascoli abbandonati, boschi cedui degradati o comunque antropizzati, cespuglieti, fossi in fase di erosione, aree fortemente erose per l’eccesso di pascolo con affioramenti della roccia nuda […]» (M. Padula, Introduzione, in: G. Fabbri, 1995, p. 8, cit.). La riserva non ebbe seguito, anzi, all’epoca, la strategia predominante era il recupero delle aree abbandonate e necessitanti di restaurazione fisico-ambientale, ed anche qui vi furono interventi di rimboschimento a pinacee nei coltivi abbandonati e di sistemazione idraulico-forestale, cui si aggiunse la costruzione della strada forestale di crinale (fine Anni ’70) che ne influenzò la parte superiore. Nel 1994 vi fu una ripresa di interesse al fine di rilevare i mutamenti intercorsi. Si registrò il recupero di un alto grado di spontaneità ma con lenta rinaturalizzazione. La Valle di Capria all’epoca presentava «[…] tutti gli elementi che caratterizzavano l’economia rurale propria della vita montana […]» (G. Fabbri, 1995, p. 22, cit.) fino alla prima metà del XX sec. quando, verso il 1946-47 il podere di Capria, già Caprilla, venne abbandonato, tra i primi dell’area (ma i seminativi e i pascoli vennero utilizzati fino agli anni ’70), fino al riacquisto da parte dell’ASFD. La valle, piuttosto incassata, ha un’estensione di circa 85 ettari e presentava all’epoca «[…]il bosco ceduo sul versante nord, il pascolo arborato nel versante Sud, e gli ex coltivi nelle zone di minor pendenza prossime alla casa […]» (G. Fabbri, 1995, p. 25, cit.). Presenta l’asimmetria geo-morfologica tipica dell’ambiente marnoso-arenaceo con una dx orografica, esposta a Nord, con strati a reggipoggio e versanti ripidi e stabili, dove non si è mai manifestata alcuna attività agricola o pastorale e il bosco venne governato a ceduo fino all’abbandono; sono presenti numerose aree carbonili. Il versante meridionale del Fosso delle Fossatelle, in sx orografica, presenta strati a franapoggio a pendio più dolce e franosità da scivolamento, aggravata in passato dal disboscamento e dal pascolo: quest’area presenta le maggiori difficoltà di rinaturalizzazione. Pressoché al centro della valle, in base al Catasto Toscano del 1826-35, si trovavano i fabbricati del podere detto Le Fossette, da cui il Fosso delle Fossette, oggi delle Fossatelle, che però, un secolo dopo erano già ridotti a rudere, come riportato dalla tavoletta di impianto in scala 1:25000 (1937) della Carta d’Italia I.G.M.

La fruizione ambientale e dei resti del sistema insediativo dipende ancora oggi dalla sentieristica derivante dall’infrastrutturazione viaria più antica riguardante l’intera valle, pressoché identica nel confronto tra la cartografia di inizio XIX e inizio XX secolo, tranne i miglioramenti riguardo la viabilità di crinale e quella poderale limitata alla valle del Fosso di Val del Nespolo.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G. Fabbri, CAPRIA, Un esempio di evoluzione naturale nell’Appennino romagnolo, ANIMA MUNDI EDITRICE, Forlì, 1995;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

La Valle del Fosso di Canforchisio corrisponde alla Valle di Capria ed è facilmente raggiungibile tramite la strada forestale di crinale (chiusa al traffico) da Biserno o da S. Paolo in Alpe o da sentieristica di mezzacosta da Biserno.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
Nota - Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un'altra scheda

001/008 – Vedute della Valle del Bidente di Ridràcoli dal versante opposto al tratto terminale del contrafforte. Nella 1^ veduta sulla dx Poggio Castellina, nelle altre il tratto tra Poggio Collina, Ronco dei Preti e Poggio Squilla con il complesso vallivo dei Fossi di Canforchisio, delle Fossatelle e di Val del Nespolo, evidenziato da indice fotografico. Si notano i coltivi di Biserno (24/07/18 – 6/08/18).

009/013 – Il complesso vallivo dei Fossi di Canforchisio, delle Fossatelle e di Val del Nespolo visto dalla Strada Forestale Ridràcoli-Passo del Vinco, a varie quote, sul versante opposto (16/10/16 – 28/08/18).

014 - 015 – 016 – La valle del Fosso di Canforchisio con l’impianto restaurativo di pinacee presso Capria, già Caprilla, di cui si scorgono i resti (28/03/18).

017 - Schema da cartografia moderna con individuazione del bacino idrografico dei Fossi di Canforchisio, delle Fossatelle e di Val del Nespolo e integrazione con gli insediamenti. In verde l’area naturalistica già oggetto di studio e di proposta di riserva.

018/021 – Il Fosso di Canforchisio (28/03/18).

022 – 023 – L’insediamento di fondovalle forse mai abbandonato alla confluenza tra i Fossi di Canforchisio e di Val del Nespolo: Canforchigi (28/03/18).

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