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Farnetone

inserita da Bruno Roba
Tipo : rudere
Altezza mt. : 442
Coordinate WGS84: 43 54' 49" N , 11 52' 25" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (7/10/2021– Agg. 8/07/2023) - La Valle del Fosso Corneta o delle Corneta è l’ultima delle valli in dx idrografica della Valle del Bidente di Ridràcoli delimitata dall’arcuato tratto terminale del contrafforte che si conclude con il nodo montano del Monte Carnovaletto. Dal monte si dirama infatti un ventaglio di sproni e dorsali minori che vanno digradare sulla convergente confluenza dei Fiumi Bidente di Ridràcoli e Bidentino nel tratto di Fiume Bidente compreso tra essi, tra cui si evidenzia il Raggio delle Rondini che dalla Rondinaia punta verso deciso verso S. Sofia. Il Fosso delle Corneta ha origine dal Monte Pezzoli e la valle è delimitata a SO principalmente dalla dorsale del Monte Dragone, ma una serie di dorsali minori che si staccano dal tratto di contrafforte Pezzoli-Busca-Carnovaletto contengono le incisioni dei suoi principali affluenti, i Fossi di Campitello e Capria. Solo nel N.C.T. e nella C.T.R. regionale il tratto finale del fosso dopo la confluenza di detti affluenti è inspiegabilmente detto Fiume delle Comele. Il versante sud-occidentale del Monte Carnovaletto (dal latino medievale caravum, mucchio di sassi, quindi monte sassoso ed aspro), particolarmente impervio per vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee, caratterizza la valle. 

Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di RidràcoliRidràcoli e Fosso delle Corneta.

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112. Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale attraversando il Bidente all’altezza della Val Spugna diretto alle Case Monte di Valle: da esso si diramavano la Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano. Un arcaico attraversamento fluviale pedonale c.d. “pedanca”, costituito da pile realizzate con tronchi di legno (quercia o castagno) terminanti a forcella cui si appoggiavano le travi longitudinali e il tavolato di assi, ora non transitabile, si trova presso il Molino della Sega, dove è presente pure un guado carrabile raggiungibile dalla S.P. 112 con deviazione presso il fabbricato detto La Maestà. Più a valle giungeva da Bleda la Strada dei Marroni riunendosi alla via proveniente da altra “pedanca” che si trovava (rimangono resti) all’altezza di Cosmedino, oggi noto come Gualchiera. La citata Strada dei Marroni secondo il Catasto Toscano risaliva subito il Monte Carnovaletto per ritornare al punto di partenza mentre la viabilità proveniente dal guado del Molino della Sega penetrava subito nella Valle delle Corneta (le citate passerelle su tronchi lignei erano idonee solo al transito leggero) tramite la futura S.Vic.le Campitello-Farneto-Poggio dell’Ulivo. Delle corrispondenti mulattiere, a volte sostituite da tratti di piste della bonifica montana, ancora si trovano ampi tratti.

In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Ma se il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e Biserno è quello più abitato, molti fabbricati delle vallecole laterali oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere con vari casi di ristrutturazione interrotta.

Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna riguardanti i fabbricati della Valle delle Corneta e del versante del Monte Carnovaletto direttamente scolante nel Bidente di Ridràcoli fino alla sua confluenza presso Isola, al quale va esteso il contesto territoriale per gli aspetti insediativi, si possono schematizzare come di seguito elencato:

Fontaccio nel Catasto toscano, o assente nella Carta d'Italia I.G.M. (1894), o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o Fontorso e in parte simbolo di ruderi quella moderna, o Fontaccio nel N.C.T. e nella C.T.R.;

- assente nel Catasto toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o Gualchiera in quella moderna, o Cosmedino nel N.C.T., o rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;

Molino della Sega nel Catasto Toscano, o M° della Sega con simbolo Opificio a forza idraulica nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o M.° della Sega con simbolo Opificio a forza idraulica nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o M.o della Sega  in quella moderna, o Mulino della sega nel N.C.T., o rappresentato ma anonimo nella C.T.R., tutti senza simbolo;

Poggio all'Olivo nel Catasto Toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Poggio all'ulivo nel N.C.T., o rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;

Farneto nel Catasto Toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Farnetino nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna con rappresentazione di ruderi, o Farnetino nel N.C.T., o rappresentato un fabbricato anonimo nella C.T.R.;

Farneto nel Catasto Toscano, o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Farnetone nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o rappresentazione di ruderi in quella moderna con attribuzione errata del toponimo Campitello, o Farneto nel N.C.T., o rappresentato un fabbricato anonimo nella C.T.R.;

Il Campatello nel Catasto Toscano, o Campitello nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o assente in quella moderna con attribuzione errata del toponimo come sopra, o Campitello nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Al Monte nel Catasto toscano, o Monte nella Carta d'Italia I.G.M. (1894), o il Monte nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o anonimo nel N.C.T., o Al Monte nella C.T.R.;

Raggiolo nel Catasto toscano, nella Carta d'Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Raggiolo nel N.C.T. e nella C.T.R.;

La Cerreta nel Catasto toscano, o assente nella Carta d'Italia I.G.M. (1894-1937), in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

La Casetta nel Catasto toscano, o Casetta nella Carta d'Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Casina nel N.C.T. e nella C.T.R.

Gualchiera o, come da N.C.T., Cosmedino (in base alla scheda tecnica comunale il primo toponimo si riferisce alla località il secondo al fabbricato), dal greco kosmidion, “ornamento”, “adorno”, è toponimo particolarmente noto a Roma per la Basilica di Santa Maria in Cosmedin (dovuto alla ricchezza delle sue decorazioni), mentre qui, in base alle odierne consistenze, sembra meno coerente salvo si riferisca al risalto delle stratificazioni geologiche dell’adiacente Monte Carnovaletto. Accanto al fabbricato principale nella cartografia dei primi decenni del XX secolo risultava adiacente un altro edificio delle medesime dimensioni, mentre oggi si trova un piccolo annesso fatiscente di vecchia edificazione.

Dai dolci pendii di Gualchiera iniziava il percorso che presto risaliva il Monte Carnovaletto transitando da Fontaccio, posto sul margine della Valle delle Corneta, diretto sia verso Est per ridiscendere a Raggio e alla Rondinaia, poi detto S.Vic.le Bleda-Fontaccio-Rondinaia, sia diretto verso il crinale, poi detto S.Vic.le Rondinaia-Pian Castagno.

Fontaccio, come da cartografia antica, o Fontorso, contrazione di Fonte dell’Orso, come oggi noto, mostra i ruderi di due fabbricati che si fronteggiavano a breve distanza, sui lati opposti della ristretta sede stradale; tra i resti emerge un annesso su due livelli, accessibili sfruttando i dislivelli del terreno, con due stalle al seminterrato e una breve scalinata esterna di accesso al sovrastante fienile; dal confronto storico-cartografico la consistenza planimetrica risulta modificata rispetto alle origini.

Dal Molino della Sega la viabilità antica, in parte trasformata in pista della bonifica e in parte riutilizzata dalla sentieristica (sul crinale del Monte Dragone è stato recentemente significativamente tabellato il Sentiero Artigliere Alpino Arnaldo Vestrucci, a cura del Gruppo Alpini Bertinoro) entrava nella Valle delle Corneta a Poggio all’Olivo, ma subito attraversava il fosso entrando nelle pendici settentrionali pedecollinari della dorsale del Dragone, toccando il duplice insediamento di Farneto, oggi distinto in Farnetino Farnetone.

Il Molino della Sega, riutilizzato come casa-vacanze (foto degli interni sono visibili nel sito dedicato - v. Link più avanti), già comparente nel Catasto toscano, probabilmente è stato completamente ricostruito nel corso del XX secolo, considerato che il confronto storico-cartografico evidenzia notevoli modifiche planimetriche.

Poggio all’Olivo, come da cartografia antica, o Fontanaccio, come oggi noto, era composto dal fabbricato colonico e un piccolo annesso adiacente, con la strada che passava lato valle. La mappa catastale moderna mostra uno stato immodificato salvo la ricostruzione dell’annesso sul retro del fabbricato principale uso stalla con sovrastante fienile, avvenuto all’inizio del XX secolo, come risulta dal confronto tra la cartografia di primo impianto fine XIX sec. e quella successiva (Carta d’Italia I.G.M., 1894 e 1937). Oggi permane la struttura in discreto stato del solo annesso mentre sia la pista della bonifica, che pare realizzata nello spazio tra i due fabbricati, sia i resti dell’altro fabbricato sono scomparsi tra la vegetazione. Dall’elenco dei fabbricati ex A.R.F., risulta essere richiesto in uso ed avere una dotazione di 4 vani, così dimostrando all’epoca la sua sussistenza.

Farneto, come da cartografia antica, o Farnetino, come oggi noto (dal latino medievale farnetum, terra piantata a farnia o Quercus robur), pur risultando dal confronto storico-cartografico sostanzialmente immodificato, è stato oggetto di totale ricostruzione come dimostra la presenza di cordoli, travi e architravi in c.a., forse introdotti all’esordio di tale nuova tecnica costruttiva in conseguenza dei danni sismici del 1918, che non ne hanno salvaguardato la struttura dai cedimenti a seguito dell’abbandono. Dall’elenco dei fabbricati ex A.R.F., risulta essere richiesto in uso ed avere una dotazione di 4 vani, così dimostrando all’epoca la sua sussistenza.

Farneto, come da cartografia antica, o Farnetone, come oggi noto, era composto da due fabbricati che, già dal confronto storico-cartografico, risultano notevolmente modificati e, dalla cartografia della prima metà del XX sec. (Carta d’Italia I.G.M., 1937), in parte riposizionati. Infatti, il fabbricato principale è stato oggetto di totale ricostruzione con ampliamento come dimostra la presenza di cordoli, travi e architravi in c.a., forse introdotti all’esordio di tale nuova tecnica costruttiva in conseguenza dei danni sismici del 1918, che tuttavia non ne hanno salvaguardato la struttura dai cedimenti a seguito dell’abbandono. L’adiacente annesso, che pare aver conservato la porzione a filo strada, è stato raddoppiato a valle forse in epoca precedente con utilizzo delle tradizionali tecniche costruttive, consolidate con incatenamento.

Poco più in là di Farnetone l’antica via attraversava nuovamente il Fosso delle Corneta, dopo l’immissione del Fosso di Campitello, per risalire il versante meridionale del Carnovaletto diretto alla Rondinaia, non prima di aver toccato Campitello; presso la vetta del monte la Maestà del Poderino confortava il viandante. Da Campitello un tratto viario di mezzacosta in dx idrografica raggiungeva La Cerreta, forse qui interrompendosi, mentre sul versante opposto solo in un’epoca successiva dalla mezzacosta si raggiungeva La Casetta o Casina, invece servita dalla viabilità di crinale proveniente dal Passo del Monte Dragone, collegata quindi con la prosecuzione della Strada delle Valli che risaliva la Val Spugna e che, sulla sella tra il Monte Pezzoli e Poggio Busca, pressi Maestà Valbonesi, si innestava nell’antica Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, non prima di aver attraversato il poggetto di Raggiolo, proteso a settentrione verso la Valle delle Corneta.

Il Campatello, come da cartografia antica, o Campitello, come oggi noto, era composto da un fabbricato colonico e due piccoli annessi, mentre i ruderi odierni corrispondono ad un fabbricato maggiore e un piccolo annesso come anche da mappa catastale moderna. Negli Anni ’70 risulta nella disponibilità dell’ex A.R.F., ma solo sussistente ed inutilizzato.

La Cerreta, rappresentato solo nel Catasto toscano, era un insediamento composto da un fabbricato colonico ed un piccolo annesso di cui rimangono scarsi resti; dal confronto storico-cartografico, risulta scomparso già dalla cartografia di primo impianto fine XIX sec. (Carta d’Italia I.G.M., 1894) e mai riportato nelle mappe successive, mentre compare tutto o parte del sentiero che scende e termina al fosso.

La Casetta, come da cartografia antica, o Casina, era composto da tre fabbricati, due maggiori e un piccolo annesso che, dal confronto storico-cartografico risultano tutti notevolmente modificati o ricostruiti, escluso l’annesso. Infatti, il fabbricato colonico maggiore è costituito da un corpo principale su due livelli oltre il sottotetto abitabile, ampliato con un ulteriore corpo pure su tre livelli, con le stalle ai seminterrati che sfruttano i dislivelli del terreno per gli accessi, così come l’ingresso all’abitazione, posto a monte e preceduto da una loggia con forno. Un altro fabbricato, che anticamente pareva essere il maggiore, ora si presenta notevolmente ridimensionato con funzione di stalla e, forse, fienile superiore. Il piccolo annesso, probabile seccatoio per le castagne, particolarmente incassato nel terreno, pare l’unico conforme alle origini. Il fabbricato che, come detto negli Anni ’70 risulta sussistente e nella disponibilità dell’ex A.R.F., per quanto non utilizzato, all’epoca risultava pari a 1072 mc su 136 mq con una dotazione di ben 15 vani.

Raggiolo, ovvero “piccolo Raggio”, in riferimento al breve crinale su cui sorge, era composto da due fabbricati, tra cui un piccolo annesso relativo all’ultima fase di espansione; dal confronto storico-cartografico risultano notevoli modifiche, tra cui la scomparsa del piccolo annesso. Il fabbricato che, come detto negli Anni ’70 risulta sussistente e nella disponibilità dell’ex A.R.F., per quanto non utilizzato, all’epoca risultava pari a 660 mc su 110 mq con una dotazione di 7 vani.

Da Poggio Busca la pista di crinale del contrafforte, pressoché ricalcante la citata antica traccia viaria fino a S. Sofia, consentiva di raggiungere anche l’importante insediamento detto Al Monte.

Al Monte, come da cartografia antica, o Monte, era un importante insediamento poderale composto da tre fabbricati, uno maggiore e due annessi, uno dei quali, dal confronto storico-cartografico, risulta scomparso mentre ne è stato costruito uno nuovo in diversa posizione negli ultimi anni di utilizzo, mentre gli altri fabbricati paiono conformi allo stato originario, per quanto assoggettati nel tempo a numerose modifiche ed ampliamenti, specie nel fabbricato maggiore, segnalati dalla tessitura muraria ed avvenuti prima dell’accatastamento storico. Pare di riconoscere una porzione originaria costituita da una grande tettoia, forse un fienile semiaperto, poi ampliato e chiuso a valle da un corpo edilizio irrobustito da conci cantonali ciclopici ad uso stalla. Ad esso sarebbe stata affiancata, sui lati SE e SO, la parte abitativa. Il complesso che, come detto negli Anni ’70 risulta sussistente e nella disponibilità dell’ex A.R.F., per quanto non utilizzato, all’epoca risultava pari a 800 mc su 160 mq con una dotazione di ben 13 vani. 

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Monte, Campitello, Casina, Farnetino, Poggio Ulivo (dimensionati) e Raggiolo (non dimensionato) , divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- il termine radium, come sostantivo, era utilizzato nei documenti storici per descrivere crinali costituenti elementi morfologici evidenti del territorio, lineari (come quello di luce), allorquando erano parte di un itinerario (che consentiva collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti) e/o costituenti confine di un’area e/o di una proprietà. Per rilevanza o consuetudine a volte il termine diviene esso stesso toponimo o ne fa parte (Il RaggioRaggio del FinocchioMaestà del RaggioRaggio alle SeccheRaggio dei PicchiRaggio GrossoRaggio LungoRaggio MozzoFosso del RaggioRaggio di Sopra, etc.).

RIFERIMENTI    

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989; 

AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982; 

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;

Piano Strutturale del Comune di Bagno di Romagna, Insediamenti ed edifici del territorio rurale, 2004, Scheda n.40; 

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Link https://casa-vacanza-mulino-della-sega.business.site/;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Ridràcoli è facilmente raggiungibile tramite la S.P. 4 del Bidente da cui si stacca la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7. Dal km 1+500 della provinciale, a fianco del fabbricato La Maestà, si stacca la pista che scende a guadare il Bidente presso il Molino della Sega (l’antica passerella è chiusa al transito) e giunge a Farnetone dopo circa 1,3 km. Qualora il guado sia impraticabile occorre raggiungere la Val Spugna tramite la S.Vic.le di uso pubblico Poggiolo-Spugna; da Spugna Grande occorre quindi percorrere 1,9 km di pista della bonifica Spugna-Farnetino, chiusa da sbarra, per raggiungere il fabbricato. 

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.
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00a1 – 00a2 - 00a3 – Da Ronco dei Preti, panoramica dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario, che va a digradare con il Monte Carnovaletto e il Poggio della Rondinaia, da cui si stacca la sequenza di dorsali che determinano il succedersi delle valli trasversali convergenti in dx idrografica sul Bidente di Ridràcoli (l’indice fotografico agevola l’individuazione) (24/10/18).

00b1 – 00b2 – Dalla SP 112, panoramica verso la Val Spugna, la dorsale del Monte Dragone e il Monte Carnovaletto (13/08/18).

 

00b3 – 00b4 – 00b5 – Da Uccellara, pressi Poggio Castellina, panoramica del versante opposto del quale è possibile una visione dell’intera valle del Fosso delle Corneta, costretta tra i Monti Dragone e Carnovaletto, e individuare altresì l’incisione del Fosso di Campitello, delimitato dalla dorsale minore che si stacca da Poggio Busca (28/08/18).

00c1/00c4 - Dal versante occidentale del Monte Carnovaletto, panoramica della valle del Bidente di Ridràcoli. Da sx la dorsale del Monte Dragone mostra il versante della Valle delle Corneta con le prime pendici occupate dai campi di Farnetino (in p.p.) e Farnetone in corso di rinaturalizzazione; emerge appena la dorsale di Poggio delle Stolle. Oltre il corso del Bidente, segnalato da una fascia boscata, si erge il contrafforte secondario proveniente da Poggio Scali ed ormai al suo termine con Poggio Castellina (24/07/18).

00d1 – Schema cartografico della valle del Fosso delle Corneta.

00d2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente il tracciato viario che da Isola raggiungeva Ridràcoli a mezzacosta transitando da Biserno. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale.

00d3 – 00d4 – 00d5 - Schemi da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero, oltre al confronto tra cartografia storica e moderna. Qui compare anche la viabilità principale che attraversava il fiume e penetrava nelle valli laterali.

00d6 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.

00e1/00e4 – La deviazione che dalla S.P. 112, presso il fabbricato La Maestà, scende alla passerella (transito interrotto) o al guado (24/07/18).

00f1/00f4 – Ancora resiste l’antica passerella pedonale su pile di tronchi (24/07/18).

00f5/00f11 – Dal Molino della Sega la pista della bonifica, ridotta a sentiero, risale nella valle del Fosso delle Corneta verso Farnetino, sulle prime pendici della dorsale del Monte Dragone (24/07/18).

00g1/00g6 – I campi tra Farnetino e Farnetone (24/07/18 – 31/07/18).

00g7 – 00g8 – La pista riacquista evidenza arrivando a Farnetone (31/07/18).

00h1/00h5 – L’insediamento di Farnetone è costituito da un annesso e un fabbricato colonico ricostruito senza coerenza tipologica (31/07/18).

00h6/00h9 – Anche la loggia con forno è incoerente per tipologia e localizzazione nel seminterrato (31/07/18).

00h10/00h18 – I ruderi evidenziano l’avvenuta ricostruzione per la presenza di cordoli, travi e architravi in c.a, che non hanno salvaguardato la struttura; è pure evidente la rimozione delle travi lignee dei solai (24/07/18).

00i1/00i7 – L’annesso agricolo, su due livelli, mostra i segni dell’ampliamento verso valle con aggiunta di un corpo edilizio, incatenatura della struttura e tamponatura della comunicazione tra i locali inferiori (31/07/18).

00i8 – 00i9 – Interno del corpo a valle (31/07/18).

00i10 – 00i11 – 00i12 – Interno del corpo a monte (31/07/18).

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