Maestà del Poderino
Testo di Bruno Roba (8/10/2021)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
In particolare, la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli, Poggio Busca, già Croce La Lastra, e il Monte Carnovaletto) per concludersi con il Raggio delle Rondini digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274, cit.).
Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo e il Fosso del Molino. A valle dell’invaso, mentre in sx idrografica il bacino idrografico si restringe in un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, generando ramificazioni di minore rilievo tranne quelle relative al Rio Bacine, al Fosso di Lavacchio e al Fosso di Canforchisio, in dx idrografica il versante vallivo mostra una particolare complessità morfologica per la sequenza di impervie dorsali che si distaccano dal contrafforte secondario orientale, evidenziando vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee e separando le 8 vallate trasversali dove scorrono i principali affluenti fluviali. Da monte a valle si susseguono, il Fosso dei Tagli, il Fosso Corneta, il Fosso delle Casine, il Fosso del Catinaio, il Fosso delle Stolle, il Fosso di Ronco Vecchio, il Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli e il Fosso delle Corneta, scorrenti in sistemi vallivi che, in prevalenza, si attestano sul contrafforte secondario o sue dirette diramazioni e che, a partire dalla Valle del Catinaio, divengono progressivamente profondi e fortemente accidentati, infatti mostrando, dalle aree di crinale verso la pianura, molti accavallamenti stratigrafici che interessano la Formazione Marnoso Arenacea con creazione di effetti paesaggistici di notevole risalto.
In particolare, il Fosso Corneta o delle Corneta scorre nell’ultima delle valli in dx idrografica, delimitata dall’arcuato tratto terminale del contrafforte che si conclude con il nodo montano del Monte Carnovaletto. Dal monte si dirama infatti un ventaglio di sproni e dorsali minori, che vanno digradare contro la convergente confluenza dei Fiumi Bidente di Ridràcoli e Bidentino nel Fiume Bidente compreso tra essi, tra le quali si evidenzia il Raggio delle Rondini che dalla Rondinaia punta verso deciso verso S. Sofia. Il Corneta ha origine dal Monte Pezzoli e la valle è delimitata a SO principalmente dalla dorsale del Monte Dragone, ma una serie di dorsali minori che si staccano dal tratto di contrafforte Pezzoli-Busca-Carnovaletto contengono le incisioni dei suoi principali affluenti, i Fossi di Campitello e di Capria. Solo nel N.C.T. e nella C.T.R. regionale il tratto finale del fosso dopo la confluenza di detti affluenti è inspiegabilmente detto Fiume delle Comele. Il versante sud-occidentale del Monte Carnovaletto (dal latino medievale caravum, mucchio di sassi, quindi monte sassoso ed aspro), particolarmente impervio per vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee, caratterizza la valle.
Per gli aspetti insediativi il contesto territoriale della Valle delle Corneta va esteso anche al versante del Monte Carnovaletto direttamente scolante nel Bidente di Ridràcoli fino alla sua confluenza presso Isola. Qui giungeva da Bleda la Strada dei Marroni, ma un arcaico attraversamento fluviale pedonale c.d.”pedanca” si trovava (rimangono resti) all’altezza di Cosmedino, oggi noto come Gualchiera, costituito da pile realizzate con tronchi di legno (quercia o castagno) terminanti a forcella cui si appoggiavano le travi longitudinali e il tavolato di assi. Identica passerella, ora non transitabile, si trova presso il Molino della Sega, dove è presente pure un guado carrabile, raggiungibile dalla S.P. 112 con deviazione presso il fabbricato detto La Maestà. Dai dolci pendii della Gualchiera iniziava il percorso che presto risaliva il Monte Carnovaletto transitando da Fontaccio o Fontorso, posto sul margine della Valle delle Corneta, diretto sia verso Est per ridiscendere a Raggio e alla Rondinaia, poi detto S.Vic.le Bleda-Fontaccio-Rondinaia, sia diretto verso il crinale, poi detto S.Vic.le Rondinaia-Pian Castagno. Dal Molino della Sega la viabilità antica, in parte trasformata in pista della bonifica e in parte riutilizzata dalla sentieristica (sul crinale del Monte Dragone è stato recentemente significativamente tabellato il Sentiero Artigliere Alpino Arnaldo Vestrucci, a cura del Gruppo Alpini Bertinoro) entrava nella Valle delle Corneta a Poggio all’Olivo o Fontanaccio o Poggio Ulivo o dell’Ulivo, ma subito attraversava il fosso entrando nelle pendici settentrionali pedecollinari della dorsale del Dragone, toccando il duplice insediamento di Farneto, oggi distinto in Farnetino e Farnetone. Poco più in là, dopo l’immissione del Fosso di Campitello, l’antica via attraversava nuovamente il Fosso delle Corneta per risalire il versante meridionale del Carnovaletto diretto alla Rondinaia, non prima di aver toccato Il Campatello o Campitello; presso la vetta del monte la Maestà del Poderino ancora conforta il viandante grazie all’esemplare restauro effettuato nel 2002 dal Gruppo Alpini Altobidente. Da Campitello un tratto viario di mezzacosta in dx idrografica raggiungeva La Cerreta, forse qui interrompendosi, mentre sul versante opposto solo in un’epoca successiva la transitabilità di mezzacosta raggiungeva La Casetta o Casina, invece servita dalla viabilità di crinale proveniente dal Passo del Monte Dragone, collegata quindi con la prosecuzione della Strada delle Valli che risaliva la Val Spugna e che, sulla sella tra il Monte Pezzoli e Poggio Busca, pressi Maestà Valbonesi, si innestava nell’antica Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, non prima di aver attraversato il poggetto di Raggiolo, proteso a settentrione verso la Valle delle Corneta. Da Poggio Busca la pista di crinale del contrafforte, pressoché ricalcante la citata antica traccia viaria fino a S. Sofia, consentiva di raggiungere anche l’importante insediamento detto Al Monte o Monte.
Sul Raggio delle Rondini si trovano La Rondinaia e gli edifici dei poderi Raggio e Poderino e la Chiesa di Santa Margherita, già oratorio risalente al Medioevo, riedificata intorno al 1573 e istituita come parrocchia nel 1605. L’edificio religioso e l’adiacente canonica, abbandonati e ormai ridotti a rudere, sono stati restaurati dall’Associazione Nazionale Alpini tra il 1999 e il 2003 per farne il Memoriale ai Caduti Alpini di Romagna. Accanto sorge il Monumento ai Caduti Alpini di Romagna, formato da tre lastroni di roccia provenienti dall'Appennino Romagnolo e dalle Alpi, teatro della Grande Guerra. La targa in bronzo recita: 'Queste rocce / che videro nascere e morire / tante penne nere di Romagna / siano ricordo e monito: / mai più guerre. / Rondinaia / 15 giugno 2003'. Adiacente è pure il monumento al pilota statunitense precipitato nell’inverno 1944-45 nei pressi. La targa recita: “In questo luogo, nel corso della seconda guerra mondiale, un giovane pilota degli Stati Uniti d’America periva bruciando con i resti del suo aereo dopo aver tentato un disperato atterraggio. Ha pagato con la vita la sua e la nostra libertà. Per non Dimenticare, perché non accada mai più. Rondinaia 15 giugno 2003. Gli Alpini e Artiglieri Alpini di Romagna”. La Rondinaia è anche nota per il castello con i resti della torre citata dal Mambrini, che si trovano poco distante dalla chiesa, ulteriormente rovinata a causa del terremoto del 1918. La Descriptio Romandiole nel 1371 così descrive il castello: Castrum Rondenarie, est super altissima ripa, habet turrim fortissimam et est prope lumen Aqueductus per medium milliare; confinat cum Valbona, Biserno, Roccha Pezolo et Sancta Flora. In quo sunt focularia XII (posto sopra un'altissima ripa, con una torre fortissima, a mezzo miglio dal fiume Acquedotto, composto da 12 focolari). Persa importanza, fu abbandonato.
Nel Settecento, chi voleva risalire l'Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112. Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale attraversando il Bidente all’altezza della Val Spugna diretto alle Case Monte di Valle: da esso si diramavano la Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano. La citata Strada dei Marroni, come accennato, secondo il Catasto Toscano risaliva subito il Monte Carnovaletto per ritornare al punto di partenza mentre la viabilità proveniente dal guado del Molino della Sega penetrava subito nella Valle delle Corneta (le citate passerelle su tronchi lignei erano idonee solo al transito leggero) tramite la futura S.Vic.le Campitello-Farneto-Poggio dell’Ulivo. Delle corrispondenti mulattiere, a volte sostituite da tratti di piste della bonifica montana, ancora si trovano ampi tratti. Nel passato anche recente l’ambiente montano veniva visto soprattutto nelle sue asperità e difficoltà ed avvertito come ostile non solo riguardo gli aspetti climatici o l’instabilità dei suoli ma anche per le potenze maligne che si riteneva si nascondessero nei luoghi più reconditi. Dovendoci vivere si operava per la santificazione del territorio con atteggiamenti devozionali nell’utilizzo delle immagini sacre che oltre che espressioni di fiducia esprimevano anche un bisogno di protezione con una componente esorcizzante. Così lungo i percorsi sorgevano manufatti (variamente classificabili a seconda della tipologia costruttiva come pilastrini, edicole, tabernacoli, capitelli, cellette, maestà) la cui realizzazione, oltre che costituire punti di riferimento scandendo i tempi di percorrenza (p.es., recitando un numero prestabilito di “rosari”), rispondeva non solo all’esigenza di ricordare al passante la presenza protettiva e costante della divinità ma svolgeva anche una funzione apotropaica. Spesso recanti epigrafi con preghiere, sollecitazioni o riferimenti ad avvenimenti accaduti, oggi hanno un valore legato al loro significato documentario.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Carta dei sentieri, Comune di Bagno di Romagna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - Ridràcoli è facilmente raggiungibile tramite la S.P. 4 del Bidente da cui si stacca la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7. Dal km 1+250 della provinciale si stacca la pista che scende a guadare il Bidente presso il “Ponte di Cosmedino” (dell’antica passerella rimangono resti) e giunge in 250 m alla Gualchiera; quindi, si trova la Strada dei Marroni da Bleda, o S.Vic.le Bleda-Fontaccio-Rondinaia o MTB B8, che superato Fontaccio dopo circa 900 m raggiunge la maestà dopo 1 km risalendo sul Monte Carnovaletto dal versante occidentale quindi aggirandone più agevolmente il lato Nord fino alla sella orientale, dove si trova la maestà; in tutto circa 1,3 km. Qualora il guado sia impraticabile occorre partire dall’impianto di potabilizzazione di Sette Galli, ulteriori km 2,2. Un percorso molto più breve inizia dalla Rondinaia, partendo da Poderino e risalendo la pista verso Il Raggio, da lasciare per un sentiero che giunge alla sella della maestà, in tutto 400 m.
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00a1 – 00a2 - 00a3 – Da Ronco dei Preti, panoramica dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario, che va a digradare con il Monte Carnovaletto e il Poggio della Rondinaia, da cui si stacca la sequenza di dorsali che determinano il succedersi delle valli trasversali convergenti in dx idrografica sul Bidente di Ridràcoli (l’indice fotografico agevola l’individuazione) (24/10/18).
00b1 – 00b2 – Dalla SP 112, panoramica verso la Val Spugna, la dorsale del Monte Dragone e il Monte Carnovaletto (13/08/18).
00b3 – 00b4 – 00b5 – Da Uccellara, pressi Poggio Castellina, panoramica del versante opposto del quale è possibile una visione dell’intera valle del Fosso delle Corneta, costretta tra i Monti Dragone e Carnovaletto, e individuare altresì l’incisione del Fosso di Campitello, delimitato dalla dorsale minore che si stacca da Poggio Busca (28/08/18).
00c1 – Schema cartografico del tratto terminale del contrafforte dal Monte Marino al Carnovaletto.
00c2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava i tracciati viari principali che da S. Sofia si dirigevano verso i valichi appenninici. Il tracciato diretto al Passo della Crocina transitava da Rondinaia o Poggio alla Lastra e risaliva a Casanova dell’Alpe percorrendo il versante sud-orientale del Monte Marino senza toccare Strabatenza. Il tracciato diretto al Passo La Scossa transitava da Isola, quindi risaliva a mezzacosta da Biserno ridiscendendo a Ridràcoli. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero.
00c3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero.
00c4 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.
00d1/00d6 – I resti dell’antica passerella pedonale su pile di tronchi che attraversava il Bidente presso la Gualchiera o Cosmedino, che un tempo consentiva l'accesso pedonale di collegamento con la Strada dei Marroni, proveniente da Bleda, e con la S.Vic.le Bleda-Fontaccio-Rondinaia o MTB B8 che risale sul Monte Carnovaletto (24/07/18).
00e1/00e13 – Dalla Gualchiera il sent. MTB B8 risale le pendici del Carnovaletto, supera Fontorso e prosegue la risalita (24/07/18).
00f1 – 00f2 – Il sentiero aggira più agevole il Carnovaletto (24/07/18).
00g1/00g8 – Dalla sella ad oriente del Carnovaletto, presso la Maestà del Poderino, vedute dei campi che scendono verso Raggio e Poderino con scorcio della Rondinaia (24/07/18).
00h1/00h5 – La maestà, perfettamente restaurata a cura del Gruppo Alpini Altobidente; unico neo la targhetta, che andava posizionata meno in vista, semmai lateralmente (24/07/18).