Fosso delle Corneta
Testo di Bruno Roba (6/10/2021- Agg. 3/07/2023) - Coordinate WGS84: Origine (M. Pezzoli) 43° 53’ 54” N / 11° 53’ 14” E – Poggio Olivo 43° 55’ 03” N - / 11° 52’ 12” E - Sbocco (Bidente) 43° 55’ 6” N / 11° 52’ 4” E - QUOTE: Origine (M. Pezzoli) 875 m – Poggio Olivo 337 m - Sbocco 305 m - Sviluppo 3,3 Km
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli, Poggio Busca, già Croce La Lastra, e il Monte Carnovaletto) per concludersi con il Raggio delle Rondini digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274, cit.).
Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo e il Fosso del Molino. A valle dell’invaso, mentre in sx idrografica il bacino idrografico si restringe in un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, generando ramificazioni di minore rilievo tranne quelle relative al Rio Bacine, al Fosso di Lavacchio e al Fosso di Canforchisio, in dx idrografica il versante vallivo mostra una particolare complessità morfologica per la sequenza di impervie dorsali che si distaccano dal contrafforte secondario orientale, evidenziando vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee e separando le 8 vallate trasversali dove scorrono i principali affluenti fluviali. Da monte a valle si susseguono, il Fosso dei Tagli, il Fosso Corneta, il Fosso delle Casine, il Fosso del Catinaio, il Fosso delle Stolle, il Fosso di Ronco Vecchio, il Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli e il Fosso delle Corneta, scorrenti in sistemi vallivi che, in prevalenza, si attestano sul contrafforte secondario o sue dirette diramazioni e che, a partire dalla Valle del Catinaio, divengono progressivamente profondi e fortemente accidentati, infatti mostrando, dalle aree di crinale verso la pianura, molti accavallamenti stratigrafici che interessano la Formazione Marnoso Arenacea con creazione di effetti paesaggistici di notevole risalto.
In particolare, il Fosso Corneta o delle Corneta scorre nell’ultima delle valli in dx idrografica, delimitata dall’arcuato tratto terminale del contrafforte che si conclude con il nodo montano del Monte Carnovaletto. Dal monte si dirama infatti un ventaglio di sproni e dorsali minori che vanno digradare nella convergente confluenza dei Fiumi Bidente di Ridràcoli e Bidentino nel tratto di Fiume Bidente compreso tra essi, tra cui si evidenzia il Raggio delle Rondini che dalla Rondinaia punta verso deciso verso S. Sofia. Il Corneta ha origine dal Monte Pezzoli e la valle è delimitata a SO principalmente dalla dorsale del Monte Dragone, ma una serie di dorsali minori che si staccano dal tratto di contrafforte Pezzoli-Busca-Carnovaletto contengono le incisioni dei suoi principali affluenti, i Fossi di Campitello e di Capria. Solo nel N.C.T. e nella C.T.R. regionale il tratto finale del fosso dopo la confluenza di detti affluenti è inspiegabilmente detto Fiume delle Comele. Il versante sud-occidentale del Monte Carnovaletto (dal latino medievale caravum, mucchio di sassi, quindi monte sassoso ed aspro), particolarmente impervio per vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee, caratterizza la valle.
Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Comunque, nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.).
La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112. Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale attraversando il Bidente all’altezza della Val Spugna diretto alle Case Monte di Valle: da esso si diramavano la Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano. Un arcaico attraversamento fluviale pedonale c.d. “pedanca”, costituito da pile realizzate con tronchi di legno (quercia o castagno) terminanti a forcella cui si appoggiavano le travi longitudinali e il tavolato di assi, ora non transitabile, si trova presso il Molino della Sega, dove è presente pure un guado carrabile raggiungibile dalla S.P. 112 con deviazione presso il fabbricato detto La Maestà. Più a valle giungeva da Bleda la Strada dei Marroni riunendosi alla via proveniente da altra “pedanca” che si trovava (rimangono resti) all’altezza di Cosmedino, oggi noto come Gualchiera. La citata Strada dei Marroni secondo il Catasto Toscano risaliva subito il Monte Carnovaletto per ritornare al punto di partenza mentre la viabilità proveniente dal guado del Molino della Sega penetrava subito nella Valle delle Corneta (le citate passerelle su tronchi lignei erano idonee solo al transito leggero) tramite la futura S.Vic.le Campitello-Farneto-Poggio dell’Ulivo. Delle corrispondenti mulattiere, a volte sostituite da tratti di piste della bonifica montana, ancora si trovano ampi tratti.
Dai dolci pendii della Gualchiera iniziava il percorso che presto risaliva il Monte Carnovaletto transitando da Fontaccio o Fontorso, posto sul margine della Valle delle Corneta, diretto sia verso Est per ridiscendere a Raggio e alla Rondinaia, poi detto S.Vic.le Bleda-Fontaccio-Rondinaia, sia diretto verso il crinale, poi detto S.Vic.le Rondinaia-Pian Castagno. Dal Molino della Sega la viabilità antica, in parte trasformata in pista della bonifica e in parte riutilizzata dalla sentieristica (sul crinale del Monte Dragone è stato recentemente significativamente tabellato il Sentiero Artigliere Alpino Arnaldo Vestrucci, a cura del Gruppo Alpini Bertinoro) entrava nella Valle delle Corneta a Poggio all’Olivo o Fontanaccio o Poggio Ulivo o dell’Ulivo, ma subito attraversava il fosso entrando nelle pendici settentrionali pedecollinari della dorsale del Dragone, toccando il duplice insediamento di Farneto, oggi distinto in Farnetino e Farnetone. Poco più in là, dopo l’immissione del Fosso di Campitello, l’antica via attraversava nuovamente il Fosso delle Corneta per risalire il versante meridionale del Carnovaletto diretto alla Rondinaia, non prima di aver toccato Il Campatello o Campitello; presso la vetta del monte la Maestà del Poderino confortava il viandante. Da Campitello un tratto viario di mezzacosta in dx idrografica raggiungeva La Cerreta, forse qui interrompendosi, mentre sul versante opposto solo in un’epoca successiva la transitabilità di mezzacosta raggiungeva La Casetta o Casina, invece servita dalla viabilità di crinale proveniente dal Passo del Monte Dragone, collegata quindi con la prosecuzione della Strada delle Valli che risaliva la Val Spugna e che, sulla sella tra il Monte Pezzoli e Poggio Busca, pressi Maestà Valbonesi, si innestava nell’antica Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, non prima di aver attraversato il poggetto di Raggiolo, proteso a settentrione verso la Valle delle Corneta. Da Poggio Busca la pista di crinale del contrafforte, pressoché ricalcante la citata antica traccia viaria fino a S. Sofia, consentiva di raggiungere anche l’importante insediamento detto Al Monte o Monte. Questo, insieme a Casina, Farnetino, Poggio Ulivo e Raggiolo negli Anni ’70 risulta documentato per consistenza e nella disponibilità dell’ex A.R.F., mentre Campitello risultava solo sussistente, ma tutti erano non utilizzati. Tutti i fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere tranne il Molino della Sega, riutilizzato come casa-vacanze.
In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Ma se il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e Biserno è quello più abitato, molti fabbricati delle vallecole laterali oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere con vari casi di ristrutturazione interrotta.
Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna riguardanti i fabbricati della Valle delle Corneta e del versante del Monte Carnovaletto direttamente scolante nel Bidente di Ridràcoli fino alla sua confluenza presso Isola, al quale va esteso il contesto territoriale per gli aspetti insediativi, si possono schematizzare come di seguito elencato:
- Fontaccio nel Catasto toscano, o assente nella Carta d'Italia I.G.M. (1894), o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o Fontorso e in parte simbolo di ruderi quella moderna, o Fontaccio nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- assente nel Catasto toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o Gualchiera in quella moderna, o Cosmedino nel N.C.T., o rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;
- Molino della Sega nel Catasto Toscano, o M° della Sega con simbolo Opificio a forza idraulica nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o M.° della Sega con simbolo Opificio a forza idraulica nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o M.o della Sega in quella moderna, o Mulino della sega nel N.C.T., o rappresentato ma anonimo nella C.T.R., tutti senza simbolo;
- Poggio all'Olivo nel Catasto Toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Poggio all'ulivo nel N.C.T., o rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;
- Farneto nel Catasto Toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Farnetino nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna con rappresentazione di ruderi, o Farnetino nel N.C.T., o rappresentato un fabbricato anonimo nella C.T.R.;
- Farneto nel Catasto Toscano, o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Farnetone nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o rappresentazione di ruderi in quella moderna con attribuzione errata del toponimo Campitello, o Farneto nel N.C.T., o rappresentato un fabbricato anonimo nella C.T.R.;
- Il Campatello nel Catasto Toscano, o Campitello nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o assente in quella moderna con attribuzione errata del toponimo come sopra, o Campitello nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- Al Monte nel Catasto toscano, o Monte nella Carta d'Italia I.G.M. (1894), o il Monte nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o anonimo nel N.C.T., o Al Monte nella C.T.R.;
- Raggiolo nel Catasto toscano, nella Carta d'Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Raggiolo nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- La Cerreta nel Catasto toscano, o assente nella Carta d'Italia I.G.M. (1894-1937), in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- La Casetta nel Catasto toscano, o Casetta nella Carta d'Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Casina nel N.C.T. e nella C.T.R.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli.
N.B.: - - L'Appennino romagnolo era caratterizzato fino a metà del XX secolo (superata in qualche caso per un paio di decenni) da una capillare e diffusa presenza di mulini ad acqua, secondo un sistema socio-economico legato ai mulini e, da secoli, radicato nel territorio del Capitanato della Val di Bagno. Intorno al Cinquecento ognuno dei 12 comuni del Capitanato (Bagno, Careste, Castel Benedetto, Facciano, Montegranelli, Poggio alla Lastra, Ridràcoli, Riopetroso, Rondinaia, San Piero, Selvapiana, Valbona) disponeva di almeno un mulino comunitativo la cui conduzione veniva annualmente sottoposta a gara pubblica a favore del migliore offerente; a quell’epoca nell’area si registrano assegnazioni per 230 bolognini. La manutenzione poteva essere a carico del comune o del mugnaio. Alla fine del Settecento l’attività riformatrice leopoldina eliminò il regime di monopolio comunitativo introducendo la possibilità per i privati di costruire altri mulini in concorrenza produttiva, cui seguì un progressivo disinteresse comunale con riduzione dell’affitto annuale dei mulini pubblici fino alla loro privatizzazione. Nell’Ottocento, con la diffusione dell’agricoltura fino alle più profonde aree di montagna, vi fu ovunque una notevole proliferazione di opifici tanto che, ai primi decenni del Novecento, si potevano contare 8 mulini dislocati nella valle del Bidente di Ridràcoli. Dagli anni ’30, la crisi del sistema socio-economico agro-forestale ebbe come conseguenza l’esodo dai poderi e il progressivo abbandono dell’attività molitoria e delle relative costruzioni. Gli Opifici a forza idraulica (def. I.G.M.) posti sul Bidente di Ridràcoli o i suoi affluenti oggi noti sono: il Molino di Sotto o di Ridràcoli o del comune, il Molino di Sopra o della Teresona o dei Tagli, il Molino di Biserno, il Mulino della Forca, il Molino della Sega, il Molino di Spugna, il Molinuzzo o Mulinuzzo, posto sull’omonimo fosso, il Molino di Carpanone o del Carpanone o di Carpinone, posto sul Fosso di Romiceto presso la confluenza con il Fosso del Molino.
- Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Monte, Campitello, Casina, Farnetino, Poggio Ulivo (dimensionati) e Raggiolo (non dimensionato) divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - Ridràcoli è facilmente raggiungibile tramite la S.P. 4 del Bidente da cui si stacca la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7. Dal km 1+500 della provinciale, a fianco del fabbricato La Maestà, si stacca la pista che scende a guadare il Bidente presso il Molino della Sega (l’antica passerella è chiusa al transito) e giunge al guado del Fosso delle Corneta dopo circa 700 m. Qualora il guado sia impraticabile occorre raggiungere la Val Spugna tramite la S.Vic.le di uso pubblico Poggiolo-Spugna; da Spugna Grande occorre quindi percorrere 1,8 km di pista della bonifica Spugna-Farnetino, chiusa da sbarra, per raggiungere il guado del Corneta.
Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.
00A – Ubicazione della Valle del Fosso delle Corneta nell’ambito dei bacini idrografici dell’Alta Valle del Bidente.
00a1 – 00a2 - 00a3 – Da Ronco dei Preti, panoramica dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario, che va a digradare con il Monte Carnovaletto e il Poggio della Rondinaia, da cui si stacca la sequenza di dorsali che determinano il succedersi delle valli trasversali convergenti in dx idrografica sul Bidente di Ridràcoli (l’indice fotografico agevola l’individuazione) (24/10/18).
00b1 – 00b2 – Dalla SP 112, panoramica verso la Val Spugna, la dorsale del Monte Dragone e il Monte Carnovaletto (13/08/18).
00b3 – 00b4 – 00b5 – Da Uccellara, pressi Poggio Castellina, panoramica del versante opposto del quale è possibile una visione dell’intera valle del Fosso delle Corneta, costretta tra i Monti Dragone e Carnovaletto, e individuare altresì l’incisione del Fosso di Campitello, delimitato dalla dorsale minore che si stacca da Poggio Busca (28/08/18).
00c1/00c4 - Dal versante occidentale del Monte Carnovaletto, panoramica della valle del Bidente di Ridràcoli. Da sx la dorsale del Monte Dragone mostra il versante della Valle delle Corneta con le prime pendici occupate dai campi di Farnetino (in p.p.) e Farnetone in corso di rinaturalizzazione; emerge appena la dorsale di Poggio delle Stolle. Oltre il corso del Bidente, segnalato da una fascia boscata, si erge il contrafforte secondario proveniente da Poggio Scali ed ormai al suo termine con Poggio Castellina (24/07/18).
00d1 – Schema cartografico della valle del Fosso delle Corneta.
00d2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente il tracciato viario che da Isola raggiungeva Ridràcoli a mezzacosta transitando da Biserno. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale.
00d3 – 00d4 – Schemi da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero. Qui compare anche la viabilità principale che attraversava il fiume e penetrava nelle valli laterali.
00d5 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.
00f1 – Poco sopra Fontorso o Fontaccio si raggiunge il margine della valle del Fosso delle Corneta, sulle pendici occidentale del Monte Carnovaletto, con scorcio di Poggio Castellina, rilievo terminale dell’opposto contrafforte delimitante la Valle di Ridracoli (24/07/18).
00f2 – La Maestà del Poderino, presso la sommità del Carnovaletto, segnala l’estremità del percorso di crinale e l’incrocio con le vie trasversali (24/07/18).
00f3/00f8 – Verso meridione la testata della Valle delle Corneta è pressoché interamente percorribile e consente vedute panoramiche delle dorsali trasversali che la compenetrano, fino al Monte Marino, tra cui quella che ospita l’insediamento Al Monte che divide le valli dei Fossi di Campitello e Capria (24/07/18).
00f9/00f12 – Il poggio dell’insediamento Al Monte con scorci del contrafforte verso Monte Carnovaletto e verso i Monti Pezzoli e Marino (24/07/18).
00f13/00f21 – Dalla sella tra Poggio Busca e il Monte Pezzoli, presso Maestà Valbonesi, e dalla pista verso il Passo del Monte Dragone, scorci dell’incisione valliva del Fosso di Capria, affluente del Fosso delle Corneta; si notano: il crinaletto di Raggiolo (con il fabbricato) e la dorsale del Monte Dragone, da un versante, il poggio dell’insediamento Al Monte, dall’altro versante (24/07/18).
00f22 – 00f23 – 00f24 – Da Raggiolo scorci della testata valliva del Fosso di Capria tra Monte Pezzoli e Poggio Busca; si nota il taglio della S. Vic.le Poggiolo-Valli (24/07/18).
00f25/00f28 – Dalla mulattiera che taglia il Monte Pezzoli diretta a Ciel dell’Allocco, scorci dell’impluvio di origine del Fosso delle Corneta e della valle del Fosso di Capria con il crinaletto di Raggiolo e, in lontananza, il Monte Carnovaletto (20/08/18).
00f29 – Dal Monte Dragone, scorcio della Valle delle Corneta e del Monte Carnovaletto (20/08/18).
00g1/00g11 – Dai campi di Farnetino, vedute verso le pendici del Monte Dragone, verso il Monte Carnovaletto con la piantata di ciliegi e verso Poggio all’Ulivo o Fontanaccio con il fondale di Poggio Castellina, sull’opposto versante (24/07/18 – 31/07/18).
00g12 – 00g13 – Vedute da Poggio all’Olivo (24/07/18).
00h1 – 00h2 – Il guado del Fosso delle Corneta presso Poggio all’Olivo
00h3/00h8 – Da Farnetone la mulattiera presto attraversa il Fosso delle Corneta prima di salire a Campitello (31/07/18).
00h9 – 00h10 – 00h11 – La mulattiera raggiunge Campitello (31/07/18).
00h12/00h16 – Dal versante tra Campitello e La Cerreta, veduta della valle del Fosso di Capria e di affluenti del fosso principale (31/07/18).
00i1/00i8 – I resti dell’antica passerella pedonale su pile di tronchi che attraversava il Bidente presso la Gualchiera o Cosmedino, che un tempo consentiva l’accesso pedonale di collegamento con la Strada dei Marroni, proveniente da Bleda, e con il percorso di risalita sul Monte Carnovaletto (24/07/18).
00i9 – Elaborazione da foto b/n degli scorsi Anni ’80, quando la struttura lignea era già fatiscente.
00l1/00l6 – La passerella pedonale su pile di tronchi che attraversa il Bidente tra il fabbricato detto La Maestà e il Molino della Sega, un tempo collegamento pedonale diretto con la valle del Fosso delle Corneta, oggi inizio del Sentiero Art. Alpino Arnaldo Vestrucci; ormai vietato al transito rimane il guado carrabile, se fruibile (24/07/18).
00l7 – 00l8 – 00l9 – Elaborazioni da foto degli scorsi anni quando la passerella veniva ancora utilizzata e da foto b/n degli scorsi Anni ’80, quando la struttura, benché apparisse ancora solida, era già interdetta al transito.