Spugna Piccolo
Testo di Bruno Roba (13/09/2021)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
In particolare, la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274, cit.).
Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo e il Fosso del Molino. A valle dell’invaso, mentre in sx idrografica il bacino idrografico si restringe in un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, generando ramificazioni di minore rilievo tranne quelle relative al Rio Bacine, al Fosso di Lavacchio e al Fosso di Canforchisio, in dx idrografica il versante vallivo mostra una particolare complessità morfologica per la sequenza di impervie dorsali che si distaccano dal contrafforte secondario orientale, evidenziando vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee e separando le 8 vallate trasversali dove scorrono i principali affluenti fluviali. Da monte a valle si susseguono, il Fosso dei Tagli, il Fosso Corneta, il Fosso delle Casine, il Fosso del Catinaio, il Fosso delle Stolle, il Fosso di Ronco Vecchio, il Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli e il Fosso delle Corneta e di Campitello, scorrenti in sistemi vallivi che, in prevalenza, si attestano sul contrafforte secondario o sue dirette diramazioni e che, a partire dalla Valle del Catinaio, divengono progressivamente profondi e fortemente accidentati, infatti mostrando, dalle aree di crinale verso la pianura, molti accavallamenti stratigrafici che interessano la Formazione Marnoso Arenacea con creazione di effetti paesaggistici di notevole risalto.
In particolare, la valle del Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli, anticamente detto anche Rio Spugna, si prolunga fino alla sua testata, costituita dal tratto di dorsale compreso tra i Monti Marino e Pezzoli, dove hanno origine le ampie ramificazioni del fosso, ed è compresa tra la dorsale di separazione dalla Valle di Ronco Vecchio, che si stacca dal Monte Marino poco emergente se non evidenziasse il picco di Monte Verna e la rilevante dorsale che si stacca dal Monte Pezzoli che evidenzia il Monte Dragone. La vallata mostra il contrasto tra una limitata porzione ricadente nel fondovalle del Bidente, pianeggiante o di lieve pendenza, e il suo territorio montano che, per quanto impervio, ha consentito i principali insediamenti, posti presso l’incrocio tra gli antichi percorsi di fondovalle del Bidente e di controcrinale Cabelli-Poggio alla Lastra o altri insediamenti lungo il tratto che segue il fondovalle del fosso, la Strada delle Valli, o altri ancora presso i percorsi dei circostanti crinali. Il toponimo Spugna, anticamente Spogna, probabilmente dal latino spongia, in mineralogia pietra spugna o spugnone o spungone c.d. in quanto molto cavernosa, dovuta all’azione di acque ricche di composti calcarei disciolti che hanno «[…] dato luogo alla formazione in molti luoghi delle masse calcaree-travertinose, note localmente col nome di “spugna” […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 61, cit.), riguarda un’area posta a cavallo del Bidente, composta dai due nuclei di Spugna di Sopra, posto sul versante sx del fiume, e Spugna di Sotto sul versante dx; per omogeneità morfologica l’area attribuibile alla Val Spugna va estesa anche alla porzione territoriale direttamente scolante nel Bidente.
L’insediamento di Spugna è documentato fin dal 1179 tra i possedimenti dell’Abbazia di Isola. Altre terre furono donate al monastero nel 1237 dai conti della Rondinaia e negli anni seguenti (Spogli delle Cartapecore di Camaldoli, D. Mambrini, 1935 – XIII, cit.). Un poggetto presso Spugna di sopra è ritenuto il probabile sito di un castello, Spugnae de supra e de subtus castrum, documentato nel 1303 ma di cui non rimane traccia. Anche nell’insediamento di Spugna di Sotto si ipotizza la presenza di un sistema difensivo costituito da una o forse due torri di guardia poste sulle due sponde del Fosso di Val Spugna, poi inglobate nello sviluppo dei fabbricati. Gli Annali Camaldolesi documentano un atto del 1269 del sindaco del comune di Spugna che cita una Chiesa di S. Silvestro a Spugna di Sotto. La Descriptio Romandiole nel 1371 censì la località Villa Spognae con 8 focolari, ma non cita il castello probabilmente già scomparso. In base al censimento mediceo del 1551 era costituita da 35 focolari, circa 180 persone. Dagli inizi del XV secolo fino al 1811 fu sede di un comunello autonomo. «Del comune di Spugna esistono alcuni libri nell’archivio municipale di Galeata e da essi sappiamo che […]. Nel 1582 era camerlengo di queto Comune Antonio di Pietro e nel 1583 Salvatore di Giuliano. In questo stesso anno fu costruito un ponte in legno cogli abeti tolti dalla foresta di S. Maria del Fiore. Ora c’è un ponte in pietra a schiena d’asino che fu costruito dai signori Giorgi circa un secolo fa, obbligandosi il comune di S. Sofia al rimborso rateale della spesa. […] Nel 1700 gli abitanti di questo Comune erano 56. […] La chiesa di S. Silvestro a Spugna all’epoca della visita Peruzzi (1595) era diroccata […]. La chiesa […] era in un rialzo che si vede appena varcato il ponte. Vi si trovano pietre lavorate, frantumi di cotto e grosse lastre di marmo rosso di Verona. Sorse poi a Spugna un altro oratorio dedicato a S. Giovanni Battista che nel 1746 fu visitato […]. Restano alcuni frammenti dell’altare. I poderi dell’antico territorio di Spugna ora si chiamano Spugna grande, Spugna piccolo, Imo alla Villa, Mulino di Spugna. Altri 2 sono posti più in alto.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, pp. 244-246, cit.). La zona era rinomata per i vigneti e i pascoli (E. Rosetti, D. Mambrini, cit.). Vi sono notizie anche di un piccolo cimitero per tracce emerse durante lavori di aratura.
I principali poderi di Spugna di Sotto erano Spugna Grande, nel Catasto Toscano del XIX secolo detto Spugna di Sopra e nel N.C.T. (1930-52) Spugna Casone, Spugna Piccolo o Piccola, nel Catasto Toscano detto semplicemente Spugna, e Spugna Imolavilla, o Imo alla villa (in fondo alla villa, nella parte più bassa), ma i loro fabbricati sono ridotti a rudere, tranne il primo. Presso il Bidente si trova ancora il Molino di Spugna, risalente al principio del XIX secolo, mentre di Val di Spugna restano scarsi resti, noto solo in quanto censito dal Catasto Toscano: era posto sul bordo del rilievo che circoscrive l’area, lungo la via che reca a Farnetino. Gli altri poderi, risalendo il corso del fosso lungo l’antico tracciato viario, oggi riconfigurato dalla pista della bonifica, erano Casina o Casina di Spugna, restano scarse tracce, Le Valli e Cortine o Le Cortine, ridotti a rudere; non lontano si trovano pure scarsi resti di un seccatoio, di cui peraltro rimane il toponimo. Tramite la viabilità di crinale si raggiungono gli scarsi resti del podere i Monti e i ruderi di Ciel dell'Allocco o C. Ciel dell’Allocco, trascritto anche Cel dell’Allocco, presso il quale si trova anche un caratteristico ricovero, della stessa tipologia di quello che si trova, poco distante, sul versante occidentale del Monte Pezzoli. Casina di Spugna, Ciel dell’Allocco e Le Cortine negli Anni ’70 risultano sussistenti e nella disponibilità dell’ex A.R.F., per quanto non utilizzati.
Il sotto-nucleo di Spugna Piccolo è costituito da un fabbricato colonico principale fronteggiato da un articolato annesso stalla-fienile, sostanzialmente corrispondenti al rilevo del Catasto Toscano. L’edificio più interessante è il fabbricato colonico principale, che presenta particolari architettonici riferibili al XVII-XVIII secolo ed è costituito da due corpi paralleli, dimensionalmente molto differenti, di origine indipendente, distinti e separati dalla mulattiera, poi collegati da un passaggio coperto ad arco che la scavalca, a seguito dei successivi ampliamenti. Tale situazione di transito coperto, ancora confermata dal N.C.T., verrà superata solo con la realizzazione della pista della bonifica, dopo l’abbandono del fabbricato. La porzione originaria del corpo maggiore, posto più a valle, era costituita da un fabbricato su quattro livelli di cui uno seminterrato ed utilizzo del sottotetto, con un solo locale per livello e accessi esterni tramite il dislivello del terreno, dalle dimensioni particolarmente ridotte (misure interne del vano m 3,50x3,10). Questa tipologia di forte sviluppo verticale di Spugna Piccolo e le similari caratteristiche di Spugna Grande, fabbricato in origine costituito da un solo locale su tre livelli dalle dimensioni contenute (misure interne del vano circa m 5,00x4,00) non attribuibile alla tipologia della casa-torre per assenza di tracce di camino e canna fumaria, confrontato con la dislocazione dei fabbricati sulle sponde opposte del Fosso di Val Spugna e presso l’incrocio dell’unica viabilità di penetrazione nelle vallate oltre-Bidente, fanno presumere si trattasse in origine di antiche torri difensive, specie riguardo il fabbricato minore. Al nucleo originario di Spugna Piccolo si è affiancato prima un locale più grande ai piani terra e primo ed utilizzo del sottotetto, con l’abitazione ai livelli superiori e la cucina raggiunta da una scala esterna, poi un ulteriore grande locale, originariamente dotato di accesso autonomo, come mostrano le tracce di una porta murata ed alcuni gradini sul prospetto. I successivi ampliamenti hanno comportato la realizzazione del passaggio coperto e l’inglobamento della scala esterna all’interno del fabbricato. Il corpo minore, posto più a monte, era costituito da un fabbricato su tre livelli ed utilizzo del sottotetto, con un solo locale per livello e accessi esterni tramite il dislivello del terreno, che al primo piano avveniva lateralmente tramite una loggetta con forno da cui si accedeva al locale adiacente, forse una cucina. Gli ulteriori sviluppi di questo corpo sono quelli conseguenti al collegamento tra i due corpi con realizzazione del passaggio coperto. I particolari architettonici sono da riferire all’ultima fase e sono costituiti dall’arcata coperta di collegamento in conci di arenaria, il portale di ingresso a tutto sesto, con arcata monolitica e piccola cuspide in chiave ed alcune finestre incorniciate da elementi monolitici in arenaria.
Nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112. Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale attraversando il Bidente all’altezza della Val Spugna diretto alle Case Monte di Valle: da esso si diramavano la citata Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano; delle corrispondenti mulattiere, a volte sostituiti da tratti di piste della bonifica montana, ancora si trovano ampi tratti.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: - Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della 'Cattività avignonese' (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Casina di Spugna, Ciel dell’Allocco e Le Cortine, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Piano Strutturale del Comune di Santa Sofia, Schede di analisi e indicazioni operative relative agli edifici del territorio rurale, 2009, Scheda n.101;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Carta dei sentieri, Comune di Bagno di Romagna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
Ridràcoli è facilmente raggiungibile tramite la S.P. 4 del Bidente da cui si stacca la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7. Al km 2+500 circa della S.P. si trova il bivio della S.Vic.le di uso pubblico Poggiolo-Spugna da percorrere per 1,3 km fino a Spugna Piccolo.
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00a1 – 00a2 - 00a3 – Da Ronco dei Preti, panoramica dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario, che va a digradare con il Monte Carnovaletto e il Poggio della Rondinaia, da cui si stacca la sequenza di dorsali che determinano il succedersi delle valli trasversali convergenti in dx idrografica sul Bidente di Ridràcoli (l’indice fotografico agevola l’individuazione) (24/10/18).
00b1 – 00b2 – Dal versante occidentale del Monte Carnovaletto, panoramica della valle del Bidente di Ridràcoli. Da sx la dorsale del Monte Dragone mostra le prime pendici, con i campi di Farnetino (in p.p.) e Farnetone in corso di rinaturalizzazione; oltre di essa emerge appena la dorsale di Poggio delle Stolle. Oltre il corso del Bidente, segnalato da una fascia boscata, si erge il contrafforte secondario proveniente da Poggio Scali ed ormai al suo termine di Poggio Castellina. La vista prepara alla Val Spugna, della quale però si scorge appena una piccola porzione prativa, mentre si nota il nucleo di Poggiolo, passaggio obbligato già dall’antichità per apprestarsi a superare il fiume e raggiungere Spugna (24/07/18).
00b3/00b10 – Dalle prime pendici settentrionali della dorsale del Monte Dragone le caratteristiche morfologiche del tratto della valle del Bidente compreso tra le aree poderali di Poggiolo e Spugna appaiono nella loro evidenza; mentre tra la vegetazione si scorge appena il ponte, che aiuta a comprendere il tragitto del percorso viario nel superare lo sbalzo, inalterato nei secoli, ed è evidente il nucleo di Spugna Grande, la vegetazione ricopre i resti di Spugna Piccolo (24/07/18).
00b11/00b14 – Panoramica della Val Spugna dalle prime pendici occidentali della dorsale del Monte Dragone, con vedute del Bidente e del sito del ponte (31/07/18).
00c1 - 00c2 – Dal Castello di Biserno, panoramica del versante opposto dove le ombre esaltano il susseguirsi delle dorsali che convergono verso il fondovalle: all’affilato crinale di Poggio delle Stolle fanno seguito quella minore proveniente dai Monti Marino e Verna e quella che si innalza con il Monte Dragone, le quali delimitano la Val Spugna; più in là biancheggia il versante SO del Monte Carnovaletto, con il quale si avvia al termine il contrafforte proveniente da poggio allo Spillo (7/10/17).
00d1/00d6 – Dalla SP 112 a monte di Vignale, in asse con il Fosso di Ronco Vecchio, panoramica verso l’area poderale di Spugna che, già rinverdente dopo la mietitura, si estende oltre il bacino idrografico della sua valle verso le pendici della dorsale del Monte Dragone, mentre più in là si nota il Monte Carnovaletto, con vedute di Spugna Grande (23/09/16 - 13/08/18).
00e1/00e8 – Dalla SP 112, pressi Cà d’Achille, panoramiche in asse al Bidente e frontale della Val Spugna in asse con il suo fosso e vedute di Spugna Piccolo (23/09/16).
00f1 – Schema cartografico della valle del Fosso di Val Spugna.
00f2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente il tracciato viario che da Isola raggiungeva Ridràcoli a mezzacosta transitando da Biserno. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale.
00f3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero. Qui compare anche la viabilità principale che attraversava il fiume e penetrava nelle valli laterali.
00f4 – Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.
00g1/00g4 – Dalla S.Vic.le di uso pubblico Poggiolo-Spugna, veduta di Poggiolo, della Val Spugna e di Spugna Piccolo. P.S.: il ponte sul Bidente è sempre soggetto a rischio di alluvione (31/07/18).
00h1/00h10 – I ruderi del fabbricato colonico lasciano individuare la discontinuità muraria dovuta all’ampliamento del nucleo originario; le ultime tre vedute riguardano il corpo a torre costituente nucleo originario (31/07/18).
00i1/00i9 – Vedute dell’annesso agricolo (31/07/18).
00l1 – Schema tipologico delle fasi di ampliamento e della destinazione d’uso dei vani.
00l2/00l5 – Elaborazioni di particolari di foto b/n degli scorsi Anni ’80, prima degli ultimi crolli, da cui si rilevano le volumetrie e i particolari architettonici di interesse, quali il passaggio coperto archivoltato e il portale ad arco monolitico.