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Fosso di Ronco Vecchio

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 370
Coordinate WGS84: 43 54' 23" N , 11 51' 36" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (12/08/2021 - 10/07/2023) - Coordinate WGS84: Origine (M. Marino) 43° 53’ 20” N / 11° 52’ 28” E - Sbocco (Bidente) 43° 54’ 29” N / 11° 51’ 27” E - Quote: Origine (M. Marino) 1050 m – Sbocco 335 m - Sviluppo 3 Km.

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274, cit.).

Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo e il Fosso del Molino. A valle dell’invaso, mentre in sx idrografica il bacino idrografico si restringe in un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, generando ramificazioni di minore rilievo tranne quelle relative al Rio Bacine, al Fosso di Lavacchio e al Fosso di Canforchisio, in dx idrografica il versante vallivo mostra una particolare complessità morfologica per la sequenza di impervie dorsali che si distaccano dal contrafforte secondario orientale, evidenziando vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee e separando le 8 vallate trasversali dove scorrono i principali affluenti fluviali. Da monte a valle si susseguono, il Fosso dei Tagli, il Fosso Corneta, il Fosso delle Casine, il Fosso del Catinaio, il Fosso delle Stolle, il Fosso di Ronco Vecchio, il Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli e il Fosso delle Corneta e di Campitello, scorrenti in sistemi vallivi che, in prevalenza, si attestano sul contrafforte secondario o sue dirette diramazioni e che, a partire dalla Valle del Catinaio, divengono progressivamente profondi e fortemente accidentati, infatti mostrando, dalle aree di crinale verso la pianura, molti accavallamenti stratigrafici che interessano la Formazione Marnoso Arenacea con creazione di effetti paesaggistici di notevole risalto.

In particolare, la valle del Fosso di Ronco Vecchio si allunga fino alle sue origini, prive di ramificazioni rilevanti e attestate sul versante NO del Monte Marino, ristretta tra l’affilata dorsale di Poggio delle Stolle (di cui occupa il versante meno scosceso) e la dorsale di separazione dalla Val di Spugna, che si stacca dal Monte Marino, poco emergente se non evidenziasse il picco di Monte Verna. L’inospitalità del suo territorio ha consentito l’insediamento dei soli due poderi di Ronco Vecchio, anticamente entrambi distinti come Ronco vecchio in corrispondenza dei rispettivi fabbricati (distinguibili, da prassi, in di sopra e di sotto) situati a ridosso del fosso negli opposti versanti del fondovalle. Entrambi sono ridotti a rudere nonostante la viabilità della bonifica avesse ormai raggiunto quello posto in posizione più elevata, mentre l’antica Strada di Ronco Vecchio, di cui ancora si trovano consistenti tracce, raggiungeva prioritariamente l’altro fabbricato per poi proseguire accanto il fosso verso monte toccando anche la Maestà di Ronco Vecchio, come documentato dal Catasto toscano.

Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Comunque, nel Settecento, chi voleva risalire l'Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112

Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale a Poggiolo attraversando il Bidente tramite il Ponte Beppino all’altezza della Val di Spugna: da esso si diramavano la Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano, oltre una semplicemente detta Strada risalente il Bidente diretta alle Case Monte di Valle. Un arcaico attraversamento fluviale pedonale c.d. “pedanca”, costituito da pile realizzate con tronchi di legno (quercia o castagno) terminanti a forcella cui si appoggiavano le travi longitudinali e il tavolato di assi, ora non transitabile, si trova presso il Molino della Sega, dove è presente pure un guado carrabile raggiungibile dalla S.P. 112 con deviazione presso il fabbricato detto La Maestà. Più a valle giungeva da Bleda la Strada dei Marroni riunendosi alla via proveniente da altra “pedanca” che si trovava (rimangono resti) all’altezza di Cosmedino, oggi noto come Gualchiera. Delle corrispondenti mulattiere, a volte sostituite da tratti di piste della bonifica montana, ancora si trovano ampi tratti.

In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Ma se il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e Biserno è quello più abitato, molti fabbricati delle vallecole laterali oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere con vari casi di ristrutturazione interrotta.

Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna riguardanti i fabbricati della Valle di Ronco Vecchio si possono schematizzare come di seguito elencato:

- Ronco vecchio (di sopra) nel Catasto toscano, o Ronco vecchio nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Roncovecchio nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o Ronco Vecchio nel N.C.T. e nella C.T.R.

- Ronco vecchio (di sotto) nel Catasto toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o assente in quella moderna, o n.n. nel N.C.T., o assente nella C.T.R.,

- dove sorge la Maestà di Roncovecchio è rappresentato un fabbricato anonimo nel Catasto toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o una baracca nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o assente in quella moderna, o n.n. nel N.C.T., o assente nella C.T.R.

 

Dalla c.d. Strada, che dopo Spugna Piccolo scendeva ad attraversare il Fosso di Ronco Vecchio, prima del fosso si staccava la Strada di Ronco Vecchio, di cui ancora si trovano consistenti tracce che, dopo averlo guadato, con il suo tratto ormai dimenticato in sx idrografica raggiungeva prioritariamente il fabbricato di Ronco vecchio posto sullo stesso versante, pressoché prospiciente l’altro omonimo posto a quota superiore sul versante opposto (distinguibili, da prassi, in di sopra e di sotto), che veniva raggiunto dalla stessa strada dopo il valico di un crinaletto e la discesa a guadare il fosso, perdendo la buona traccia per il dilavamento e l’abbandono. La viabilità della bonifica in dx idrografica ha poi privilegiato il fabbricato più alto, posto sullo stesso versante.

Prima del guado la strada proseguiva accanto al fosso raggiungendo la Maestà di Ronco Vecchio (tempo addietro rimaneggiata) nei pressi della quale sia il Catasto toscano sia la Carta d’Italia I.G.M. del 1894 documentano la presenza di un fabbricato, che la Carta d’Italia I.G.M. del 1937 precisa trattarsi di una baracca, oggi scomparsa.

I ruderi di Ronco Vecchio (di sotto) rivelano un piccolo fabbricato monocellulare su due livelli parzialmente interrato, ormai privo di tetto e solaio, con l’accesso al livello superiore che avveniva sfruttando la forte pendenza del sito; in base alla planimetria antica pareva dotato anche di un piccolo corpo posteriore. Non essendo rappresentato nella cartografia moderna la sua esistenza è pressoché ignota.

Ronco Vecchio (di sopra) è un fabbricato, impostato sullo sbalzo roccioso di un pendio, composto da tre corpi affiancati le cui ricuciture murarie evidenziano le tracce e le fasi degli ampliamenti. Il corpo centrale, su tre livelli di cui i due superiori abitativi, è affiancato dal corpo orientale, pure su tre livelli, dove benché ormai collassato si riconosce la cucina che mostra ancora i resti del camino. Sul lato opposto si trova il corpo della grande stalla-fienile su due livelli, da ritenere appartenente all’ultima fase costruttiva sia perché mostrante maggiore accuratezza nelle murature, conservanti le maggiori tracce di intonaco esterno, sia perché impostato fino al limite dello sbalzo roccioso, come a voler sfruttare tutto lo spazio residuo, inoltre non pare di riconoscerlo nella planimetria antica. Sul retro del corpo del fienile, nella parte alta del pendio, è presente un ulteriore corpo ad un solo livello, delimitante l’area di accesso ai vani abitativi, quindi forse ospitante una loggia con forno.

Negli Anni ’70 risulta sussistente e nella disponibilità dell’ex A.R.F. Ronco Vecchio (di sopra), però non utilizzato, infatti non è dimensionato. Non sono disponibili ulteriori informazioni.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

- Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Ronco Vecchio (di sopra), divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- Nel passato anche recente l’ambiente montano veniva visto soprattutto nelle sue asperità e difficoltà ed avvertito come ostile non solo riguardo gli aspetti climatici o l’instabilità dei suoli ma anche per le potenze maligne che si riteneva si nascondessero nei luoghi più reconditi. Dovendoci vivere si operava per la santificazione del territorio con atteggiamenti devozionali nell’utilizzo delle immagini sacre che oltre che espressioni di fiducia esprimevano anche un bisogno di protezione con una componente esorcizzante. Così lungo i percorsi sorgevano manufatti (variamente classificabili a seconda della tipologia costruttiva come pilastrini, edicole, tabernacoli, capitelli, cellette, maestà) la cui realizzazione, oltre che costituire punti di riferimento scandendo i tempi di percorrenza (p.es., recitando un numero prestabilito di “rosari”), rispondeva non solo all’esigenza di ricordare al passante la presenza protettiva e costante della divinità ma svolgeva anche una funzione apotropaica. Spesso recanti epigrafi con preghiere, sollecitazioni o riferimenti ad avvenimenti accaduti, oggi hanno un valore legato al loro significato documentario.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982; 

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Link https://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Ridràcoli è facilmente raggiungibile tramite la S.P. 4 del Bidente da cui si stacca la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7. Dalla provinciale il fondovalle più vicino del Fosso di Ronco Vecchio è raggiungibile in circa 1 km dalla Val di Spugna tramite il percorso escursionistico B8.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.

00A – Ubicazione della Valle del Fosso di Ronco Vecchio nell’ambito dei bacini idrografici dell’Alta Valle del Bidente.

00a1 – 00a2 - 00a3 – Dal Canale del Pentolino, sulla Giogana presso Poggio Scali, panoramica settentrionale fino all’Adriatico mentre oltre il Crinale della Vacca si nota la parte terminale della Valle di Ridracoli da Biserno fino a Isola (e Santa Sofia), con scorcio della sequenza di dorsali trasversali in dx idrografica paesaggisticamente rilevanti per gli estesi affioramenti della Formazione Marnoso Arenacea (10/11/14 – 16/08/16).

00a4 – 00a5 – 00a6 - Da Ronco dei Preti, panoramica dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario, che va a digradare con il Monte Carnovaletto e il Poggio della Rondinaia, da cui si stacca la sequenza di dorsali che determinano il succedersi delle valli trasversali convergenti in dx idrografica sul Bidente di Ridràcoli (l’indice fotografico agevola l’individuazione) dove spiccano gli affioramenti del Geosito di interesse regionale Sinclinale di Poggio delle Stolle (24/10/18).

00b1/00b7 – Dai pressi di Poggio Castellina, vedute del versante opposto pressoché frontalmente alle valli dei Fossi di Val di Spugna o delle Valli e di Ronco Vecchio, questa compresa tra il crinale di Poggio delle Stolle, sulla dx, e la dorsale minore che si stacca dal Monte Marino tramite il Monte Verna, poco riconoscibile, sulla sx (28/08/18).

 

00c1 - 00c2 – 00c3 - Dal Castello di Biserno, panoramica del versante opposto dove le ombre esaltano la contrapposizione tra l’impervia dorsale di Poggio delle Stolle, in sx idrografica del Fosso di Ronco Vecchio, e la modesta dorsale che ne segue il corso dove si scorge un tratto della pista, in parte antica Strada di Ronco Vecchio, che raggiunge gli insediamenti (7/10/17).

00c4 – 00c5 – 00c6 – Dalla SP 112, pressi Cà d’Achille, veduta in asse al Bidente e panoramica verso la Val Spugna che una dorsale minore separa dalla valle del Fosso di Ronco Vecchio (23/09/16).

00d1 – Schema cartografico della valle del Fosso di Ronco Vecchio con indicazione del perimetro dell’adiacente Geosito.

00d2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava il tracciato viario che da Isola raggiungeva Ridràcoli a mezzacosta transitando da Biserno. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale.

00d3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero.

00d4 – Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.

00e1 – Dal Sentiero dell’Art. Alpino Arnaldo Vestrucci, che percorre il crinale del Monte Dragone, panoramica verso la dorsale di Poggio delle Stolle preceduta dall’incisione valliva del Fosso di Ronco Vecchio, che si scorge da monte a valle (24/07/18).

00f1 - Dalla pista in parte antica Strada di Ronco Vecchio che dalla Val di Spugna raggiunge Ronco Vecchio, scorcio della valle del Fosso di Ronco Vecchio delimitata dalla dorsale M.Marino-P.gio delle Stolle (6/08/18).

00f2 – 00f3 – Dai rilievi presso Roncovecchio, vedute della valle del Fosso di Ronco Vecchio (13/08/18).

00f4 – Dal versante NE della dorsale di Poggio delle Stolle, scorcio della testata del Fosso di Ronco Vecchio racchiusa dal picco del Monte Verna (6/08/18).

00f5 – 00f6 – 00f7 - Dalla pista forestale proveniente dalla Val di Spugna, vedute della valle del Fosso di Ronco Vecchio (6/08/18 - 13/08/18).

00g1 – 00g2 – 00g3 – Il fosso all’altezza della Maestà di Ronco Vecchio e nei pressi (6/08/18).

00g4/00g7 – Il fosso a valle di Ronco Vecchio di Sopra (6/08/18 - 13/08/18).

00g8 – Un ramo del fosso presso Ronco Vecchio di Sotto (13/08/18).

00g9/00g21 – Vedute del Fosso di Ronco Vecchio a valle degli insediamenti (13/08/18).

00g22 – La strada Val di Spugna-Case Monte di Valle al guado del Fosso di Ronco Vecchio (6/08/18).

00h1/00h5 – Dal bivio con la strada Val di Spugna-Case Monte di Valle, vedute della pista della bonifica che, in dx idrografica, ricalca l’antica Strada di Ronco Vecchio (6/08/18 - 13/08/18).

00h6/00h9 - La pista della bonifica prosegue in quota mentre la Strada di Ronco Vecchio digrada fino a guadare il fosso, come documentato dal Catasto Toscano (13/08/18).

00h10/00h15 – Vedute di alcuni tratti della Strada di Ronco Vecchio in sx idrografica (13/08/18).

00h16 – 00h17 – 00h18 - La Strada di Ronco Vecchio raggiunge e rasenta Ronco Vecchio di sotto (13/08/18).

00h19/00h22 - Vedute di alcuni tratti della Strada di Ronco Vecchio tra Ronco Vecchio di sotto e di sopra (6/08/18 - 13/08/18).

00i1/00i4 - La Strada di Ronco Vecchio raggiunge e rasenta Ronco Vecchio di sopra (6/08/18 - 13/08/18).

00l1 – 00l2 – Tratti di pista della bonifica tra Ronco Vecchio di Sopra e la Val di Spugna (6/08/18).

00l3/00l7 – Tratti di mulattiera tra Poggio delle Stolle e Ronco Vecchio con scorcio sul Monte Verna (6/08/18).

00l8 – 00l9 – Tratti di mulattiera sulla dorsale che divide la valle di Ronco Vecchio dalla Val di Spugna (13/08/18).

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