Fosso della Lama
Testo di Bruno Roba (12/03/2020)
Coordinate WGS84: Origine (Spartiacque Appenninico) 43° 49’ 3” N / 11° 49’ 6” E – La Lama 43° 49’ 47” N / 11° 50’ 11” E - Sbocco (Lago) 43° 50’ 49” N / 11° 50’ 13” E - (Bidente, sbocco storico) 43° 50’ 57” N / 11° 50’ 24” E - Quote: Origine Spartiacque Appenninico 1300 m – La Lama 698 m - Sbocco (Lago) 558 m - Sbocco (storico) 538 m - Sviluppo 5,300 – 5,800 km.
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
In particolare, la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274).
Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta principale fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera si amplia estendendosi da Poggio Scali fino al Passo della Crocina mostrando, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote dello Spartiacque Appenninico (la c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante, come le Ripe di Pian Tombesi, le Ripe della Porta, le Ripe di Scali e il Canale o Canalone del Pentolino, oltre che dal distacco dello spessore detritico superficiale, con conseguente crollo dei banchi arenacei e lacerazione della copertura forestale, come la Frana Vecchia, 1950, e la Frana Nuova, 1983-1993, sempre attiva, di Sasso Fratino.
ll tratto di contrafforte che, come detto, si stacca da Poggio Scali, trova una serie di picchi tra cui emerge subito Poggio della Serra, quindi il Monte Grosso e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, in corrispondenza del quale comincia un’ampia rotazione, che volge al termine dopo aver superato Ronco dei Preti, quando precede una netta controcurva così riprendendo l’orientamento principale verso il suo termine. Detti rilievi costituiscono nodo montano da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica che delimitano il sistema vallivo del versante orientale del bacino idrografico di Ridràcoli. Il Fosso del Molinuzzo costituisce braccio lacustre proveniente dall’anfiteatro generato dal contrafforte secondario nel distaccarsi dallo Spartiacque Appenninico a Poggio Scali. Gli altri bracci lacustri di cui si compone il lago sono il Fosso di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, provenienti direttamente o indirettamente dalla bastionata e i primi due indirettamente anche dalla Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, infine il Fosso del Molino, che raccoglie il reticolo idrografico generato dal contrafforte distaccatosi da Poggio allo Spillo.
In particolare, La Lama è classificata Geosito di rilevanza locale per le note caratteristiche di ripiano di origine alluvionale per riempimento di antico bacino lacustre, con formazione di torbiera, originatosi per sbarramento della valle ad opera di un’imponente frana che, staccatasi da Poggio Fonte Murata in epoche paleo-geologiche, ostacolò il regime idraulico dei Fossi degli Acuti, dell’Abetaccio (poi tratto alto del Fosso della Lama), dei Fangacci o del Mascherone, posti oltre il versante SO del Monte Penna e di Poggio Cornacchia, dei Fossi delle Ripe e dei Forconali, posti oltre il versante settentrionale del Monte Penna e dei Fossi dei Pianelli e della Spazzola, provenienti dal versante settentrionale di Poggio Cornacchia, quindi attestati sul tratto di arcata dello Spartiacque Appenninico dal pianoro di Prato al Soglio a Poggio allo Spillo e ai Passi della Crocina e della Bertesca), costituenti l’ampio bacino idrografico del Fosso della Lama. Al sistema morfologico Cornacchia-Acuti simmetricamente rispetto all’asse idrografico principale si oppone il sistema Penna-Fangacci laddove il Monte Penna e Poggio Cornacchia si insinuano fronteggiandosi e costringendo l’alta valle del Fosso della Lama. In particolare, i due rilievi citati sono posti al termine di due valloni che si sviluppano parallelamente allo Spartiacque e che devono la loro formazione a dislocazioni geologicamente recenti lungo fratture sub verticali, ovvero particolari movimenti franosi che si evolvono molto lentamente lungo superfici profonde causando, nella parte superiore, l’apertura di avvallamenti e il conseguente fenomeno dello sdoppiamento delle creste; nei valloni i Fossi degli Acuti e dei Fangacci, nel loro scorrere, convergono al centro riunendosi al ramo principale proveniente dallo Spartiacque. «[…] origini delle acque […] del Fiume Lama che va in quello di Santa Sofia e prende altre acque sino di là dalla Fonte al Sasso» (F. Mazzuoli, Veduta dell’Appennino …, 1788, BNCF, G.F. 164, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p.50, cit.; N. Graziani, 2001, vol. II, p.875; cit.). Autori e cartografia discordano se il Fosso della Lama trovi origine direttamente dal tratto di Spartiacque compreso tra Prato al Soglio e il Gioghetto, come dalla cartografia regionale o sia generato dalla confluenza del Fosso degli Acuti con quello dei Fangacci come nella Carta d’Italia I.G.M. di primo impianto (1937) in scala 1:25.000, Foglio 107 II, o si estendesse a quest’ultimo come nel Catasto Toscano e nella Carta d’Italia di primo impianto (1893-94) in scala 1:50.000, Foglio 107, o abbia origine a Pian della Lama (ipotesi incoerente) generato dai Fossi dei Fangacci e dei Forconali: «In passato era denominato fosso de La Lama anche il tratto a monte fino alla confluenza del fosso degli Acuti con quello dei Forconali (v. CARTA D’ITALIA dell’I.G.M. Foglio 107 II). È il fosso dei Gamberi, di cui parla il Beni nella sua guida del 1908.» (G. Chiari, 2010, nota 11 p. 13, cit.). Ma non è esatta la citazione dell’I.G.M. Anche nell’ulteriore cartografia antica compaiono discordanze: in una mappa della Romagna Toscana Pontificia del 1830-1840 si identifica con l’odierno Fosso dei Fangacci, nella Carta Geometrica della Toscana del 1830 (sito CASTORE della Regione Toscana), approssimativa in quanto in scala 1:200.000, si vede l’origine del Fosso della Lama coincidere con l’odierno Fosso dei Fangacci e la sua ampia valle in continuità con quella del Bidente di Ridràcoli e compresa tra i contrafforti secondari che si staccano rispettivamente da Poggio Scali e Poggio allo Spillo, nella Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinese del 1850 (la mappa pontificia e quella del 1850 sono conservate presso il Nàrodni Archiv Praha) invece il tratto alto è il Fosso dei Fondi, poi dei Fangacci, mentre solo il tratto a valle de La Lama è identificato come fosso topico; come dei Gamberi viene invece indicato un fosso che passa dalla Fonte Solforosa. Nella mappa del 1850 Alla Fonte Grattugia è la caratteristica denominazione di quel ramo del Fosso della Lama che raggiunge lo Spartiacque, mentre nel Catasto Toscano del 1826-34 lo stesso ramo era detto Fosso dell’Abetaccio o, ancora prima, era detto Fosso de Mapassi, ovvero dei Mal passi, toponomastica che si ritrova in una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.).
In questo ambito si colloca La Lama, pressoché al centro della Macchia di Santa Maria del Fiore, una “enclave” paesaggistica riconosciuta tale già dal XIX sec.: «Cavalcando […] vidi […]. La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […] nel fondo della valle del Bidente una macchia nera nell’Appennino, al certo foresta d’abeti d’importanza […] Desioso di conoscerla presi la via di Ridracoli, vidi poco dopo distendersi alli occhi la scena selvosa nelle pieghe d’Appennino […] poi vidi la via spianarsi in una valletta verde, profonda cinta da antica altera foresta che un ruscello bagnava, e disse la guida Giovannetti essere la valle della Lama e il fosso chiamarsi della Sega […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, in: G.L. Corradi, O. Bandini, “Per quanto la veduta consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p.78, cit.), ma soprattutto dalla metà del XX: «[…] una perla paesaggistica per se stessa e per la vista di un ampio anfiteatro che vi si apre a rappresentazione prospettica ideale del bosco antico. Con le balze rocciose ancora abitate dall’aquila, con le estese faggete ad orlo del crinale appenninico, con il sottostante bosco misto di abeti e faggi in alto e in basso di querce, olmi, tigli e carpini. […] A metà degli anni ’50 La Lama era ancora un luogo molto frequentato da bovari, boscaioli, camionisti e operai addetti alle varie manutenzioni di fabbricati e strade. Esisteva ancora una vecchia linea telefonica di 20 chilometri, con gli apparecchi a manovella, che la collegava alla stazione forestale di Badia Prataglia, al mondo esterno. […] C’era perfino un’osteria dove gustare […] specialità gastronomiche […] di un luogo che […] si poteva chiamare […] della Romagna toscana. […] per ricostituire il ricco patrimonio faunistico dell’anteguerra […] Fin dagli anni ’50 del secolo scorso vi era stato costruito un ampio recinto per la reintroduzione degli ungulati […] sterminati durante l’ultima guerra. […] All’interno del recinto si trovava un capanno per conservarvi il foraggio invernale. Esso fu trasformato in un punto di osservazione […]» (F. Clauser, 2016, pp. 58-61, cit.). Diversa la visione economicistica di una lunga relazione del 1652 presentata direttamente al granduca contenente una molto precisa descrizione dei luoghi e della qualità delle piante presenti nelle foreste dell’Opera, «[…] nella Lama scendemmo per la via de’ Mal Passi luogo che è pieno di faggi et a ragione si chiama con questo nome. È la Lama in un piano a cui verso il Giogo sovrasta un altissimo monte che si dice la Penna con una spiaggia che si dice i Beventi luoghi tutti coperti per lo più di faggi non d’abeti e in quel piano particolarmente dove già era un gran lago si vede poco altro che faggi, ontani, vetrici e canne e faggi parimente su per le coste d’attorno. L’Opera havendovi già tenuto i suoi conduttori molti anni che per far legni quadri vi tagliarono tutti gli abeti buoni […]. Non si deve dunque pensare a farvi strade per legni tondi quando anco si facessero comodamente e con modesta spesa perché non sono in questi paesi ne pochi ne alcuni abeti buoni per le galere […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 270, cit.).
Ulteriori Geositi di rilevanza locale che caratterizzano questo tratto di bacino sono, il Monte Penna che, forse per dislocazioni recenti lungo fratture sub verticali, emerge invadente in quel fondovalle rispecchiando nella morfologia asimmetrica la giacitura a reggipoggio degli strati e consentendo dalla sua vetta la vista dell’intero bacino idrografico fino al Lago di Ridràcoli, e la Fonte Solforica della Lama, posta lungo la S.F. del Cancellino ed alimentata da una vena adiacente ad un affluente proveniente dalle pendici di Poggio Fonte Murata (già Fosso dei Gamberi) e nota anche come Fonte Solforosa, caratterizzata da una fontana in conci di arenaria da cui esce una sorgente molto copiosa dove colonie di solfobatteri formano una mineralizzazione solforosa; accanto ad essa si trova una seconda sorgente posta all’interno di un chiostro votivo ma producente minori depositi bianchi. «Ricca di sorgenti, di fonti […] anche la montagna tosco-romagnola è stata scenario fin dall’antichità di manifestazioni di culti idrici, basati sulla credenza del potere magico delle acque sgorganti dal ventre della terra, simboli e strumenti di potere delle divinità ctonie [collegate con la vita terrestre o sotterranea, ndr], lasciandone traccia in toponimi … a Bagno di Romagna la leggenda attribuisce a Sant’Agnese e al suo cagnolino il ritrovamento delle acque termali: l’animale cominciò a razzolare con le zampe in un certo luogo facendo scaturire le acque miracolose che sotto vi scorrevano, le quali risanarono la santa […]. Nei pressi dei prati della Foresta della Lama […] sgorga una fonte che viene denominata Bagno o Pozza della Troia dalle meravigliose proprietà terapeutiche apprezzate forse fin da epoca preromana, viste anche le numerose tracce di frequentazione antica della zona. Si racconta, infatti, che una scrofa affetta da una malattia della pelle, dopo essersi immersa in quelle acque, ne fosse uscita inaspettatamente risanata: da quel momento prese avvio il pellegrinaggio […] per quanti erano affetti da malattie cutanee e da reumatismi.» (E. Casali, Aspetti e forme della cultura folclorica nelle montagne della Romagna toscana, in: N. Graziani, a cura di, 2001, vol. I, p. 412, cit). Alla Lama si trovano anche la Fonte di Francesco, dedicata all’ultimo comandante della casa forestale Francesco Bertinelli (quindi priva di riferimenti religiosi), e la Fonte di Regina, posta a breve distanza accanto alla strada forestale degli Acuti.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G. Chiari, La Lama. Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2010;
F. Clauser, Romanzo Forestale. Boschi, Foreste e Forestali del mio tempo, L.E.F., Firenze 2016;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Link http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi/scheda.jsp?id=1633-1658;
Link www502.regione.toscana.it/geoscopio/castore.html;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
Il Fosso della Lama è raggiungibile presso La Lama tramite la S.F. del Cancellino (sterrata di 20 km), in estate approfittando del servizio navetta, o in bicicletta. Il sito più vicino raggiungibile in auto è il Paretaio tramite le sterrate che transitano da Casanova dell’Alpe; una breve bretella collega con la S.F. del Cancellino riducendo a poco più di 11 km la distanza tra la sbarra e la Lama. È però interessante giungervi tramite la sentieristica dai passi appenninici o dal Lago di Ridràcoli, anche con avvicinamento tramite il battello elettrico.
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001a – 001b – 001c – Dall’alta quota del Monte Cerviaia si ha la veduta più elevata verso lo Spartiacque Appenninico che consente di notare il delta vallivo del Fosso della Lama e dei suoi affluenti, ristretto tra il Monte Penna e Poggio Cornacchia e con testata sullo stesso Spartiacque, dove si riescono a riconoscere le ramificazioni visibili agevolati dall’indice fotografico (28/08/18).
001d/001i – Dal Monte Penna, vedute del tratto finale della valle del Fosso della Lama (7/02/11 - 14/11/11 – 26/01/12 - 27/12/19)
001l – 001m – 001n – Dalla S.P. dell’Eremo, oltre lo sprone occidentale del Monte Penna si traguarda in asse la valle del Fosso della Lama (28/12/10 - 26/01/12).
001o - 001p – 001q - Dal sentiero 227 CAI degli Scalandrini, che segue l’incisione del Fosso dei Fangacci sul versante meridionale del Monte Penna, un particolare e noto scorcio visivo consente di traguardare l’intero asse fluviale Lama/Ridràcoli ed eventualmente individuare la chiesetta e i prati adiacenti al recinto di acclimatazione della fauna (8/09/2011 – 17/11/11).
001r – Schema da una pianta del 1830 dove, con l’approssimazione della scala 1:200.000, si vede l’origine del Fosso della Lama coincidere con il Fosso dei Fangacci e la sua ampia valle in continuità con quella del Bidente di Ridràcoli e compresa tra i contrafforti secondari che si staccano rispettivamente da Poggio Scali e da Poggio allo Spillo. La toponomastica riprende quella originale.
001s – Schema da cartografia moderna del bacino idrografico del Fosso della Lama.
001t - Schema da cartografia moderna del doppio vallone convergente e fiancheggiante lo Spartiacque Appenninico dei sistemi Acuti-Cornacchia e Fangacci-Penna, esteso dalla Posticcia di Matteino fino alla sua conclusione, quando il crinale principale devia in corrispondenza di Poggio allo Spillo.
001u - Schema da due mappe del 1837-50 che, tra l’altro, rappresenta il tratto finale della tortuosa strada che dalla Lama si inerpicava al passo del Gioghetto attraversando la ramificazione del Fosso della Lama, allora detto Alla Fonte Grattugia. Secondo la tradizione storico-religiosa, tale strada, unica risalente il versante, dovrebbe coincidere con la Via dei fedeli di S. Romualdo, come confermano alcuni Autori: P.L. della Bordella: «[…] per salire all’Eremo (Campo Amabile), i pellegrini romagnoli, S. Ambrogio di Milano e Leopoldo II Granduca di Toscana, percorrevano la via dei fedeli di San Romualdo che da Santa Sofia, per Ridracoli, la Seghettina e la Lama, sale al Gioghetto per ridiscendere al sottostante Eremo.» (2004, p. 190, cit.); F. Pasetto: «[…] ricordiamo, in particolare, il Gioghetto, attraverso il quale il ravennate san Romualdo scese a Campo Amabile […]» (2008, p. 207, cit.).
001v – Particolare di una mappa del 1637 (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.) dove il tratto alto del Fosso della Lama è detto Fosso de Mapassi.
002a/002e – Le ramificazioni più elevate del Fosso della Lama raggiungono lo Spartiacque ripartendosi rispetto al poggio che sovrasta il passo del Gioghetto: le seguenti vedute riguardano quelle poste a monte del poggio come si possono osservare dalla Giogana (17/12/19).
002f/002l – Dalla Giogana, vedute dei primi impluvi del Fosso della Lama dal Gioghetto verso Est; si intravedono il M. penna e P.gio Cornacchia (27/12/19).
002m/002q - Il sent. 229 e l’antica strada che scendeva ripida alla Lama attraversano le ramificazioni del fosso allora detto Alla Fonte Grattugia che giungono dallo Spartiacque (2/02/11 - 12/06/17).
002r/002u – Resti del tracciato e del selciato dell’antica Via dei fedeli di S. Romualdo nei pressi della loc. Cava dei Frati (12/06/17).
003a/003h – I tornanti dell’antica strada in loc. La Docciolina; viene pure attraversato un ramo del Fosso degli Acuti (12/06/17).
003i – 003l – La ramificazione del Fosso della Lama proveniente dallo Spartiacque si riunifica presso il tornante stradale che precede quello degli Acuti (21/03/11 - 12/06/17).
003m/003r – Il tratto del Fosso della Lama a monte dell’immissione del Fosso dei Fangacci (21/03/11).
003s – Il Fosso dei Fangacci si immette nel Fosso della Lama (21/03/11).
003t/003z – Subito dopo l’immissione del Fosso dei Fangacci la strada si sposta in dx idrografica con una struttura pontiva che prosegue con un rilevato stradale che costituisce anche argine del Fosso della Lama (21/03/11).
004a – 004b – Superato l’innesto del sent. 227 CAI degli Scalandrini si incontra il Fosso della Penna, a sua volta tombinato dall’attraversamento stradale (21/03/11).
004c/004i – Dopo un’ultima cascatella il Fosso della Lama si allarga placido a confermare le caratteristiche alluvionali del sito (21/03/11 – 17/11/11).
004l/004p – Superato un ponticello con le spallette riutilizzanti spezzoni dei binari della dismessa Ferrovia del Cancellino ed una briglia, il fosso riprende vivacità (21/03/11).
005a/005l – L’ultimo tratto del Fosso della Lama fino al salto finale quando ormai è divenuto braccio lacustre (24/09/19).
005m – 005n – 005o – La Fonte di Regina, posta a breve distanza dalla Lama accanto alla strada degli Acuti (21/03/11).
005p – 005q – La Fonte di Antonio, alla Lama, è dedicata all’ultimo comandante della casa forestale Francesco Bertinelli (21/03/11 – 18/05/11).
006a/006h – La Fonte solforica o solforosa si trova a km 1,5 dalla Lama accanto alla SF del Cancellino presso il bivio del sent 235 CAI (18/05/11 – 9/06/14).