Fosso dei Fangacci
Testo di Bruno Roba (30/05/2020)
Coordinate WGS84: Origine (M. Penna) 43° 49’ 10” N / 11° 50’ 38” E - Origine (P.gio Tre Confini) 43° 48’ 31” N / 11° 50’ 25” E – Origine (Fonte Fangacci) 43° 48’ 33” N / 11° 50’ 58” E - Origine (Fonte di Guido) 43° 48’ 42” N / 11° 51’ 02” E - Sbocco (F.so della Lama) 43° 49’ 19” N / 11° 50’ 00” E - Quote: Origine M. Penna 1333 m - P.gio Tre Confini 1375 m – Fonte Fangacci 1228 m - Fonte di Guido 1210 m - Sbocco (F.so della Lama) 770 m - Sviluppo 2 km.
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
In particolare, la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274).
Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta principale fluvio/lacustre F.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera si amplia estendendosi da Poggio Scali fino al Passo della Crocina mostrando, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote dello Spartiacque Appenninico (la c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante, come le Ripe di Pian Tombesi, le Ripe della Porta, le Ripe di Scali e il Canale o Canalone del Pentolino, oltre che dal distacco dello spessore detritico superficiale, con conseguente crollo dei banchi arenacei e lacerazione della copertura forestale, come la Frana Vecchia, 1950, e la Frana Nuova, 1983-1993, sempre attiva, di Sasso Fratino.
ll tratto di contrafforte che, come detto, si stacca da Poggio Scali, trova una serie di picchi tra cui emerge subito Poggio della Serra, quindi il Monte Grosso e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, in corrispondenza del quale comincia un’ampia rotazione, che volge al termine dopo aver superato Ronco dei Preti, quando precede una netta controcurva così riprendendo l’orientamento principale verso il suo termine. Detti rilievi costituiscono nodo montano da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica che delimitano il sistema vallivo del versante orientale del bacino idrografico di Ridràcoli. Il Fosso del Molinuzzo costituisce braccio lacustre proveniente dall’anfiteatro generato dal contrafforte secondario nel distaccarsi dallo Spartiacque Appenninico a Poggio Scali. Gli altri bracci lacustri di cui si compone il lago sono il Fosso di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, provenienti direttamente o indirettamente dalla bastionata e i primi due indirettamente anche dalla Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, infine il Fosso del Molino, che raccoglie il reticolo idrografico generato dal contrafforte distaccatosi da Poggio allo Spillo.
In particolare, La Lama è classificata Geosito di rilevanza locale per le note caratteristiche di ripiano di origine alluvionale per riempimento di antico bacino lacustre, con formazione di torbiera, originatosi per sbarramento della valle ad opera di un’imponente frana che, staccatasi da Poggio Fonte Murata in epoche paleo-geologiche, ostacolò il regime idraulico dei Fossi degli Acuti, dell’Abetaccio (poi tratto alto del Fosso della Lama), dei Fangacci o del Mascherone, posti oltre il versante SO del Monte Penna e di Poggio Cornacchia, dei Fossi delle Ripe e dei Forconali, posti oltre il versante settentrionale del Monte Penna e dei Fossi dei Pianelli e della Spazzola, provenienti dal versante settentrionale di Poggio Cornacchia (quindi attestati sul tratto di arcata dello Spartiacque Appenninico dal pianoro di Prato al Soglio a Poggio allo Spillo e ai Passi della Crocina e della Bertesca), costituenti l’ampio bacino idrografico del Fosso della Lama. Al sistema morfologico Cornacchia-Acuti simmetricamente rispetto all’asse idrografico principale si oppone il sistema Penna-Fangacci laddove il Monte Penna e Poggio Cornacchia si insinuano fronteggiandosi e costringendo l’alta valle del Fosso della Lama. In particolare, i due rilievi citati sono posti al termine di due valloni che si sviluppano parallelamente allo Spartiacque e che devono la loro formazione a dislocazioni geologicamente recenti lungo fratture sub verticali, ovvero particolari movimenti franosi che si evolvono molto lentamente lungo superfici profonde causando, nella parte superiore, l’apertura di avvallamenti e il conseguente fenomeno dello sdoppiamento delle creste; nei valloni i Fossi degli Acuti e dei Fangacci, nel loro scorrere, convergono al centro riunendosi al ramo principale proveniente dallo Spartiacque. «[…] origini delle acque […] del Fiume Lama che va in quello di Santa Sofia e prende altre acque sino di là dalla Fonte al Sasso» (F. Mazzuoli, Veduta dell’Appennino …, 1788, BNCF, G.F. 164, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p.50, cit.; N. Graziani, 2001, vol. II, p.875; cit.). Autori e cartografia discordano se il Fosso della Lama trovi origine direttamente dal tratto di Spartiacque compreso tra Prato al Soglio e il Gioghetto, come dalla cartografia regionale (è riconoscibile la sua autonoma ramificazione, altrimenti anonima salvo che nel Catasto Toscano del 1826-34, quando era detto Fosso dell’Abetaccio), o sia generato dalla confluenza del Fosso degli Acuti con quello dei Fangacci come nella Carta d’Italia I.G.M. di primo impianto (1937) in scala 1:25.000, Foglio 107 II, o si estendesse a quest’ultimo come nel Catasto Toscano e nella Carta d’Italia di primo impianto (1893-94) in scala 1:50.000, Foglio 107, o abbia origine a Pian della Lama, ipotesi peraltro incoerente, generato dai Fossi dei Fangacci (che si spingerebbe fin qui) e dei Forconali: «In passato era denominato fosso de La Lama anche il tratto a monte fino alla confluenza del fosso degli Acuti con quello dei Forconali (v. CARTA D’ITALIA dell’I.G.M. Foglio 107 II). È il fosso dei Gamberi, di cui parla il Beni nella sua guida del 1908.» (G. Chiari, 2010, nota 11 p. 13, cit.). Ma non è esatta la citazione dell’I.G.M. Anche nell’ulteriore cartografia antica compaiono discordanze: in una mappa della Romagna Toscana Pontificia del 1830-1840 il tracciato idrografico si identifica con l’odierno Fosso dei Fangacci; nella Carta Geometrica della Toscana del 1830, approssimativa in quanto in scala 1:200.000, si vede il tratto di origine del Fosso della Lama coincidere con il tracciato dell’odierno Fosso dei Fangacci ed è evidenziata la continuità della sua ampia valle con quella del Bidente di Ridràcoli, compresa tra i contrafforti secondari che si staccano rispettivamente da Poggio Scali e Poggio allo Spillo; nella Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinese del 1850 invece il tratto alto è il Fosso dei Fondi, poi dei Fangacci, mentre solo il tratto a valle de La Lama è identificato come fosso topico; come dei Gamberi viene invece indicato un fosso che passa dalla Fonte Solforosa, mentre Alla Fonte Grattugia è la caratteristica denominazione di quel ramo del Fosso della Lama che raggiunge lo Spartiacque (tali mappe sono conservate presso il Nàrodni Archiv Praha). Per il Fosso dei Fangacci si possono individuare plurime origini: i rami più elevati si spingono fino sul versante meridionale del Monte Penna e su quello settentrionale di Poggio Tre Confini, i più noti hanno origine dalla Fonte Fangacci, sul passo omonimo, e dalla Fonte di Guido, adiacente all’Aia di Guerrino.
Lungo il Fosso dei Fangacci è localizzato l’omonimo Geosito puntuale di rilevanza locale per un affioramento di interesse strutturale, da considerare unico nella zona, nel quale si osserva una deformazione verticalizzata-rovesciata detta “piega a ginocchio” appartenente alla Linea di Monte Falco. L’affioramento è costituito da marne grigie e grigio-verdi con livelli sottili e medi di siltiti grigio-marroni e grigio-verdastre. La valle è interamente percorribile grazie al Sentiero degli Scalandrini, che pare sia stato tracciato nei primi decenni del XX sec., come risulta dal confronto della cartografia I.G.M. di impianto (1893-94 e 1937), mentre tale toponimo è comparso solo nella cartografia moderna. Nei secoli precedenti risulta l’esistenza di un altro tracciato viario di un certo rilievo che correva interamente in sx idrografica mantenendosi in quota (di cui rimangono alcuni tratti) e discendente a guadare il Fosso della Lama in prospicienza della valle del Fosso degli Acuti.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
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P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Link http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi/scheda.jsp?id=1634;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
L’origine del Fosso dei Fangacci è raggiungibile presso l’omonimo passo, a 3,6 km dall’Eremo di Camaldoli in caso di chiusura della sbarra. La fonte di Guido si trova a 450 m dal passo, presso l’Aia di Guerrino. Dopo un primo tratto del sent. 00 CAI da Prato alla Penna si stacca il sent 68 che segue lo Spartiacque verso Poggio Tre Confini, quindi anche il limite del bacino idrografico più impervio del Fosso dei Fangacci. Il sent 225 per il M. Penna attraversa il rispettivo versante idrografico, mentre il sent. 227 degli Scalandrini, segue lo sviluppo del fosso fino allo sbocco, km 2,6.
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00a1 – 00a2 – 00a3 – Dall’alta quota del Monte Cerviaia si ha la veduta più elevata verso lo Spartiacque Appenninico che consente di notare il delta vallivo del Fosso della Lama e dei suoi affluenti, ristretto tra il Monte Penna e Poggio Cornacchia e con testata sullo stesso Spartiacque, dove si riescono a riconoscere le ramificazioni visibili agevolati dall’indice fotografico (28/08/18).
00b – Da Poggio Scali, veduta panoramica verso le dorsali del M. Penna/P.gio allo Spillo da un lato e di P.gio Tre Confini dall’altro che, divaricandosi, racchiudono la valle del Fosso dei Fangacci (5/02/11).
00c1 - Schema da una mappa del 1830 dove, con l’approssimazione della scala 1:200.000, si vede l’origine del Fosso della Lama coincidere con il Fosso dei Fangacci e la sua ampia valle in continuità con quella del Bidente di Ridràcoli e compresa tra i contrafforti secondari che si staccano rispettivamente da Poggio Scali e da Poggio allo Spillo.
00c2 - Schema cartografico del bacino idrografico del Fosso della Lama con i suoi affluenti Fossi degli Acuti e dei Fangacci.
00c3 – Schema cartografico del doppio vallone convergente e fiancheggiante lo Spartiacque Appenninico dei sistemi Acuti-Cornacchia e Fangacci-Penna, esteso dalla Posticcia di Matteino fino alla sua conclusione, quando il crinale principale devia in corrispondenza di Poggio allo Spillo.
00d1 – 00d2 – 00d3 – La valle del Fosso dei Fangacci trova la quota maggiore con Poggio Tre Confini (1394 m), con parte del crinale segnato dai cippi confinari, risalenti al 1853 (quando Leopoldo II acquistò le foreste) impiantati a seguito del contenzioso con il Monastero di Camaldoli (20/02/20).
00d4/00d12 – Il versante della valle del Fosso di Fangacci in sx idrografica insiste su Poggio Tre Confini è inciso da numerosi impluvi e affluenti ed è attraversato dal tracciato dell’antica Giogana (rimangono resti del selciato) che, oggi come sent. 00 CAI, dall’antica Fonte dei Beventi, oggi dei Fangacci, risale verso il sovrastante passo anticamente detto anch’esso del Gioghetto (v. scheda Passo dei Fangacci), localizzabile in loc. Cava dei Frati, dove si dirama il sent. 98 di crinale che conduce a Poggio Tre Confini (20/02/20).
00e1/00e6 – Dalla S.P. dell’Eremo, che a Prato alla Penna aggira Poggio Tre Confini tagliandone il versante settentrionale verso Passo Fangacci, vedute della parte centrale della media valle del Fosso dei Fangacci e dell’opposto versante, costituito dalle pendici meridionali del M.Penna, che si apre verso la valle del Fosso della Lama offrendo un noto scorcio panoramico versi il Lago di Ridràcoli (28/12/10 - 26/01/12 - 27/12/19 – 17/03/20).
00f1/00f10 – Il versante vallivo dei Fangacci in dx idrografica insiste sul Monte Penna (1333 m), dove trova il primo impluvio, dal cui versante meridionale nascono altri fossatelli, tra cui quello avente origine dalla Fonte di Guido (7/02/11 - 27/12/19).
00g1/00g15 – Il ramo centrale del Fosso dei Fangacci ha una tranquilla origine dall’omonima fonte adiacente all’omonimo passo, ma presto assume un aspetto torrentizio ricevendo ripidi affluenti (27/12/19 – 17/03/20).
00h1/00h12 – L’impervio basso versante del Monte Penna oggi è detto Scalandrini, da cui deriva il nome al noto sentiero CAI 227 che attraversa il Fosso dei Fangacci con un ponticello ligneo nei pressi di un affioramento classificato come Geosito, ormai però osservabile a fatica per gli smottamenti (23/10/15 - 17/03/20).
00i1/00i9 – Dal Sentiero degli Scalandrini, a circa 600 m a valle della Fonte dei Fangacci (WGS84 43° 48’ 47” N / 11° 50’ 42” E), si stacca la pista che anticamente collegava con il fondovalle della Lama rimanendo in sx idrografica, come risulta dalla cartografia storica; di essa rimangono alcuni tratti e si individua bene lo sbocco a valle, presso un tornante della S.F. Lama-Gioghetto. Il Sentiero degli Scalandrini pare una realizzazione novecentesca (21/03/11 - 17/03/20 – 21/05/20).
00i10 – 00i11 - Schemi dalla mappa del 1893-94, in scala 1:50.000, da cui si rileva il tracciato della mulattiera che unicamente discendeva lungo la valle del Fosso dei Fangacci, allora detto della Lama, e dalla mappa del 1937, in scala 1:25.000, dove compare il tracciato della mulattiera declassata a sentiero ed il tracciato dell’odierno Sentiero degli Scalandrini. Nel ’37 la S.P. dell’Eremo già raggiungeva il Passo dei Fangacci. La toponomastica riprende, anche nella scrittura, quella originale, tranne il toponimo SCALANDRINI che comparirà solo nella cartografia moderna.
00l1/00l7 – A valle del ponticello che lo attraversa, il Fosso dei Fangacci si appresta al salto di quota della nota Cascata degli Scalandrini (8/05/11 - 18/05/11 – 9/11/14).
00m1 – 00m2 – 00m3 – Anche il Sentiero degli Scalandrini compie un salto di quota in un sito dissestato superato nel 1992 con una gradonata artificiale (5/05/15).
00m4 – Lo sbocco del Fosso dei Fangacci nel Fosso della Lama (sulla dx) avviene presso un tornante della S.F. Lama-Gioghetto (21/05/20).
00n1/00n6 – La possente bancata arenacea della Cascata degli Scalandrini, per limitata portataidrica, mostra la nettezza della sua costituzione rocciosa per la scarsità della porzione marnosa (18/05/11).