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Fosso del Ciriegiolone

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 1060
Coordinate WGS84: 43 51' 41" N , 11 47' 09" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (24/08/2019 - Agg. 9/10/2023)

Fosso del CiriegioloneCoordinate WGS84: Origine (P.gio Capannina) 43° 51’ 41” N / 11° 47’ 9” E - Sbocco (F.so dell’Aiaccia) 43° 51’ 45” N / 11° 48’ 12” E - Quote: Origine 1060 m – Sbocco 699 m - Sviluppo 1,64 Km

Fosso dell’AiacciaCoordinate WGS84: Origine (confluenza F.si Ciriegiolone e Pozzacchere) 43° 51’ 45” N / 11° 48’ 12” E - Sbocco (F.so Molinuzzo) 43° 51’ 56” N / 11° 49’ 3” E - Quote: Origine 699 m – Sbocco 608 m - Sviluppo 1,81 km

Fosso del MolinuzzoCoordinate WGS84: Origine (confluenza F.so Aiaccia e Rio Fossati) 43° 51’ 56” N / 11° 49’ 3” E - Sbocco (Lago) 43° 52’ 10” N / 11° 49’ 31” E - (storico F. Bidente) 43° 52’ 25” N / 11° 50’ 14” E - Quote: Origine 608 m – Sbocco 556 m (storico 450 m) - Sviluppo 1,27 km più 1,26 km di tratto sommerso

Fosso delle PozzacchereCoordinate WGS84: Origine (contrafforte) 43° 52’ 10” N / 11° 47’ 36” E - Sbocco (F.so dell’Aiaccia) 43° 51’ 45” N / 11° 48’ 12” E - Quote: Origine 980 m – Sbocco 699 m - Sviluppo 1,21 Km

Fosso del Raggio o Rio FossatiCoordinate WGS84Origine (M. Grosso) 43° 52’ 26” N / 11° 47’ 59” E - Sbocco (F.so Molinuzzo) 43° 51’ 56” N / 11° 49’ 3” E - QuoteOrigine 1000 m – Sbocco 608 m - Sviluppo 2 Km

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Est la valle dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della BertescaCroce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi sul promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. Ad Ovest la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Bidente di Corniolo.

Il bacino idrografico del Fiume Bidente di Ridràcoli, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica, con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo, cui contribuisce la ramificazione del Fosso del Raggio Rio Fossati e infine il Fosso del Molino.

Il tratto di contrafforte che, come detto, si stacca da Poggio Scali, trova una serie di picchi, tra cui emerge subito Poggio della Serra, quindi il Monte Grosso e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, in corrispondenza del quale comincia un’ampia rotazione che controcurva dopo aver superato Ronco dei Preti, quando assume l'allineamento finale Poggio Collina-Poggio Castellina. Detti rilievi costituiscono nodi montani da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica che delimitano il sistema vallivo del versante occidentale del bacino idrografico di Ridràcoli che alimenta sia l’altra importante asta torrentizia afferente l’invaso ed incentrata sul Fosso del Molinuzzo sia quella del Rio Bacine. In particolare, dall’Altopiano di S. Paolo in Alpe si stacca una lunga ed arcuata dorsale che si affila nel (così noto) Crinale della Vacca, che termina contro l’ansa del Bidente tra la diga ed il Castello di Ridràcoli, così affaciandosi su un ramo del Lago.

Dal Monte Grosso si distacca verso SE un lungo costone di pendenza modesta che raggiunge il fondovalle del Fosso dell'Aiaccia delimitando la Valle delle Pozzacchere da NE (ma panoramicamente risalta l’ampia Valle del Ciriegiolone), mentre il versante opposto del costone delimita la Valle del Fosso del Raggio o Rio Fossati.

Dal Poggio della Serra si stacca verso Est una lunga ed affilata dorsale di pendenza modesta che completa la delimitazione meridionale del bacino idrografico del Fosso del Ciriegiolone.

La confluenza del Fosso del Ciriegiolone con il Fosso delle Pozzacchere origina il Fosso dell'Aiaccia, tratto centrale dell'asta torrentizia che, a sua volta, confluendo con il Rio Fossati, da origine al Fosso del Molinuzzo: di fatto, (mentre la valle del Rio Fossati mantiene una maggiore autonomia morfologica) l’insieme dei fossi evidenziati costituisce la ramificazione più elevata di un bacino idrografico omogeneo convergente nel Fosso del Molinuzzo e, come accennato, importante sistema torrentizio che diviene braccio lacustre, mentre storicamente si univa con il Fiume Bidente di Ridràcoli proprio sul sito della diga. L’ampio complesso vallivo, rispetto al suo asse di fondovalle costituito dalla sequenza Ciriegiolone-Aiaccia-Molinuzzo, appare asimmetrico nell’estensione superficiale, più sviluppata ed aperta a ventaglio nel versante in sx idrografica, di ampiezza costante in quello opposto costituito dai versanti N e NO di quella lunga ed arcuata dorsale che si stacca da Poggio della Serra per concludersi con Poggio della Gallona, quando precipita verso la diga con un appuntito sprone. L’asimmetria è confermata anche dall’aspetto geomorfologico e vegetazionale, con vasti prati-pascoli e sparse aree denudate ed in erosione di là, pendii più  ripidi e boscosi di qua. La convergenza della dorsale Serra-Gallona con quella del Crinale della Vacca conforma infine i ripidissimi versanti dello stretto sbocco vallivo del Fosso del Molinuzzo. L’area dei prati-pascoli è quella che ospitava gli insediamenti maggiormente collegati al pascolo brado, ancora oggi praticato stagionalmente nei suoi vasti e dolci pendii, ovvero Le Pozzacchere o Pozzacchere, il Fosso, Ciriegiolino e Ciriegiolone. Nell'aspro versante dx del Fosso dell'Aiaccia, benché più ripido e boscoso, si trovavano gli insediamenti di Pachino, la Poderina o Poderina e Val di Rubbiana, mentre nel fondovalle, oltre il Fosso dell'Aiaccia, si trovava la Casetta o le Casette. Sul crinale presso Poggio della Gallona, costituente anche confine amministrativo, si trovava il duplice insediamento di Pratovecchio, per la precisione da distinguersi tra quello posto appena sul lato occidentale e quello oggi più noto e posto sul lato orientale del confine, però storicamente detto Poggio a Pratovecchio, appartenente al sistema vallivo del Fosso di Campo alla Sega. Il Molinuzzo o Mulinuzzo, posto pressoché all’inizio dell’omonimo fosso, le Celluzze, posto su un’ampia stratificazione rocciosa di bassa mezzacosta oggi raggiunta dalle acque dell’invaso, e Ridondone, posto su un ristretto terrazzo morfologico del ripido versante che risale verso il Crinale della Vacca presso un vecchio percorso di scavalcamento, sono gli insediamenti che si trovavano presso lo sbocco vallivo ormai braccio lacustre. Il Fosso è scomparso mentre degli altri insediamenti oggi si ritrovano ruderi sempre più inconsistenti. Un ramo del Fosso delle Pozzacchere alimenta la Fonte del Rospo e un'altra fonte anonima sgorga presso l'omonimo insediamento.

La valle del Rio Fossati, cosiddetto nella cartografia storica I.G.M., o Fosso del Raggio, come da Catasto toscano e cartografia moderna, è caratterizzata da una sx orografica, esposta a Meridione, con strati a reggipoggio e versanti ripidi e stabili, e un versante settentrionale, in dx orografica, che presenta strati a franapoggio a pendio più dolce e franosità da scivolamento. Se il versante dalla buona esposizione, appartenente alla dorsale del Crinale della Vacca, per le inospitali caratteristiche geomorfologiche non presenta insediamenti, il versante esposto a Settentrione ha visto qualche attività agricola o pastorale solo per sconfinamento dal sovrastante e dolce crinale che si stacca dal Monte Grosso e dall’adiacente Valle delle Pozzacchere. Nella valle sia esisteva, con un’esposizione più orientale, un unico insediamento che ebbe breve durata stando a quanto documentato dalla Carta d’Italia I.G.M. (1894) , che registrava la presenza di una C. Nuova (Casa Nuova), non più presente nella mappa successiva (1937). 

Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate.

Nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, con il Ponte dell'Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112.

Vari itinerari trasversali collegavano le vallate adiacenti, principalmente dipartendosi dal baricentro militare-residenziale del Castello di Ridràcoli (nel 1216 è documentato come Castrum Ridiracoli un villaggio fortificato che, secondo la Descriptio Romandiole del 1371, raggiungeva appena 6 focularia) e dai nuclei economico e religioso del ponte e della chiesa (una villam Ridraculi cum omnibus ecclesiis è documentata già dal 1213), dialetticamente separati in base alla morfologia del luogo, determinata dalla fitta sequenza delle anse fluviali. Dal Castello partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, risalente la Valle dei Tagli ed imperniata su Casanova dell’Alpe (su una pietra cantonale della chiesa sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli); costituiva parte della successiva Mulattiera Ridràcoli-Bagno. Dal Ponte di Ridràcoli partiva la Strada che da Ridracoli va al Poggio alla Lastra, che, superata la chiesa, risaliva la Valle del Corneta, parte della successiva e rinomata Mulattiera di Ridràcoli diretta a Santa Sofia tramite Strabatenza. Entrambe le mulattiere incrociavano sul crinale la Strada Maestra di S. Sofia o Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, la prima presso il Monte Moricciona, la seconda sul Passo della Colla, posto sulla Colla del Monte interposta tra i Monti Marino e La Rocca. Molto note e ancora riportate come tali nella cartografia moderna, negli anni ’50 alle estremità delle mulattiere vennero installati dei cippi stradali riportanti la rispettiva denominazione, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; rimasero localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, infatti le odierne strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo.

In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato e la frazione di Biserno è quella più abitata, ma le parti delle vallecole laterali più profonde e difficilmente raggiungibili sono trascurate e molti fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere o scomparsi, con vari casi di ristrutturazione interrotta, ma non fanno eccezione neanche le valli meglio infrastrutturate che, se hanno evitato il completo abbandono dei poderi, hanno scarsamente contribuito al riutilizzo dei rispettivi insediamenti, in prevalenza abbandonati o, al più, riutilizzati a fini turistici.

La Valle del Ciriegiolone e sue diramazioni erano raggiunte dalla mulattiera che collegava con Ridràcoli tramite il Ponte a Ripicchione, documentato da una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, l’originale a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.). Erano abitate fin dal XVII secolo nelle parti più remote, anch’esse documentate dalla mappa del 1637, dove sono rappresentati alcuni insediamenti. La viabilità principale di fondovalle, nel suo sviluppo storico, tuttavia non raggiungeva gli insediamenti più distanti, invece collegati alla viabilità di crinale da itinerari trasversali. 

Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Catasto toscanoCarta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati delle valli del Ciriegiolone, delle Pozzacchere, dell'Aiaccia, del Raggio e del Molinuzzo si possono schematizzare come di seguito elencato:

- Pozzacchere nel Catasto toscano, o le Pozzacchere nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o le Pozzàcchere in quella moderna, o Le Pozzacchere nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- il Fosso nel Catasto toscano, assente in tutta la restante cartografia antica e moderna;

- Ciriegiolino nel Catasto toscano, o Ciriegiolino nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Ciriegiolino nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Ciriegiolone nel Catasto toscano, o Ciriegiolone nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Ciriegiolone nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Casa Nuova: assente nel Catasto toscano, o C.Nuova nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in tutta la cartografia moderna;

- Le Colluzze nel Catasto toscano, o le Celluzze nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna, o Le Celluzze nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Mulinuzzo nel Catasto toscano, o il Molinuzzo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Molinuzzo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Molinuzzo nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- le Casette nel Catasto toscano, o le Casette nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o La Casetta nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Poderina nel Catasto toscano, o presente ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o Poderina in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi accanto a un fabbricato, o La Poderina nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Val di Rubbiana nel Catasto toscano, o Val di Rubbiana nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Val di Rubbiana nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Pachino: assente nel Catasto toscano, o presente ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o assente in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Ridondone nel Catasto toscano, o Ridondone nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Rindondone nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Pratovecchio nel Catasto toscano, o Pratovecchio nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- Poggio a Pratovecchio nel Catasto toscano, o Pratovecchio nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Pratovecchio nel N.C.T. e nella C.T.R.

Dalla Via di Scali o Via del Poggio, che correva sul contrafforte da Poggio Scali fino a S.Sofia, nei pressi di S.Paolo in Alpe si staccava una via che scendeva nella Valle del Ciriegiolone, oggi detta S. Vic.le del Ciriegiolone, raggiungendo nell’ordine le Pozzàcchere, il Fosso, Ciriegiolino e Ciriegiolone. Un deviazione poco a monte delle Pozzàcchere raggiungeva C.Nuova.

Le Pozzàcchere, di cui ormai rimangono pochi ruderi, è un fabbricato documentato almeno dall’inizio del XIX secolo e risulta abitato a metà del XX, nell’imminenza dell’acquisizione da parte dell’A.R.F., nei cui elenchi si trova senza specifiche, quindi probabilmente già in abbandono.

Il Fosso è documentato solo nel Catasto toscano e nella descrizione dei confini del Contratto livellario del 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli, quando il podere risulta proprietà Grisolini: «Una vasta tenuta di terre  […] in luogo detto Pian del Pero tenendo i beni dell’Opera a sinistra correndo la strada che da Scali conduce a S. Paolo in Alpe sempre per la sommità del monte confinano i S.ri Grisolini e Giovanni Filippo Fabbri coi poderi del Ciriegiolino e del Fosso […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 463, 474, cit.). È scomparso nel corso del XIX secolo. Il sito è stato interessato dal tracciato della nuova S. Vic.le del Ciriegiolone, che probabilmente ne ha riutilizzato gli eventuali resti.

Ciriegiolino, di cui ormai rimangono pochi resti, è documentato almeno dall’inizio del XIX secolo e compare nella sopracitata descrizione dei confini del Contratto livellario del 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli.

Ciriegiolone è documentato almeno dall’inizio del XIX secolo e compare nella descrizione dei confini del Contratto livellario del 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli, quando il podere risulta proprietà Grisolini: «Una vasta tenuta di terre  […] confina: […] ventitreesimo, Signore Dottore Deodato Grisolini dal punto lasciato tenendo il crine a sinistra per l’Opera fino al crinale di Campo Minacci e da questo seguitando sempre fino a Pian del Pero sempre detto Grisolini con i poderi di Valdubiana e Ciriegiolone; […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 463, 465, cit.). Risulta abitato a metà del XX secolo, nell’imminenza dell’acquisizione da parte dell’A.R.F., ma senza specifiche quindi probabilmente già in abbandono. Ne rimangono pochi resti.

Casa Nuova è un insediamento documentato dalla Carta d’Italia I.G.M. (1894) che pare un consolidamento abitativo sorto in luogo o sui luoghi di un piccolo fabbricato rappresentato nel Catasto toscano, che ebbe breve durata in quanto non più confermato. Posto sul pendio ad Est delle Pozzàcchere, ne rimane l’impronta costituita dalla classica fossa circondata dal pietrame sparso conseguente al progressivo collasso strutturale, tra cui si riconoscono resti di cantonata del fabbricato e lastre della copertura.

Come accennato, nella valle si entrava da Ridràcoli tramite la mulattiera che, superato il Mulino di Sopra, attraversava il Fiume della Lama o Obbediente (come era anticamente classificato) con il Ponte a Ripicchione. Il ponte, nella citata mappa del 1637 è rappresentato con profilo ad arco con spallette (tipologia possibile solo con struttura in pietra), era posto subito a valle della confluenza del Fossato del Ciregiolo (oggi Fosso del Molinuzzo) nel fiume, proprio nel luogo dove oggi sorge la diga, consentendo di risalire la riva sx del fosso verso La Poderina e Val di Rubbiana (Le Celluzze e il Molinuzzo non sono rappresentati in tale mappa mentre compare Poggio Pratovecchio). Nella Carta d’Italia I.G.M. (1894) compare il simbolo detto pedanca, corrispondente ad un ponte ligneo pedonale, non più presente nella successiva e particolareggiata mappa del 1937. Noto per la sua precarietà e pericolosità, prima di metà del secolo scorso non fu più ripristinato venendo sostituito da una teleferica rudimentale che consentiva di recarsi ai fabbricati posti oltre il fiume … «In quel punto il fiume era particolarmente ricco d’acque e per raggiungere la riva opposta i ridracolini avevano studiato un particolare marchingegno che chiamavano “la teleferica”. Salivano infatti su di un carrello portante, una specie di rudimentale funicolare composta da due fili d’acciaio […]. Situata qualche metro sopra il livello dell’acqua non era poi troppo scomoda e neanche troppo pericolosa. Vi si saliva in tre o quattro persone per volta ed era necessaria per recarsi alle Celluzze ed alle altre case poste oltre il fiume […]» (C. Bignami, 1995, pp. 91-94, cit.).

Le Celluzze, posto sulla via principale di fondovalle, è un insediamento documentato fin dai primissimi anni del XVII secolo composto di tre nuclei posti in sx idrografica del Fosso del Molinuzzo, tra cui il fabbricato che ha mantenuto il toponimo, mentre gli altri due vennero poi detti Ridondone e Molinuzzo. Questo stesso nucleo nel secolo successivo risulta composto da un altro distinto fabbricato, poi del tutto scomparso. Il fabbricato oggi noto risulta abitato fino ai primi anni ’70, quando interviene l’acquisizione da parte dell’A.R.F., nei cui elenchi compare senza specifiche evidentemente per l’abbandono, peraltro all’epoca era ormai imminente la realizzazione dell’invaso che l’avrebbe sommerso. Da notare che poiché il livello idrico varia tra un minimo di 502,0 m e un livello di sfioro di 557,3 m, il sito del fabbricato, che in base alla cartografia moderna è posto a 554,5 m, solo periodicamente è sommerso e i ruderi sono spesso visibili.

Il Molinuzzo è un insediamento documentato fin dai primissimi anni del XVII secolo tra i nuclei appartenenti alle Celluzze, posto pressoché all’inizio dell’omonimo fosso, già composto da alcuni fabbricati i cui ruderi, per collocazione, mostrano una destinazione d’uso molitoria, anche se non è noto se sia mai stata svolta tale attività e l’apposita simbologia non è mai stata utilizzata dalla cartografia storica.

La Casetta o Le Casette è un insediamento posto oltre il Molinuzzo, sul prosieguo della via principale di fondovalle sullo stesso versante torrentizio ma in corrispondenza del Fosso dell’Aiaccia. È compreso negli elenchi dell’A.R.F. ma senza specifiche quindi probabilmente all’epoca già in abbandono. Oggi se ne trovano pochi ruderi.

La Poderina è un insediamento della mezzacosta in dx idrografica, raggiunto da una mulattiera che si distaccava dalla via per La Casetta attraversando il Fosso dell’Aiaccia e risaliva fino a Pratovecchio, documentato nella citata mappa del 1637 insieme a Poggio Pratovecchio e Val di Rubbiana che, in base agli elenchi dell’A.R.F. risulta ancora abitato all’epoca dell’acquisizione quando aveva le dimensioni di 324 mc e 54 mq suddivisi in 4 vani.

Val di Rubbiana, oltre che nella citata mappa del 1637, con la contrazione Valdubiana compare nella descrizione del citato Contratto livellario del 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli. Insediamento della mezzacosta in dx idrografica che oggi mostra scarsi resti, era raggiunto da una mulattiera che si distaccava dalla via che giungeva da La Casetta attraversando il Fosso dell’Aiaccia al suo principio e risaliva verso il crinale diretta ai Botriali. All’inizio del XX secolo il tracciato principale giungeva da Ciriegiolone e attraversava il fosso omonimo. Il podere si trova negli elenchi dell’A.R.F. ma senza specifiche quindi probabilmente all’epoca già in abbandono. Il probabile riferimento all’aggettivo latino rubeus, a, um, = di rovo, rende attribuibile il significato di Valle dei rovi.

Pachino è un insediamento di mezzacosta in dx idrografica posto lungo la mulattiera che risaliva verso Val di Rubbiana, documentato alla fine del XIX secolo per la prima volta nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), ma in forma anonima, mentre il toponimo compare solo in alcune edizioni della cartografia escursionistica. Ne rimangono scarsissimi resti.

Ridondone è un insediamento di mezzacosta posto su una selletta del ripido versante che risale verso il Crinale della Vacca, presso un vecchio percorso di scavalcamento che si distaccava dai pressi di Molinuzzo. Si trova negli elenchi dell’A.R.F. ma senza specifiche quindi probabilmente già in abbandono all’epoca dell’acquisizione.

Il lungo ed articolato sviluppo della dorsale Poggio della Serra/Poggio della Gallona che delimita la valle, nell’ultimo tratto evidenzia la morfologia piramidale di Poggio della Gallona. Esso è preceduto dal picco similare di Poggio di Pratovecchio costituente la separazione morfologica dei due insediamenti di Pratovecchio e Poggio a Pratovecchio, detti anche Poggio a Pratovecchio di là e Poggio a Pratovecchio di qua. La differenziazione si manifestava non solo per toponomastica ma anche dal punto di vista amministrativo, costituendo già allora il crinale linea di confine: Pratovecchio (rappresentato solo nella cartografia del XIX secolo) in base al Catasto toscano apparteneva al Popolo di S. Paolo e ricadeva nella Comunità di S. Sofia “di S. Paolo in Alpi e Mulinuzzo”, Poggio a Pratovecchio (oggi noto come Pratovecchio e ancora rappresentato nella moderna cartografia regionale come fabbricato esistente), sempre in base al catasto ottocentesco, apparteneva al Popolo di Paganico e ricadeva nella Comunità di Bagno “della LAMA”. Detto confine oggi intercorre tra i Comuni di S. Sofia e Bagno di Romagna.

Il luogo è documentato nel 1510 in un verbale dell’Opera del Duomo di Firenze in riferimento ad una capanna eseguita abusivamente: «[…] far buon viso a cattivo gioco […] visto […] come certi uomini di Radiracoli […] sono entrati in […] luogo detto pendice del Poggio di Pratovecchio dove […] hanno roncato e disboscato da più anni […] detti operai […] quivi hanno fatto alcuna capanna et habitatione per loro uso. […] Et essendo necessario provvedere […]. Che per virtù della presente provvisione, ogni casa o capanna, dissodamento, sementa, commodo et utilità […] siano incorporati e ridotti nel dominio, proprietà, uso e possessione dell’Opera […]. Che detti poderi e ronchi si debbino terminare e confinare […]. che detti operai habbino autorità di poter locare e concedere in affitto detti poderi […] per più tempo che cinque anni per volta.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 147-148, cit.). Al 1631 risale la prima datazione del podere e quindi del fabbricato colonico, come di seguito documentato nel 1637 e dalla citata mappa dello stesso anno: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenere allivellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] Comune del Corniolo, nel Popolo della Pieve di S. Pietro al Corniolo: […] 34) Poggio di Pratovecchio, podere tenuto da Ottavio Capacci […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 408, 410, cit.). Successivamente è documentato in un verbale del 1677: «[…] li poderi di Romagna appresso notati cioè […] Poggio di Pratovecchio che tiene a linea Andrea Piero Tozzi […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 329, cit.). Da una relazione del 1751 sullo stato dei poderi dell’Opera si apprende: «[…] 8) Podere di PRATOVECCHIO o POGGIO A PRATOVECCHIO tenuto in affitto da Francesco di Lazzero Checcacci. Questo è un piccolo poderetto composto anco di terre poco buone che torna nel poggio superiore al podere di Botriali molto sottoposto a venti e per ciò quella casa soffre maggior danno delle altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977 , p. 435, cit.). Nel 1789, da una relazione sui canoni da stabilirsi, risulta che i: «I soli poderi […] Poggio di Pratovecchio […] potrebbero allinearsi e vendersi […] ma sono ridotti in tal cattivo stato dai passati affittuari […] e le case e stalle e capanne si trovano in stato rovinoso perché non si hanno fatti gli annuali risarcimenti dal 1730 […] non si troverebbero oblatori in compra […]. Sono del parere […] vadino riconfermati nell’affitto […] con nuovi patti e condizioni da rimettere in buono stato case e poderi ed alla scadenza dell’affitto allora migliorati si potrà prendere la risoluzione più utile e conveniente sopra i medesimi cioè di venderli o di allivellarli o in affitti.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 441-442, cit.). Nell’Archivio dell’Opera si trova una documentazione non datata, comunque di fine ‘700, contenente una descrizione delle case rurali dei poderi di appartenenza, tra cui la «[…] Casa del podere di Poggio di Pratovecchio: […] Piano a palco – Ha l’ingresso per mezzo di una scala esterna a un lato della quale vi è una loggetta con il forno e sotto lo stabbiolo per il maiale. La prima stanza contiene il camino ed è in soffitta, da questa si passa in altra pure in soffitta.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 448, cit.). Nel Contratto livellario stipulato nel 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli si trova un’ulteriore descrizione del podere: «Comunità di Bagno […]. Tutta questa tenuta […] è composta dai seguenti terreni cioè […] 21° Podere denominato Poggio di Pratovecchio […] con casa da lavoratore composta di numero sei stanze da cielo a terra compresoci stalle e capanne, forno, tutto in cattivo stato. […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 473-474, cit.). Sciolto d’imperio il contratto del 1818 per inadempienze nell’applicazione di un rigoroso regime forestale ai possedimenti dell’Opera, nel 1840 il Granduca fece stipulare un nuovo Contratto livellario con il Monastero di Camaldoli, così si trova un’ulteriore, ed ora estremamente precisa, descrizione dei poderi da cui ormai risulta l’abbandono di Pratovecchio: «N. 7 - Podere dei Botriali, posto in comunità di Bagno e nel popolo di San Paolo in Alpe lavorato dalla famiglia colonica di Stefano Milanesi. A questo è stato recentemente riunito il piccolo podere detto Poggio di Pratovecchio per cui attualmente compongono un solo ed unico podere. Fabbricati colonici. […] La fabbrichetta già attenente al podere del Poggio di Pratovecchio situata sul vertice di un poggio di detto nome, ed in stato di assoluta rovina, si compone al terreno di tre stanze con ingresso esterno destinate per stalle e nel piano superiore con eguale numero che una cucina una ad uso di camera e l’altra capanna.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 516-517, cit.).

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - L’Opera del Duomo di Firenze, dopo la presa in possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.

- Negli scorsi anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Casetta, Ciriegiolone, Le Celluzze, Poderina, Pozzacchere, Ridondone e Val di Rubbiana, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

C. Bignami, A. Boattini, La gente di Ridràcoli, Monti editore, Cesena 2022;

C. Bignami (a cura di), Il popolo di Ridracoli, NUOVA GRAFICA snc, Santa Sofia 1995;

A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Le Valli del Fosso del Ciriegiolone (e in lontananza quella del Fosso del Molinuzzo) e delle Pozzacchere sono facilmente osservabili panoramicamente dalla viabilità di crinale del contrafforte presso Poggio Capannina e dalla S. Vic.le San Paolo in Alpe-La Lama. Tramite la S.Vic.le del Ciriegiolone ci si può inoltrare nelle stesse. Tramite sentieristica non segnata si può scendere, se esperti, nei fondovalle fino agli alvei dei fossi.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.

00A – Ubicazione della Valle dell’asta torrentizia dei Fossi del Ciriegiolone-Aiaccia-Molinuzzo e suoi affluenti delle Pozzacchere e del Raggio nell’ambito dei bacini idrografici dell’Alta Valle del Bidente.

001a/001d – Dal Monte Penna, veduta panoramica sulla Valle di Ridràcoli, dove il contrafforte costituisce testata da cui si staccano le dorsali che delimitano il sistema vallivo afferente all’invaso. È evidenziata la Valle del Ciriegiolone (7/02/11 – 13/01/16).

001e/001p - Dal varco del Canale del Pentolino, sulla Giogana, e da Poggio Scali, vedute del contrafforte e del sistema vallivo Ciriegiolone/Pozzacchere/Aiaccia/Molinuzzo in varie stagioni e con particolari finali dei prati-pascoli delle Pozzacchere (2/09/11 – 15/06/11 - 11/12/14 – 15/05/14 - 30/09/18 – 31/07/19).

001q/001z – Ancora dal varco del Canale del Pentolino, sulla Giogana, vedute delle più lontane valli dell’Aiaccia e del Molinuzzo, che diviene braccio lacustre, in vari momenti di riempimento dell’invaso, da cui si nota la ristrettezza dello sbocco vallivo; in alcune si scorgono i ruderi delle Celluzze sul bordo delle acque (6/05/11 - 2/09/11 –11/12/14).

002a/002d – Spostandosi sul crinale di Poggio della Gallona, presso Pratovecchio, vedute delle valli del Ciriegiolone e delle Pozzacchere; si vede anche la valle del Rio Fossati (15/06/12 – 18/12/16).

002e/002l – Da Poggio Capannina, vedute della Valle del Ciriegiolone e del Fosso dell’Aiaccia, delimitate ed indirizzate verso il lago dalla lunga dorsale Poggio della Serra/Poggio della Gallona (2/06/18).

002m/002v -  Dalla S.Vic.le S. Paolo in Alpe-La Lama, vedute del sistema vallivo con particolari dei prati-pascoli tra Le Pozzacchere e Ciriegiolino e delle sistemazioni delle aree in erosione presso Ciriegiolone (31/03/12 - 15/06/12).

003a/003l – Sempre dalla S.Vic.le S. Paolo in Alpe-La Lama, vedute del lontano sbocco vallivo dove, tra l’altro, si notano le abetine restaurative sui versanti delle dorsali del Crinale della Vacca, dove era insediato Ridondone, e di Poggio della Gallona, dove era insediato Poderina, mentre sul suo crinale si trovavano Pratovecchio e Poggio a Pratovecchio, al margine delle aree prative (15/06/12 – 31/03/12 – 20/09/18).

003m/003v – Dal Crinale della Vacca e dai pressi di Ridondone (si nota l’abetina restaurativa dell’insediamento), vedute della Valle del Molinuzzo nel suo divenire braccio lacustre; sul bordo delle acque emerge Celluzze (10/12/15 – 22/12/16)

004a/004e – Dal versante sovrastante Le Celluzze, vedute della Valle del Molinuzzo nel suo divenire braccio lacustre (19/07/18).

004f – Schema cartografico del bacino idrografico dell’asse torrentizio dei Fossi del Ciriegiolone-Aiaccia-Molinuzzo e loro affluenti delle Pozzacchere e del Raggio.

004g – 004h – Mappe schematiche dedotte da cartografia storica di inizio XIX e XX secolo evidenzianti reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti; la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale.

004i – Confronto schematico tra cartografia antica e moderna del tratto del Fosso del Molinuzzo oggi braccio lacustre.

004l – Particolare della mappa del 1637 dove sono rappresentati il Ponte a Ripicchione e gli insediamenti di Poderina, Poggio Pratovecchio e Val di Rubbiana (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.).

004m/004z2 – Varie vedute dall’interno del sistema vallivo (27/04/12 – 21/11/18).

004za – La Valle del Fosso del Ciriegiolone (16/09/19).

005a/005e – Il Fosso del Ciriegiolone  (27/04/12).

005f/005o – La Valle del Fosso delle Pozzacchere (27/04/12 – 21/11/18).

005p/005t – Il Fosso delle Pozzacchere (27/04/12 – 21/11/18).

005u – 005v - 005z – Le sorgenti della Valle delle Pozzacchere; l’ultima è la Fonte del Rospo (27/04/12 – 21/11/18).

005za – 005zb – La Valle del Fosso dell’Aiaccia (16/09/19).

005zc – La valle del Fosso del Molinuzzo (16/09/19).

006a/006g – Il Fosso del Molinuzzo presso i resti del mulino e verso l’invaso (22/12/16).

006h/006m - Il Fosso del Molinuzzo ormai braccio lacustre presso Le Celluzze (19/07/18).

006n – 006o – 006p – Il braccio lacustre del Fosso del Molinuzzo visto dal battello elettrico (21/05/11 – 21/04/18).

006q/006z - Il braccio lacustre del Fosso del Molinuzzo visto dal bordo dell’invaso e dalla diga; si nota la ristrettezza valliva e la ripidezza dei versanti (8/09/11 – 7/10/17).

007a – Già visti Le Celluzze e Molinuzzo, qui si vede Le Pozzacchere (21/11/18).

007b – Ciriegiolino (27/04/12).

007c - Ciriegiolone (27/04/12).

007d – Il sito dello scomparso Il Fosso è ricoperto dalla strada prima che aggiri il Fosso delle Pozzacchere; in p.p. Le Pozzacchere (21/11/18).

007e – Val di Rubbiana (18/12/16).

007f – Pachino (18/12/16).

007g – La Poderina (18/12/16).

007h – La Casetta (22/12/16).

007i – Ridondone (22/12/16).

007l – La neve evidenzia le aree prative del crinale presso Poggio della Gallona: sui bordi crinalizi, sull’area a dx si trovava Pratovecchio (guardante a questo versante) e su quella a sx Poggio a Pratovecchio, oggi Pratovecchio, ma guardante al versante opposto anche dal punto di vista amministrativo (21/11/18).

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