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Rio Bacine

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 440
Coordinate WGS84: 43 52' 43" N , 11 49' 59" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (28/06/2019 - Agg. 8/10/2023) - Coordinate WGS84Origine (contrafforte) 43° 52’ 58” N / 11° 47’ 56” E - Sbocco (Bidente) 43° 52’ 43” N / 11° 49’ 59” E - QuoteOrigine 1050 m – Sbocco 440 m - Sviluppo 3,750 Km – Comuni Bagno di Romagna - Santa Sofia

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli, Poggio Busca, già Croce La Lastra, e il Monte Carnovaletto) per concludersi con il Raggio delle Rondini digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. Ad Ovest la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo.

Il bacino idrografico del Fiume Bidente di Ridràcoli, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica, con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo e il Fosso del Molino

A valle dell’invaso, in dx idrografica il versante vallivo mostra una particolare complessità morfologica per la sequenza di impervie dorsali che si distaccano dal contrafforte secondario orientale, evidenziando vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee e separando le 8 vallate trasversali dove scorrono i principali affluenti fluviali. Da monte a valle si susseguono, i Fossi dei Tagli, Corneta, delle Casine, del Catinaio, delle Stolle, di Ronco Vecchio, di Val Spugna o Rio delle Valli e il Fosso delle Corneta, scorrenti in sistemi vallivi che, in prevalenza, si attestano sul contrafforte secondario o sue dirette diramazioni e che, a partire dalla Valle del Catinaio, divengono progressivamente profondi e fortemente accidentati, infatti mostrando, dalle aree di crinale verso la pianura, molti accavallamenti stratigrafici che interessano la Formazione Marnoso Arenacea con creazione di effetti paesaggistici di notevole risalto.

In sx idrografica, la decisa deviazione del contrafforte secondario successiva a Ronco dei Preti e precedente all'allineamento finale Poggio Collina-Poggio Castellina, dopo aver delimitato lo sviluppo dell'ampia valle del Rio Bacine, dà luogo ad uno sfrangiamento di dorsali comportante una particolare complessità morfologica del versante dando origine ai sistemi vallivi adiacenti relativi al Fosso di Trappiano, con il suo ramo del Fosso di Lavacchio, ed al Fosso di Canforchisio, con il suo ramo del Fosso delle Fossatelle. Successivamente questo versante del bacino idrografico prosegue in un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, sviluppando le ramificazioni di minore rilievo dei Fossi di Val del Nespolo (affluente del Fosso di Canforchisio), della Pucaja, di Biserno, di Balzaino, di Vignale, dei Soldoni, della Busca e del Cappellano.

Dall’Altopiano di S. Paolo in Alpe si stacca una lunga ed arcuata dorsale, che si affila nel così noto Crinale della Vacca, che termina contro l’ansa del Bidente posta tra la diga ed il Castello di Ridràcoli, affiancando il Lago di Ridràcoli. Questa dorsale costituisce il ripido versante esposto a settentrione della Valle del Rio Bacine mentre la testata si sviluppa tra l’Altopiano di S. Paolo in Alpe Poggio Squilla e il versante esposto a meridione coincide con il tratto di contrafforte di Ronco dei Preti, dove hanno origine i due principali affluenti Rio del Castagno e Fosso del Castagno, mentre storicamente il Rio del Castagno aveva origine dalla testata montana e il Fosso delle Bacine ne costituiva il tratto finale; successivamente è stata distinta l’origine del Fosso del Castagno dall’Altopiano di S. Paolo in Alpe, alla cui confluenza con il Rio di Castagno dovrebbe attribuirsi l'origine del Rio Bacine. Su due rami del Rio del Castagno si trovano la Fonte dell'Asna (o dell'Asina, dal romagnolo) ed una anonima Fonte (del Castagno?).

Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate.

Nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, con il Ponte dell'Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112.

Vari itinerari trasversali collegavano le vallate adiacenti, principalmente dipartendosi dal baricentro militare-residenziale del Castello di Ridràcoli (nel 1216 è documentato come Castrum Ridiracoli un villaggio fortificato che, secondo la Descriptio Romandiole del 1371, raggiungeva appena 6 focularia) e dai nuclei economico e religioso del ponte e della chiesa (una villam Ridraculi cum omnibus ecclesiis è documentata già dal 1213), dialetticamente separati in base alla morfologia del luogo, determinata dalla fitta sequenza delle anse fluviali. Dal Castello partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, risalente la Valle dei Tagli ed imperniata su Casanova dell’Alpe (su una pietra cantonale della chiesa sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli); costituiva parte della successiva Mulattiera Ridràcoli-Bagno. Dal Ponte di Ridràcoli partiva la Strada che da Ridracoli va al Poggio alla Lastra, che, superata la chiesa, risaliva la Valle del Corneta, parte della successiva e rinomata Mulattiera di Ridràcoli diretta a Santa Sofia tramite Strabatenza. Entrambe le mulattiere incrociavano sul crinale la Strada Maestra di S. Sofia o Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, la prima presso il Monte Moricciona, la seconda sul Passo della Colla, posto sulla Colla del Monte interposta tra i Monti Marino e La Rocca. Molto note e ancora riportate come tali nella cartografia moderna, negli anni ’50 alle estremità delle mulattiere vennero installati dei cippi stradali riportanti la rispettiva denominazione, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; rimasero localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, infatti le odierne strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo.

In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato e la frazione di Biserno è quella più abitata, ma le parti delle vallecole laterali più profonde e difficilmente raggiungibili sono trascurate e molti fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere o scomparsi, con vari casi di ristrutturazione interrotta, ma non fanno eccezione neanche le valli meglio infrastrutturate che, se hanno evitato il completo abbandono dei poderi, hanno scarsamente contribuito al riutilizzo dei rispettivi insediamenti, in prevalenza abbandonati o, al più, riutilizzati a fini turistici.

La Valle del Rio Bacine, abitata fin dal XVI secolo pur possedendo modeste caratteristiche colturali, era attraversata dalla mulattiera che collegava Ridràcoli con S. Paolo in Alpe staccandosi dal Ponte di Ridracoli e percorreva la sx idrografia transitando dalle Galvane prima di penetrare al suo interno. Nel fondovalle sorgevano Rio di CastagnoCà della Grassa già Cà della grassa e La Bacina o Le Bacine o (alla romagnola) Le Basine (presso il Monte della Basina) o BaciePiù alti vi sorgevano i fabbricati di Casette o Le Casette già Casetta, La Bucaccia, Ronconi, Valdoppia già Valdelopia Val di loppiaVal di Oppia e St.le Valdoppio e Sermolino. Presso Ronconi sorge (restaurata) già dal 1784 la Maestà Maria Mater Gratiae o Maestà Ronconi

Abbandonata tra l’inizio del XX secolo e l’immediato dopoguerra, oggi la valle mostra la tipica asimmetria geo-morfologica tipica dell’ambiente marnoso-arenaceo, con una dx orografica esposta “a bacìo” caratterizzata da strati a reggipoggio e versanti ripidi e stabili, dove non si è mai manifestata alcuna attività agricola o pastorale, ed il versante insediativo esposto “a solatìo”, che presenta strati a franapoggio a pendio più dolce e franosità da scivolamento, aggravata in passato dal disboscamento e dal pascolo, pertanto con le maggiori difficoltà di rinaturalizzazione cui partecipano ampie aree di rimboschimento restaurativo con pinacee.

Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Catasto toscanoCarta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati della Valle del Rio Bacine si possono schematizzare come di seguito elencato:

- La Bacina nel Catasto toscano, o la Bacina nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o assente in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Cà della grassa nel Catasto toscanoo anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o simbolo anonimo dei ruderi nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o assente in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Rio di Castagno nel Catasto toscano, o anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o assente in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Sermolino: assente in tutta la cartografia;

- Val di Oppia nel Catasto toscano, o St.le Valdoppio nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Valdoppia nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna ma con simbolo dei ruderi, Valdoppia nel N.C.T. e nella C.T.R. dove è nuovamente rappresentato il fabbricato;

- Ronconi nel Catasto toscano, o C. Ronconi nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna ma con simbolo dei ruderi, C. Ronconi nel N.C.T. e nella C.T.R. dove è nuovamente rappresentato il fabbricato;

- Casetta nel Catasto toscano, o Casette nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna ma con simbolo dei ruderi, o Casette nel N.C.T. e nella C.T.R. dove è nuovamente rappresentato il fabbricato;

- La Bucaccia nel Catasto toscano, o assente in tutta la successiva cartografia antica e moderna.

La Bacina o Le Bacie (toponimo che pare derivato dal toscano bacìo - luogo dove non batte il sole - in questo caso appropriato al sito) è documentato dal 1706 ed abitato fino al 1897, poi utilizzato per un altro decennio solo a fini agricoli; nonostante l’abbandono il fabbricato colonico è ancora presente nella mappa I.G.M. del 1937. Non essendo abitato non compare nella mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna datata 1888-1913 (cfr. C. Bignami, A. Boattini, 2022, cit.), riguardante l’attribuzione delle numerazioni civiche. In base al Catasto toscano vi si giungeva dal sottostante guado sul Rio Bacine, essendo l’unico fabbricato in dx idrografica quindi non allineato sulla mulattiera che percorreva la vallata sul versante opposto, collegando gli altri insediamenti. Scomparso a seguito della realizzazione di opere legate all’invaso, il confronto cartografico consente di collocarlo a breve distanza dalla bretella che risale il rio, tra i tornanti della strada che sale alla diga di Ridràcoli, dove, i rimodellamenti del versante appaiono minori e probabilmente era già presente un lieve terrazzamento, in grado di ospitare una costruzione, simile alla situazione odierna.

Cà della Grassa, documentato dal 1704 con casa e capanna, già dal 1777 risulta disabitato con i fabbricati utilizzati a soli fini agricoli; la suddetta mappa dell'Archivio Comunale di Bagno di Romagna gli assegna comunque il n. 32, quando risulta composto di 6 locali. Ancora presente nella tavoletta di impianto in scala 1:50.000 (1894) della Carta d’Italia I.G.M., nei primi decenni del XX sec. risulta ormai allo stato di rudere, come riportato dalla successiva tavoletta in scala 1:25.000 (1937), infatti già da tempo si trovava in stato di definitivo abbandono. Oggi rimangono scarsissimi resti costituiti dalla classica impronta conseguente al collassamento perimetrale delle murature, oltre tracce della vecchia mulattiera.

Rio di Castagno, documentato dal 1548, quando era composto da un nucleo di 6 abitazioni (non è noto se in fabbricati distinti o quali porzioni di uno stesso fabbricato), di cui uno detto le Capanne, che però, 150 anni più tardi (ai primi del ‘700), risulta già ridotto ad un solo fabbricato, nel 1777 descritto come «una casa da lavoratore di stanze quattro da cielo a terra, con forno, fornella e stalletto e suoi resedi» (C. Bignami, a cura di, 1995, p. 27 cit.). Trascorsi altri 150 anni, il Giornale di campagna del Catasto toscano ne precisa la composizione: «Casa ed aia: a terreno 2 stalle e stalletto. I° piano stanza con camino e capanna» (C. Bignami, a cura di, 1995, p. 27 cit.). La suddetta mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna gli assegna il n. 33. Abbandonato nei primi anni ‘50, il confronto cartografico consente di localizzarlo nell’area dello sbarramento del Rio Bacine ed in particolare nel piazzale sovrastante il canale di gronda proveniente dal Bidente delle Celle.

Sermolino è un nucleo di 3 abitazioni poste tra Valdoppia Rio di Castagno, documentato tra il 1548 e il 1606; era composto da almeno due fabbricati separati dal confine tra S.Sofia e Bagno di Romagna, grosso modo corrispondente ad un fosso affluente del Rio Bacine, più antico il fabbricato posto a monte, verosimilmente tra il tratto di mulattiera per Valdoppia e quello per Val della Villa, più recente e composto da due abitazioni (non è noto se in fabbricati aderenti o distaccati) il nucleo ricadente nel versante sovrastante Rio di Castagno. Il più antico pare sia scomparso prematuramente entro una quindicina d’anni, comunque risale ai primi del ‘700 l’ultima documentazione di esistenza dell’insediamento.

Il fabbricato di Valdoppia, ovvero valle dell’Acero Campestre, o Oppio o Loppio, dal latino opulus, i, nella Carta d’Italia I.G.M. del 1894 compare come St.le Valdoppio, ovvero Stalle Valdoppio a certificare il suo principale utilizzo. Ricade nella parte alta della valle del Rio Bacine detta Valle dell'Oppio, documentata dal 1554 e con la presenza di un fabbricato, cinquant’anni dopo i fabbricati risultano due, uno posto al confine con Sermolino, l’altro più in alto. Di essi, dopo un altro secolo rimane un solo fabbricato ed una capanna. Ai primi del ‘900, probabilmente ampliato, risulta abitato da una ventina di persone. Abbandonato nei primi anni ’50, diviene proprietà dell’A.R.F. senza alcun dimensionamento, essendo già allora fatiscente. Oggi rimangono pochi ruderi.

Ronconi risulta abitato dai primi decenni del ‘600 e, al principio del ‘700, dotato di due fabbricati, probabilmente gli stessi rappresentati sia nel Catasto toscano sia nella Carta d’Italia I.G.M. del 1894, sia in quella del 1937 (dove è rappresentato anche il rudere di un terzo fabbricato), benché l'insediamento risulti abbandonato nel 1895. Comparendo negli elenchi dell’A.R.F. senza dimensionamenti è da supporre  una riduzione a rudere già dall’epoca. Dei fabbricati abitativi rimangono resti poco riconoscibili, mentre sono più consistenti i ruderi del grande annesso su tre livelli, uso stalla con sovrastante fienile.

Casette era presente con due fabbricati sia nel Catasto toscano sia Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) fino a trovarsi nella disponibilità dell’A.R.F., quindi da supporre che l’insediamento sia stato abbandonato dopo la Seconda guerra mondiale. Presso la mulattiera che collega gli insediamenti della valle si trova un esemplare monumentale schedato di Quercus pubescens, la Roverella delle Casette, ormai di 200 anni di età e 11 m di altezza.

La Bucaccia o Bugaccia è documentata dal 1606 nella Valle dell’Oppio, è noto solo per essere riportato nel Catasto toscano presso un ramo del Rio del Castagno oggi noto come Fosso del Castagno, essendo assente da tutta la cartografia successiva; se ne ritrovano scarsissimi resti costituiti dalla classica fossa conseguente al collassamento perimetrale delle murature. È quindi da ritenere abbandonato e distrutto già nel corso del XIX sec.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - Negli scorsi anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Le Casette, Ronconi e Valdoppia, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

C. Bignami, A. Boattini, La gente di Ridràcoli, Monti editore, Cesena 2022;

C. Bignami (a cura di), Il popolo di Ridracoli, Nuova Grafica, Santa Sofia 1995;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - La Valle del Rio Bacine è facilmente osservabile panoramicamente dalla viabilità di crinale del contrafforte tra San Paolo in Alpe e Ronco dei Preti ed il suo versante insediativo e attraversato dal sentiero CAI 233 da S. Paolo in Alpe a Ridràcoli, 4,6 km al cancello della strada per la diga.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.

00A – Ubicazione della Valle del Rio Bacine e Rio del Castagno nell’ambito dei bacini idrografici dell’Alta Valle del Bidente.

001a – 001b – Dal Monte Penna, veduta panoramica sulla Valle di Ridràcoli, delimitata dal contrafforte da cui si staccano le dorsali che delimitano il sistema vallivo afferente all’invaso. È evidenziata la Valle del Rio Bacine (7/02/11).

001c – 001d – Dal varco del Canale del Pentolino, sulla Giogana, e da Poggio Scali, vedute del contrafforte e della Valle del Rio Bacine (2/09/11 – 11/12/14).

001e/001r – Dall’Altopiano di S. Paolo in Alpe, vedute della Valle del Rio Bacine (24/10/18 - 21/11/18 – 29/11/18).

001s/001x – Dal contrafforte, presso Ronco dei Preti, vedute della Valle del Rio Bacine (26/03/12 - 24/10/18).

001y – Dalla strada per la diga di Ridràcoli, veduta dello sbocco della Valle del Rio Bacine (20/06/19).

002a/002g – Dal Crinale della Vacca, vedute del versante meridionale della vallata Rio Bacine (10/12/15).

002h – 002i – Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX secolo e schema da mappa catastale antica evidenzianti reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti; la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale.

002l - Schema da cartografia moderna con individuazione del bacino idrografico del Rio Bacine e suoi affluenti Rio del Castagno e Fosso del Castagno.

002m – 002n – 002o - Un ramo del Rio del Castagno al guado sulla mulattiera, sent. 233 (10/12/15 – 29/11/18).

002p/002u – Il Fosso del Castagno dal primo impluvio al guado sulla mulattiera, sent. 233, e tratti successivi (24/10/18 – 29/11/18).

003a/003h – Il Rio Bacine, pressoché canalizzato, dallo sbarramento allo sbocco nel Bidente, presso il ponte stradale per la diga di Ridràcoli (10/12/15 – 20/06/19).

003i/003r - Deviando dal sent. 233 a 250 m dal suo inizio da S. Paolo in Alpe, quando piega attraversando il F.so del Castagno, si imbocca una mulattiera (prioritaria nella mappa I.G.M. del 1937 rispetto al sentiero di crinale) che consente di attraversare le aree di interesse ambientale del probabile ronco “ecclesiastico” dei Preti ed altri impianti restaurativi di conifere (24/10/18).

004a/004l – Vedute del versante meridionale della vallata del Rio Bacine dal sent. 233 (10/12/15).

004m – 004n – 004o - La Fonte dell’Asna sgorga sul ramo principale del Rio del Castagno, al guado sulla mulattiera, oggi sent.233 (10/12/15).

004p/004s – Sull’altro ramo del Rio del Castagno, al guado sulla mulattiera, sgorga un’anonima Fonte (del Castagno?) (10/12/15 – 29/11/18).

004t – 004u – 004v - Non lontano dalle Casette, da lati opposti della mulattiera (sent. 233) si trova un esemplare monumentale schedato di Quercus pubescens, la Roverella delle Casette, ormai di 200 anni di età e 11 m di altezza, e la fossa edilizia corrispondente ad un capanno presente nel Catasto Toscano di inizio Ottocento (10/12/15).

005a – Gli insediamenti del versante meridionale della vallata del Rio Bacine: Le Casette (10/12/15).

005b  - Maestà Ronconi (10/12/15).

005c – Ronconi (10/12/15).

005d – Valdoppia (10/12/15).

005e – La Bucaccia (29/11/18).

005f – Tratto di mulattiera che risale a Valdoppia (19/07/18).

005g - Rio di Castagno, il sito (19/07/18).

005h – Cà della Grassa (20/06/19).

005i – La Bacina, il sito, sul versante settentrionale (20/06/19).

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